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lunedì 22 settembre 2014

Massimo Troisi non assomiglia a nessun altro. Parola di Marcello Mastroianni


"Massimo è intelligente, bravo. Non assomiglia a nessun altro, è interessante quel suo modo di recitare fatto tutto di invenzioni, rotture, recitazione sincopata, sembra che non finisca mai i discorsi, che non abbiano un senso e invece ce l'hanno moltissimo. Mi piace pure essendo molto diverso da me". 

Marcello Mastroianni
  
   

mercoledì 17 settembre 2014

Il grande Tullio De Piscopo cita Massimo Troisi nella sua autobiografia

"Amore mio dolcissimo, tu sai quanto io ti ami… ti ho dato tutta la mia passione e non ti ho mai tradita fin da quando, giovane emigrante al Nord, per dirla alla Troisi, ho dovuto vincere le mille diffidenze di un ambiente che mi guardava comunque con sospetto. Con due pezzi di legno ti ho scritto non so quante lettere d’amore, cercando di trasferire anche negli altri, quell’amore che provo per te."

Tullio De Piscopo
Brano estratto dall'autobiografia "Tempo!", che racconta la sua vita da emigrante di successo, che in realtà non ha mai lasciato Napoli e la napoletanità
   

Di seguito altre sue parole dedicate a Massimo:
 
"Massimo Troisi, non dico è stato, ma è la maschera, dopo gli anni '60, del palcoscenico napoletano, perchè dopo Totò, De Filippo, Nino Taranto, c'è subito Troisi, questa maschera moderna, che ha fatto veramente conoscere l'umorismo moderno napoletano, in un dialetto strettissimo, come usava fare lui, in tutta Europa. Io il primo film suo lo vidi al nord dell'Italia e la gente era veramente impazzita per questa sua maschera, perchè lui aveva, ripeto, una maschera incredibile. Abbiamo iniziato, si può dire, assieme, perchè eravamo nella stessa agenzia teatrale, dove c'era anche Pippo Baudo, io facevo la parte musicale, loro con il trio della Smorfia, assieme ad altri artisti di cabaret, la parte teatrale, con l'agenzia Gentile e Marangoni. Ho un ricordo di lui sempre bello e vivo per tutte le cose che abbiamo trascorso assieme. Ho il ricordo sempre impresso di quando ebbi la notizia della sua scomparsa alla fine di un concerto pomeridiano al Lirico di Milano, in taxi mentre andavo a casa e mi diede questa notizia il giornalista dell'Ansa, ed io rimasi impietrito".
   

sabato 14 giugno 2014

Carlo Verdone: "Ero amico di Massimo perché rispettavo i suoi tempi, al cinema guardavamo i filmoni americani"

Carlo Verdone si è espresso tante volte su Massimo Troisi, amico e collega, ma non si meraviglia affatto che il ventennale di quella morte precoce e crudele, annunciata eppure inaccettabile susciti, oltre ai rimpianti, interessamenti e coinvolgimenti così vividi ed estesi. 

«A me capita spesso di pensare a Massimo e di rifletterci intensamente: una personalità complessa, profonda e non facilmente accessibile come la sua all’orizzonte del cinema italiano non è più apparsa. Siamo stati amici, del resto, proprio perché ho sempre rispettato i suoi tempi, le sue abitudini, le sue idiosincrasie e nei confronti del contiguo itinerario professionale ho mantenuto un atteggiamento sincero, fluido, spontaneo e di conseguenza mai assillante. Non gli ho mai chiesto, per esempio, d’accomunare sceneggiature, film, progetti e forse per questo ero uno dei pochi a incrinare i suoi proverbiali baluardi di pigrizia. Al mio compleanno veniva volentieri, per esempio (dovrei avere ancora le foto in cui tiene in braccio mia figlia), così come a qualche proiezione dei documentari d’arte di Luca, ma il piacere principale era quello di andare al cinema. Sempre se fossi andato a prenderlo e riportarlo a casa con la mia auto. Sempre al primo spettacolo (predilette le tre del pomeriggio); sempre in sale piccole e defilate; preferibilmente a vedere filmoni americani, spettacolari e in testa al botteghino».
 
Beh, sarebbe stato divertente e istruttivo origliare i vostri discorsi, per così dire, tecnici nel merito. Ed eravate forse un po’ complici in questi campi non proprio culturalmente corretti.
«Poco per quanto riguarda le acchiappanze. Mi ricordo quella volta che dovevo accompagnarlo a pescare una tipa chissà dove e dedicarmi alla sorella, ma siccome non c’erano ancora i navigatori vagammo in auto un’ora e mezza per strade periferiche di Roma smoccolando. E quando si giunse al dunque, la sua partner a un certo punto se ne uscì dicendo: "Ma che è ‘sto rumore? Sto impazzendo". Era il tic-tac della valvola cardiaca che Massimo si portava dietro con meravigliosa indifferenza. Ti ribadisco, però, che era un animale casalingo, era a suo agio quando stava da solo o riceveva nel suo confortevole fortino dal pomeriggio della sveglia alle tardissime ore del sonno. E il calcio era il suo svago n°1, tanto è vero che una volta da lui incontrai Maradona che gli aveva appena autografato una gigantografia e sarebbe rimasto a cena».

FONTE: http://www.ilmattino.it/NAPOLI/CULTURA/carlo-verdone-amp-laquo-vi-racconto-il-mio-amico-massimo-troisi-amp-raquo/notizie/719972.shtml
 

giovedì 6 gennaio 2011

Massimo Troisi non è mai andato d'accordo con la befana (VIDEO)

Molti di voi conosceranno benissimo questo video, ma lo riproponiamo ugualmente perché, come ogni cosa che esce dalla bocca di Massimo, invecchiando migliora e ci allontana per pochi istanti dallo squallore del tempo in cui viviamo. Buona Epifania a tutti!

Cristiano







                                                           

giovedì 30 dicembre 2010

(Ri)Leggendo "Per Massimo Troisi. Saggi, ricordi, riletture"

Oggi parliamo dell'ultimo libro edito riguardante Massimo Troisi, una raccolta di saggi curata dagli amici Salvatore Aulicino e Salvatore Iorio. Lo faremo alla nostra maniera, senza dilungarci troppo ma con schiettezza, col cuore sempre rivolto alla nostra passione ma con la maggior obiettività possibile, esponendo il nostro pensiero personale. Segnalando le cose migliori, più preziose...e quelle un pò meno.

Iniziativa lodevole quest'antologia "Per Massimo Troisi. Saggi, ricordi, riletture", ancor più lodevole il tipo di presentazione itinerante che i due curatori stanno portando in giro, che si amplia in vere e proprie serate dedicate a Massimo con diversi interventi interessanti di persone legate a lui direttamente o indirettamente. 
Il libro si apre con la prefazione di Enrico Giacomelli, che definisce i film troisiani "lenti, zoppicanti e poco cinematografici". Ritorna probabilmente la querelle sulla fissità della macchina da presa, ritorna l'equivoco di non considerare il piano fisso come la migliore soluzione tecnica per il cinema comico. Probabilmente solo "Ricominico da tre", e a tratti "Scusate il ritardo", sono film chiaramente contaminati da una matrice teatrale e quindi "poco cinematografici". Successivamente Massimo trova il coraggio di sperimentare e cercare un proprio stile registico, certo senza risultati felliniani ma non "zoppicando". Molto discutibile anche l'affermazione che "il teatro ha per natura un ritmo non realistico", e di conseguenza anche il cinema troisiano; a noi risulta invece abbia un ritmo molto più vicino alla vita vera, con le pause, i silenzi di tutti i giorni, senza l'intervento del montaggio, con i continui cambi di ambientazione e un'estensione temporale notevole.

Delizioso il testo (e anche la musica) della canzone  "E po' fa male 'o core", dedicata a Massimo da Gianfranco Sansone, ascoltata dal vivo al Premio Troisi 2009. Struggente il verso finale "Si mò staje 'mmiez' 'e rrose/ Puortece pure a me"...

Patricia Bianchi interviene con un saggio che coglie sapientemente il meccanismo dei lazzi comici di Troisi e l'ispirazione di quest'ultimo all'immenso Peppino De Filippo, mai ricordato abbastanza. Alberto Castellano propone il suggestivo accostamento con Eduardo ne "Il postino" attraverso la faccia malinconica della comicità. Interessantissima l'analisi sulla scelta dialettale di Troisi effettuata da Nicola De Blasi, che spiega perché a suo parere Massimo veniva compreso in tutta Italia. Mimica e contesto a parte, "l'incertezza dell'eloquio induce l'interlocutore ad un atteggiamento collaborativo". Non lo capiva solo chi non voleva capirlo, insomma (il Gian Luigi Rondi di turno...). 

Ad Antonio Farese il merito di rispondere brillantemente ad un'affermazione del compianto Mario Monicelli, il quale definiva Massimo l'attore italiano più sopravvalutato. Certo che lui, figlio di un noto giornalista e protagonista di una carriera in discesa pur con indiscutibili doti cinematografiche, aveva l'imbarazzo della scelta a rispondere con uno Scamarcio o un Accorsi e giù di lì.
Mario Franco ci racconta il ruolo e la dimensione dell'isola all'interno de "Il postino", e successivamente i silenzi e l'afasia di Massimo; Pasquale Iaccio la sua unicità e inclassificabilità, Tiziana Paladini il suo Pulcinella, estraendo un brano dal suo libro "Cuore e anima". Affascinante l'analisi linguistica di Carolina Stromboli, che individua nel parlato spontaneo (escludendo "Il postino") la cifra peculiare dei dialoghi dei film troisiani.

Facciamo nostre le parole di Lello Arena, che rivaluta il regista Troisi e si impegna a far sentire la mancanza atroce di Massimo ancora oggi, insostituibile e attualissimo. Per Giulio Baffi sarebbe piaciuto molto a Viviani, con la sua lingua innovativa e musicale, e gli sarebbe piaciuto tornare al teatro (se fosse riuscito a battere la pigrizia). Preziosa la testimonianza del grande Renato Barbieri, ci ha lasciati invece un attimo perplessi quella di Alfredo Cozzolino. A leggere le sue parole non avremmo quasi motivo di rimpiangere Massimo, bensì di consolarci pensando piuttosto al fatto che le battute e le trovate più esilaranti dei suoi film sono nate da situazioni che lui ha vissuto, che in "Ricomincio da tre" è "confluita più la sua vita che quella di Massimo", che senza di lui "Il postino" non sarebbe mai stato girato.
Per Roberto De Simone Troisi era nato per scrivere sempre e comunque, con quel suo linguaggio personale conturbante e che sapeva rapire raccontando l'accaduto più banale del quotidiano. Andrea Esposito rapporta l'introspezione e la precarietà esistenziale di Massimo alla sua malattia già presente in età infantile; Nico Mucci ci parla della sua professionalità, del suo lavoro scrupoloso, della sua mezz'ora di ginnastica facciale prima di entrare in scena.

Chiudono il libro i saggi sui singoli film. Tecnicamente preciso e dettagliato quello di Valentina Abussi su "Ricomincio da tre", che rivela la matrice teatrale del film nelle scenografie e nelle luci. Salvatore Ferraro si chiede se "Morto Troisi, viva Troisi!" sia solo una burla o una triste previsione. Difficile stabilirlo, probabilmente la verità è nel mezzo, convivendo Massimo con la malattia ma comunque conducendo una vita normale negli anni '80 (epoca di assidua attività calcistica con la nazionale attori, da lui organizzata dopo Pasolini). Per Antonio Varriale "Scusate il ritardo" riunisce efficacemente il comico al sentimentale, Massimiliano Gaudiosi osserva che in "Non ci resta che piangere" è solo Massimo a ritagliarsi divertenti monologhi (ma nelle scene eliminate del film ce n'erano diversi anche con Benigni protagonista). Salvatore Iorio cura il paragrafo su "Le vie del Signore sono finite", film per lui non del tutto riuscito. Piccola imprecisione: il protagonista Camillo non racconta mai di essere rimasto infermo in seguito al salvataggio eroico di un anziano durante un incendio, ma dice ciò a proposito del suo amico Orlando. Lo stesso Iorio ritiene la scena dell'aggressione ai due da parte dei fascisti limitata tecnicamente, inefficace e squilibrata. Personalmente la stessa sequenza mi ha colpito positivamente fin dalla prima visione, suscitando forte emozione in me e rendendo bene la tragicità dell'accaduto, con una macchina a mano frenetica e un montaggio serrato. Episodio quasi unico all'interno del cinema troisiano, per quanto riguarda questi toni drammatici. Manuela Nastri cerca tratti comuni dei personaggi troisiani nei film con Scola e in "Hotel Colonial", mentre Salvatore Aulicino analizza "Il postino" non senza qualche altra piccola imprecisione (l'autore perdonerà la mia pignoleria da appassionato:) ; il romanzo di Skàrmeta non ha un titolo omonimo al film ("Ardiente Paciencia" in cileno, "Il postino di Neruda" nella edizione italiana), Neruda non parla di tramonto quando consiglia a Mario di camminare sulla spiaggia per cercare l'ispirazione di nuove metafore,  lo stesso postino non registra i suoni dell'isola in compagnia del figlio in quanto quest'ultimo nascerà soltanto dopo la sua morte. Infine, nelle immagini della registrazione di questi suoni non c'entra l'alternanza bianco e nero/colore, riservata unicamente alla rappresentazione della morte di Mario durante un comizio comunista.

Un libro che merita sicuramente di essere presente nella libreria di un appassionato troisiano, che ha il merito indiscusso di raccogliere pareri e punti di vista autorevoli e a volte acuti sugli aspetti peculiari del suo cinema, che altrimenti vivrebbero isolati e senza una cornice adeguata. Molte penne sono sicuramente di grandi competenti del settore, quello che manca, pur trattandosi di un testo piuttosto tecnico e accademico, è una voce mossa dalla passione vera che alimenta ancora oggi tante persone, il punto di vista emozionale di chi magari non ha studiato cinema o non ha conosciuto Massimo ma fa della sua arte un culto e una filosofia quotidiana. Magari, per la prossima iniziativa, sarebbe un'idea dare spazio anche ai troisiani incalliti, scrupolosi e sentimentali, arricchendo così il risultato finale, in una tentativo di compensazione tra critica, tecnica e cuore.

Cristiano Esposito


Il volume, edito da Laceno/Quaderni di Cinemasud (Avellino), è ordinabile nelle migliori librerie. Chiunque sia interessato all'acquisto (176 pp., euro 12), se vuole, può comunque scrivere direttamente ai curatori (salaulicino@libero.it; siorio1@aliceposta.it).
ISBN 978-88-6320-074-4
Disponibile presso:
 

- Edicola/Libreria 'La Baia del Fumetto' - Piazza E. De Nicola 3 - Torre Annunziata (Na)
- Cartolibreria 'Le C'art' - Via Maresca 8 - Torre Annunziata (Na)
- Libreria 'Perditempo' - Via San Pietro a Majella 8 - Napoli
- Libreria 'Neapolis' - Via San Gregorio Armeno 4 - Napoli
- Libreria 'Vesuvio Libri' - Via Cavalli di Bronzo 24 - San Giorgio a Cremano (Na)

e ordinabile presso le migliori librerie.
  




mercoledì 29 dicembre 2010

Massimo (Ranieri) omaggia Massimo (Troisi)

"Adesso una canzone dedicata ad un napoletano molto speciale, una di quelle persone direi quasi magiche, che basta pensarle un attimo durante la giornata e ti fanno stare bene: Massimo Troisi"
   
(Massimo Ranieri prima di cantare "Quando", Stadio Olimpico di Roma, 2 luglio 2010)


Poche parole, dette nell'ambito di un concerto fenomenale, dedicate al nostro da un altro grande "Massimo".  Sarà per questo motivo che spesso mi sento bene; penso a Massimo (Troisi) diverse volte durante la giornata. Ogni giorno.

Buona fine e buon principio.

Cristiano
 

lunedì 20 dicembre 2010

La bicicletta (una delle due) de "Il postino" esposta al Pantaleo di Torre del Greco

Dal 9 al 22 dicembre sarà esposta la bicicletta di Massimo Troisi nel film “Il postino” presso l’Istituto Eugenio Pantaleo in Torre del Greco dove l’attore di San Giorgio a Cremano si è diplomato nel 1976. Dopo otto anni di scuola Massimo Troisi si è diplomato con il voto di 44/60. Era particolarmente vivace e spesso non si atteneva alle regole di condotta.
  
La bicicletta, in esposizione permanente presso il piano nobile di Villa Bruno in San Giorgio a Cremano, si trova oggi all’ingresso del Pantaleo su proposta del dirigente scolastico Carlo Ciavolino, ammiratore di Massimo Troisi e corredata da diverse gigantografie selezionate dalla studentessa del quinto anno Maria Sequino. Ciavolino ringrazia il sindaco di San Giorgio a Cremano Domenico Giorgiano, il vice presidente dell’Istituzione Fondazione Comunale “Premio Massimo Troisi” Pietro De Martino e Raffaele Capacotta, direttore del Premio “Massimo Troisi”.
  
“Con l’esposizione al pubblico presso l’I.T.C.G. Pantaleo, della bicicletta del film “Il postino”, magistrale interpretazione di Massimo Troisi e suo testamento artistico, la scuola, che lo vide alunno e diplomato geometra, inaugura una serie di attività e manifestazioni, per ricordare il geniale attore – afferma con orgoglio il dirigente scolastico Carlo Ciaovolino - che si è inserito nell’empireo dei grandi della cinematografia mondiale, partendo da un garage, dove, con un gruppo di giovani attori come lui, ha dato vita alle prime interpretazioni”. “Il postino” è stato girato nel 1994 a Procida e Lampedusa (?, ndr), Massimo Troisi ha recitato per l’ultima volta accanto a Philippe Noiret e ad una giovanissima promessa del cinema italiano: Maria Grazia Cucinotta. Ricorda con commozione il professore Carlo Ciavolino che oggi Massimo Troisi avrebbe gli stessi anni che ha l’Istituto Pantaleo, cinquantasette, essendo nato il 19 febbraio 1953. “Con la sua disarmante ironia Massimo -sottolinea Ciavolino - è sempre stato se stesso, sulla scena come nella vita, anche quando il successo gli ha arriso. Con il suo personaggio Massimo non interpreta una persona o un personaggio, ma una “condizione”, che è quella sofferente e lamentosa dei deboli, per incuria sociale e per rassegnazione”.
  
Questo primo appuntamento con Massimo arriva a trenta anni dal suo primo film, di cui fu anche regista “Ricomincio da tre”, interpretato dal ventisettenne Troisi, con Lello Arena, Fiorenza Marchegiani, Marco Messeri, Renato Scarpa, Laura Nucci. Premiato dal pubblico che gli conferisce il primato, tenuto per decenni, del film più a lungo presente nelle sale cinematografiche: ben seicento giorni di seguito. Ottiene il David di Donatello per il miglior attore e il miglior film, il Nastro d’Argento e il Globo d’oro.
  
Tra le iniziative Ciavolino ricorda il Premio “Alunno Massimo Troisi”, inserito nel “Meeting degli studenti”di Sarà un viaggio tra la comicità, il sarcasmo e l’ironia di Massimo riproponendo film recitativi e con l’esposizione di altri reperti, con testimonianze di colleghi attori e attrici, di persone che gli furono vicine, nel breve ma intensissimo cammino della sua vita. Vi saranno approfondimenti tematici, conferenze, interventi per meglio comprendere l’arte di un maestro geniale e per meglio riflettere sul destino di un popolo e di una umanità in cerca di riscatto. A metà gennaio è prevista la conferenza stampa su tale progetto.
 
Rossella Saluzzo
JulieNews.it 
   

domenica 19 dicembre 2010

Massimo Troisi secondo Wertmuller, Pontecorvo, Vitti e Messeri

Raramente chi parla di Massimo fornisce una testimonianza banale e scontata. Le parole spese in questi video per lui da alcuni addetti ai lavori lo fanno rivivere con ancora più forza. Per la Wertmuller è a metà tra Pulcinella e Pierrot, per Pontecorvo una delle sue più grandi qualità è il suo tasso di aggressività prossimo allo zero, per la Vitti sembrava l'unico uomo al mondo che sapesse come parlare agli altri. Per l'amico Marco Messeri è stato un artista in quanto ha camuffato di ironia la tragedia esistenziale. Non ci stuferemmo mai di sentir parlare di Massimo Troisi. E' l'ennesimo modo di sentirlo ancora con noi.

Un grazie speciale agli amici di schermaglie.it
Cristiano

                                              

                                                    

sabato 27 novembre 2010

In edicola “Il Grande Troisi. Teatro, tv e cinema” con Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport

Niente di nuovo per noi troisiani (se si eccettuano i libretti interni ai dvd), ma val sempre la pena di segnalare queste iniziative. Bene così :)

Da oggi in edicola, in abbinamento facoltativo con il “Corriere della Sera” e “La Gazzetta dello Sport” a 10,99 € aggiuntivi, una nuova collana di DVD dedicati a Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994). Il primo DVD è dedicato al teatro de La Smorfia.

Tutto il repertorio del poliedrico artista napoletano in una collana di dvd. Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, in collaborazione con Rai Trade e Video Erre, dedicano una collana di dvd al celebre artista Massimo Troisi.

Conosciuto dal grande pubblico come attore, soprattutto di cinema, Massimo Troisi è stato anche regista, attore di teatro e ha partecipato a memorabili programmi televisivi: Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, in collaborazione con Rai Trade e Video Erre, si propongono di far conoscere tutte le anime del talentuoso interprete napoletano dando spazio al cinema con la filmografia completa, ma anche alla meno conosciuta esperienza teatrale e alle avventure televisive.

I primi tre dvd della collana “Il Grande Troisi. Teatro, tv e cinema” sono dedicati al lavoro messo in scena da La Smorfia, il famoso trio comico formato da Lello Arena, Enzo Decaro e Massimo Troisi, che consacra il talento dei tre nei teatri, nelle scene del cabaret romano e nei programmi televisivi Non Stop, Effetto Smorfia e Luna Park. Si tratta di materiali rari, che permettono di conoscere gli esordi di Troisi nel mondo della comicità e trovarvi la traccia inconfondibile del suo talento.

Le quattro uscite successive sono dedicate alle apparizioni televisive dell’attore: le interviste e i contributi sono una testimonianza preziosa che riunisce per la prima volta il ricco e vario panorama di interventi di Troisi nel mondo televisivo.

Chiudono la collana i film che vedono Massimo Troisi protagonista e, a volte, regista: la filmografia completa, da “Ricomincio da tre” a “Non ci resta che piangere”, da “Pensavo fosse amore e invece era un calesse” a “Le vie del Signore sono finite”, da “Scusate il ritardo” a “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, da “Il viaggio di capitan Fracassa” a “Hotel Colonial”, da “Che ora è” a “Splendor” passando per “Il Postino”, l’ultimo capolavoro.

Il primo dvd, dedicato al teatro de La Smorfia, è in edicola da mercoledì 24 novembre. I dvd costano 10,99 euro, oltre il prezzo del quotidiano e hanno cadenza settimanale.
 

mercoledì 17 novembre 2010

Metti una sera a cena con Renato Barbieri ricordando Massimo Troisi... (VIDEO)

Quella con Renato Barbieri è un'amicizia vera, che dura ormai da diversi mesi, dominata dal puro piacere di passare del tempo assieme nelle occasioni più disparate. Avremmo voluto e potuto girare queste immagini molto prima ma abbiamo aspettato il momento giusto. In questo video c'è l'estrema sintesi di una serata tra amici, in allegria, tra mille aneddoti riguardanti Massimo e discussioni intinte nella passione più autentica. Renato è una roccia, un modello di vita per tutti i giovani, ma prima di tutto è una persona vera, mossa da sentimenti buoni e disinteressati.

Quando si sta insieme non conta più l'età, la differenza generazionale e tutto il resto. Ci si diverte davvero, si condividono emozioni e interessi, in una parola ci si arricchisce dentro. Ecco che abbiamo deciso di filmare una delle tante serate passate assieme all'uomo che ha accompagnato Massimo Troisi nei primi passi su un palcoscenico e che si è finto suo zio numerose volte a scuola quando c'era da giustificare i suoi filoni o i compiti non fatti. Ma prima di tutto insieme all'uomo che ha dedicato la sua vita all'arte, al teatro, alle marionette, un artista di livello internazionale che, purtroppo, San Giorgio a Cremano si è fatta scappare con troppa leggerezza. Infatti, se oggi Renato vive ad Afragola è perché ha sempre investito tutto, energie fisiche, mentali e materiali, nella sua passione, a partire dal Centro Teatro Spazio in poi. Nonostante qualche ingratitudine di troppo lui continua imperterrito a fare spettacolo alle soglie degli 80 anni, a sprizzare gioia di vivere e sete di cultura da ogni poro. Ed io non mi faccio scappare nessuna occasione di stargli accanto, pronto ad assorbire tutto quanto di buono questa amicizia senza età può regalarci ogni giorno.

Grazie Renato. Grazie Massimo.

Cristiano


                                  

domenica 12 settembre 2010

"L'hanno già detto?" - Paolo Villaggio su Massimo Troisi

Iniziamo a spulciare nei nostri archivi troisiani per portare alla luce parole che contano, pensieri illuminanti e leggeri proprio come l'artista che tanto amiamo. Frasi magari poco conosciute ma che vale la pena di conoscere per riflettere meglio e guardare l'arte di Massimo da nuove prospettive. Per chi la conosce poco e per chi se ne nutre già quotidianamente.
La parola questa volta va a Paolo Villaggio, che quattro anni fa riceveva il Premio Troisi alla carriera a San Giorgio a Cremano.
      
"Se è vero che molti miti sono consacrati dalla morte prematura, secondo Paolo Villaggio questa regola non è del tutto valida a proposito di Massimo Troisi. Chiamato a ricevere il riconoscimento alla carriera alla XI edizione del premio intitolato all’attore e regista di san Giorgio a Cremano, Villaggio ha elogiato le capacità inespresse dell’artista scomparso a soli 41 anni, che lo avrebbero reso «il nuovo Eduardo».
     
Per Villaggio: «Il talento di Troisi è stato confinato in una zona della recitazione che gli apparteneva solo in parte. Lui non era soltanto un comico, ma anche un grande attore drammatico che purtroppo a causa della morte non abbiamo potuto scoprire». E ancora: «Non ho avuto il piacere di conoscerlo ma ho apprezzato la sua capacità di farsi comprendere da tutti, nonostante parlasse un linguaggio inventato, il troisese. Ho visto tutti i suoi film e ammetto che ancora oggi è un mistero il modo in cui riuscivo a capirlo. Penso che questa lingua curiosa e arlecchinesca fosse la rappresentazione di un suo disagio interiore, che però si è rivelata vincente.»"
 (stralcio dall'articolo di Francesca Bellino su "Il Mattino" del 7 luglio 2006)
       
Villaggio riconosce l'universalità della poetica troisiana, incentrata sulle difficoltà del vivere e dell'essere al mondo che uniscono gli esseri umani ad ogni latitudine. Esprime anche il suo rammarico per la scomparsa prematura di Massimo, che tanto ci ha tolto umanamente e artisticamente, e forse ha tolto anche a lui stesso i giusti riconoscimenti e l'investitura di erede di Eduardo. Un attore non confinabile unicamente nella sfera del comico ma caratterizzato anche da grandi corde drammatiche (riscontrabili soprattutto nella stupenda interpretazione in "Che ora è", al fianco di Marcello Mastroianni). Il tutto senza uscire mai dalla sua napoletanità verace ma mai urlata, sussurrata e comprensibile a chi vuole capire davvero e andare ben oltre la superficie.
      
Cristiano Esposito
 

domenica 29 agosto 2010

Massimo Troisi e Raimondo Vianello: il bisogno di vivere e far vivere emozioni

Troppe cose “… devono essersi perse da qualche parte”, cara Claudia ("Cara … Chiara", cit. dal Calesse). Grazie per il tuo profondo spunto di riflessione contenuto nel tuo post dello scorso 19 luglio: in troppi campi c’è da sentirsi “derubati” di qualcosa e, in noi in particolare, è prepotente la sensazione di aver subìto un “furto” in più. Dopo quell’immenso RESPIRO che ci ha regalato Massimo dalla e in ogni sua comparsa, sembra essere tornata quell’aria stantìa di cose uguali a se stesse, oppure copiate male o, peggio ancora, cose “sfornate” per un pubblico che vuole solo essere super stimolato per “distrarsi” ed evadere, rinunciando così a…vivere veramente.
 
Lui possedeva dentro, connaturato, il bisogno di “vivere e far vivere emozioni”, il bisogno di spazi interiori per sentirsi, ritrovarsi e regalare questa energia. L’ha pure accennato in un film: “Così mi distraete, soffro male, soffro poco…”. Sicuramente già a quei tempi (era l'anno del Calesse, il 1991) l’audience dettava legge e bisognava avere molto coraggio di uscire fuori dal coro, ma in Massimo avveniva in modo istintivo perché possedeva il coraggio delle proprie emozioni, in un mondo in cui, già allora, era difficile avere il coraggio delle proprie azioni (“Vorrei indignarmi di più e saper comunicare questa indignazione senza diventare una delle voci indistinte del coro”, ha detto una volta). Per questo, istintivamente, sentiva di non dover rispondere ad alcun cliché, lui era già fuori dal coro, gli bastava ESSERE e basta (“questo l’hanno già detto ”).

“NO, non è ancora nato un altro Massimo Troisi” ha dichiarato Pippo Baudo in un’intervista, e non credo l’abbia detto per piaggeria o motivi di “audience” (appunto): conosceva Massimo, l’ha incontrato tante volte, visibilmente conquistato dai suoi interventi. Sentiva anche lui che qualcosa faceva la differenza nei “duetti” con quell’artista: un mix prezioso di umanità, naturalezza, istinto, capacità comunicativa, ironia e soprattutto di buon gusto, di cui Massimo era portatore sano.
  
Quest’anno c’era un motivo in più per “confezionare” qualcosa di più rispondente oltre che al nome di Massimo, anche a quello di Raimondo Vianello, scomparso pochi mesi fa, al quale è stata dedicata questa quindicesima edizione del Premio Troisi. E si trattava appunto dell'omaggio ad un altro grande della comicità.
Ben detto, Claudia: “… con molta probabilità unica nota positiva di tutto il Premio”. Mi piaceva Raimondo, anche lui aveva un distinguo al quale non ha mai saputo-voluto rinunciare: “Era un portatore sano di ironia” ha detto recentemente il buon Costanzo. Superfluo aggiungere che, quando l’ho letto, ho pensato subito al “nostro” e, seppur confermando che nessuno ha su di me l’ “effetto calamita” che mi suscita Massimo, in Raimondo, forse, qualcosa me lo ha sempre ricordato, nonostante la distanza generazionale e di …genere “comico”.

Per questo ho ritrovato delle assonanze con quanto ho letto su Raimondo dopo la sua scomparsa e vorrei condividerle con voi.

- "Rallegrava tutti con il suo umorismo, che denotava anche cultura e sensibilità." (Patrizia De Blanck)
  
- "M’incantavo studiando la sua recitazione perfetta. Sempre arguto, misurato, impeccabile, sul set come nella vita. Sapeva di essere un maestro, ma non lo faceva pesare." (Little Tony)
 
- "La finezza del suo umorismo era lo specchio della sua eleganza morale." (Adriano Aragozzini)

- "Da lui ho appreso le leggi della comicità, i suoi tempi e i suoi confini." (Pippo Franco)

- "Tu non reciti per far ridere, tu fai ridere e basta, non fai il comico, ci sei nato." (Massimo Boldi)

- "… la sua flemma, le pause cariche di sottintesi, quel muoversi pigro e dinoccolato…devi misurare al centesimo i tempi, le sillabe, le facce…" (Alessandro Penna)

- "Quando muore un grande, come Raimondo Vianello, c’è un solo modo per sfuggire alla retorica: raccontarlo com’era. In purezza. Non ce ne sono più di persone così. La tv (ma anche la politica, la società, lo sport…) è piena di gente che si prende troppo, o troppo poco, sul serio." (Umberto Brindani)
  
"Se io voglio assomigliare a qualcuno, voglio fare come ha fatto lui…non sono più io ma divento…imitatore", diceva in un’altra delle sue sagge affermazioni Massimo. Per questo non è possibile, nel panorama di oggi, trovare un altro Troisi. "Non si è mai (più) visto, si fosse visto una volta … uno po’ dicere ‘s’è visto’. E invece no!". Vincenzo, protagonista di "Scusate il ritardo", insegna.

Daniela V.
 

lunedì 19 luglio 2010

Cosa dovrebbe essere il Premio Massimo Troisi

Il post di Claudia, nato da riflessioni comuni sulla sorte del Premio Massimo Troisi, incarna bene la natura e una delle funzioni di questo blog che ho deciso di aprire. Ogni membro di "Amici di Massimo Troisi", con la sua personalità, sente di dover in qualche modo di fare il suo affinché Massimo non finisca nel dimenticatoio, affinché il suo cuore ballerino batta ancora nei nostri. Lo citiamo, ci cibiamo di lui per quello che ci dà ogni giorno, e anche per un senso di gratitudine. 

Un evento che porta il nome di Massimo Troisi deve avere ospiti davvero legati a lui, magari grati come lo siamo noi, non meramente per fini economici. Bisogna immaginare la manifestazione come fosse condotta da lui e da ciò che a lui piaceva, dal suo stile e dalla sua filosofia discreta. Appaiono poco appropriati i nomi roboanti che vanno per la maggiore al momento, senza per questo implicare necessariamente una reale forma d'arte. Troppo spesso si ricorda Massimo Troisi solo a parole, poco e niente viene fatto per tramandare tangibilmente la sua opera soprattutto alle nuove generazioni. Il poco che si fa puntualmente vede partecipe chi già lo conosceva, la solita élite che viene coinvolta. Serve a poco commemorarlo in modo melenso solo il 19 febbraio e il 4 giugno. Occorre ricordare la sua esistenza, far capire ai ragazzi chi era e cosa ha fatto, senza trasformarlo in un marchio commerciale. Noi siamo qui anche per provare a impedire che ciò accada. Grazie Claudia.

Cristiano
 


Cercasi comicità e cercasi Massimo. Devono essersi persi da qualche parte…

A volte uno (una, nel mio caso) si chiede dove sia finita la comicità. Già, la comicità pura, ovvero l’arte di far ridere di gusto ma con intelligenza, con la pancia ma anche con cuore e cervello. Ma, soprattutto, ci si può chiedere dove stia andando la comicità sanguigna, quella di testa e anima che ha caratterizzato tutta l’opera di uno dei più grandi geni dell’arte comica del Novecento: Massimo Troisi.
   
Al genio di San Giorgio a Cremano è dedicato il Premio Massimo Troisi: Osservatorio sulla Comicità. Quest'anno, però, ci saranno più ospiti e meno serate e sotto la direzione artistica di Maurizio Costanzo il Premio diventa “glamour”. L’edizione di quest’anno (la quindicesima) è dedicata a Raimondo Vianello, con molta probabilità unica nota positiva di tutto il Premio. La manifestazione, da quando è nata, si propone di scoprire e dar spazio ai nuovi talenti comici italiani ma quest’anno, tra Deborah Salvalaggio, Manuela Arcuri e Carolina Marconi, ci si chiede dove siano finiti comicità e umorismo. In tutta onestà questa pare un’edizione poco o nulla dedicata allo spirito e, senza dubbio, molto poco riferita a Massimo Troisi e alla sua arte.
    
C’è stata qualche reazione a quest’organizzazione, al voler ridisegnare la kermesse snaturandola e dandole un taglio che non le si addice. Dario Cassini, Pierdavide Carone, Massimo Lopez con il musical “Ciao Frankie” dedicato a "The Voice" Frank Sinatra e, addirittura, Gigi D’Alessio con una tappa del suo concerto. E poi ancora Arisa ed Enzino Iacchetti, premiato con il Trofeo Troisi alla carriera. Magari quest’ultima cosa ci potrebbe anche stare, ma davvero, volendo essere pignoli, ripetiamo, dov’è la comicità? Quali sono i nuovi talenti? Dov’è finita l’eredità di Massimo Troisi? Forse Costanzo voleva ridare lustro a una manifestazione un po’ appannata dal tempo, ma che c’entrano questi nomi con la comicità e con Massimo Troisi? Va bene dedicare l’edizione al grande Raimondo Vianello (il Premio è stato dedicato, negli anni, a Vittorio De Sica, Tina Pica, Ugo Tognazzi Peppino De Filippo e Nino Taranto, fra gli altri), ma il resto? Siamo sicuri che questo sia il Premio Troisi, o abbiamo sbagliato posto?

Claudia Verardi

   
...e Massimo in questa foto sembra dire a queste persone: "Ma che avite cumbinato? 'Naggia a vvuje..".

Cristiano