lunedì 28 ottobre 2013

Quel che resta del Premio Massimo Troisi secondo uno dei suoi creatori: intervista ad Aldo Vella

scultura massimo troisi il postino

Cominciamo col dire che il Premio Massimo Troisi, quello di San Giorgio a Cremano, non è stato celebrato a Morcone. Ne è semplicemente nato un altro, diverso, in un altro posto. E San Giorgio a Cremano non deve sentirsi derubata o umiliata da tutto ciò, semmai deve vedere in ciò un nuovo stimolo ad uscire da questa impasse e a ripartire con una nuova organizzazione, seria e disinteressata a tutto tranne che al celebrare nella giusta maniera la memoria di Massimo. E so bene quanto ciò che ho appena scritto sia difficile da realizzarsi. Il premio Troisi a Morcone non è nemmeno da etichettare come un tradimento della famiglia di Massimo, che è e resta patrimonio di tutti, in Italia e nel resto del mondo. Se altrove c'è qualcuno che fa le cose per bene (non posso giudicare perché non sono stato a Morcone ma conoscendo appena Luigi Troisi credo proprio di sì) è giusto che ci siano anche dieci, cento, mille premi Troisi. Siamo d'accordo su questo con Aldo Vella, di cui riportiamo qui un'intervista significativa pur se mal redatta e con qualche inesattezza qua e là.

Cristiano 
 

Il Premio Troisi, per anni fiore all'occhiello delle amministrazioni sangiorgesi, dopo due anni di sospensione è stato per la prima volta celebrato a Morcone, nel beneventano. La cosa ha suscitato un certo scalpore nella cittadina vesuviana, dove s'è visto questo trasloco come una sorta di perdita se non addirittura un tradimento da parte della famiglia dell'attore. Abbiamo deciso dunque di interpellare l'ex sindaco, e attivo cittadino sangiorgese, Aldo Vella, per entrare in merito alla questione e dialogare con colui che creò il premio.

Iniziamo innanzitutto con il pregresso, ovvero su quale base nasce Massimo Troisi e l'arte comica sangiorgese.
«Il Premio Troisi ha dei prodromi molto interessanti, al mio insediamento di sindaco, nel '93, pensai a Troisi, ancora vivente, per farlo tornare qui, per un laboratorio permanente, per formare gli attori locali. Infatti, io ritengo che qui ci sia una presenza culturale teatrale straordinaria».

Cosa c'era, un laboratorio, qualcosa del genere …
«Ce n'erano vari! C'era quello delle monache, c'era quello di Carlo (Renato? ndr) Barbieri, quello dove poi Troisi è nato teatralmente, il Centro Teatro Spazio…».

C'era allora un terreno abbastanza fertile …
«Diciamo che San Giorgio, è da oltre un secolo un terreno fertile per l'attività teatrale, e questo se non vogliamo considerare tutta la fase dei saltimbanchi girovaghi all'epoca delle Ville Vesuviane del settecento, quando le compagnie giravano e venivano ospitate nei saloni delle residenze nobiliari, creando un'aderenza tra tipologia di architettura, quella delle Ville Vesuviane e il teatro, ma questa è un'altra storia.»

E queste compagnie da dove venivano?
«Erano itineranti, perché c'era una pratica del teatro e quindi, come per gli scalpellini, come per i giardinieri che vennero per la fondazione del Bosco Reale di Portici, anche quei comici itineranti hanno creato un apprendistato, sono rimaste le tradizioni, hanno lasciato qualcosa …del resto erano girovaghi per modo di dire, restavano qui estati intere! Tra Torre del Greco e qua, giravano tutte le Ville, facendo il teatro a casa, avendo i locali adibiti proprio all'incontro, per la festa, per l'esposizione della famiglia che in tal modo segnava il suo livello di ceto. Se poi vogliamo storicizzare la cosa, dobbiamo arrivare a fine ottocento, con Recanati. Mario Recanati era un sangiorgese trasferito in Venezuela e che poi era tornato qui. Era un imprenditore edile (quello che costruì e regalò alla città la strada omonima) ma la cosa importante di quest'uomo è che è stato il primo produttore cinematografico nazionale, italiano!».

In che anni stiamo?
«Nel 1883, '84, agli albori della cinematografia. Sono stati trovati anche dei copioni, per la Notari, una famosa attrice dell'epoca. Recanati faceva il cinema, per così dire, d'avanspettacolo, infatti il cinema era l'avanspettacolo dello spettacolo teatrale, tutto il contrario di quello che è successo con l'avanzamento dell'arte cinematografica, dove l'avanspettacolo è poi diventato lo spettacolino prima del cinema! Questa è la dimostrazione che abbiamo una tradizione straordinaria! La Federico II, fece anche una mostra tempo fa, chiamata "Da Recanati a Troisi", descrivendo tutto l'arco della storia del cinema, che cominciava a San Giorgio a Cremano e finiva a San Giorgio a Cremano. Noi siamo una delle patrie del teatro e del cinema! Non lo dobbiamo dimenticare! Perché è il brodo culturale dove è nato Troisi! Non si spiega Troisi se non si va a vedere il contesto dove è nato! Questa è la prima base di partenza per ragionare su di lui. Nel '93 dunque, col mio insediamento, tentai di far venire Troisi in patria, per produrre altri attori come lui. Gli proposi, tramite il cognato, questo laboratorio, ma non feci a tempo perché nel '94 morì. Per cui decisi di affidare questo laboratorio, per due anni, a Renato Carpentieri, e che produsse, dal '95 al '96, una ventina tra registi e attori importanti come Bruno De Paola, Leonardo (Eduardo? ndr) Tartaglia, Pignatelli…».

Ma questi erano di San Giorgio o …
«Specialmente di Napoli, ma sono venuti anche da Genova. Col primo anniversario della morte di Massimo Troisi facemmo una grande mostra, qui a Villa Bruno e vennero una serie di personalità, tra cui gli amici di Massimo, venne anche D'Alema, e venne Scola, Ettore Scola, che era un amico intimo di Massimo e infatti non volle proprio entrare nella sala dove c'erano i ricordi, temeva di emozionarsi troppo e quindi conversammo fuori, non volle entrare, ma venne! Poi ci fu la notte degli oscar. In cui, "Il postino", l'ultimo film di Massimo Troisi, era candidato. Ci fu una serata con doppia sede, al cinema Flaminio di San Giorgio e al Mercadante di Napoli. Dove io e l'allora sindaco Bassolino, ci scambiammo di posto, anche se poi decisi di venire qui (portandomi anche Bassolino) perché a Napoli l'ambiente era troppo salottiero e preferivo l'ambiente familiare di San Giorgio, dove restammo in un teatro pieno fino alle due di notte. Tutto questo mi aveva convinto a procedere per istituire questo Premio Troisi, che era al principio incentrato sul corto comico. E in effetti c'eravamo accorti che non esisteva nessun festival del cortometraggio comico, tant'è vero, che quando facemmo il bando, arrivarono centinaia di cassette (perché allora si usavano le cassette VHS), una cosa impressionante! Poi, dopo, cominciammo ad aprire altre sezioni finché sono andato via, ed altri sono saliti sul cavallo vincente, ma azzoppandolo!».

E lei nel frattempo, cos'ha fatto?
«L'ho seguito come cittadino e vicino di Villa Bruno, dove ho dovuto turarmi le orecchie, perché hanno aumentato solo il volume delle manifestazioni ma hanno ridotto e squalificato il resto. Hanno modificato il premio enfatizzandolo a tal punto che s'è gonfiato come un palloncino, fino a farlo scoppiare. Si è proceduto sempre di più fino alla kermesse e sempre meno verso il laboratorio, non hanno lanciato più nessuno, io non vedo in giro persone che in questi ultimi anni si pregiano di essere stati lanciati dal Premio Troisi. Io avevo in mente, assieme al direttore artistico Iannuzzi (Fulvio Iannucci? ndr), di proseguire, col Premio, la logica del laboratorio teatrale, ma poi, il mio mandato è terminato e la storia è stata quella di concerti e concertoni e così via».

Non le sembra che si stia tentando di usare il nome di Massimo Troisi come una specie di marchio di fabbrica, un brand come si direbbe oggi, con un termine più mercantilistico e che sicuramente si discosta da quella che era la realtà Massimo?
«Ha indovinato! Hanno fatto tre errori importanti (tra i tanti commessi!); il primo è quello che non hanno mai riflettuto sulla filosofia artistica di Troisi. Solo in un rivista, Cinema Sud, c'è stato un grande approfondimento sul linguaggio di Troisi, ma non l'ha fatto certo il Premio! Questo lavoro fu sì presentato alla manifestazione ma fu un momento di riflessione che non crearono loro! Il secondo errore è quello di aver esagerato nel voler tirare sul marchio Troisi, usandolo solo per la spettacolarizzazione dell'evento. E terzo, hanno dimenticato che Massimo Troisi, nel frattempo, fino al Postino, ha seguito un'iperbole, ascendendo, nella sua arte, da comico ad attore drammatico. Infatti io non direi che Troisi è comico, Massimo ha sempre più pulito questa sua comicità facendola alla fine diventare poesia. Nel Postino è scomparsa qualsiasi smorfia, volendo usare questa parola. È probabile che se non fosse morto, la trasformazione sarebbe stata ancora più complessa! E tutto questo non è stato considerato. In tutto questo, c'è poi un errore complessivo che li racchiude tutti, il comico, è diverso dall'attore comico, il comico parte per fare la battuta, invece, gli attori comici, partono dal cinema, dal teatro per dire la barzelletta! Walter Chiari, ad esempio, parte attore, poi si può permettere di fare la barzelletta scema, facendola durare mezz'ora, e poi facendoti anche ridere, perché non è più importante la barzelletta, ma l'attore che la recita. È la televisione che ha inguaiato tutto! Adesso, i comici, non sono attori comici! Tanto è vero che non resistono alla prova del cinema, devono mettere assieme quattro o cinque di loro assieme per durare un'ora. Tutto questo vuol dire che, il premio, tu lo stai dando all'attore da cabaret, e Troisi, nella sua produzione è lontano mille miglia dal cabaret! Questo è un errore che hanno commesso i direttori artistici del premio, anche di grande calibro come Costanzo e Giulio Baffi, ma hanno fallito, diciamolo pure!».

E adesso? Come intravede il futuro di questo premio? Cosa ne pensa di questo trasferimento a Morcone?
«Il trasferimento non è tale! È un'occupazione di spazio vuoto! Come nella comunicazione, così nello spettacolo, se lascio uno spazio vuoto questo viene occupato! E due anni di assenza del Premio sono già assai! Morcone merita, è un contesto da festival. Che poi San Giorgio voglia prendere di nuovo il Premio Troisi è fanciullesco, e tra l'altro, io, m'aspetto che altri premi Troisi nascano! Perché la sua è ormai una figura liberalizzata, non la puoi più fermare, s'illude la famiglia di poter mettere il marchio, non dando tra l'altro il via alla fondazione, perché tutto questo non lo puoi fermare, ora pure i bar portano il suo nome, e solo una fondazione poteva mantenere la garanzia del marchio. Mettersi poi in concorrenza con gli altri premi Troisi, non spetta al comune di San Giorgio a Cremano, patria di Troisi, la offende quest'atteggiamento. Io direi invece di considerare il valore della città teatro, quella che ha dato i natali all'arte di Troisi. Bisogna fare tutto il contrario! Bisogna promuovere la città, il territorio, il cui fenomeno apicale è stato Troisi, ma ce ne possono essere degli altri se vi mettete col pensiero! Il compito dell'amministrazione comunale non è più quello di promuovere Massimo, che ormai è promosso tantissimo, avrebbero certo potuto fare molto di più, come ad esempio restaurare "Ricomincio da tre" (già restaurato, ndr), che ne avrebbe bisogno, ma neanche questo è stato fatto, allora dico, avete una città che è una città del teatro, promuovetela in tal senso!».

Ciro Teodonno

  

mercoledì 23 ottobre 2013

La risposta di Luigi Troisi, fratello di Massimo, al post di Selma

massimo troisi luigi troisiRicevo e pubblico con gioia il pensiero di Luigi Troisi per "Amici di Massimo Troisi".

"Sicuramente è una bella testimonianza, che non fa altro che confermarci che Massimo non è solo patrimonio artistico regionale o nazionale...ma di tutti. Per quanto riguarda la fiction, come famiglia, ci siamo affidati ad un legale per la tutela dell'immagine di Massimo. Un caro abbraccio".

Luigi Troisi

"Cari italiani...": lettera aperta da Selma, amica albanese di Massimo Troisi

massimo troisi scusate il ritardo
Probabilmente certe cose le capisce meglio chi ci vede dal di fuori, anche se avremmo avuto tutto il tempo per capirlo bene tutti quanti. Ad ogni modo ben venga il monito di Selma dall'Albania, un'amica di Massimo che si rivela sempre più speciale. E che, con candida naturalezza, ci scrive così: "Sono cresciuta con quel piccolo schermo che mi aiutava a "spiarvi" e mi rattrista vederlo conciato in quel modo. Ci tengo alla vostra rinascita, quindi spero di aver aiutato almeno un po'". Chapeau.
Cristiano 
Cari italiani,
Mi rendo conto di aver scelto un momento a dir poco inopportuno per parlarvi di qualcosa che mi disturba da tempo, ma pure io... non è che avevo molte alternative. Non ho potuto resistere quando ho saputo la “bella” notizia di una nuova fiction, prodotto tutto italiano. Sto parlando di “Ricomincio da me”, una fiction che tratta... cioè tratterà (manteniamo le distanze con questo futuro finché possiamo) la vita di un genio della commedia italiana, l’amato Pulcinella degli anni '80-’90, Massimo Troisi. Sarà Fabio Troiano a cercare di riportare sul piccolo schermo il grande postino che ci manca ormai da diciannove anni. Emozionato e consapevole della grande responsabilità, l’attore non si risparmia e confessa in un’intervista che, a parte tutto ciò, si sente pronto a cominciare le riprese, a prendere quella che io chiamerei una scaletta verso il “boom” televisivo. È diventata una strada sicura: basta ricordarsi del mitico Beppe Fiorello nel ruolo di Modugno. Ma quando si tratta di interpretare un genio della commedia come Massimo Troisi, la cosa diventa quasi quasi una missione impossibile. Ma comunque lasciamo stare il povero Troiano augurandogli fortuna. Lui fu solo la scintilla per questo scritto. 
Cari italiani, so che è tempo di crisi. So che siete preoccupati e spaventati dall’IMU e da 100 altri tipi di tasse. So che quello che una volta era il motto di noi albanesi (andare via!) è diventato anche il vostro. Ed è per tutte queste vostre difficoltà che credevo fosse meglio tacere e non farvi pensare ad altri problemi. Ma ora capisco che avevo torto. Non potrei trovare un momento più giusto di questo per scrivervi. 
massimo troisi le vie del Signore sono finiteLa più grande crisi che voi state passando è una lunga e triste stagione di oblio profondo.
Cari italiani, credo che voi abbiate sentito parlare del mio popolo. Viviamo oltre il mar Ionio ed Adriatico. Per tanti anni, una fune invisibile ci teneva legati a voi. Voi eravate il ventenne che sapeva bene come divertirsi. Noi eravamo il vostro piccolo e noioso vicino di casa. Ci infilavamo spesso nel vostro mondo spiandovi di nascosto da un piccolo schermo chiamato televisione. Voi eravate un mito per noi. Cercavamo di imitarvi a partire dal modo in cui parlavate, vi vestivate e ballavate. Finchè un giorno abbiamo avuto il coraggio di correre dei rischi per bussare forte alla vostra porta e cosi vi abbiamo finalmente conosciuti da vicino.
Cari italiani, ora tutto questo non c’è più. Beh, in un certo senso è naturale. Le cose sono cambiate, noi siamo 'cresciuti' (sinonimo di 'europeizzazione'). Ma d’altra parte non è neanche cosi naturale. C’è un buco enorme nei ricordi che ci avete lasciato, ma quello che più mi preoccupa è il vuoto nella vostra memoria.
Cari italiani, voi, il popolo dell’arte e della cultura, non potete permettere che Laura Pausini (con tutto il rispetto) soddisfi le vostre esigenze musicali. Non potete permettere che Napoli venga rappresentata, anche al di fuori dell’Italia, da Gigi D’Alessio. Non potete permettere che Bologna si dimentichi di Pasolini. Non potete permettere che ancora oggi Carmelo Bene venga ricordato come un pazzo che voleva solo creare polemiche. Non potete permettere che i giovani non conoscano Massimo Troisi. Non potete permettere che il suicidio di Tenco diventi sempre di più giustificabile. Non potete permettere che i vostri figli soffochino in un mare di “Uomini e donne” ed altra simile spazzatura. Non potete permettere che il successo di un giovane attore italiano sia di recitare accanto a Raul Bova. Non potete permettere che questa grande metamorfosi continui a prendere vita all’interno della vostra cultura.
Fate spazio a voi stessi! Prendetevi cura di quello che avete avuto e coltivate il potenziali di oggi. Non è questione di gusti, è questione di messaggi. Non dimenticatevi dell'ultimo verso che cantava Gaber in una delle sue canzoni: "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo, .... per fortuna lo sono."
Cari italiani, fateci ancora sognare... anzi, fate sognare voi stessi, come sognavate una volta, nel blu dipinto di blu.

Con tanto affetto,
la ragazza del paese accanto,
Selma M.
 

mercoledì 16 ottobre 2013

Lello Arena: "Fiction su Massimo Troisi inutile e pericolosa"

Tra pochi giorni inizieranno le riprese della fiction Ricomincio da me, prodotta da Pietro Valsecchi per Mediaset e dedicata a Massimo Troisi. Nel ruolo del compianto attore e regista, Fabio Troiano. Valsecchi ha dichiarato che tutti gli artisti vicini a Troisi hanno dato il loro contributo all’operazione con preziose testimonianze. 
  
Lello Arena, carissimo amico di Troisi, in diversi film al suo fianco e, insieme con Enzo De Caro, partecipe della straordinaria avventura della Smorfia, nega di aver dato un qualsiasi contributo alla fiction. Non solo. Si dice assolutamente contrario a un «progetto inutile e pericoloso che vuole ridimensionare la vita entusiasmante di un uomo e di un artista che occupa un posto saldo nel cuore e nella memoria di tutti gli italiani». 
  
La fiction, quindi, non ha avuto la famosa «benedizione» degli amici e dei colleghi più vicini a Troisi? «Io sono completamente estraneo. Quando ho parlato con Valsecchi, tempo fa, ho cercato persino di fargli capire che si tratta di un’operazione rischiosa da molti punti di vista. I film, il repertorio della Smorfia e tutto quello che Massimo ci ha lasciato già raccontano benissimo Troisi. La sua vita unica, piena di colpi di scena e di poesia, non merita di essere ridotta ad un prodotto che di certo ha scopi del tutto diversi da quello di celebrare un artista».
Nel film ci sarà anche un attore ad interpretare Lello Arena... «Non posso far riferimento agli attori chiamati a ricoprire i vari ruoli. Posso però affermare con determinazione che Massimo è irrappresentabile».
  
   

mercoledì 9 ottobre 2013

Prima lezione gratuita di laboratorio pratico teatrale al "Piccolo Teatro Massimo Troisi"

Piccolo Teatro Massimo Troisi Napoli
Lo scorso sabato abbiamo inaugurato il nuovo piccolo "tempio" di Massimo Troisi, così soprannominato da Luigi Troisi, intervenuto per l'occasione. E' già partito il laboratorio teatrale per bambini, mentre lunedì 14 ottobre ci sarà la prima lezione, gratuita, del laboratorio pratico di teatro per adulti diretto dall'attore e regista Agostino Chiummariello. Un nome, una garanzia. Vi aspettiamo in tanti, alle ore 18, in via Giuseppe Tomasi di Lampedusa 48, Napoli.



PROGRAMMA LABORATORIO TEATRALE
Articolazione e contenuti del progetto:
Piccolo Teatro Massimo Troisi Napoli

Il progetto sarà articolato in più fasi, legate in sequenza logica l’una all’altra e programmate secondo una logica coerente.
In una prima fase, esplorativa, emergeranno gli interessi e le aspettative degli allievi. Di seguito si getteranno le basi per sviluppare il discorso del lavorare insieme, con esercizi che svilupperanno il senso di cooperazione e di coralità degli allievi. A questo punto si procederà alla selezione del testo da rappresentare. Scelto il testo, verrà studiato l’autore, la sua storia, il suo pensiero e si confronterà la realtà storica e sociale nella quale si muove il testo con quella attuale. Infine, l’ultima fase sarà quella più laboriosa, che vedrà impegnati insieme gli allievi per giungere alla rappresentazione finale con un lavoro di affinamento continuo e di rafforzamento degli obiettivi personali.

I FASE
Laboratorio di espressione teatrale: (esplorazione – formazione)
• Imparare a lavorare insieme realizzando concentrazione, attenzione e rispetto reciproco.
• Puntualizzare l’esatta pronuncia.
• Comprendere la valenza comunicativa della gestualità.
• Acquisire il concetto di interpretazione.
• Esercitazione con parole e suoni.
• Esercizi di fonetica, dizione.
• Esercizi di postura, intesa come indice del rapporto che si ha con il mondo circostante.
• Lettura ad alta voce di un testo dialogato.
• Improvvisazione singola e di gruppo.

II FASE
Laboratorio di espressione teatrale: (Produzione)
• Scoprire insieme perché è in programma uno spettacolo e cosa si vuole ottenere.
• Studio della lingua del testo scelto (italiano o dialetto).
• Distribuzione delle parti.
• Muoversi nello spazio scenico.
• Prove per la messinscena.

III FASE
Contenuti: Una volta scelto il testo da rappresentare, verranno date agli allievi informazioni sintetiche sull’autore, la sua storia, la realtà sociale del testo, per ricreare il clima coerente con il testo stesso. Saranno distribuiti gli incarichi, stabilendo i ruoli per una produzione di uno spettacolo e le responsabilità, imparando a pianificare il proprio lavoro nell’ambito di esigenze comuni.
• Ciascuno allievo sarà aiutato ad approfondire il lavoro individuale, tracciando il percorso preciso del personaggio lungo tutto il testo, evidenziando i singoli rapporti con gli altri personaggi, ricercando una fisicità adatta al personaggio stesso. Ci saranno prove di lettura a tavolino, che evidenzieranno i passaggi logici e gli stati d’animo di tutti i caratteri. Seguiranno le prove in piedi con copione, che consentiranno agli allievi di prendere confidenza con lo spazio scenico. Di seguito, ci saranno prove a memoria delle scene separate, il collegamento delle scene e affinamento delle azioni per fissare nella memoria la struttura logica dello spettacolo. Poi seguiranno “le filate”, per dare scioltezza e ritmo allo spettacolo, le prove generali e lo spettacolo, che coinvolgerà il pubblico e gli allievi in un unico evento: “ lo spettacolo” appunto.

lunedì 7 ottobre 2013

Oscar postumo (e virtuale) per Sergio Endrigo: le musiche de "Il postino" con Massimo Troisi sono anche sue

Il postino Massimo Troisi SalinaDopo diciotto anni di cause legali una parte di quell'Oscar 1996 per la migliore colonna sonora va, giustamente ma virtualmente, anche a Sergio Endrigo, scomparso ormai otto anni fa. Lui e Bacalov collaborarono per undici anni durante il periodo dorato della RCA, quando a Roma si pubblicavano dischi venduti in milioni di copie. La causa per plagio aveva accumulato due sentenze: una prima nel 2001 parzialmente favorevole a Bacalov, e una seconda seconda che nel 2003 diede ragione a Endrigo. Di qui il ricorso in Cassazione, interrotto ora dalla transazione accettata dal compositore argentino. Abbiamo da oggi un nuovo maestro da ringraziare ufficialmente e portare nel cuore per le emozioni interminabili generate ad ogni ascolto da quelle note. 
Cristiano
 

La verità è che abbiamo accettato un accordo pur di non proseguire una causa visto che non abbiamo nessuna fiducia nella giustizia…non ho quindi vinto niente….” 

Per onestà e chiarezza ci tengo a precisare che papà non ha vinto e non vincerà alcun oscar almeno a livello materiale…dopo 17 anni, non avendo alcuna fiducia nella giustizia italiana abbiamo deciso di chiudere la diatriba con una transazione i cui contenuti ovviamente sono assolutamente segreti e tali devono rimanere.
Quello che però mi riempie il cuore è notare che, non solo nessuno aveva dimenticato questa storia ma che ancora oggi sono tutti dalla parte di papà (e di Del Turco e Margheri) quindi un Oscar morale lo ha vinto di sicuro!
Vi mando un abbraccio virtuale perché siete stati e siete meravigliosi!!!
 
(Claudia Endrigo)


"Il postino" suona per Endrigo e gli assegna l'Oscar postumo
Il cantante riconosciuto dal compositore Bacalov come coautore della colonna sonora che vinse la statuetta. Finisce una odissea giudiziaria iniziata nel 1996

Sergio Endrigo vince un Oscar postumo a otto anni dalla morte. Dopo una causa durata 18 anni, il compositore Luis Bacalov ha riconosciuto al cantautore la «copaternità» della colonna sonora de Il postino, il film che nel 1996 conquistò la statuetta per la miglior musica.

Il postino Massimo Troisi Philippe Noiret Salina

Così funziona la giustizia in Italia; così si fa beffe di un cantautore spesso perseguitato dalla sfortuna e oggi non ancora completamente rivalutato. Ci sono volute due sentenze perché il maestro Bacalov ammettesse di «aver copiato» alcuni passi dal brano di Endrigo "Nelle mie notti" e ridepositasse alla Siae - prima della definitiva sentenza in Cassazione - i bollettini con l'aggiunta dei nomi di Endrigo, Riccardo Del Turco (cognato di Endrigo e cantante noto per il megasuccesso di Luglio e di brani scanzonati come Cosa hai messo nel caffè cantata in coppia con Antoine a Sanremo) e Paolo Margheri che avevano promosso l'azione legale chiedendo, illo tempore, dieci miliardi di lire. La prima sentenza diede ragione a Bacalov (grazie alle perizie di Ennio Morricone e Luciano Berio contro quella, favorevole al cantautore istriano, di Guido Zaccagnini) ma l'Appello ribaltò tutto sostenendo la tesi del plagio. Curiosa la posizione di Morricone che, parlando di «tematiche della musica popolare ormai esaurite», annullava di fatto il reato di plagio. Endrigo, colpito negli ultimi anni da un ictus, ha sofferto molto per il modo in cui è stato trattato nell'ambiente della musica leggera. Prima di morire lamentava: «Io non ce l'ho con i colleghi, ma l'aver fatto, dall'80 al '95, cinque dischi che sono stati letteralmente buttati dalla discografia, non promossi, non distribuiti, ignorati, mi ha lasciato una profonda amarezza».

Endrigo, il cantante triste che veniva da Pola, si fece conoscere alla Ricordi di Nanni Ricordi per poi esplodere alla Rca, nel 1962, con l'evergreen Io che amo solo te, che di botto vendette oltre 600mila copie. In quel periodo collaborò a lungo con Bacalov che, come Morricone, era arrangiatore di lusso di tutti i successi di musica leggera, dai brani di Gianni Morandi e Rita Pavone a quelli dei grandi cantautori come Gino Paoli e Umberto Bindi passando per Neil Sedaka. Ma nella sua biografia Endrigo ha qualche sassolino da togliersi sul maestro Bacalov. Infatti, ricordando i tempi in cui era accompagnato al pianoforte da Enzo Jannacci, scrive: «Iniziò in quel periodo la mia collaborazione col maestro Luis Enrique Bacalov; lo chiamai parecchie volte ad aiutarmi a definire alcune canzoni, ma le idee iniziali sono sempre state mie. Infatti, in dodici anni di collaborazione, il maestro Bacalov mi ha proposto solo la poesia "La rosa bianca", affinchè la musicassi e ne curassi la traduzione, e "La colomba", che lui ridusse a canzone, attingendo alla romanza del poeta Rafael Alberti su musica di Guastavino». In quegli anni nacquero comunque successi come Lontano dagli occhi, Canzone per te, L'arca di Noè.

Poi il litigio, proprio per la musica de Il postino, in cui Endrigo riconobbe i tratti armonico-melodici di "Nelle mie notti". Una lunga guerra che Bacalov, che oggi ha ottant'anni, avrebbe potuto chiudere molto prima, senza aggiungere tanta amarezza nella vita personale e professionale di Endrigo, sostenuto nella sua battaglia dalla figlia Claudia, che ancora oggi ne tutela il patrimonio artistico. Il cantautore triste un bell'Oscar se lo sarebbe meritato, ma la beffarda storia del pop è piena di cause per plagio; da quella di Al Bano contro Michael Jackson a quella, clamorosa, della dilettante Maria Pia Donati Minelli, che vinse una causa definitiva per plagio contro il duo delle meraviglie Pace-Panzeri per il brano Taxi, cantato da Antoine a Sanremo 1970.

Antonio Lodetti

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/postino-suona-endrigo-e-assegna-loscar-postumo-953737.html


venerdì 4 ottobre 2013

Auguri a tutti i Francesco da parte di Gaetano

BUON ONOMASTICO A TUTTI I FRANCESCO!
E mi raccomando, lasciate in pace gli uccelli sugli alberi.
 

                                                

giovedì 3 ottobre 2013

Il Troisi di Fabio Troiano: "Interpreterò Massimo dietro le quinte"

Quasi ovunque aleggia scetticismo nei confronti della fiction su Massimo Troisi che pare verrà girata a breve. Chi non manifesta dissenso vede il bicchiere mezzo pieno sostenendo che con un'operazione di questo tipo può far conoscere un grante attore scomparso prematuramente, principalmente ai più giovani. Per il resto i commenti evidenziano un Troiano che non ha niente a che fare con Troisi e la scadente qualità del prodotto fiction e dei suoi interpreti. 
Antonio, ad esempio, scrive: "ridurre la vita, seppur breve ahimè, di un GRANDIOSO ATTORE ad un paio di puntate da trasmettere la domenica ed il lunedì successivo per poi venire replicate nel nulla del palinsesto estivo...Meglio vedere una replica in HD di Ricomncio da Tre o Scusate il Ritardo dove c'è il VERO Massimo Troisi anzichè una brutta copia recitata da un attore che nemmeno gli somiglia". Secondo Natalia invece: "lo splendore di Massimo Troisi stava nella sua assoluta spontaneità. Impossbile ridurlo ad un copione, per rifare il suo personaggio bisognerebbe solo ne nascesse uno uguale, cioè è impossibile. Al massimo si può fare un film documentario, Massimo e' irragiungibile. Chi tenta questa impresa non ha capito niente di lui. Inoltre Troiano, per quanto sia un attore piacevole, ha una recitazione forzata. In "Ris" era pieno di ammiccamenti senza, senso iper lontano da Massimo Troisi". Lui dice che, almeno a Gragnano, attendono con ansia la fiction e gli hanno "affidato" Massimo. Aspettiamo e vediamo. Ma lo scetticismo sul perché tutto questo si faccia e con quale risultato resta.

Cristiano
 

L'attore protagonista del film tv "Ricomincio da me"
"Massimo è uno di famiglia, come Eduardo e Totò"
di Titta Fiore

«Quando Massimo Troisi morì, quel mese di giugno del 1994, avevo diciannove anni. Il dolore che provai solo un napoletano può capirlo». Fabio Troiano è nato a Torino, ma i suoi genitori sono di Gragnano, la città dei mulini e dei pastai. Ragion per cui l’attore si sente napoletano a tutti gli effetti. Conosce luoghi e dialetto, stati d’animo e sfumature. E ora l’esperienza gli tornerà utilissima, perché sarà lui a far rivivere sullo schermo il mito senza tempo di Troisi nel film tv prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi per Canale 5, «Ricomincio da me», più volte annunciato e tra qualche giorno al via con la regia di Luca Miniero, il cineasta campione d’incasso di «Benvenuti al Sud».
Una bella responsabilità, Troiano.
«Lo so, ma anche una bellissima sfida. Vogliamo raccontare la sua vita e la sua arte, ma dietro le quinte. Mostrare quello che non si conosce, che non si è visto. Non gli sketch, tanto per dire, ma ciò che accadeva nei camerini. L’altra faccia di Troisi».
E lei?
«Il mio sarà un atto d’amore verso un mito del cinema italiano. Mi metterò da parte, non avrebbe senso cercare di imitarlo né di produrmi nella classica prova d’attore, non è questo l’approccio giusto».
Come si è preparato, allora?
«Mi sono documentato guardando filmati noti e inediti, parlando con chi lo ha conosciuto. E poi il mio punto di riferimento resta il lavoro minuzioso degli sceneggiatori Mizio Curcio, Andrea Nobile e Gianluca Ansanelli, nato anche dagli incontri con le persone più vicine a Massimo come Lello Arena, Enzo Decaro, Anna Pavignano...».
Lei, invece, Troisi lo ha conosciuto?
«Purtroppo no, non ho avuto questo piacere, ma per me fa parte della famiglia, come Eduardo e Totò».
I suoi film, invece, li avrà studiati.
«I film di Massimo si devono vedere a prescindere, perché raccontano con leggerezza la vita così com’è. Nelle sue storie di straordinaria modernità la gente si riconosceva e si riconosce ancora».
La sua lingua era inimitabile. Lei con il napoletano come se la cava?
«I miei genitori sono di Gragnano, dove ho vissuto da bambino e dove abbiamo una casa. Io con mio padre parlo solo in napoletano».
La base quindi c’è, resta la gestualità...
«Il mio lavoro di attore sarà su questo, ed è anche la parte interessante del mestiere».
Difficile calarsi nei panni di un’icona molto amata...
«Difficilissimo. Ma realizzo un sogno. Massimo era il mio punto di riferimento. Con mia madre da piccolo dicevo sempre che mi sarebbe bastato fare uno solo dei film che girava lui, mi piaceva molto... Poi da grande mi sono reso conto che Troisi è inarrivabile. Era avanti anni luce».
Fuori dai cliché.
«La gente gli andava dietro, con lui riusciva a ridere e a riflettere».
Nel film si vedrà?
«La sceneggiatura ripercorre le fasi importanti della sua vita, la gioventù a San Giorgio a Cremano, il periodo della Smorfia, il boom di ”Ricomincio da tre”, la televisione, l’amore per il calcio, la malattia, gli ultimi mesi durante le riprese del ”Postino”... Raccontiamo il percorso di una vita interrotta troppo presto».
Secondo lei i giovani conoscono Troisi?
«In parte sì, soprattutto per tradizione familiare. Oggi i miti nascono e muoiono in fretta, la velocità dell’informazione è un’arma a doppio taglio. L’amore per Massimo, invece, ha radici profonde».
Il riserbo della famiglia Troisi è noto, ne teme il giudizio?
«Sì, è normale. Mi sento carico di responsabilità nei loro confronti e verso il pubblico. Le racconto una cosa: quest’estate sono stato per un periodo a Gragnano e a Napoli e ovunque ho sentito crescere l’attesa per il nostro film. La gente diceva: ”Abbi cura del nostro Massimo”. Me lo affidavano, come uno di famiglia. È stato bellissimo».