lunedì 19 settembre 2011

Ancora su Massimo Troisi e Pasolini: la certezza di continuare ad essere compresi

 


La morte non è nel non poter comunicare, ma nel non poter più essere compresi.
P. P. Pasolini





 
Quanto aveva ragione, Pier Paolo. Anche su questo.
E quanto meglio mi fa capire perché Massimo è vivo più che mai tra noi appassionati. E tra le persone che lo scoprono per la prima volta. Fa parte dei grandi, e in quanto grande si fa sempre comprendere, non appare mai anacronistico, obsoleto. E c'è sempre da comprendere qualcosa di nuovo in ciò che ha fatto; la morte è quindi solo fisica.

La mia e la vostra passione, palpabile e calorosa, me lo fanno sentire sempre più presente. Ognuno porta il suo tassello in questo interminabile puzzle. Quanto sarebbe bello vedere la stessa passione, la stessa ispirazione, la stessa originalità, lo stesso affetto sincero e "intelligente" nelle (poche) iniziative che ricordano, o dovrei dire purtroppo "commemorano" Massimo. 

Ma in fin dei conti mi basta questo. La nostra dimensione seppur piccola, lontana dai riflettori e dalle serate mondane. Vera e disinteressata. La più nobile. Dove non ci sono egoismi, interessi e invidie. Ma solo PASSIONE. E voglia di comprendere, per far sì che la morte sia solo fisica.

Grazie, Amici di Massimo Troisi.

 
"Io credo che i giovani non lo capiranno. Non mi illudo di esser capito dai giovani, perché con i giovani è impossibile instaurare un rapporto di carattere culturale perché i giovani vivono nuovi valori con cui i vecchi valori nel nome dei quali io parlo sono incommensurabili."
Pasolini durante un'intervista sul set di "Salò o le 120 giornate di Sodoma"

"Io che ricordo i suoi grandi ottimismi posso capire che non possa che essere pessimista e scettico."
Un suo compagno di classe durante la trasmissione del 1971 "III B facciamo l'appello" condotta da Enzo Biagi

Nella parte finale della sua vita Pier Paolo era pervaso da pessimismo e rassegnazione. Guardava all'Africa come ultima oasi per cercare l'autentico e il genuino. Grandissimo precursore e profeta.

Cristiano Esposito
   

giovedì 1 settembre 2011

Massimo Troisi, il comico

Le parole di Milan Kundera e di Stefano Benni calzano a pennello per il nostro comico dei sentimenti. E per l'epoca in cui viviamo. Leggere per credere.




 
I veri geni del comico non sono coloro che ci fanno ridere di più, ma coloro che svelano una zona sconosciuta del comico.

Milan Kundera, L'arte del romanzo, 1986


"Quand'ero il principe dei comici, tanti anni fa - proseguì Grapatax - sapevo ascoltare la celeste musica del riso. Potevano esserci duemila persone in sala, ma io distinguevo le risate una a una, come strumenti diversi. Le grasse, le gutturali, le timide, le riflesse, le sbracate, le represse, le entusiaste, le amare. A volte sintonizzavo le mie battute su una sola di esse: la più sincera, la più cristallina. Oppure ne individuavo una incerta, di qualcuno che era venuto maldisposto, e la ascoltavo crescere, diventare più convinta, dispiegarsi, ed era il mio trionfo. Avvertivo se qualcuno rideva in anticipo o in ritardo, se un altro rideva per la risata del vicino, o perché travolto dalla vertigine del suo stesso riso. In questa varietà di risate io immaginavo che tutti si liberassero delle loro paure, dei pregiudizi, dei luoghi comuni. Mi sentivo un medico ottimista, un mago onnipotente, un amico fidato. Era vanità? Era presunzione? Forse. Ma era la mia vita. Poi vennero gli anni del Regime. Sentii che qualcosa stava cambiando. La musica non era più così varia. Le risate presero ad assomigliarsi tutte. Bastava una semplice allusione perché tutti pensassero alla stessa cosa, e ridessero nella stessa tonalità. E anche il sapore era diverso. Come... se ridessero con la bocca piena. Cercai di provocarli, allora. Le cose di cui ridete, dicevo, possono uccidervi. Il riso è misterioso: disubbidiente e conformista, socievole e solitario, inquieto e stupido, razzista e rivelatore. Attenti al Grande Supermercato del Riso, alle Offerte Speciali per tutti. Siate i comici di voi stessi. Fatevi da soli il vostro humour quotidiano. E loro ridevano."
 
Stefano Benni, Baol, 1990