venerdì 18 gennaio 2013

Massimo Troisi e Pino Daniele, portatori sani di napoletanità

'O SSAJE COMME FA 'O CORE

Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
e primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core. 
"A me, a me!"
'O ssaje comme fa 'o core
quann' s'è annamurato.

Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo e me ricev' 
"comme sarrà successo ca è fernuta?"
Ma je nun m'arrenn'
ce voglio pruva'.
Po' se facette annanze 'o core e me ricette
"Tu vuò pruvà? E pruov', je me ne vac'."

'O ssaje comme fa 'o core
quann s'è sbagliato. 

Poesia di Massimo Troisi musicata da Pino Daniele e inserita nell'album "Sotto 'o sole", del 1993.

 
Non c'era approdo umano o artistico, congeniale alla sua idea della vita e della professione, dove il cuore di Massimo non arrivasse "prima" degli occhi. 'O ssaje comme fa 'o core: la sensibilità di un vero artista arriva sempre prima del contatto fisico, materiale. Lo avevo conosciuto quando faceva parte del gruppo La smorfia, alla trasmissione Non stop. Ma, stranamente, mi sembrò, e forse sembrò a tutti e due, di esserci già incontrati. Dove? Nella regione impalpabile del cervello e dei sentimenti. Non è forse vero che "primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie", 'o core già s'è fatto avanti? Sentivamo che tutti e due ci eravamo incamminati lungo la stessa strada. Essere napoletani era per noi un ancoraggio formidabile, ma poi bisognava sganciare la cima e navigare in mare aperto. 
La scommessa è quella di conservare il modo di essere napoletani (radici, valori essenziali, consapevolezza dell'appartenenza) con l'apertura alle esperienze che vengono vissute, nel campo che ti riguarda, anche nel resto del mondo. Io e Massimo, ciascuno a modo suo, inseguivamo questa scommessa. Confrontarsi con gli altri e, se possibile, dare e prendere i rispettivi influssi positivi.
Quando ci conoscemmo, il più era già fatto, per le nostre relazioni. Eravamo "già" amici, perché andavamo nello stesso senso. Mi stette vicino, quando subii l'intervento (anche Pino ha avuto seri problemi cardiaci, ndr). Una presenza assidua e discreta, che mi ha aiutato non poco a riprendermi e a ricredere nel futuro. Quel singolare rapporto nostro, cresciuto su una sintonia di fondo, preesistente alla nostra conoscenza diretta, è andato avanti fino alla sua morte. E, non è retorica, per me dura ancora. Voglio dire, semplicemente, che per me è come se Massimo fosse ancora vivo e presente nelle mie giornate. Faccio finta che "ce simmo appiccecati", che abbiamo litigato, e che per questa minima ragione non ci vediamo più. Con la consapevolezza che poi questa banale ragione sarà superata.
Pino Daniele






Noi cerchiamo di non essere banali nella napoletanità, ma neanche a tutti i costi di andare oltre. Bisogna essere quello che uno è, con naturalezza. Vedi Pino, per esempio, gli ho visto tirare fuori musica e parole con una semplicità incredibile, a me sembrava un mostro. In moviola per esempio c'era una musica francese da fare. L' ha fatta davanti a me con la chitarra, e lui non è un mostro, è un guaglione normale, ma questa cosa gli viene con una tale semplicità...
 Massimo Troisi
  
E Troisi, si riconosce in Pino Daniele? "Sì, l' ho sempre pensato, anche quando non c' era questa collaborazione, ma ancora prima quando ancora stavo con la Smorfia. A "Non-stop" Pino venne come ospite, per la prima volta, e non so perché m'aggio sempre identificato musicalmente con Pino, che per me è come un Eduardo della canzone, non tanto come cultura precisa, ma come sentimento. Mi è sembrato sempre quello più vicino a me musicalmente. E' un po' l'Eduardo della canzone, un musicista che riesce a tirare fuori napoletanità e sentimento senza cadere nel folklore o nel partenopeo a tutti i costi. Per dirla all'inglese è una questione di feeling. Il fatto è che mi sono fidato pure perchè non capisco niente, voi sapete il mio orecchio a che cosa può arrivare... E' capace che se cade una pentola, la prendo per un concerto di Joe Cocker... Per questo alla fine chiesi la collaborazione di Pino. Con Pino ci capiamo. Gli ho solo raccontato la storia, e ha scritto la canzone e le musiche giuste, solo sul racconto. Ha scritto la musica ideale (per Le vie del Signore sono finite) senza aver avuto bisogno di vedere un metro di pellicola. Certo in queste cose c'è un margine di rischio, perché al di là della stima reciproca io potevo fare un film bruttissimo, e non ho detto che non sia così, e Pino poteva fare delle musiche tremende. Ma nella vita bisogna pure fidarsi di qualcuno. Se uno le cose le fa con divertimento con una persona che gli fa piacere di farle, si risparmia il cinquanta per cento di fatica. E Pino si è preso l' impegno immediatamente di fare queste musiche. Prima con i miei film Pino aveva avuto meno opportunità di esprimersi, perché c' era talmente tanto parlato...non restava neanche il tempo di bussare alla porta proprio perché io ci parlavo sopra. Qua c'è la possibilità perfino di fargli cantare la canzone."



Arrivati a Viareggio fui preso, naturalmente, dal desiderio di vedere il mare. E arrivati sulla spiaggia, mi tolsi scarpe e calzini, mi arrotolai il pantalone sulle caviglie e cominciai a passeggiare dove le onde si sdraiavano lente sulla sabbia... Massimo, fingendo grande preoccupazione per le mie sorti, s'avvicinò calmo ma solenne e, come se si rivolgesse a uno pronto a tuffarsi, mi disse: "Nun t'alluntanà, eh...".
Pino Daniele 


Pino ha scritto ed eseguito le musiche per le colonne sonore di tre film di Massimo: Ricomincio da tre (1981), Le vie del Signore sono finite (1987) e Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991). Massimo di queste collaborazioni ha detto, con la sua solita ironia (in presenza di Pino): "Io ho fatto tutti i film per le musiche di Pino Daniele. Dicci la verità, dai, Pino! Noi lavoriamo così. Lui fa le canzoni, mi chiama e dice: "Allora io nelle parti più accussì, più malinconiche ci faccio le parti più drammatiche, quando la musica è svelta ci faccio le battute e sono anni che andiamo avanti così. Come scrive 'na canzone io ci faccio 'nu film comico." A Massimo sarebbe piaciuto anche scrivere una commedia musicale lavorando appunto con Pino.
 
Ho sempre avuto la sensazione, guardando un film di Massimo o ascoltando un brano di Pino, di essere di fronte alla stessa cosa, allo stesso modo di dire le stesse cose, alla stessa arte e poetica. Ho sempre ritenuto Pino (nato il 19 marzo, due anni dopo Massimo ma curiosamente lo stesso giorno del mese successivo) il corrispettivo di Massimo in musica, almeno fino al 1994. Nelle apparizioni insieme Massimo, introverso ma comunque più intrattenitore, sovrastava Pino, anch'egli timido e riservato ma ottima spalla delle sue gag. Entrambi condizionati in un modo o nell'altro dal ritmo non regolare del proprio cuore, fantasioso e un pò matto. Entrambi paragonano l'altro ad Eduardo, artisticamente parlando. Entrambi portano in giro per il mondo la napoletanità che sento più mia, come quasi nessun artista partenopeo oggi riesce a fare. Quella napoletanità che Massimo incarna magistralmente, e che lo stesso Pino ha saputo definire così bene: "La napoletanità autentica deve essere coltivata con discrezione, con cura, sforzandosi di eliminarne le parti superflue o ridondanti, frutto di un eccesso di gusto barocco, per arrivare, se possibile, alla essenzialità di sentimenti e pensieri che, una volta colti nel modo giusto, si mostrano fragili e delicati". Quanto è difficile oggi veder veicolata questa napoletanità, quella più autentica e genuina. Io mi affido ancora a loro.

Cristiano