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martedì 30 giugno 2015

La mia "Annunciazione" dei giorni nostri letta "A casa di Massimo Troisi" (VIDEO)

Tra le tante emozioni che normalmente mi dà un raduno questa volta se n'è aggiunta una speciale. Leggere una mia piccola rivisitazione de "La natività" in un posto come "A casa di Massimo Troisi" a San Giorgio a Cremano, tra gli oggetti di Massimo, e strappare pure qualche risata e qualche applauso è stata una piccola grande soddisfazione per me. E insieme ai colleghi del master di "Drammaturgia e cinematografia" ad ascoltarmi e a sostenermi c'eravate voi, gli Amici di Massimo, rendendo il tutto ancora più stupendo. Allego il video della mia lettura, che qualcuno mi ha chiesto, a questo post. Ed anche l'articolo de "Il giornale di Napoli" che ha scritto del nostro raduno il giorno successivo. In attesa di riordinare e pubblicare foto e video della nostra visita alla spiaggia di "Scusate il ritardo", ringrazio tutti davvero di cuore.
Cristiano






                                  

martedì 28 aprile 2015

"Crescete e moltiplicatevi": Enzo Decaro saluta gli "Amici di Massimo Troisi" (VIDEO)

Massimo Troisi Enzo Decaro Lello Arena La Smorfia
Il caso ha voluto che mi trovassi a lavorare su un set con Enzo Decaro. Girare qualcosa con lui, ammirare come lavora da vicino è stato davvero affascinante. Quando poi, durante una pausa, mi ha chiesto lui spontaneamente come procedesse l'avventura del nostro gruppo ci siamo sciolti in una appassionata discussione su Massimo e sulle nostre attività. Mi sono così accorto che le nostre opinioni a riguardo convergono su numerosi punti. Poi, come promesso, ho fatto filmare questo breve saluto a tutti voi. Visibilmente emozionato quando ha visto quel viso stampato sulla mia maglietta, Enzo ci ha invitato a crescere e a moltiplicarci, incoraggiandomi poi a continuare a portare alto il nome di Massimo come faccio da tanti anni. Sono, siamo tutti qui per questo.
Cristiano

                              
enzo decaro amici di massimo troisi
 

mercoledì 20 agosto 2014

Massimo Troisi: il sorriso per stemperare i limiti e i timori di ogni essere umano

Intervento d’introduzione e commento relativo alla proiezione del docufilm Non ci resta che ridere, avvenuta lo scorso martedì 12 agosto presso l’ex Convento dei Minimi di Roccella Jonica (RC)
 
L’incontro di questa sera vuole essere un’occasione per riflettere su quanto sia evidente al momento attuale, all’interno del mondo dello spettacolo come nella vita di ogni giorno, il vuoto lasciato dalla scomparsa, avvenuta vent’anni fa, di una personalità certo particolare, per non dire unica, come è stata quella di Massimo Troisi, tant’è che oggi vi sono molti suoi imitatori ma nessun vero e proprio erede. Molti hanno tentato di accostarsi alla sua figura, ricavarne una qualche ispirazione, compiaciuta e compiacente, ma nessuno è riuscito a riproporre quel suo modo di porsi in scena così schivo ed elegantemente naturale, il suo umorismo sottile e discreto, intriso di forte umanità. E questo perché nella stessa persona coesistevano tre elementi perfettamente combinati fra loro senza che l’uno prevaricasse sull’altro, formando un ensemble empatico di rara efficacia, ovvero la maschera, l’uomo e il divo. Quest’ultima condizione era una naturale conseguenza, senza alcuna artificiosità preposta al riguardo, della grande notorietà assunta da Troisi man mano che la sua carriera andava avanti, in particolare dopo il debutto cinematografico, regista, attore e sceneggiatore (insieme ad Anna Pavignano), con Ricomincio da tre, 1981.
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Prima vi erano state le esperienze teatrali con Enzo Decaro e Lello Arena (I saraceni, poi divenuti La Smorfia), che dal palcoscenico verranno trasferite, tra la seconda metà e la fine degli anni 70 , in una serie di spettacoli televisivi (Non Stop/Luna Park), per una messa in scena apparentemente elementare, ma idonea a richiamare in egual modo tanto le caratteristiche proprie della tradizione napoletana quanto quelle del cabaret.
Con il suo folgorante esordio cinematografico Troisi si è calato nei panni di un moderno Pulcinella, riallacciandosi alla “napoletanità” come riferimento culturale, ma liberandola da preconcetti o sovrastrutture retoriche e ciò viene opportunamente sintetizzato dai versi di una nota poesia di Benigni dedicata all’amico Massimo: “Con lui ho capito la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino e non mi ha mai parlato della pizza e non mi ha mai suonato il mandolino”. Se la mimica facciale e gestuale, pur con una certa compostezza, poteva ricordare il grande Totò, è indubbio, anche se è bene sottolineare come lo stesso Troisi abbia sempre mantenuto le distanze dal confronto, che il suo essere attore, i suoi monologhi sapientemente diluiti, con accorte pause e caratteristici borbottii, rivelassero una certa assonanza con Eduardo De Filippo. Un confronto reso possibile anche da una particolare ironia venata di amarezza e malinconia, idonea a celare le contraddizioni di un uomo del Sud che vorrebbe superare l’atavica rassegnazione e i luoghi comuni che gli pesano sul capo, e con fatica si appresta adEnzo Decaro, Lello Arena, Massimo Troisi accettare il nuovo che si fa avanti, in particolare lasciandosi alle spalle il fardello del facile folklore. Troisi ha quindi affrontato nelle sue opere una raffinata introspezione dell’animo umano e dei sentimenti, rappresentando tematiche complesse quali in primo luogo l’insicurezza della propria generazione, che, tra timori e dubbi, sembrava soffocata o comunque spaventata dai suoi stessi sogni ed ideali espressi poco prima, ritirandosi confusa nel tranquillo buon nido borghese, avvolti e protetti dalla bambagia delle proprie idiosincrasie.
Nel docufilm che vi proponiamo questa sera, Non ci resta che ridere, diretto da Carlo Reposo, potrete assistere ad una serie d’interventi televisivi dell’artista partenopeo, interviste, semplici comparsate, e lo si è scelto proprio per evidenziare quella coincidenza di cui vi ho parlato prima, fra maschera, uomo e divo.
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Troisi, infatti, avesse o meno un copione alle spalle, poneva il suo modo d’essere di fronte ai vari accadimenti, quali la notorietà improvvisa o il clamore suscitato dalla sua disinvoltura nel fare cinema, sfruttando la capacità di trasformare le incertezze registiche in empatia.
Lo vedremo duettare con Pippo Baudo, offrendo spesso alla diretta televisiva un’atmosfera piacevolmente surreale e poetica, affrontare problematiche di natura politica o prendere in giro, con fare sottile ed insinuante, Gigi Marzullo.
Prima della proiezione, potrete poi ascoltare Raffaele Vigliarolo al pianoforte, che eseguirà il tema portante (Luis Bachalov, Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco e Paolo Margheri, Oscar 1996 miglior colonna sonora) dell’ultimo film interpretato da Troisi, Il postino, diretto da Michael Radford, che possiamo tranquillamente considerare come il testamento cinematografico di un uomo che ha saputo porre la sua arte al servizio della vita, e ci ha fatto capire come, a volte, con un semplice sorriso sia possibile stemperare la consapevolezza dei limiti e dei timori propri di ogni essere umano.

Antonio Falcone 
  

sabato 16 agosto 2014

Lello Arena su "Scusate il ritardo" e "No grazie, il caffé mi rende nervoso"

"Massimo è parte di me. Non appartiene solo al mio passato, è nel mio presente e sarà nel mio futuro. Parlo sempre volentieri di lui. Troisi spesso mi dipingeva come il Tonino di "Scusate il ritardo". Mi diceva: "Tu sì troppo affettuoso, non te ne rendi conto. Sembra un pregio ma nun è accussì". Ma ho sempre pensato che lo dicesse per prendermi un po' in giro. Mi sarebbe dispiaciuto se avesse dato la parte a un altro. Ora che sono passati tanti anni e riesco a guardare il film con distacco, posso dire che ci sono dei momenti formidabili come quel lungo piano sequenza col dialogo tra Vincenzo e Tonino sotto la pioggia".

"In "No grazie, il caffé mi rende nervoso" interpreto Michele, un giornalista. Credo che ormai una figura del genere non esista più, scriveva i necrologi e assemblava la pubblicità. Inizialmente il film doveva avere più personaggi: la Loren, la De Sio, Pino Daniele. Sarebbero morti tutti per mano di Funiculì Funiculà, come Troisi e Senese. Poi le cose sono cambiate, sono aumentate le situazioni comiche. I fan mi hanno chiesto spesso un sequel. È pronto da un paio d'anni, anche se per ora è rimasto nel cassetto. Ma la storia c'è, anche perché l'idea che Napoli non debba cambiare, su cui si poggia il film, c'è ancora". 

Fonte: Repubblica.it 

    

lunedì 11 agosto 2014

Enzo Decaro: "Non esiste nessun erede di Massimo Troisi"

Con la frase sugli emigranti di "Ricomincio da tre", Troisi fece un’analisi sociologica che vale più di mille convegni. E quando chiedevano a Massimo se si sentisse l’erede di Totò o De Filippo lui si metteva a ridere e diceva: "Ma poveri loro a essere accostati a me!". Posso dire che non esiste nessun erede di Massimo”.

Enzo Decaro 


Giusto, Enzo. Fai bene a specificarlo, magari qualcuno avrà preso un abbaglio.

Cristiano

 

giovedì 7 agosto 2014

Non dimenticate, assieme all'acqua e il gas aperti, il grande Renato Barbieri

Vi propongo oggi un breve video di Renato Barbieri che illustra il Centro Teatro Spazio a San Giorgio a Cremano, con a chiudere "La smorfia" nel suo periodo d'oro. Massimo iniziò a fare teatro sotto l'ala protettiva di Renato, che fingendosi suo zio gli firmava le giustifiche dei filoni a scuola e lo aiutava in tante cose... Con le sue risorse si arrivò al Centro Teatro Spazio. Ingiustamente poco ricordato, lo faccio io con tanta stima e riconoscenza. Uno che viveva di passioni, per il teatro, i burattini (veniva chiamato anche all'estero ad esibirsi con le sue marionette) e lo spettacolo in generale. Proprio come noi.

Cristiano


                                                   

mercoledì 8 gennaio 2014

L'innocenza travolgente di Massimo Troisi secondo Gennaro Calabrese

massimo troisi premiato“La comicità di Massimo era fatta di un’innocenza che travolgeva il suo pubblico che ancora oggi non ha dimenticato la sua malinconia, il suo garbo, l’essere un attore comico ma dei sentimenti. Era un eterno fanciullo che amava il suo lavoro ed era particolarmente attento al suo cinema con il quale lanciava messaggi in forma comica ma senza limiti o etichette. Per me è un onore ricevere questo premio che mi sprona a continuare quel percorso fatto di studi e ricerca necessario per chi vuole fare questo travolgente mestiere. Non è facile far ridere senza cadere nella volgarità ma come diceva Leopardi, chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo”.

Gennaro Calabrese, attore comico, vincitore del Premio Massimo Troisi per il cabaret

martedì 25 ottobre 2011

Come piazza Garibaldi a San Giorgio a Cremano divenne piazza Massimo Troisi

E Troisi scalzò Garibaldi (dopo il sondaggio dal barbiere)

Il vantaggio della cattiva memoria è che si gode parecchie volte delle stesse cose per la prima volta (Friedrich Nietzsche)

La piazza fu un successo del sindaco prima dell'Oscar. Ora è il ritrovo dei ragazzi Il primo cittadino: Non volevo aspettare i tempi della burocrazia. Mi hanno accusato di avere usato Massimo in modo massiccio. È vero, ma l' ho fatto per la città La sorella: È strano pensare che un ragazzino come lui, cresciuto in una famiglia semplice, uno come tanti, sia arrivato a dare il nome alla piazza dove siamo vissuti

Il sondaggio informale affidato a Romanelli, il barbiere, registrò un generale consenso e due irreversibili no: due anziane sorelle affacciate sulla piazza che non volevano saperne di rinunciare a Garibaldi per Troisi. E che per lungo tempo ancora avrebbero spedito lettere di protesta in Comune. «Si vede che Massimo gli aveva rotto un vetro giocando a pallone da bambino...», sorride Aldo Vella, a quei tempi sindaco. I negozianti, invece, che pure avrebbero avuto le maggiori seccature burocratiche dal cambio di indirizzo, nell' «inchiesta» condotta tra schiuma e rasoio risultarono ampiamente favorevoli. Qualcuno addirittura entusiasta di lì a poco avrebbe ribattezzato il locale: bar Piazza Massimo Troisi. Lo slargo al centro di San Giorgio a Cremano dove l' artista ha abitato da bambino, a poche centinaia di metri dai luoghi in cui è cresciuto, ha recitato, ha fondato la Smorfia, ha ambientato il primo lungometraggio (Ricomincio da tre), è costantemente tornato (dopo il trasferimento a Roma) per la tombola a Natale e le feste in famiglia, da oltre vent' anni porta il suo nome, ed è ancora meta del pellegrinaggio di fan, turisti, amici. Alcuni tra i colleghi anche celebri del mondo dello spettacolo «quando si trovano a Napoli fanno uno squillo e passano di qui, vengono a prendere un caffè a casa», a due strade di distanza, racconta Rosaria, che tra i fratelli è quella che più si è fatta carico della memoria di Massimo. «È ancora molto strano per me pensare che un ragazzino come lui, cresciuto in una famiglia semplice, uno come tanti, anzi più fragile degli altri - per la febbre reumatica che da piccolo gli indebolì il cuore, ndr - sia arrivato a dare il nome addirittura alla piazza in cui abbiamo vissuto». Nessuna immagine dei sei fratelli Troisi bambini. «Non la tenevamo neanche, la macchina fotografica», spiega Rosaria. Ricordi, però, a migliaia. «Abitavamo lì - indica il vuoto - prima che palazzo Bruno crollasse. Le finestre del terzo piano a sinistra», mostra una vecchia cartolina riprodotta in un libro. «Mamma per farci salire in casa la sera s'affacciava sulla piazza e chiamava. Prima noi femmine, i maschi potevano restare a giocare di più, e io li invidiavo...». A mezzogiorno di una domenica di un autunno che pare estate «mieze e' Tarall» il sole è implacabile. S'è chiamato per decenni così, largo Taralli, prima e anche dopo l' unità d' Italia, questa conca che è il nodo di San Giorgio a Cremano, provincia incollata a Napoli, alla confluenza irregolare di colate di lava del Vesuvio. «'ncopp ai Taralli» anche si diceva, conservando il nome della famiglia che un tempo possedeva questo pezzo di terra vulcanica in pendenza. Nessuno ha davvero mai detto: «Incontriamoci in piazza Garibaldi». Adesso invece, dall'inaugurazione - l' 11 gennaio 1997 alla presenza di cittadini, familiari e dell'allora ministro dell'Interno Giorgio Napolitano -, soprattutto i ragazzi più giovani si ritrovano dalle parti di piazza Troisi. Un avvallamento senza ripari di alberi o pensiline, un parcheggio all'aperto su un versante, l'uscita della ferrovia circumvesuviana, corso Roma, le strade strette di alimentari e piccoli negozi, un'edicola della Madonna e al centro una sorta di anfiteatro piastrellato e delimitato da gradoni bassi in cui può venir bene una partita di calcio o un raduno di adolescenti dopo il tramonto. Di giorno, però, è più comodo girarci intorno. «Piazza tormentata - ammette l' architetto Vella, che pure da sindaco tentò una sistemazione -. Nell' 800 incrocio di viali alberati, tranciati dalla vesuviana a metà del Novecento», non ha ancora trovato la sua forma definitiva. L'ultima ristrutturazione nel 2005, ora un nuovo stanziamento statale di mezzo milione di euro per «completare i lavori». Durante il suo mandato, contemporaneo alla vittoria del centrosinistra di Bassolino a Napoli nel ' 93, Vella lavorò molto sull' identità di quella che definisce la «città vesuviana», l'agglomerato che unisce San Giorgio a San Sebastiano, Portici, Ercolano, intrecciando strade e sovrapponendo confini. «Allora era considerato un prolungamento della periferia residenziale di Napoli, ma in ognuno di questi Comuni esiste un paese con una sua storia», che voleva distinguersi dal destino della metropoli. Nella ricostruzione di un percorso autonomo, Massimo Troisi ha un ruolo inconsapevole e determinante. Alla sua morte, il 4 giugno 1994, è senza dubbio il cittadino più rappresentativo di San Giorgio a Cremano: il Comune non vuole aspettare i tempi della burocrazia per celebrarlo e farne il punto di riferimento per la rinascita. «Mi hanno accusato di averlo usato in modo massiccio - si autodenuncia l' ex sindaco -: è vero, ma l' ho fatto per la città». La decisione di intitolargli la piazza centrale in tempo per la partecipazione del Postino alla Notte degli Oscar - candidato postumo a miglior film straniero - attira critiche e veti. A partire dalla Società di Storia Patria di Giuseppe Galasso. A sbloccare l'assegnazione è un'amica giornalista, fan di Massimo, che procura a Vella un'apparizione al Maurizio Costanzo Show . Due giorni prima della serata di Los Angeles (era marzo 1996) e del maxischermo previsto in piazza, arriva la telefonata che dà il via libera: la targa di Troisi prenderà il posto di Garibaldi (e il sindaco sarà involontario eroe dei neoborbonici). Nucleo del paese ed epicentro di tutte le attività di Massimo ragazzo: da quella piazza, Troisi avrebbe fatto pochi metri anche dopo il trasloco della famiglia. Nella finzione di Ricomincio da tre, in cui la religione diventa attesa del miracolo, il padre del protagonista, Gaetano, si premura di dare l'indirizzo giusto alla statua della Madonna che prega perché gli ricresca la mano: «Via Cavalli di Bronzo 31», scandisce. È il condominio dove, nella realtà, i sei fratelli sono stati fino al ' 72, gli ultimi anni in cui la famiglia è rimasta unita e serena. In quel palazzo Massimo si è ammalato al

cuore; nella sua stanza - di nuovo a letto con la febbre - ha assistito, appena diciassettenne, alla morte improvvisa della mamma, che gli era accanto per curarlo. È stata soprattutto Rosaria, di otto anni più grande, a prendersi cura di lui. Una storia drammatica, ma anche di grande orgoglio: «Chi avrebbe immaginato tanto successo... Quando sono andata in America per gli Oscar pure al controllo passaporti sapevano chi era Troisi, mi dicevano The Postman ...». Rosaria da sempre scrive, ha recitato in teatro, adesso è alle prese con un volume (Oltre il respiro. Massimo, mio fratello, insieme a Lilly Ippoliti, per le Edizioni Iacobelli, uscirà il 10 novembre) che racconta l' infanzia dei Troisi attraverso una mappa delle case di San Giorgio che hanno abitato, affrontando per la prima volta i ricordi - come la morte della madre - più dolorosi e intimi. Se non ha potuto studiare all'Università né lavorare, Rosaria è però incredibilmente toccata dalla stessa grazia del fratello: uguale sensibilità poetica, impressionanti tempi comici. Un dono di famiglia che ha contagiato anche il marito, Luigi, fidanzato di sempre e fonte di ispirazione di celebri gag: quella di Lello Arena che citofona e prima ancora di avere risposta è già dietro alla porta di casa, per esempio. Molto della vicenda artistica di Massimo nasce in questi pochi metri di Vesuvio, tra parenti e amici. Ricomincio da tre, di cui quest' anno si celebra il trentennale, è stato girato in gran parte nella villa Vannucchi, a due isolati dalla piazza, allora celata dai ponteggi, oggi riscoperta e ristrutturata. E anche la celebre battuta finale, pronunciata da Gaetano a Firenze, quando propone a Marta il nome da dare al bimbo che nascerà - «Avevo pensato Ugo... così ' o guaglione viene più educato, Massimiliano viene scostumato, è proprio il nome... ' a mamma prima ca' o chiamma Mas-si-mi-lia-no ' o guaglione chissà aro' sta ...» - è nata in un altro luogo familiare, la bottega di Giorgio Romano, detto «Romanelli», barbiere del quartiere dal quale Troisi padre non è mai riuscito a pagare un taglio o una rasatura. Omaggio alla famiglia, ma anche sincero affetto della comunità. Qui c'è il record mondiale d'abitanti per km quadrato. San Giorgio a Cremano è il più piccolo dei Comuni vesuviani, incollato alla periferia orientale di Napoli, oltre 47 mila abitanti. Sviluppatosi tra i '60 e i '70 come appendice residenziale della città per accogliere la piccola e media borghesia in uscita dal capoluogo, nell'espansione si è saldato con i comuni limitrofi di Portici, soprattutto, ed Ercolano e San Sebastiano al Vesuvio, in un'area che registra una delle densità di popolazione più alte del mondo (il record è di Portici: 12 mila abitanti per km quadrato). L' artista Massimo Troisi nasce a San Giorgio a Cremano, Napoli, il 19 febbraio 1953. Figlio di un macchinista ferroviario, ha cinque fratelli. La mamma muore quando ha 17 anni. Massimo recita sin da ragazzino, fonda i primi gruppi teatrali a San Giorgio (tra cui «La Smorfia» con Lello Arena e Enzo Decaro), approda alla tv. Il primo lungometraggio è «Ricomincio da tre» nel 1981 (David di Donatello come miglior film e miglior attore), seguono tra gli altri «Scusate il ritardo», «Non ci resta che piangere» (con Benigni), i lavori con Scola come «Il viaggio di Capitan Fracassa». Nel 1994, benché la malattia al cuore si sia aggravata Troisi porta a termine le riprese de «Il Postino», con Philippe Noiret: uscirà postumo. L' attore muore il 4 giugno 1994 per una crisi cardiaca a casa della sorella Annamaria a Ostia.

Coppola Alessandra
 

Corriere della Sera, 23 ottobre 2011
    

lunedì 11 aprile 2011

Massimo Troisi: uno vero, allergico all'artificiale. Aneddoto inedito per "Amici di Massimo"

Due mesi fa a Torino ho incontrato Gaetano Daniele, amico fraterno di Massimo Troisi e produttore con lui di quasi tutti i suoi film. Collaborò con Massimo dai tempi del Centro Teatro Spazio, per poi fondare con lui la casa di produzione "Esterno Mediterraneo".
Gaetano è una presenza molto discreta e cordiale. Mai una parola di troppo; non a caso è stato uno dei più grandi amici di Troisi.
Colgo l'occasione per ringraziarlo per la sua sensibilità e per la disponibilità, e per la gentile concessione del seguente aneddoto inedito, che mi ha svelato in esclusiva per questo blog. 
    
"Quando Massimo recitava per La Smorfia, durante le riprese di Non Stop, avvenute a Torino nel 1978, indossava un'unica calzamaglia nera. Era di lana. Era l'unica calzamaglia che aveva e che lavava raramente per forza di cose: le repliche, fortunatamente, si susseguivano numerose e gli spostamenti da una piazza all'altra erano continui, cosicché il tempo mancava. Tant'è che, per una serata al locale Centralino in via delle Rosine, visto che la calza di lana era sporca, se ne comprò un'altra. Una calzamaglia sintetica.
Una sera, quando andò in scena, proprio mentre recitava "L'annunciazione", iniziò a sentirsi male: "E la barca tornò sola, e la barca tornò sola..scusate un momento". Si alzò dalla sedia, andò dietro le quinte e svenne. Tutto per colpa delle calze sintetiche: gli sembrava di non respirare dentro quelle calze! La cosa buffa è stata che chiese scusa al pubblico e andò a svenire di nascosto.
Per scaramanzia, da allora, continuò ad usare le solite calze nere di lana."
  
In un piccolo episodio come questo è racchiusa una personalità autentica, allergica a ciò che nella vita risulta soffocante e finto.

Annalisa

Come sempre per le cose di Massimo, ho accolto questo aneddoto con l’emozione di una scoperta di casa, di famiglia, una caratteristica custodita da un mio antenato. Come l’ennesima delicatezza di un cuore e un corpo che…non potevano vestire sintetico, artificiale. La finzione, in tutte le sue sfumature e in qualunque forma, non potevano esistere nell’animo di Massimo!

Straordinario il suo chiedere scusa e andare a svenire di nascosto, quasi anomalo in questa società dell’ostentazione. Di fronte a simili “racconti”, soprattutto oggi, trovo quasi ovvia la dipartita del nostro. Penso davvero che Massimo non avrebbe voluto sostenere troppo a lungo tanta visibilità, disponibilità a tutti i costi, piaggerìa e opportunismo. Penso che nel tempo, se fosse rimasto tra noi col corpo, avrebbe comunque preso una decisione alla Mina. Avrebbe avvertito chiaramente lo stridore dei tempi interiori con quelli sociali.
 
Anch’io non ho mai tollerato le calzamaglia sintetiche, e non potendo sempre permettermi di andare a … svenire di nascosto, ho smesso di comprarle! Da una vita.

Un grazie immenso, Annalisa, per questi intensi spunti di riflessione!

Daniela
  
 
Un grazie enorme al grande Gaetano Daniele, una persona di Massimo in tutti i sensi: discreto, poco appariscente, sempre generoso e profondo. Lo stesso grazie speciale va alle altrettanto dolcissime Annalisa e Daniela, due amiche e "collaboratrici" eccezionali, tra le bellissime persone che Massimo mi ha dato l'opportunità di conoscere.


Cristiano



lunedì 4 aprile 2011

Massimo Troisi e Renato Barbieri ancora insieme dietro le quinte, lassù...

"Quando morì, fui preso dallo sconforto. Non andai al funerale, ma aprii il Centro Teatro Spazio come gesto simbolico.
Le strade di San Giorgio a Cremano erano affollate da un fiume di gente che arrivava dappertutto ed io ero lì, nel nostro teatrino, perché così lo volevo ricordare. Vennero tantissime persone a visitare il Centro, tra cui alcuni giornalisti che mi intervistarono, ma io in quel momento non ero in grado di dire nulla.
Massimo è “finito” il 4 giugno del 1994, a soli 41 anni di età. Benché io sappia benissimo che lui non c’è più, per me è ancora qui dentro, al “Centro Teatro Spazio”: lo vedo dietro le quinte, pronto ad apparire in qualsiasi momento per darmi un suggerimento, o propenso a stupirmi con qualche sua battuta esilarante. Noi abbiamo perso una colonna portante del nostro centro ma non il suo spirito, non il suo ricordo, che aleggia ancora intorno a noi."


Renato Barbieri
Dall'intervista per la mia tesi di laurea "La Smorfia di un Pulcinella senza maschera: il teatro di M. Troisi", Dicembre 2003.


Ecco come Renato voleva tenere accanto a sé Massimo Troisi.
Tra le mura del Centro Teatro Spazio, il teatrino di San Giorgio a Cremano; io lo ascoltavo in penombra, incantata, come una bambina di fronte ad un narratore di fiabe. 
Renato Barbieri non mi conosceva, ma si è aperto come un libro e mi ha parlato per ore ed ore. Un'intervista lunga e commovente dove abbiamo ripercorso la sua storia,  tutto il percorso artistico intrapreso con Massimo Troisi ed i ragazzi del Centro Teatro Spazio. Anch'io ho quindi attinto dall'inesauribile fonte di energia e di informazioni, racchiusa nel burattinaio più dolce, onesto ed elegante che abbia mai incontrato: Renato Barbieri.

Purtroppo due settimane fa anche Renato ci ha lasciato. Mi disse che Massimo era stato come un figlio per lui e che poi, gli è mancato. Anche a noi manca Massimo, e mancherà tanto anche Renato. Ora mi piace pensarli insieme, in un mondo migliore rispetto al nostro. Un mondo senza sofferenza, dove si possa recuperare il tempo perduto.

Buon viaggio, amico.

Annalisa Erriu

sabato 27 novembre 2010

In edicola “Il Grande Troisi. Teatro, tv e cinema” con Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport

Niente di nuovo per noi troisiani (se si eccettuano i libretti interni ai dvd), ma val sempre la pena di segnalare queste iniziative. Bene così :)

Da oggi in edicola, in abbinamento facoltativo con il “Corriere della Sera” e “La Gazzetta dello Sport” a 10,99 € aggiuntivi, una nuova collana di DVD dedicati a Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Roma, 4 giugno 1994). Il primo DVD è dedicato al teatro de La Smorfia.

Tutto il repertorio del poliedrico artista napoletano in una collana di dvd. Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, in collaborazione con Rai Trade e Video Erre, dedicano una collana di dvd al celebre artista Massimo Troisi.

Conosciuto dal grande pubblico come attore, soprattutto di cinema, Massimo Troisi è stato anche regista, attore di teatro e ha partecipato a memorabili programmi televisivi: Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport, in collaborazione con Rai Trade e Video Erre, si propongono di far conoscere tutte le anime del talentuoso interprete napoletano dando spazio al cinema con la filmografia completa, ma anche alla meno conosciuta esperienza teatrale e alle avventure televisive.

I primi tre dvd della collana “Il Grande Troisi. Teatro, tv e cinema” sono dedicati al lavoro messo in scena da La Smorfia, il famoso trio comico formato da Lello Arena, Enzo Decaro e Massimo Troisi, che consacra il talento dei tre nei teatri, nelle scene del cabaret romano e nei programmi televisivi Non Stop, Effetto Smorfia e Luna Park. Si tratta di materiali rari, che permettono di conoscere gli esordi di Troisi nel mondo della comicità e trovarvi la traccia inconfondibile del suo talento.

Le quattro uscite successive sono dedicate alle apparizioni televisive dell’attore: le interviste e i contributi sono una testimonianza preziosa che riunisce per la prima volta il ricco e vario panorama di interventi di Troisi nel mondo televisivo.

Chiudono la collana i film che vedono Massimo Troisi protagonista e, a volte, regista: la filmografia completa, da “Ricomincio da tre” a “Non ci resta che piangere”, da “Pensavo fosse amore e invece era un calesse” a “Le vie del Signore sono finite”, da “Scusate il ritardo” a “No grazie, il caffè mi rende nervoso”, da “Il viaggio di capitan Fracassa” a “Hotel Colonial”, da “Che ora è” a “Splendor” passando per “Il Postino”, l’ultimo capolavoro.

Il primo dvd, dedicato al teatro de La Smorfia, è in edicola da mercoledì 24 novembre. I dvd costano 10,99 euro, oltre il prezzo del quotidiano e hanno cadenza settimanale.
 

domenica 6 giugno 2010

"Nel Massimo ricordo", nella minima informazione. Scusiamo il ritardo?

Avevo preannunciato che questo blog doveva essere anche una voce libera e sincera per tutti gli appassionati troisiani e tale sarà. Già è un "evento" che si organizzino "eventi" in memoria di Massimo Troisi. Se poi quando succede si evita accuratamente di pubblicizzare gli stessi non è che il tutto abbia molto senso. Nei giorni precedenti il 4 giugno, sedicesimo anniversario della morte di Massimo, ho provato a documentarmi in rete su eventuali iniziative commemorative. Niente di niente. La cosa non mi stupiva affatto ed allora non ho approfondito. Il 5 sera mi arriva una mail inerente a Massimo ed ecco che mi è stato segnalato "Nel Massimo ricordo", evento appena consumato in Villa Bruno a San Giorgio. Si parla di canzoni, monologhi e poesie per Massimo. Peccato sia già tutto bello e finito, chissà se almeno nel comune di San Giorgio a Cremano avranno affisso un paio di manifesti. Siamo nell'era della comunicazione globale, si può informare chiunque su tutto in maniera istantanea. A meno che non si voglia organizzare eventi solo per sé e pochi intimi.... Fatto sta che su questa iniziativa per Massimo è uscita un ANSA soltanto a sera inoltrata del 4 giugno, precisamente alle ore 21:28. La notizia è stata ripresa il giorno dopo da un blog campano. Poi nulla più.

Passiamo alle cose positive. C'è da segnalare la commemorazione sincera di Massimo sul principale forum dei tifosi della squadra della Juventus, acerrima nemica del Napoli tanto amato dal nostro. Il che è tutto dire. Viene in mente il verso della poesia di Benigni che dice

""Non si capisce", urlavano sicuri,
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!"

Noi siamo un pò più vicini ai luoghi nativi di Massimo rispetto ai canguri e ai miliardari americani. Cerchiamo di ricordarlo degnamente e magari di informare tempestivamente quando capita di organizzare qualcosa per lui. Oggi grazie alla rete è tutto un gioco da ragazzi. E ci sono tanti laureati in Scienze delle comunicazione ben preparati che sono a spasso, e tanti uffici stampa "ornamentali", come diceva un certo Gaetano. Ogni riferimento al mio percorso di studi è puramente casuale.

Ciao Massimino, da sedici anni ci si diverte più in cielo che in terra.

Buona domenica a tutti.
 
Cristiano