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venerdì 21 novembre 2014

Il racconto filmato del raduno di "Amici di Massimo Troisi", sui luoghi di Massimo e su quelli del cuore (VIDEO)

Sapevo che sarebbe andato alla grande, questo raduno con l'esplorazione di luoghi troisiani, ma non credevo così tanto. Teresa ha coniato l'hashtag #convivialità per le nostre foto insieme su Facebook; credo proprio che renda bene l'idea e sintetizzi efficacemente il tutto. Uno stare insieme legati da una passione genuina e disinteressata che ti fa fare piccole pazzie e affrontare diversi sacrifici, un affetto incondizionato per chi ci ha dato e lasciato tanto. La familiarità che ci fa stare bene insieme e ci dà la sensazione di conoscerci da decenni la dobbiamo alla sensibilità comune per il suo essere artista e persona speciale. E questo fa parte di una socialità che contava molto anche per Massimo fin dalle sue prime attività al Centro Teatro Spazio, che qui ringraziamo per la cordiale ospitalità. Ho montato un breve video con i momenti chiave di due giorni stracolmi di Massimo. E ho rivissuto così le emozioni attimo per attimo. Le parole contano relativamente, lascio spazio alle immagini con la convinzione che, come ci ha detto Rosaria Troisi, "Massimo è davvero contento di tutto questo". 

Grazie di cuore a tutti e alla prossima (presto spero, i progetti ci sono e sono tanti).

Cristiano

 

                                

giovedì 7 agosto 2014

Non dimenticate, assieme all'acqua e il gas aperti, il grande Renato Barbieri

Vi propongo oggi un breve video di Renato Barbieri che illustra il Centro Teatro Spazio a San Giorgio a Cremano, con a chiudere "La smorfia" nel suo periodo d'oro. Massimo iniziò a fare teatro sotto l'ala protettiva di Renato, che fingendosi suo zio gli firmava le giustifiche dei filoni a scuola e lo aiutava in tante cose... Con le sue risorse si arrivò al Centro Teatro Spazio. Ingiustamente poco ricordato, lo faccio io con tanta stima e riconoscenza. Uno che viveva di passioni, per il teatro, i burattini (veniva chiamato anche all'estero ad esibirsi con le sue marionette) e lo spettacolo in generale. Proprio come noi.

Cristiano


                                                   

sabato 10 marzo 2012

Vestire e abbottonare adeguatamente il ricordo. Il minimo che dobbiamo a Massimo Troisi

Angela è uno degli ultimi regali di Massimo, una di quelle persone rare, che non incontravo da tempo. Una di quelle in cui ritrovi la passione più simile alla tua, lo stesso animo e la stessa predisposizione a certe impressioni, sensazioni, emozioni. Dopo dieci anni di "Amici di Massimo Troisi" ho imparato a riconoscerle a naso. Massimo tocca le stesse, identiche corde in noi, come in altri membri del nostro gruppo. E non si può fare a meno di diventare amico di questi "amici di Massimo". Ci si ritrova, ci si confronta e arricchisce, ci si diverte in una strana e stupenda alchimia. E in virtù di una passione vera, calda e genuina, disinteressata e lontana da idolatrie mitomani, riverenze obbligatoriamente politically correct. La passione è la stessa ma ognuno ha la sua personalità, le sue sfumature, il suo carattere. Indipendentemente da Massimo ma più forti, grazie a lui e alla vera passione, di distanze geografiche e anni che passano veloci.
E così ho sentito subito un pò anche mio il racconto di Angela, e sarebbe stato così anche se non avessi fatto parte di quella giornata. Una giornata per Massimo, con Massimo e...i suoi e miei amici.
Cristiano

 
       
Sono trascorsi solo pochi giorni…eppure è già memoria.  
Ve lo dico così: domenica 19 febbraio ho visto Massimo. Non è stato facile, ovvero tremendamente difficile. Provo ad esporre le impressioni e purtroppo l’inquietudine, forse anche un po’ di delusione per quella giornata che resterà sempre nei miei ricordi. 

Arrivata a Napoli in prima mattinata ho continuato il viaggio insieme ai numerosi utenti della circumvesuviana, ancor più felice al pensiero di seguire quel percorso che chissà quante volte Massimo avrà bazzicato. Appena sono scesa dal treno San Giorgio a Cremano, con aria domenicale, era lì. Io felice, ma molto toccata - con un leggero magone che esitava tra l’accettazione e il rifiuto di venir fuori - ho chiesto informazioni circa la distanza tra lo spiazzo in cui mi trovavo, antistante la stazione, e il cimitero che avrei raggiunto a piedi. Fin qui sentivo come una sorta di ossigenazione, un benessere, forse indotto da un vuoto che per un attimo ho creduto si stesse riempiendo. Mi incammino e comincio ad osservare ogni stradina, palazzo, finestra o balcone con una ripresa visiva quasi vorace, compiaciuta ogni tanto dello stupore di qualche passante, che dallo sguardo penso volesse dirmi: “Sì ‘na forestiera?”.
Nel contempo mi godevo la passeggiata quando, ad un certo punto, la strada si apre dando vita ad uno slargo; mi ritrovo così a cercare con gli occhi, il tempo di girarmi e alla mia destra leggo: PIAZZA MASSIMO TROISI. Immetto aria nel petto e respiro; con lo sguardo provo a seguire il perimetro di quello spazio, accompagnata da una gioia profonda che, a tratti, veniva disturbata dal pensiero costante di raggiungere Massimo. Lascio la piazza alle mie spalle e, nell’indecisione, imbocco la strada che più mi invoglia; con aria alquanto divertita e coccolata dagli sguardi dei sangiorgesi, continuo nel mio viaggio. Avevo dimenticato il calore e la premura di quella gente.  Singolari effetti sortivano i signori anziani, in particolare uno di loro al quale ho chiesto informazioni sul percorso da seguire per il cimitero. Lui, con fare entusiasta, mi ha indicato una sorta di scorciatoia. Tale erano la cura e la gestualità della rappresentazione che per un attimo ho riconosciuto l’immagine di chi ti sta calorosamente prendendo in braccio per portarti a destinazione. Straordinario! 

Mi avvio di nuovo, con la convinzione che prima o poi avrei intravisto le mura e i cipressi di un luogo mai sperato per il ritrovo di un amore custodito. Cammino ancora, scegliendo di poggiare i miei passi sul marciapiede, precisamente quello di destra, onde evitare regolarmente la tipica risalita, frettolosa e necessaria, da azionare all’arrivo di quelle autovetture solite circolare di prima domenica. Anche quest’ultime, incredibilmente, sembrano combinarsi con tutto il resto dello scenario. Ad un certo punto, mentre avanzo, mi giro e sulla sinistra leggo: CENTRO TEATRO SPAZIO. No, non ci sto, non è possibile, allora con una schiettezza improvvisata ed esagerata mi rivolgo a chi forse ho affianco a me e dico: “Massimì, ma che stai facenn’, stai pazziann’? Vuoi accompagnarmi tu?”.
Continuo e penso che mi piace proprio tutto di queste strade; quante migliaia di volte le avrai imboccate? Mi piace veramente tutto, dal negozio allestito per il carnevale, ai signori della pescheria imbrigliati nei loro stivali intrisi d’acqua, intenti a ripulire il selciato esterno, con lo sguardo distratto nel passaggio dei curiosi. Cammino e cammino ancora quando ad un tratto, in lontananza, scorgo una bella chiesetta adornata da una vegetazione rigogliosa. Il tutto incorniciato da un cielo grigio perla, a tratti leggermente trafitto da un lieve sprazzo di sole. Al mio arrivo il vento si fa più forte, non so, quasi a significare un movimento, una risposta di benvenuto in quel silenzio imperturbabile. Comincio a respirare, affretto il passo e penso: “Non so dove riposi, sento di essere vicina e non provo più neanche ad immaginare com’è la tua nuova casa, aspetto solo di vederti.” Chiedo ad un custode che mi dice di seguire dei ragazzi. Tutti accorrono per il tuo giorno. 

Sono arrivata! Mi indicano la congrega di San Raffaele. Entro, provo a cercarti con lo sguardo ma non ti trovo. Un signore mi mostra delle scale, salgo su e inizio a vacillare, vorrei vederti subito ma poi mi fermo e aspetto, è un momento che non vorrei consumare. Dopo un po’ provo ad avvicinarmi, ma sei impegnato con alcuni signori che forse ti conoscevano più di me. Parlano, parlano, raccontando con fervore alcuni aneddoti della tua vita terrena ed io… attendo. Appena vanno via muovo dei passi e mentre provo ad accostarmi mi assale una tenerezza devastante, allora mi chino a terra e avvicinandomi quanto più posso e ti accarezzo. Finalmente ti ho trovato. Che bel vestito che hai! Ti guardo e tu mi sorridi. Per un attimo lascio cadere un occhio sugli oggetti di cui sei circondato: tanti piccoli doni… Chissà cosa penserai, se un fiore in più o un fiore in meno possa alleviare la nostalgia della tua vita passata. Te ne porgo uno, un’orchidea verde. Ero indecisa sul colore da scegliere, volevo regalartene una gialla, ma poi ho pensato: “Gli piacerà? Non sarà troppo colorata?”. Ho scelto così quella verde nella speranza che la tua gioia si rigeneri ogni volta che qualcuno si ricordi semplicemente, senza troppi allestimenti e cerimonie. Ho sostato lì davanti non so per quanto tempo, probabilmente un’ora o poco più. Per quanto intima e silenziosa appariva la mia figura pareva destare meraviglia perché ad un certo punto alcuni ragazzi che passavano di lì per salutarti, facendo un lieve cenno con la testa, mostravano nei miei riguardi un’autentica riverenza pensando, forse, che la mia presenza lì fosse dettata da un qualche grado di parentela. Ho avuto un certo imbarazzo. Ho atteso ancora, pur sapendo che il tempo stava finendo. Mi ero convinta che ti avrei lasciato solo per qualche ora e che sarei ritornata da te non appena mi sarei liberata. Non so, forse un modo come un’altro per esorcizzare il distacco. Sì, il termine giusto è liberata, perché sentivo personalmente di soprassedere all’impegno preso. Ti porgo un bacio e vado via ma dopo pochi metri mi giro e con passo svelto torno indietro per darti ancora un ultimo saluto. 

Naturalmente il mio disappunto non riguardava la persona che di lì a poco avrei incontrato. Se dovessi definirla oggi avrei qualche difficoltà perché un solo aggettivo non mi basterebbe e tanti tutti insieme non gli darebbero il giusto peso. Il mio disappunto, forse, era rivolto in generale ai (buoni) propositi di cui l’uomo è portavoce con l’assoluta certezza di fare cosa gradita, senza fermarsi neanche per un attimo e chiedersi: “cosa sento di fare per questo giorno? E’ così che dovrebbe essere ricordato un uomo, un amico, un fratello?”. Vi lascio con questo interrogativo e proseguo. Incontro la persona citata poc’anzi, un amico caro, con il quale inizio a seguire il programma previsto per la giornata. Mi reco a Villa Bruno per il convegno. Evento promosso in ricordo di o per studiare chi? Secondo interrogativo, proseguo. Il convegno è in corso, sono un po’ afflitta, mi siedo, ma aleggia un’aria finemente cupa. Provo a girarmi intorno, ipotizzando sia a causa del mio umore: la mia solita percezione accelerata. Invece scrutando bene lo spazio intorno a me mi accorgo che nulla di più vero si intravede in quelle facce. Forse interessate ma spesso annoiate, indossano una postura piuttosto forzata pur di mantenere un certa presenza e/o apparenza. Ebbene, non sto qui a soppesare i vari personaggi accorsi, sta di fatto che, probabilmente, un convegno di tale levatura e durata non solo non rappresentava in quel momento la naturalezza dell’uomo che stava decantando ma neanche minimamente si avvicinava all’idea di quella sobrietà connaturata al suo essere. Ciò nulla toglie all’importanza dello studio svolto per l’occasione. Magari, però, nel giorno del suo compleanno e nella sua città natale sarebbe stato più umano ricordarlo con altri intenti, riservando l’excursus accademico per un’altra occasione, in una sede più consona ai tecnicismi del caso e magari con una folla nutrita di giovani studiosi universitari. Che fine può avere un così ardito progetto se resta chiuso in se stesso, nell’interscambio letterario dei soli addetti? Massimì, cosa avrai pensato? Io di certo ho avuto freddo, ma mi sono scaldata non appena ho visto la tua casa, in Via Cavalli Di Bronzo. E’ lì che ho provato ad immaginarti, indaffarato o annoiato nei tuoi giovani pomeriggi. In quell’istante la distanza tra il ricordo di te e la realtà che mi circondava era sconfinata.  Mi sono detta che troppo tempo era passato. Ed in quel momento, nella tua terra, mi sono ritrovata ad ascoltare un’ennesima nota di malinconia, che leggera soffia delicatamente nell’aria. Perché? Qual è il sentimento comune con cui hanno vestito e abbottonato il tuo ricordo? 

Avrei voluto, per il giorno del tuo compleanno, filmare un’aria di festa, avrei voluto rincorrere e riacchiappare l’allegria come solo tu sapevi fare. Correvi, afferandola sempre, anche nei momenti più difficili, anche nei posti più reconditi, inaccessibili agli altri. Invece anch’io, ferma, incapace ho subito senza reagire. Credo, in cuor mio, che quando svanirà questa lenta tarantella di voci, eventi, dicerie, sarà il giorno in cui in qualche modo ci parlerai dicendo: “Uagliù, ma che state facenn’?”. Quello sarà il giorno in cui tutti si ricrederanno.  
Dopo una lunga pausa ritorniamo ad assaggiare qualche altro spunto della seconda parte del convegno di Villa Bruno. Non ho più tempo, ho il treno che mi aspetta, e piena d’esitazioni improvvisamente mi allontano, saluto il mio caro amico con un fare insolito, rapido, spedito, più con lo sguardo che con la forma. Al momento del commiato provo ancora una dolce e amara tristezza per il compimento di una giornata indimenticabile. Corro via, quasi a lasciarmi dietro tutto il resto. Salgo sul treno, questa volta meno felice di terminare il viaggio in compagnia dei già noti e numerosi utenti della circumvesuviana, ma tra una fermata e l’altra vengo assalita dal rimpianto e dal rimorso di non essermi comportata come avrei voluto. In quello stesso istante faccio una promessa: tornerò a  trovarti  e quando lo farò sarà diverso. 
Ciao Massimo, a presto. 
Angela
       

martedì 28 febbraio 2012

Auguri, Renato!

Nove giorni dopo un compleanno speciale per noi ne festeggiamo uno altrettanto importante, facendo gli auguri ad un grande uomo, un irripetibile artista, un vero amico e una splendida persona. Tanti auguri Renato, per il tuo primo compleanno di nuovo insieme a Massimo ma sempre e comunque con noi, nel cuore e nella mente. Dove rimarrai per sempre, come meriti.

Cristiano








Riportiamo l'articolo con cui ricordammo Renato Barbieri alla sua scomparsa: http://amicidimassimotroisi.blogspot.com/2011/03/il-nostro-ultimo-saluto-renato-barbieri.html




...e il video di una delle tante allegre cene a casa sua...  
 

sabato 7 gennaio 2012

Amarcord: "Amici di Massimo Troisi" al Centro Teatro Spazio, San Giorgio a Cremano, nel 2003


Gli anni passano, la passione resta. Le emozioni si moltiplicano. Come nel ritrovare questa foto storica del gruppo, in compagnia di Daniela V.

Sono passati nove anni ma Massimo ci unisce sempre più. Il nostro pensiero va al mitico Renato Barbieri, fondatore del Centro Teatro Spazio. Ancora oggi uno di noi, da lassù, insieme al Nostro.

Cristiano
  

lunedì 11 aprile 2011

Massimo Troisi: uno vero, allergico all'artificiale. Aneddoto inedito per "Amici di Massimo"

Due mesi fa a Torino ho incontrato Gaetano Daniele, amico fraterno di Massimo Troisi e produttore con lui di quasi tutti i suoi film. Collaborò con Massimo dai tempi del Centro Teatro Spazio, per poi fondare con lui la casa di produzione "Esterno Mediterraneo".
Gaetano è una presenza molto discreta e cordiale. Mai una parola di troppo; non a caso è stato uno dei più grandi amici di Troisi.
Colgo l'occasione per ringraziarlo per la sua sensibilità e per la disponibilità, e per la gentile concessione del seguente aneddoto inedito, che mi ha svelato in esclusiva per questo blog. 
    
"Quando Massimo recitava per La Smorfia, durante le riprese di Non Stop, avvenute a Torino nel 1978, indossava un'unica calzamaglia nera. Era di lana. Era l'unica calzamaglia che aveva e che lavava raramente per forza di cose: le repliche, fortunatamente, si susseguivano numerose e gli spostamenti da una piazza all'altra erano continui, cosicché il tempo mancava. Tant'è che, per una serata al locale Centralino in via delle Rosine, visto che la calza di lana era sporca, se ne comprò un'altra. Una calzamaglia sintetica.
Una sera, quando andò in scena, proprio mentre recitava "L'annunciazione", iniziò a sentirsi male: "E la barca tornò sola, e la barca tornò sola..scusate un momento". Si alzò dalla sedia, andò dietro le quinte e svenne. Tutto per colpa delle calze sintetiche: gli sembrava di non respirare dentro quelle calze! La cosa buffa è stata che chiese scusa al pubblico e andò a svenire di nascosto.
Per scaramanzia, da allora, continuò ad usare le solite calze nere di lana."
  
In un piccolo episodio come questo è racchiusa una personalità autentica, allergica a ciò che nella vita risulta soffocante e finto.

Annalisa

Come sempre per le cose di Massimo, ho accolto questo aneddoto con l’emozione di una scoperta di casa, di famiglia, una caratteristica custodita da un mio antenato. Come l’ennesima delicatezza di un cuore e un corpo che…non potevano vestire sintetico, artificiale. La finzione, in tutte le sue sfumature e in qualunque forma, non potevano esistere nell’animo di Massimo!

Straordinario il suo chiedere scusa e andare a svenire di nascosto, quasi anomalo in questa società dell’ostentazione. Di fronte a simili “racconti”, soprattutto oggi, trovo quasi ovvia la dipartita del nostro. Penso davvero che Massimo non avrebbe voluto sostenere troppo a lungo tanta visibilità, disponibilità a tutti i costi, piaggerìa e opportunismo. Penso che nel tempo, se fosse rimasto tra noi col corpo, avrebbe comunque preso una decisione alla Mina. Avrebbe avvertito chiaramente lo stridore dei tempi interiori con quelli sociali.
 
Anch’io non ho mai tollerato le calzamaglia sintetiche, e non potendo sempre permettermi di andare a … svenire di nascosto, ho smesso di comprarle! Da una vita.

Un grazie immenso, Annalisa, per questi intensi spunti di riflessione!

Daniela
  
 
Un grazie enorme al grande Gaetano Daniele, una persona di Massimo in tutti i sensi: discreto, poco appariscente, sempre generoso e profondo. Lo stesso grazie speciale va alle altrettanto dolcissime Annalisa e Daniela, due amiche e "collaboratrici" eccezionali, tra le bellissime persone che Massimo mi ha dato l'opportunità di conoscere.


Cristiano



lunedì 4 aprile 2011

Massimo Troisi e Renato Barbieri ancora insieme dietro le quinte, lassù...

"Quando morì, fui preso dallo sconforto. Non andai al funerale, ma aprii il Centro Teatro Spazio come gesto simbolico.
Le strade di San Giorgio a Cremano erano affollate da un fiume di gente che arrivava dappertutto ed io ero lì, nel nostro teatrino, perché così lo volevo ricordare. Vennero tantissime persone a visitare il Centro, tra cui alcuni giornalisti che mi intervistarono, ma io in quel momento non ero in grado di dire nulla.
Massimo è “finito” il 4 giugno del 1994, a soli 41 anni di età. Benché io sappia benissimo che lui non c’è più, per me è ancora qui dentro, al “Centro Teatro Spazio”: lo vedo dietro le quinte, pronto ad apparire in qualsiasi momento per darmi un suggerimento, o propenso a stupirmi con qualche sua battuta esilarante. Noi abbiamo perso una colonna portante del nostro centro ma non il suo spirito, non il suo ricordo, che aleggia ancora intorno a noi."


Renato Barbieri
Dall'intervista per la mia tesi di laurea "La Smorfia di un Pulcinella senza maschera: il teatro di M. Troisi", Dicembre 2003.


Ecco come Renato voleva tenere accanto a sé Massimo Troisi.
Tra le mura del Centro Teatro Spazio, il teatrino di San Giorgio a Cremano; io lo ascoltavo in penombra, incantata, come una bambina di fronte ad un narratore di fiabe. 
Renato Barbieri non mi conosceva, ma si è aperto come un libro e mi ha parlato per ore ed ore. Un'intervista lunga e commovente dove abbiamo ripercorso la sua storia,  tutto il percorso artistico intrapreso con Massimo Troisi ed i ragazzi del Centro Teatro Spazio. Anch'io ho quindi attinto dall'inesauribile fonte di energia e di informazioni, racchiusa nel burattinaio più dolce, onesto ed elegante che abbia mai incontrato: Renato Barbieri.

Purtroppo due settimane fa anche Renato ci ha lasciato. Mi disse che Massimo era stato come un figlio per lui e che poi, gli è mancato. Anche a noi manca Massimo, e mancherà tanto anche Renato. Ora mi piace pensarli insieme, in un mondo migliore rispetto al nostro. Un mondo senza sofferenza, dove si possa recuperare il tempo perduto.

Buon viaggio, amico.

Annalisa Erriu

martedì 22 marzo 2011

Al nostro Renato "Cuore Grande"

Probabilmente è vero ciò che dice Cristiano, forse tanti non hanno più cercato Renato Barbieri perché nell'oggi moderno, purtroppo, le cose vanno così. Ma lui ha mantenuto un posto quasi "sacro" nella mente e nel cuore di tutti quelli che l'hanno conosciuto: in questi giorni  il suo nome ha fatto sussultare tanti, almeno tutti quelli che ho sentito io. Il dispiacere è autentico, anche in chi sembrava averlo dimenticato!
Proprio come lui, il Renato Cuore Grande, che ha sempre risposto d'istinto, e con simile sussulto interiore, alle richieste di tutti. Ha corso per le piazze d'Italia e d'Europa, incontro ai grandi e piccini che lo acclamavano per i suoi coloratissimi spettacoli con burattini e marionette. 
Ha corso con e per i ragazzi della prima esperienza teatrale di Massimo Troisi, per procurare una ciabatta o un cappello, rimediare una sedia, una tazza, una maschera, …perché lo spettacolo andasse avanti, sempre e comunque.
Ha corso laddove, trasferitosi alle porte di Napoli, c'era da avviare qualcosa di aggregante per la gente del posto: non a caso, ancora una volta, qualcosa che ricordasse Massimo, il piccolo-grande giovane che non ha mai smesso di amare con tutto se stesso. Anche lui docile e condiscendente "vittima" dell'innegabile carisma troisiano!
Ha corso quando c'era da riorganizzare la biblioteca locale, quando gli ho chiesto informazioni su un certo Seminario in quel di Napoli, quando c'era da parlare bene di qualcuno, quando bisognava sfidarsi con l'era dei computer e di Facebook, quando qualcosa, qualunque cosa, poteva servire a qualcuno prima ancora che a lui.
Ha corso con guizzo immutato e costante, inesorabile e metodico, portando tutto a termine con lo stile inconfondibile degli "uomini di una volta".
Anche quando qualcuno, molto vicino a lui, ha avuto totalmente bisogno di lui!

C'è stato sempre per chiunque, Renato, e queste sono cose che NON si dimenticano!
Si possono accantonare riconoscenza e gratitudine, per anni si può evitare la telefonata amichevole, negare la compagnia fisica, tralasciare la manifestazione d'affetto, ma non si può dimenticare che "in quel certo momento della vita" LUI c'era, incondizionatamente e con tutte le risorse possibili: materiali, morali e spirituali!
Le persone vere e disinteressate come Renato, che abbiamo la fortuna di incontrare, sono rare e non ce le strappa via nessuno. Tesori che restano incastonati dentro di noi, per sempre.
A dispetto delle apparenze, dei ritmi imposti e degli assurdi dictat di questa incomprensibile società.

Grazie Renato, per i tuoi silenzi quando avevi un oceano di cose da dire, in quel tuo modo mite, educato, ricercato ed elegante.
Grazie perché, quando alcuni hanno smesso di cercarti, hai saputo trovare altri modi per donare energia e sostegno. Anche da lontano.
Grazie per la signorilità e la coerenza con cui hai saputo rimanere te stesso, pur tenendoti al passo coi tempi.
Grazie per la fedeltà al teatro ed ai tuoi burattini, per il tuo istinto a esaudire i sogni degli altri.
Grazie per il tuo ultimo sogno realizzato, e per questo il più prezioso: la "Sala Teatro Massimo Troisi" di Afragola. Il tuo "ultimo capolavoro" come l'ha giustamente definita Cristiano.
Grazie per la tua inarrestabile sete di cultura, per le tue passioni, i tuoi mille interessi, il tuo sguardo di eterno fanciullo.
Grazie per le tue ironie acute e sottili che sempre suscitavano la mia ammirazione, nelle
nostre interminabili telefonate serali.
Grazie, per come hai saputo condurre la tua vita fino … all'ultima corsa da "cavallo di razza".
Grazie, Renato, per quello che hai rappresentato nella vita di chiunque ti ha conosciuto. Me per prima!
GRAZIE, soprattutto, a nome di chi non è riuscito a ringraziarti ma …col cuore l'avrebbe tanto voluto. Ne sono certa!

Che tu sia da esempio,  per vecchie e nuove generazioni!

Con immenso affetto.

Daniela V.
  

domenica 20 marzo 2011

Il nostro ultimo saluto a Renato Barbieri

Sono giorni balordi, in tutti i sensi. E ci troviamo a dover scrivere ancora una volta con mestizia. Renato Barbieri, grandissimo uomo e grandissimo artista, uomo semplice e genuino, ci ha lasciati. Fece salire, insieme all'amico Costantino Punzo, per la prima volta su un palcoscenico Massimo Troisi; ancora oggi gli voleva un bene immenso, lo portava sempre nel cuore, ma con discrezione, con grande rispetto, senza apparire troppo. Perché a quelli come Renato importava essere. E lui per me resta un modello di uomo da imitare, una roccia con un cuore d'oro. Marionettista di fama internazionale dimenticato dai più, dovette lasciare San Giorgio a Cremano anche per questo motivo qualche anno fa. Investì tutto nella sua grande passione, il teatro, e quando c'era da tenerselo ben stretto nella cittadina vesuviana nessuno se ne preoccupò. Si trasferì ad Afragola, dove gestiva la sala teatro "Massimo Troisi". Il suo ultimo capolavoro.

Senza troppe parole, riproponiamo il video della sera a cena con lui di qualche mese fa. Per ridare a tutti il bello di Renato e portarcelo dentro per sempre, ringraziandolo. Grazie ad un grande amico di Massimo Troisi e degli "Amici di Massimo Troisi". Buon viaggio Renatino, sarai sempre qui con me.

Cristiano


Renato era umile, generoso, rispettoso. Ci ha insegnato che si può amare la vita e il teatro senza frontiere. Ci mancherà. Ora potrà ridere con Massimo da lassù.

Annalisa

Mi manca il suo modo di dire le cose, la sua lucidità, la sua voce seria e ironica, la sua voglia di vivere e sfidarsi, il suono delle sue battute. Lo penso moltissimo e GLI VOGLIO UN GRAN BENE.
Come a tutti voi!
Daniela

Mi dispiace Cristiano..
la vostra amicizia non è forse simile a quella tra Mario e Neruda?
Un giovane e un anziano uniti dall'arte e accomunati da una grande sensibilità.  

Marta





Quella con Renato Barbieri è un'amicizia vera, che dura ormai da diversi mesi, dominata dal puro piacere di passare del tempo assieme nelle occasioni più disparate. Avremmo voluto e potuto girare queste immagini molto prima ma abbiamo aspettato il momento giusto. In questo video c'è l'estrema sintesi di una serata tra amici, in allegria, tra mille aneddoti riguardanti Massimo e discussioni intinte nella passione più autentica. Renato è una roccia, un modello di vita per tutti i giovani, ma prima di tutto è una persona vera, mossa da sentimenti buoni e disinteressati.

Quando si sta insieme non conta più l'età, la differenza generazionale e tutto il resto. Ci si diverte davvero, si condividono emozioni e interessi, in una parola ci si arricchisce dentro. Ecco che abbiamo deciso di riprendere una delle tante serate passate assieme all'uomo che ha accompagnato Massimo Troisi nei primi passi su un palcoscenico e che si è finto suo zio numerose volte a scuola quando c'era da giustificare i filoni. Ma prima di tutto l'uomo che ha dedicato la sua vita all'arte, al teatro, alle marionette, un artista di livello internazionale che, purtroppo, San Giorgio a Cremano si è fatta scappare con troppa leggerezza. Infatti, se oggi Renato vive ad Afragola è perché ha sempre investito tutto, energie fisiche, mentali e materiali, nella sua passione, a partire dal Centro Teatro Spazio in poi. Nonostante qualche ingratitudine di troppo lui continua imperterrito a fare spettacolo alle soglie degli 80 anni, a sprizzare gioia di vivere e sete di cultura da ogni poro. Ed io, con accanto il minollo Vincenzo che vedrete anche in questo video, non mi faccio scappare nessuna occasione di stargli accanto, pronto ad assorbire tutto quanto di buono questa amicizia senza età può regalarci ogni giorno.

Grazie Renato. Grazie Massimo.

Cristiano

     
                                

mercoledì 17 novembre 2010

Metti una sera a cena con Renato Barbieri ricordando Massimo Troisi... (VIDEO)

Quella con Renato Barbieri è un'amicizia vera, che dura ormai da diversi mesi, dominata dal puro piacere di passare del tempo assieme nelle occasioni più disparate. Avremmo voluto e potuto girare queste immagini molto prima ma abbiamo aspettato il momento giusto. In questo video c'è l'estrema sintesi di una serata tra amici, in allegria, tra mille aneddoti riguardanti Massimo e discussioni intinte nella passione più autentica. Renato è una roccia, un modello di vita per tutti i giovani, ma prima di tutto è una persona vera, mossa da sentimenti buoni e disinteressati.

Quando si sta insieme non conta più l'età, la differenza generazionale e tutto il resto. Ci si diverte davvero, si condividono emozioni e interessi, in una parola ci si arricchisce dentro. Ecco che abbiamo deciso di filmare una delle tante serate passate assieme all'uomo che ha accompagnato Massimo Troisi nei primi passi su un palcoscenico e che si è finto suo zio numerose volte a scuola quando c'era da giustificare i suoi filoni o i compiti non fatti. Ma prima di tutto insieme all'uomo che ha dedicato la sua vita all'arte, al teatro, alle marionette, un artista di livello internazionale che, purtroppo, San Giorgio a Cremano si è fatta scappare con troppa leggerezza. Infatti, se oggi Renato vive ad Afragola è perché ha sempre investito tutto, energie fisiche, mentali e materiali, nella sua passione, a partire dal Centro Teatro Spazio in poi. Nonostante qualche ingratitudine di troppo lui continua imperterrito a fare spettacolo alle soglie degli 80 anni, a sprizzare gioia di vivere e sete di cultura da ogni poro. Ed io non mi faccio scappare nessuna occasione di stargli accanto, pronto ad assorbire tutto quanto di buono questa amicizia senza età può regalarci ogni giorno.

Grazie Renato. Grazie Massimo.

Cristiano