lunedì 28 luglio 2014

Lettera di Rosaria Troisi a suo fratello: "Il tuo cuore continua a battere"

A vent'anni dalla morte di Massimo Troisi, la sorella Rosaria lo ricorda con una toccante lettera. Quando tutto sembrava finito, tutto è cominciato. Rosaria ancora oggi incontra i ragazzi nelle scuole e gli racconta la storia di quel "timido ragazzo di provincia che non si è mai arreso. Non si è ancora affievolito l’affetto di coloro che si sono emozionati con i suoi film e che ne hanno sempre apprezzato la semplicità. Di seguito il testo della lettera, pubblicata da Corriere.it.


Caro Massimo, a vent’anni dalla tua furtiva partenza sono in molti ad averti ricordato e anch’io ricorro al piacere dell’antica e cara lettera nella speranza che sappia raggiungerti.

Dove sei? Ti sei allontanato che indossavi ancora una divisa grigia di tela grezza e una logora tracolla di cuoio che ti pendeva dalle spalle visibilmente stanche. Fino a poche ore prima eri stato il postino di Neruda, e con occhi incantati e mani tremanti avevi recapitato posta profumata di mare al maestro cileno, in quell’isola che odorava di malvasia in ogni casa e in ogni contrada.

Poi, all’improvviso, come in un gioco di prestigio, da portalettere ti sei ritrovato destinatario, sommerso da cartoline, biglietti di fortuna, pupazzi e fiori, rosari, santini. E noi qui, testimoni attoniti del tuo lascito, circondati da quella strana bellezza che fioriva da tanto dolore.

È vero, Massimo, fummo colti di sorpresa. Volevi essere attore di successo a modo tuo, tornare a casa per ritrovare quello che avevi lasciato, senza cambiare nemmeno te stesso. Eppure qualcosa si era mosso senza che tu avessi potuto controllarlo, e neppure tu avevi l’esatta percezione di quello che eri diventato. Al termine delle riprese del tuo ultimo lavoro, salutando i colleghi e le maestranze durante il brindisi, alzasti il bicchiere dicendo: «Ricordatevi di me»; una raccomandazione inutile, eri già entrato nel cuore di tutti.

Ricordo il giorno del tuo funerale. Era una domenica all’imbrunire. Già dalle prime ore del pomeriggio all’uscita del casello autostradale di San Giorgio una folla traboccante e commossa sostava in attesa del tuo rientro da Roma e sui bordi della strada si erano formate due ali di gente ammutolita che applaudiva. Uomini e donne, vecchi, bambini, e tanti, tantissimi giovani ti accolsero come un fiero condottiero ritornato vincitore. Ti accompagnarono con tenerezza in quel pezzo di terra sacra all’ombra della montagna viola e ti diedero l’ultimo saluto.

Sembrava che tutto fosse finito, e invece tutto cominciava. Il giorno dopo, quando venimmo a trovarti, sulla lapide disadorna, tra i fiori già appassiti da quel flebile scirocco di inizio estate, trovammo la lettera di Ciro. E poi... tante altre ne arrivarono ancora. All’inizio mi sembrava che queste lettere amplificassero in me la tua assenza. Ma questi venti anni non sono trascorsi invano, Massimì, e con il tempo ho imparato a sentirti accanto a me. Questa consapevolezza mi ha dato un nuovo slancio. Ho smesso di confinarti nel passato e ho trovato la forza di portarti con me nel futuro, quello che vivo io stessa, passo dopo passo, tra le nuove generazioni.

Nelle scuole, incontro ragazzi che non erano nemmeno nati quando te ne sei andato. Gli racconto la tua storia, la storia di un timido ragazzo di provincia che non si è mai arreso di fronte alle difficoltà della sorte. E che alla fine ha vinto a dispetto di tutto. Loro sono già troppo grandi per credere alle favole, ma quando nel loro sguardo vedo accendersi un bagliore capisco che alla tua storia però ci stanno credendo, e che ai loro occhi riesci a incarnare un simbolo di speranza vera, come sei stato vero tu.

Il battito del tuo cuore è cessato secondo una cartella clinica, eppure io so che ci sei. E, se quando incontro la gente, mi pare di sentirla abbracciarmi per arrivare a te, se in tanti non smettono di ridere per quelle tue battute che ancora ricordano a memoria, capisco che il posto in cui possiamo ritrovarti è proprio nei nostri cuori. Di questi tempi, se sono sempre meno quelli disposti a fare posto a qualcuno nel loro cuore, sono davvero pochi gli uomini di spettacolo che riescono a entrare nel cuore della gente.

Ma la tua forza è stata quella di rimanere Massimo sempre, e per tutti.

Riesci a vederla ora la tua grandezza? Il tuo cuore malandato ha potuto finalmente trovare vigore e continua a battere, infondendo coraggio in altri cuori.

Ciao ragazzo, ti vogliamo bene!

tua sorella Rosaria 
  

venerdì 25 luglio 2014

Un film, un’installazione e un dipinto a Salina per Massimo Troisi

Ricordare Massimo Troisi e, allo stesso tempo, attraverso la poesia di un quadro, di un’installazione naturalistica e di un film “poema visivo”, ripercorrere la sua storia artistica e la sua vita, evidenziando l’unicità interpretativa che lo ha reso celebre in tutto il mondo. E’ questo l’obiettivo della Fondazione Salonia che, nel ventennale della morte di Troisi e della proiezione del film Il Postino, ha pensato di sviluppare un interessante progetto nell’ambito del Memorial Massimo Troisi del Comune di Malfa e di “Mare Festival” organizzato dall’amministrazione di Santa Maria di Salina. Per il Mare Festival il 5 agosto alle 18,30 all’Hotel Ravesi di Malfa, Dimitri Salonia, presidente onorario della Fondazione Salonia e pittore noto in ambito internazionale, insieme ad altri artisti della Scuola Coloristica Siciliana, realizzerà un grande quadro con la tecnica dell’Arte a più mani. L’opera, che sarà ideata e ultimata dal vivo si ispirerà al film Il Postino e a Troisi. Insieme a Salonia imprimeranno il loro stile cromatico nella tela gli altri artisti Lidia Monachino, Carmen Crisafulli, Tania Di Pietro, Cristina Ravalli, Angela Salonia e Felice Ruggeri.

PREMIO TROISI MARE FESTIVAL - Sempre durante il Mare Festival Salina - Premio Troisi, dal 31 luglio al 5 agosto con madrina Maria Grazia Cucinotta saranno ospiti Ninni Bruschetta, il regista del “Commissario Montalbano” Alberto Sironi e i cantanti Alessio Buscemi (“The Voice”) e Dessy Tenekedjieva. Oltre a Bruschetta e Sironi, riceveranno il premio Troisi MareFestival Giorgio Pasotti, Massimo Romeo Piparo, con una celebrazione dei 20 anni di “Jesus Christ Superstar”, e Anna Marchesini; Premio “Sport” a Jury Chechi, “Danza” a Kledi Kadiu; Premio MareFestival agli attori Giacomo Battaglia (protagonista del film sul Terremoto del 1908 “Quel che resta”), Gabriele Greco (Vivere, L’onore e il rispetto, Una sera d’ottobre, Capri) e Carlo Fabiano (co-protagonista accanto a Gigi Proietti ne “La vita è una cosa meravigliosa”).

INSTALLAZIONE NATURALISTICA - Il 6 agosto invece nell’ambito del “Memorial Massimo Troisi” il Maestro Dimitri Salonia presenterà alle 18:30 alle Balate di Pollara una sua installazione naturalistica ideata e donata al comune di Malfa. Per l’opera Salonia ha utilizzato solo materiale naturale trovato sull’isola, come legno, ferro, sassi, piante e una vecchia barca, in modo da non incidere sull’equilibrio ambientale del territorio. L’installazione denominata “L’ultimo viaggio in un rifugio ancestrale rubato agli dei”, cercherà di descrivere allo stesso tempo l’anima di Troisi e il suo rapporto con la morte. «L’idea – spiega Salonia – nasce da alcune riflessioni sulla violenza della natura e sugli elementi che rendono magici alcuni luoghi di Salina come la grotta scavata nel tufo dove le barche di legno vengono tirate in secco dopo i pericolosi viaggi in mare. Lì ho realizzato la mia opera proprio utilizzando una barca in legno. E’ come se l’anima dell’imbarcazione si aggrappasse ancora quel rifugio che non l’ha salvata, a quel cancello chiuso che ne ha impedito l’entrata. E ancora rimbalzeranno dentro quei legni ‘rumori’ e suoni della natura che Massimo Troisi ha registrato per sempre». «Lo schianto della barca – dice ancora Salonia – è come la vita dell’uomo perennemente in balia delle soverchianti forze della natura contro le quali nulla possono razionalità, intelletto e progettazione. La stessa vita di Massimo Troisi, in perenne bilico tra slanci, passioni, creatività e destino beffardo sempre in agguato, ne è chiara e paradigmatica rappresentazione». 

PROIEZIONI - Sempre il 6 agosto alle 21, 30 nella piazza di Malfa sarà proiettato il “poema visivo” di Eros Salonia, regista apprezzato in ambito internazionale, dal titolo “Scusate avete visto Massimo?”. Il film che ripercorrerà gli ultimi giorni di Troisi a Salina, fonde lo stile del documentario con la fantasia. Ricorderà difatti Troisi a Salina attraverso le immagini e le testimonianze dei protagonisti della pellicola e di chi ha lavorato nel film. Il poema visivo si spingerà poi a immaginare, con un percorso narrativo originale, il ritorno di Troisi a Salina, nelle sembianze di un bambino che ammirerà un’altra volta i colori, i panorami, gli odori e le tradizioni dell’isola e li confronterà con quanto aveva vissuto durante le riprese del film. «Lo scopo del nostro film-documentario – spiega Eros Salonia - è poi anche quello di valorizzare Salina e Malfa e di mostrare l’umanità di un artista d’eccezione, affondando la telecamera nel rapporto tra l’arte, la natura e la morte». Il cortometraggio prodotto da Antonio Barbera sarà magnificato dalla colonna sonora originale di Michele Amoroso.

Gianluca Rossellini

FONTE: Corriere del mezzogiorno
 

martedì 22 luglio 2014

Reportage da Salina, l'isola del postino Massimo Troisi - Seconda parte

Oggi vi faccio conoscere da vicino l'opera dedicata a Massimo Troisi da Antonello Arena, intitolata "Oltre il tempo". Inaugurata a Santa Marina Salina da Maria Grazia Cucinotta il 2 agosto 2013, vede una bici simile a quella del postino Mario Ruoppolo incastonata nella locandina del film girato in parte sull'isola. E' larga circa 2 metri e alta 1,20, ricoperta di resina e intonaco bianco tipico dello stile eoliano. Di impatto visivo immediato per il visitatore: la bici del postino (donata dalla Famiglia Molonia) si staglia sul manifesto originale della pellicola, strappato al “corso del tempo” e vivo nel ricordo di chi ha apprezzato il film, divenuto subito un successo internazionale. Il retro in cemento fu autografato dalla Cucinotta stessa all'inaugurazione, ed è diventato una vera e propria bacheca dove chi passa lascia la propria firma o un suo pensiero. Subito alle spalle dell'opera parte la graziosa passeggiata sul molo dedicata e intitolata a Massimo, come potete vedere dall'iscrizione delle ultime foto. 

Un abbraccio dall'isola e a presto, il Troisi-tour prosegue. "Amici di Massimo Troisi" ha avuto accesso all'interno della casa rosa del poeta, evento abbastanza straordinario. E non solo...restate sintonizzati per tutte le altre sorprese. Buona estate.

Cristiano
 
 

venerdì 18 luglio 2014

Reportage da Salina, l'isola del postino Massimo Troisi - Prima Parte

A Salina si respira ancora tanto Massimo Troisi. Ci torno per l'ennesima volta e niente è cambiato. Oggi vi porto sulla passeggiata a lui dedicata a Santa Marina Salita, con un'opera che vede la bici di Mario Ruoppolo incastonata nella locandina de "Il postino". Fu inaugurata un anno fa da Maria Grazia Cucinotta.
Ancora tanti chilometri fatti anche per lui con la passione di sempre, ancora emozioni che fanno bene al cuore. 

A presto,

Cristiano


    

mercoledì 16 luglio 2014

Giancarlo Giannini omaggia Massimo Troisi a Giffoni

Inaugura la stagione 2014 del teatro all'aperto di Giffoni Valle Piana (Salerno) Federico Salvatore, poliedrico e carismatico artista partenopeo che, a distanza di due anni, torna sabato 2 agosto con “…E noi zitti sotto”, il suo nuovo spettacolo teatrale in lingua napoletana. E se lui si lascia ispirare nel titolo dalla celebre citazione di Massimo Troisi nel film “Non ci resta che piangere”, in occasione del ventennale della scomparsa del grande attore e regista, Giffoni Teatro prosegue martedì 5 con un’anteprima assoluta: “Cosa ne penso della Svizzera”, il recital commemorativo scritto da Gian Paolo Mai e interpretato da Giancarlo Giannini. Composizioni musicali e contributi video, tracciano un un sentiero su cui verrà ripercorsa non solo la sua carriera artistica, dai primi passi della Smorfia ai grandi successi cinematografici, ma anche momenti personali per aiutare lo spettatore a comprendere ancor meglio il carattere e l’ironia che aveva nella vita privata. Il tutto sarà arricchito da contributi video inediti e mai trasmessi, in esclusiva mondiale assoluta, concessi e montati dal regista Stefano Veneruso, nipote di Troisi.
 
Inaugura la stagione 2014 Federico Salvatore, poliedrico e carismatico artista partenopeo che, a distanza di due anni, torna a Giffoni sabato 2 agosto con “…E noi zitti sotto”, il suo nuovo spettacolo teatrale in lingua napoletana. E se lui si lascia ispirare nel titolo dalla celebre citazione di Massimo Troisi nel film “Non ci resta che piangere”, in occasione del ventennale della scomparsa del grande attore e regista, Giffoni Teatro prosegue martedì 5 con un’anteprima assoluta: “Cosa ne penso della Svizzera”, il recital commemorativo scritto da Gian Paolo Mai e interpretato da Giancarlo Giannini. Composizioni musicali e contributi video, tracciano un un sentiero su cui verrà ripercorsa non solo la sua carriera artistica, dai primi passi della Smorfia ai grandi successi cinematografici, ma anche momenti personali per aiutare lo spettatore a comprendere ancor meglio il carattere e l’ironia che aveva nella vita privata. Il tutto sarà arricchito da contributi video inediti e mai trasmessi, in esclusiva mondiale assoluta, concessi e montati dal regista Stefano Veneruso, nipote di Troisi. - See more at: http://www.agopress.info/giffoni-teatro-omaggio-di-giannini-a-massimo-troisi/27740/#sthash.3gJ6Swtu.dpuf

Leggi su AgoPress.info: http://www.agopress.info/giffoni-teatro-omaggio-di-giannini-a-massimo-troisi/27740/
Inaugura la stagione 2014 Federico Salvatore, poliedrico e carismatico artista partenopeo che, a distanza di due anni, torna a Giffoni sabato 2 agosto con “…E noi zitti sotto”, il suo nuovo spettacolo teatrale in lingua napoletana. E se lui si lascia ispirare nel titolo dalla celebre citazione di Massimo Troisi nel film “Non ci resta che piangere”, in occasione del ventennale della scomparsa del grande attore e regista, Giffoni Teatro prosegue martedì 5 con un’anteprima assoluta: “Cosa ne penso della Svizzera”, il recital commemorativo scritto da Gian Paolo Mai e interpretato da Giancarlo Giannini. Composizioni musicali e contributi video, tracciano un un sentiero su cui verrà ripercorsa non solo la sua carriera artistica, dai primi passi della Smorfia ai grandi successi cinematografici, ma anche momenti personali per aiutare lo spettatore a comprendere ancor meglio il carattere e l’ironia che aveva nella vita privata. Il tutto sarà arricchito da contributi video inediti e mai trasmessi, in esclusiva mondiale assoluta, concessi e montati dal regista Stefano Veneruso, nipote di Troisi. - See more at: http://www.agopress.info/giffoni-teatro-omaggio-di-giannini-a-massimo-troisi/27740/#sthash.3gJ6Swtu.dpuf

Leggi su AgoPress.info: http://www.agopress.info/giffoni-teatro-omaggio-di-giannini-a-massimo-troisi/27740/
Inaugura la stagione 2014 Federico Salvatore, poliedrico e carismatico artista partenopeo che, a distanza di due anni, torna a Giffoni sabato 2 agosto con “…E noi zitti sotto”, il suo nuovo spettacolo teatrale in lingua napoletana. E se lui si lascia ispirare nel titolo dalla celebre citazione di Massimo Troisi nel film “Non ci resta che piangere”, in occasione del ventennale della scomparsa del grande attore e regista, Giffoni Teatro prosegue martedì 5 con un’anteprima assoluta: “Cosa ne penso della Svizzera”, il recital commemorativo scritto da Gian Paolo Mai e interpretato da Giancarlo Giannini. Composizioni musicali e contributi video, tracciano un un sentiero su cui verrà ripercorsa non solo la sua carriera artistica, dai primi passi della Smorfia ai grandi successi cinematografici, ma anche momenti personali per aiutare lo spettatore a comprendere ancor meglio il carattere e l’ironia che aveva nella vita privata. Il tutto sarà arricchito da contributi video inediti e mai trasmessi, in esclusiva mondiale assoluta, concessi e montati dal regista Stefano Veneruso, nipote di Troisi. - See more at: http://www.agopress.info/giffoni-teatro-omaggio-di-giannini-a-massimo-troisi/27740/#sthash.3gJ6Swtu.dpuf

Leggi su AgoPress.info: http://www.agopress.info/giffoni-teatro-omaggio-di-giannini-a-massimo-troisi/27740/
Inaugura la stagione 2014 Federico Salvatore, poliedrico e carismatico artista partenopeo che, a distanza di due anni, torna a Giffoni sabato 2 agosto con “…E noi zitti sotto”, il suo nuovo spettacolo teatrale in lingua napoletana. E se lui si lascia ispirare nel titolo dalla celebre citazione di Massimo Troisi nel film “Non ci resta che piangere”, in occasione del ventennale della scomparsa del grande attore e regista, Giffoni Teatro prosegue martedì 5 con un’anteprima assoluta: “Cosa ne penso della Svizzera”, il recital commemorativo scritto da Gian Paolo Mai e interpretato da Giancarlo Giannini. Composizioni musicali e contributi video, tracciano un un sentiero su cui verrà ripercorsa non solo la sua carriera artistica, dai primi passi della Smorfia ai grandi successi cinematografici, ma anche momenti personali per aiutare lo spettatore a comprendere ancor meglio il carattere e l’ironia che aveva nella vita privata. Il tutto sarà arricchito da contributi video inediti e mai trasmessi, in esclusiva mondiale assoluta, concessi e montati dal regista Stefano Veneruso, nipote di Troisi. - See more at: http://www.agopress.info/giffoni-teatro-omaggio-di-giannini-a-massimo-troisi/27740/#sthash.3gJ6Swtu.dpuf

Leggi su AgoPress.info: http://www.agopress.info/giffoni-teatro-omaggio-di-giannini-a-massimo-troisi/27740/

sabato 12 luglio 2014

Massimo Troisi: papà, ma tu l’hai conosciuto?

A lui piace, però solo quando è lui a deciderlo, camminare per le strade di Roma tenendomi la mano.
“Papà, ma tu l’hai conosciuto Massimo Troisi?”
No, Luca, che mi fai sempre mille domande che mi legano a te ogni giorno di più, Massimo Troisi l’ho visto di persona una sola volta, di sera tardi, fuori dalla stazione Piramide a Roma. Era lì che aspettava qualcuno. Lo guardai insistentemente, ma per la mia timidezza patologica non ebbi il coraggio di avvicinarmi a lui. Perché poi dovevo farlo? Io ero ancora un semplice studente del Centro Sperimentale di Cinematografia. Lui aveva già fatto quel film, Ricomincio da tre, che per noi che volevamo fare cinema era stata una botta di speranza: un piccolo film che diventò grande nel tempo infinito in cui rimase in sala, decretando la nascita di un grande attore e di un nuovo regista. Avvicinarmi sarebbe stato un dare fastidio a una persona che era lì, a vivere la sua vita tra la gente, meritando di essere lasciato in pace.

Io ho fatto il liceo guardando i film di Godard in un cineclub di Trastevere che adesso non c’è più, ho preso la maturità con Ecce Bombo di Nanni Moretti, sono diventato adulto con Ricomincio da tre. In fondo roba semplice. Le pippe mentali, i voli pindarici, le rocambolesche elucubrazioni su piani, tagli e inquadrature,  la storia del cinema, insomma, sono venuti dopo, con calma. Per cui Luca, se tu oggi mi chiedi di Massimo Troisi, a me si riempiono gli occhi di lacrime, anche dopo vent’anni che è morto, anche se non l’ho conosciuto. Perché è difficile pensare di non aver conosciuto una persona che ti ha accompagnato con i suoi film per tanti anni. Un attore che ha trasformato la napoletanità rumorosa nella semplicità di un ragazzo timido che parla a bassa voce, mangiandosi le parole nella lingua più bella del mondo. I capelli ricci, il volto scavato, l’andatura incerta, lo sguardo tenero. E il sorriso malinconico. Io me li sono portati dentro dal primo fotogramma del suo primo film fino ad oggi.

Massimo Troisi, l’unica persona insieme a Maradona che a Napoli non si discute. È e basta.
Massimo Troisi che tanto ha fatto ridere. Ma che ha scelto come suo ultimo film Il postino, che commosse il mondo.

Massimo Troisi che seppe onorare il teatro della tradizione e lo rese un qualcosa alla portata di tutti.
Massimo Troisi che morì addormentandosi nel riposo di un caldo pomeriggio di giugno.
Vedi Luca, fare cinema in fondo è un gioco per adulti. Pochi giorni prima della morte, Troisi girava alcune sequenze del Postino a Cinecittà. Io ero qualche teatro più in là, a girare un film di Felice Farina. Con Andrea, che lavorava con me, appunto ci sembrava di giocare. E a pausa mangiavamo gelati in quantità. Me lo ricordo quel lunedì seguente il sabato in cui Massimo Troisi morì. Quel lunedì io e Andrea non giocammo, neanche a pausa. Ci guardammo negli occhi. E piangemmo. Perché, Luca, si può piangere anche per la morte di una persona che non hai conosciuto. E saper accettare di voler piangere, questo ricordatelo, anzi scrivitelo così te lo ricordi meglio, serve. Sempre.

Gianluca Arcopinto

Fonte: Il fatto quotidiano
 

mercoledì 9 luglio 2014

Massimo Troisi e quel cuore rumoroso: il ricordo di Anna Mazzotti

I giochi, le feste, i semi di pomodoro, la malattia, il sosia americano: a vent'anni dalla morte, il ricordo dell'attore. E di una vacanza speciale passata assieme a lui

«Massimo, ma che orologio hai, una cipolla da tasca?». «No, non è l'orologio, è il mio cuore».

Era notte. Nella penombra del soggiorno dove ci eravamo incontrati vagando alla ricerca di un rimedio all'insonnia, percepivo, amplificato dall'assoluto silenzio della stanza, un leggero ticchettio del quale però, guardandomi intorno, non riuscivo a capire la provenienza. Fu così che Massimo Troisi, con il suo tono scanzonato e un po' esitante da ragazzo timido, mi rivelò di avere problemi cardiaci. Anzi, che li aveva avuti, ma sembrava che tutto fosse risolto. E guardandolo era difficile pensare il contrario.
Quella notte a Porto Rafael (Costa Smeralda), nella casa di vacanza del nostro comune amico Vittorio Zeviani (che ogni estate ospitava molti amici, per lo più del mondo dello spettacolo e della moda), in quella sorta di noboby's land, o di spazio delle confidenze che si crea tra insonni, Massimo mi raccontò di come, quand'era ragazzo, si era accorto che il suo cuore non funzionava bene; in seguito aveva subito un intervento a Houston dove, grazie a una valvola, gli avevano salvato la vita. Se era preoccupato, se sentiva che la sua vita fosse a rischio, non lo dava a vedere, al contrario, anche quel racconto, fatto con il suo consueto tono leggero, comico anche in un contesto drammatico, con quell'ironia che lo aiutava a minimizzare il disagio proprio o altrui, mi aveva tolto dall'imbarazzo della mia domanda e fatto sorridere nonostante quei ricordi non proprio felici.

Quella notte assieme alle sue parole ho ascoltato anche il suo cuore, che parlava, attraverso quel monocorde ticchettio, un linguaggio rassicurante. Me la ricordo bene quella voce da orologio a cipolla che usciva dal suo petto attraverso le labbra cucite della cicatrice, una scansione del fluire del tempo che allora, ingannevolmente, sembrava non dovesse aver fine, ma che in realtà gli annunciava che la sua vita sarebbe durata soltanto una manciata di anni. Però allora il pensiero non ci sfiorò la mente, e infine, tra confidenze e infinite battute, crollammo addormentati.
Sono trascorsi vent'anni da quando il ticchettio del tempo, e del suo cuore, si è fermato. Ed è ancora difficile accettarlo.

Com'era Massimo? Speciale in ogni momento, più di quanto, chi non l'ha conosciuto, possa immaginare. Forse la sua grande popolarità, immutata anche tanti anni dopo la sua scomparsa, è dovuta al fatto che quando recitava lui rimaneva sempre se stesso, o anche perché oggi, più che mai, risuona l'assenza della sua voce in tempi di vuoto assordante. Lui dominava la scena anche quando se ne stava in disparte, in silenzio, limitandosi a osservare, o a guardare di sottecchi, con quello sguardo misto tra curiosità, candore e divertimento. Con Massimo sembrava sempre di trovarsi nella scena di un suo film, e infatti, inevitabilmente, arrivava un suo commento, sempre leggero ma lapidario, o una battuta folgorante che oltre a far riflettere scatenava una risata (nostra) e un lieve sorriso (suo).

Era un uomo, anzi, un eterno ragazzo, intelligente, profondo, sensibile, malinconico, dotato di quel guizzo di fantasia e d'intuizione che contraddistingue il vero talento; ed era anche semplice, nonostante il successo, umile e quasi inconsapevole del suo valore, come accade solo ai migliori: una personalità complessa, la sua, non subito decifrabile, ma che traspariva da quel bozzolo di ironia e di indolenza con la quale si avvolgeva per proteggersi dal mondo.

Massimo era gentile, ma molto riservato. Non che non gli piacesse la gente (però detestava gli ipocriti) ma essere sempre riconosciuto e sommerso di complimenti lo imbarazzava. Gli piaceva starsene appartato, tra amici, in casa o in barca (Vittorio metteva a disposizione dei suoi ospiti un'imbarcazione a vela). Non amava uscire a cena e ancor meno frequentare la mondanità della Costa Smeralda: una sera, dopo molte insistenze andammo a una festa, e la padrona di casa (oggi diventata una nota e battagliera politica), pur di riuscire a farlo partecipare invitò tutto il gruppo (eravamo almeno una dozzina): lui però era a disagio, non vedeva l'ora di andarsene. Quando usciva di casa si limitava quindi a qualche breve passeggiata nella piazzetta di Porto Rafael o sulla spiaggia vicina, quasi sempre deserta.

Massimo era molto pigro. Se ne stava mollemente sdraiato sui bassi divani all'orientale che arredavano il soggiorno e la terrazza, oppure si lasciava cullare dal dondolio della barca, tra i cuscini disposti a prua. Non stava mai troppo al sole, ancora più raramente in acqua: si calava in mare dalla scaletta, senza lasciarla, e poi risaliva subito, perché non gli piaceva non toccare il fondo, non si fidava. Canticchiava canzoni simbolo della tradizione napoletana come I' te vurria vasà o Te voglio bene assaje e noi ci univamo in coro: poi, come avveniva sempre quando lui era presente, si innestava una reazione a catena di risate, fino alle lacrime. Una sera scatenò addirittura un mal di pancia collettivo quando si esibì in una caricatura (come se fosse possibile) della sceneggiata napoletana intonando I sto' carcerato e mamma more.

C'erano due momenti in cui Massimo diventata improvvisamente serio e scattante: quando gli si insinuava un'idea da utilizzare per il suo lavoro, e allora si alzava lesto, o interrompeva la cena, per isolarsi e mettere nero su bianco quello che lo aveva ispirato. Oppure, accadeva quando si decideva di trascorrere la serata giocando.

Massimo prendeva il gioco (o la competizione) molto sul serio, non gli piaceva perdere. Dopo cena, sul grande terrazzo di casa affacciato sul mare, ci si divideva in squadre per sfidarsi nei più classici giochi di società. Il più apprezzato e divertente era il gioco del mimo dei film, nel quale lui era ovviamente ferratissimo, e trovava come accaniti antagonisti Lino Patruno, grande jazzista ed esperto cinematografico, ed io, certo non esperta, ma specializzata in film di nicchia (cioè che pochi altri avrebbero la voglia di guardare). Si scatenavano battaglie di ore, dove gli ospiti a mano a mano crollavano, mentre noi proseguivamo fino all'alba. Di due film mi ricordo in particolare, perché su quei titoli Massimo manifestò un certo disappunto: Il posto delle fragole di Bergman, che mi ostinavo a non indovinare (un caso di rimozione da noia, credo) e I quattro dell'oca selvaggia, che lui tentò di mimare imitando, appunto, un'oca: accortosi della difficoltà e del rischio di oltrepassare l'aspetto comico scivolando nel ridicolo, mentre agitava le braccia come ali mi guardò con un velato rimprovero apostrofandomi con un «Managgia a te!».

Massimo aveva scoperto di avere un sosia in America, un attore italo-americano, Bonar Colleano: gliel'aveva rivelato Lino Patruno, e questa scoperta l'aveva intrigato. Non c'era Internet allora, non si poteva appurare immediatamente la somiglianza, e così la curiosità aumentava il fascino di quella scoperta. Lo raccontava a tutti, ma non riuscendo a ricordare il nome del suo «gemello d'oltreoceano», continuava a chiamare Lino per chiedergli come si chiamasse, trasformando quella curiosità in un tormentone. Strana coincidenza: anche Bonar Colleano morì molto giovane, a soli 34 anni, nel 1958.

Massimo, poi, detestava i semi di pomodoro. Me ne resi conto quando per cena preparai una pasta al pomodoro (le altre donne di casa erano per lo più modelle, la cucina era per loro un luogo misterioso). Era tardi, il gruppo reduce dalla gita in barca era famelico e, nella fretta, molti semini restarono nella salsa. Un dettaglio irrilevante per tutti tranne che per lui: quando se ne accorse non ne prese neppure una forchettata, anche se continuò a fissare la pasta con ostinazione e a chiedere: « È buona? Sì, vero? Dev'essere buona…»  Non accadde più, ovviamente, e la caccia al semino intruso divenne da quel momento una sorta di crociata. Da allora, se preparo il sugo di pomodoro per un ospite, sto attenta che neppure un seme filtri nella salsa. Una sorta di omaggio alla sua idiosincrasia.

L'anno successivo ho reincontrato Massimo, sempre a casa di Vittorio. Non era più solo, nella sua vita era entrata Clarissa Burt: bella, intelligente, simpatica, insieme formavano una coppia affiatata e divertente. Lui, sempre pronto a scherzare su tutto, e lei, per problemi di lingua e di indole, non sempre in grado di afferrarne le sfumature, davano vita a comici misunderstanding. Ma erano innamorati e felici. E questo bastava…
Bastava? Difficile non pensare alla celebre battuta di Massimo in Ricomincio da tre: «Quando c'è l'amore c'è tutto».
«No, ti sbagli, chella è 'a salute».  
Anna Mazzotti
Fonte: Vanity Fair
    


domenica 6 luglio 2014

Massimo-tour a Civitavecchia sui luoghi di "Che ora è", con Massimo Troisi e Marcello Mastroianni

"Abbiamo girato Che ora è proprio per non far finire Splendor, per continuare a stare insieme, ma veramente. Di Che ora è ne abbiamo parlato tanto tutti e tre (con Scola e Mastroianni), è nato al ristorante. Poi giravamo Splendor ma parlavamo dell'altro continuamente. Dei tre film con Scola senz'altro amo di più questo, il più piccolo nel senso buono e dove con Marcello stavamo sempre insieme. Nella storia io e Mastoianni quasi ci scambiamo i ruoli: lui è allegro, anzioso, vitale, irrequieto come un giovane; io sono calmo e posato come un uomo maturo".

Massimo Troisi


                         

giovedì 3 luglio 2014

Tre film di Massimo Troisi nella rassegna "Le strade del cinema" nei comuni della Media valle del Tevere

Prende il via la terza edizione della rassegna di cinema viaggiante “Le Strade del Cinema. Il cinema d’autore incontra le eccellenze della Media valle del Tevere” organizzata dal GAL Media Valle del Tevere in collaborazione con Zenith e Concordia.
Il programma prevede 15 proiezioni, una per ciascuno dei 15 comuni della Media valle del Tevere che si svolgeranno nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre 2014.

Domenica 6 luglio, ore 21 – Torgiano
“Il postino” di massimo Troisi e Michael Radford

Giovedì 31 luglio, ore 21 – Avigliano Umbro, Castello di Sismano
“Non ci resta che piangere” di Roberto Benigni e Massimo Troisi.

Mercoledì 26 agosto, ore 21 – Marsciano, Rocca di Sant’ Apollinare
“Scusate il ritardo” di Massimo Troisi

INGRESSO LIBERO
    

mercoledì 2 luglio 2014

La scultura "L'ombra del postino" e gli orari della mostra del Memorial Massimo Troisi a Salina

Il tramonto di Pollara già di per sé è un qualcosa di unico e strepitoso. Da adesso in poi acquista un qualcosa in più con la scultura “L’ombra del Postino”, ideata dagli architetti Giuseppe Faranna e Sergio La Spina, realizzata da Fabio Pilato. La sagoma di Massimo aggiunge poesia alla poesia dell'isola, sembra essere lì da sempre e far parte inscindibilmente del paradisiaco paesaggio. 
Fino a settembre, inoltre, è possibile visitare sempre a Pollara, presso Casa Sebastiano Lo Monaco, la mostra "La metafora della poesia", con foto e bozzetti de "Il postino" di Lorenzo Baraldi, Gianna Gissi e del compianto Mario Tursi.
Ancora una volta chapeau all'isola di Salina e alle emozioni che solo il Nostro sa regalarci.

Cristiano


 

martedì 1 luglio 2014

Le parole di Baraldi e della Cucinotta in occasione dell'intitolazione della strada di Salina a Massimo Troisi

Grande partecipazione di pubblico all’inaugurazione della via intitolata a Massimo Troisi. Era presente tutta l’isola: rappresentanti dei tre comuni (Malfa, Santa Marina e Leni); cittadini; turisti e non solo… Testimonial dell’evento è stata Maria Grazia Cucinotta che ha tolto il drappo, scoprendo la targa della Via Massimo Troisi, stradella conosciuta per le tante scene del film. Alla presenza degli altri grandi nomi del film, lo scenografo Lorenzo Baraldi e la costumista Gianna Gissi, è stata inaugurata anche la mostra “Il Postino: Salina, la metafora della poesia”,  presso la Casa Sebastiano Lo Monaco, che resterà aperta al pubblico per tutti i pomeriggi di luglio per poi trasferirsi a Roma.

Il momento più commovente, sottolineato dalla musica di Bacalov, è stato percorrere via Massimo Troisi, giù, fino al belvedere dove è stata presentata al pubblico “L'ombra del postino”, la nuova scultura dedicata all’artista scomparso, di Giuseppe Faranna e Sergio La Spina, realizzata da Fabio Pilato. In serata, spazio alla grande musica italiana di Enzo Gragnaniello e Gianni Conte, che hanno scaldato i cuori di tutta la platea.

Maestro Baraldi, perché la scelta di Pollara per le riprese del film?
Dovevo ricreare l’Italia degli anni 50, il regista mi ha chiesto di fare dei sopralluoghi , ma in tutta Italia c’era troppo cemento; ho fatto il giro di tutte le isole, ma  la più naturale, quella ancora incontaminata era Salina. Ultima isola visitata. Pollara,  ancora vergine, senza strade, “ che fatica  andar sù e giù dalle balate  scoscese sulla spiaggia…”!

Maria Grazia, dopo vent’anni dalle riprese cosa ti ricordi di questa strada?
L’abbiamo fatta a piedi almeno mille volte, approfittavi per scappare dal set per cercare un posto dove prendere il sole, mangiare una granita…Quest’isola ha fatto sognare e continua a far sognare il mondo intero. Ti fa sentire fiera di essere siciliana: la meraviglia della scogliera, della spiaggia, di tutti i colori…Questa è un’isola che ti regala tante emozioni, è una vita a parte che prende vita anche dentro la pellicola.