domenica 28 dicembre 2014

"Massimo e me": il racconto di Angelo Orlando

Ringraziamo di vero cuore l'amico di Massimo (anche lui come noi lo scrive così, senza cognome), Angelo Orlando, che con sincero piacere ci ha permesso di condividere qui sul nostro blog il suo splendido scritto. Ci saluta e augura buona fortuna al nostro progetto.

Lui, splendido Amedeo in "Pensavo fosse amore invece era un calesse", parla di Massimo in modo semplice e genuino, senza la smania di ostentare un'amicizia. Infatti dopo poche righe il cognome "Troisi" compare con la stessa naturalezza con cui era stato omesso, quasi con rispetto, ossequio ad un genio e ad un grande uomo. Al quale ha voluto bene ed è stato ricambiato.

Cristiano


Lunedì 1° agosto 2011

MASSIMO E ME

Era un po’ che ci giravo intorno. Parlare di Massimo. 
Ogni tanto, qualcuno me lo chiede.
“Com’era Massimo Troisi?” 
Il silenzio che ne segue non ha a che fare con un trattenere qualcosa che ha dello speciale o chissà che, un vuoto dovuto a una difficoltà nel dire com’era una persona che hai conosciuto tanto tempo fa. Massimo è presente nella mia vita, come una specie di guida invisibile che mi corregge, mi spinge o mi frena. È una piccola e grande luce che, come una stella della nostra galassia, può essere raggiunta con quello sforzo d’immaginazione che troppo spesso evitiamo di fare. Un pensiero...la natura è l'eterno. Questa natura che può auto-generarsi. "Uomini e Dei" un tempo passeggiavano insieme, si aiutavano, si facevano i dispetti, giocavano e uniti in un bel girotondo, producevano una scena straordinaria.
Azione!
E l'uomo entra in scena.
Ovvero, passa dal nulla al nulla.
"Com'era Massimo Troisi?"
Qualcuno me lo ha chiesto ultimamente.
E io come al solito, sorrido e prendo tempo. E questo tempo, molto spesso, mi porta a dire due o tre cose per continuare ad agganciarmi a una sensazione che, a seconda di come sto, è vicina e distante. Come una stella, appunto. Vicina per lo sguardo, perché quella luce la posso vedere, distante perché, come una stella lontana anni luce, è irraggiungibile dalla mia piccola postazione terrestre
Ma da qui, ora, in una disoccupazione forzata, con tanta voglia di restare in contatto con uno spirito vero e non cedere a quella che ormai, simpaticamente chiamo la mia sorella pigrizia, cerco di fare qualcosa di utile per me, magari anche per chi, la prossima volta, mi chiederà: “Ma com’era Massimo Troisi

Vediamo un po’…

Un po' di tempo fa, una ragazza mi cerca sul web, mi trova e si presenta: "Sono una giornalista. Sta per uscire una collana sui film di Massimo Troisi. Le andrebbe di rispondere a qualche domanda?" Allora penso che forse questa è un'occasione buona. Mi faccio mandare le domande e mi prendo tempo. Scrivo risposte e queste risposte mi sembra che non bastino mai. E allora mi prendo altro tempo, fino a quando la ragazza giornalista (prima o poi leggerà anche lei questo post) mi sollecita. Mi dice che è quasi urgente e allora, mi affretto e tolgo tempo al mio tempo, scrivo, scrivo recuperando sensazioni, quante cose da dire, da lasciar andare. E poi si sa che sono un traghettatore di attimi. Li trasporto dal fiume del passato al mare del presente. E alla fine scrivo, e scrivendo, gli occhi si riempiono di lacrime, però sono contento. Strano cocktail. Gioia e lacrime. Poi premo invio. Evito di rileggere, ma sento quella bella soddisfazione che provavo anche a scuola quando consegnavo il compito in classe: finito! 
La giornalista mi risponde subito. Mi dice che quello che è ho scritto è molto bello e che le piange un po' il cuore a doverlo ridurre perché "lo spazio è molto poco rispetto a quello che ci sarebbe da dire..." 
Io un po' me lo aspettavo, ma in cuor mio, sono contento. Grazie a lei ho avuto il coraggio di andare lì dove una perdita ora ha acquisito quella distanza giusta per riconoscerla come un grande insegnamento. Ho approfittato di un'intervista per estrarre qualcosa che non mi aveva lasciato neanche il tempo di soffrire. Già...  
C'è un racconto di Dostoevskij, inserito ne "I Fratelli Karamazov",  che parla di una madre che va da padre Zosima a gridare tutto il suo dolore. Il buon prelato cerca di consolarla usando argomenti tradizionali della fede, cioè della giustificazione di Dio. La donna però, non riesce a trovare un argine al suo dolore, non vuole la giustificazione di Dio, non ha bisogno di essere consolata. Padre Zosima ad un certo punto, abbandona il suo punto di vista di pastore di anime. Si mette sul suo stesso piano e le dice: "Vai, piangi tutte le tue lacrime e chissà, che un giorno le tue lacrime non si convertano in qualcosa di molto prezioso!"
Questione di tempo. La vita, la vera maestra, ci aspetta al bivio di una comprensione paziente.
Chi lo sa perché, a volte, abbiamo bisogno di così tanto tempo prima di ritrovare il passaggio che ci fa comprendere che è giusto piangerle davvero tutte le nostre lacrime. 
Qualcosa di prezioso.
E allora, mi vado a rileggere quello che avevo scritto. E penso che qui, in questa zona che mi sono ricavato, lo spazio non è poco. Posso pubblicare esattamente quello che avevo scritto. E allora lo ritiro fuori. Lo rileggo, faccio copia e incolla e poi... poi aggiungo, correggo, cambio, tolgo e alla fine, di quella vecchia intervista, rimane ben poco. 
Quel dvd poi l'ho cercato. Non l'ho trovato. Non lo so quello che è rimasto di ciò che avevo scritto. Quelle emozioni recuperate da un passato neanche troppo lontano, cedono il passo a quello che ora è il miracolo di un nuovo istante del qui e ora, fatto di un'altra notte lontano da Roma, accanto al ricordo dell'ultima poesia che mi ha regalato Massimo, ma questa, è un'altra storia. 

(CONTINUA) 


martedì 23 dicembre 2014

Una poesia per Massimo


Una splendida, sentita poesia dedicata a Massimo Troisi, scritta nel dialetto che gli era tanto caro. Io e Massimo la ascoltiamo col cuore, fuori la casa rosa di don Pablo. E nella foto qui sopra lui sembra chiedermi: "Ma over è pe' mme sta poesia?". Certo Massimino, tu sei questo e molto altro.

Complimenti a Davide Rocco e grazie ad Anna per averla scovata.
 

A Massimo Troisi

Cu 'a faccia sorridente e cu 'e capille ricce
Ire napulitano cu 'a faccia d''o scugnizze
Parive sempe timido e sempe in imbarazzo
Risposte sottovoce ma ce lassave 'e sasso

Battuta sempe pronta, simpatico e solare
Ire talmente grande... pareva 'e guardà 'o mare
Song' film e situazioni ca hanno cuntato tanto
Si' muorto 'a tantu tiempo... ma te sanno tutti quante

Partito da San Giorgio si gghiuto assaie luntano
Ma nunn'aie perze niente d''o viecchio napulitano
Fama e ricchezza cagnano, ma tu si' rimasto 'o stesso
Aie fatto nu sulo errore... te ne si' gghiute ambresse.
 

mercoledì 17 dicembre 2014

Massimo Troisi: il coraggio delle proprie emozioni

Nulla è vita nel soggetto tranne il fatto che esso rabbrividisce. 
Theodor L. W. Adorno

Come ha scritto Anna Pavignano sul nostro gruppo, "Massimo diceva di sentirsi timido, impacciato, non all'altezza delle situazioni... Non si è come si è, ma come ci si sente..". Ma, aggiungo io, è anche vero che lui era più di quello che forse si sentiva di essere. Resta quella splendida virtù che è il coraggio delle proprie emozioni.

Emozioni che scaturiscono anche dal premio che il blog "Ho voglia di cinema" ci ha assegnato un po' di tempo fa. E che riporto qui sotto, consigliandovi di fare un salto su http://hovogliadicinema.blogspot.com/ e ringraziando di cuore Antonella.



giovedì 11 dicembre 2014

Una comicità sempre nuova: Massimo Troisi come Totò e Peppino

Visto che ci copiano ormai senza nemmeno fare più lo sforzo di cambiare le foto, riproponiamo qui la prefazione al libro di Lunetta Savino firmata dal Nostro, già pubblicata on line quindici anni fa su "Non ci resta che ricordarti" al seguente link: http://digilander.libero.it/webtroisi/pagine/lui%20eduardo....htm. Un articolo acuto e pieno di spunti interessanti, a me però in particolare ha colpito questa frase: "A me capita quando vedo Totò, ma specialmente Totò e Peppino insieme, di vedere una cosa e di rivederla e scoprire altre cose, rivederla e scopri 'nu gesto: quindi, vuol dire che lui in quel momento, ha proposto e ha costruito un qualcosa che non è leggibile immediatamente; ecco perché io dico puro però eccezionale". E' esattamente quello che mi capita quando rivedo un film di Massimo per l'ennesima volta. Sarà che lui ha saputo diventare l'ultimo erede di due comici immensi come appunto Totò e Peppino.


Lui, Eduardo e papà Scarpetta
di Massimo Troisi
 
Purtroppo non ho mai conosciuto Peppino De Filippo e lui è sicuramente di quelle persone che ti rammarichi di non aver conosciuto. Però l'ho visto a teatro. Ero molto piccolo, e sono andato con mio cognato che era vigile del fuoco, al Politeama, a Napoli, e così sono entrato da dietro con lui, con tutta l' emozione... Davano “A che servono questi quattrini”, e io ho visto lui, Peppino, che passeggiava, cu' 'e 'mmane dietro, e m'ha dato l'idea come forse anche noi diamo agli altri di una persona molto seria, molto tranquilla... M'avrebbe fatto piacere si' me diceva qualche frase che poi potevo riportare nella vita, dire: "E poi disse...", invece no, non disse niente è forse è stato giusto accussì, perché poi, di solito, in queste occasioni i grossi personaggi dicono le cose più stupide e banali. Un'eccezionale normalità lui, secondo me, è come 'o sillabbario. Quando io l'immagino, l'immagino puro, immagino cioè una comicità allo stato puro. Si può immaginare che la comicità pura è anche di Totò, e invece no, Totò è già chella elaborata. Io credo, cioè, che della comicità portata al livello di Peppino non ne può fare a meno nessun comico. Eduardo si è affinato più nel classico, Totò nel surreale, in quello che lui è riuscito a inventarsi come personaggio, Peppino, nella normalità era il massimo. Credo comunque, al di là di tutti i discorsi che si possono fare, che quando si parla di questi grossi personaggi, si parte dal presupposto che, comunque, siano delle persone intelligenti: io credo che siano eccezionalmente intelligenti Totò, Eduardo, Peppino, ma pure Sordi, per non restare solo nell' ambito napoletano; Sordi, secondo me, è un inventore di cose nuove, di comicità nuova, è stato un precursore. Forse si può parlare di normale fatto da una persona eccezionale, perché Peppino è dentro quello che fa. Non so se poi c'è dietro uno studio, perché non so se lui studiava il personaggio, ma sicuramente un'immedesimazione, in quel momento, a far vivere quel personaggio, quindi a dargli quello che, forse, è più difficile per un attore, per un comico, a dargli i particolari. A me capita quando vedo Totò, ma specialmente Totò e Peppino insieme, di vedere una cosa e di rivederla e scoprire altre cose, rivederla e scopri 'nu gesto: quindi, vuol dire che lui in quel momento, ha proposto e ha costruito un qualcosa che non è leggibile immediatamente; ecco perché io dico puro però eccezionale, perché puro sarebbe veramente il sillabario scritto da tutti dove A è A, B è B, invece lui ha scritto quello dove nella A puoi leggere qualche cosa di più. Ma è un caso stranissimo che io mi ritrovo, proprio ora, a parlare di Peppino, in un momento in cui, io, dovendomi calare nel personaggio di Pulcinella (nel film che sto girando con Ettore Scola, "Il viaggio di Capitan Fracassa") non so per quale mistero, non so per quale spinta interiore, per quale intuizione, che poi è quella che fa fare ogni cosa, io ho pensato a Peppino. Ho pensato alla napoletanità trasmessa in un certo modo, io dico, del ritmo, nei tempi, nei tempi comici, nell'incrinazione della voce: la sua comicità irresistibile. Lui, secondo me, è tutto quello che c'è prima dell'invenzione in più. Credo che lui abbia fatto eccezionale la normalità, sia riuscito a rendere eccezionale quello che si pensa che qualunque comico debba avere come bagaglio naturale: lui l'ha fatto assurgere a eccezionalità. Non saprei dire dove inizia per me il ricordo del teatro napoletano, dove finisce, dove è qualcosa di mediato attraverso la televisione, e non saprei nemmeno dire chi ho amato di più, se Peppino, se Eduardo, se Totò, perché li ho amati veramente tutti, anche senza essere un assiduo, perché poi a teatro ci andavo veramente poco. Sarò andato a vedere una volta Eduardo, prima di iniziare a fare l'attore, e una volta sola, purtroppo, Peppino. Peggio per chi non ha capito però, soprattutto attraverso i film e la televisione, qualcosa forse mi è cresciuto dentro. Sicuramente qualcosa di mediato da uno che fa spettacolo, mediato dall'intelligenza della quale parlavo prima, intelligenza che vuol dire sensibilità, non vuol dire preparazione culturale; e allora tutti questi elementi fanno diventare un attore, e quindi di conseguenza il suo personaggio, somigliante a un modello preciso, che però nello stesso tempo non ti dà l'idea di qualcosa di già visto, che è importante, perché vedere o sentire il già visto toglie molto alla freschezza. So che Peppino si è rammaricato più volte di non essere considerato abbastanza anche come autore oltre che come attore. Ma...che dire, peggio per chi non è riuscito a entrare nel suo mondo, a capirlo; insomma va tutto a discapito di chi non è riuscito a godersi pienamente questa cosa, e lo sta facendo mo' o lo farà tra dieci anni; lui non c'entra niente. Pure il fatto, per esempio, che Totò non ha avuto più bisogno del cognome, Eduardo nemmeno, lui invece s' 'a avuta purta' pure 'o cugnome, ma, secondo me, stava benissimo anche lui solo con Peppino!
 

venerdì 5 dicembre 2014

Massimo Troisi: persona essenziale, speciale e che incontrava la gente senza sovrastrutture. Parola di Renato Scarpa

  
"Lui ha captato quello che vale e quello che non vale e quindi era diventato una persona essenziale, ecco perché incontrandolo si sentiva che si incontrava una persona speciale. Per come si era guardati, per come ti riusciva a mettere totalmente a tuo agio. Non si contrapponeva mai. Lo incontravi. E lui incontrava la gente, non aveva sovrastrutture".

Parole di Renato Scarpa, alias Robertino di "Ricomincio da tre" e il capo telegrafista Giorgio Serafini de "Il postino". Uno dei pochissimi che ogni volta che apre bocca per parlare di Massimo ti incanta. Ed è lampante quanto sia emozionato e riconoscente alla vita per il dono di avergli fatto conoscere una persona speciale.

Cristiano
 

domenica 30 novembre 2014

Massimo Troisi come Enrico Berlinguer

"Nel momento in cui moriva ci siamo accorti che ognuno di noi aveva con lui un rapporto personale, fiducioso e confidenziale, anche se ci eravamo limitati ad ascoltarlo nella folla di una piazza".


La frase riportata appena sopra è tratta da un articolo de "L'unità" dedicato a Enrico Berlinguer, che sento di associare anche a Massimo. Sostituiamo la piazza al grande, al piccolo schermo e al teatro ed ecco che ci viene restituito il rapporto che noi "Amici di Massimo Troisi" intratteniamo con il Nostro. E che sopravvive, come direbbe Rosaria Troisi, "oltre il respiro", quotidianamente, perché lui è un po' uno di famiglia, uno su cui contiamo e al quale saremo eternamente grati. Una persona perbene con dei valori importanti, proprio come Enrico Berlinguer.

Cristiano

 

venerdì 21 novembre 2014

Il racconto filmato del raduno di "Amici di Massimo Troisi", sui luoghi di Massimo e su quelli del cuore (VIDEO)

Sapevo che sarebbe andato alla grande, questo raduno con l'esplorazione di luoghi troisiani, ma non credevo così tanto. Teresa ha coniato l'hashtag #convivialità per le nostre foto insieme su Facebook; credo proprio che renda bene l'idea e sintetizzi efficacemente il tutto. Uno stare insieme legati da una passione genuina e disinteressata che ti fa fare piccole pazzie e affrontare diversi sacrifici, un affetto incondizionato per chi ci ha dato e lasciato tanto. La familiarità che ci fa stare bene insieme e ci dà la sensazione di conoscerci da decenni la dobbiamo alla sensibilità comune per il suo essere artista e persona speciale. E questo fa parte di una socialità che contava molto anche per Massimo fin dalle sue prime attività al Centro Teatro Spazio, che qui ringraziamo per la cordiale ospitalità. Ho montato un breve video con i momenti chiave di due giorni stracolmi di Massimo. E ho rivissuto così le emozioni attimo per attimo. Le parole contano relativamente, lascio spazio alle immagini con la convinzione che, come ci ha detto Rosaria Troisi, "Massimo è davvero contento di tutto questo". 

Grazie di cuore a tutti e alla prossima (presto spero, i progetti ci sono e sono tanti).

Cristiano

 

                                

domenica 16 novembre 2014

Emozioni indimenticabili: grazie a tutti per il successo della due giorni del raduno di "Amici di Massimo Troisi"


E' stato un weekend incredibile, stupendo, tra amici che sembravano conoscersi da anni (ma questo già lo prevedevo, non essendo il primo per me. Massimo è un collante unico). Tutto è filato alla perfezione, siamo riusciti a fare molto di più del previsto e la ciliegina sulla torta della visita a Rosaria è stato il coronamento perfetto. La nostra emozione e la sua stampata negli occhi non si cancellerà mai dai nostri cuori. Sono distrutto, ma incredibilmente felice. Grazie di cuore a Francesca Sanna, Anna Letizia, suo marito e i suoi stupendi pargoli, Patrizia Borri, Rosa, Teresa Liccardo Sscn Giuseppe Sommario e Anna Rita, Mauro Cucco, Giorgio Fiorentino, Riccardo+moglie+figlio Christian. Ringrazio alla stessa maniera, perché davvero erano lì con noi con il cuore anche Daniele Clerici, Anita Leiden, Roberto Andreozzi, Corrado F. Barbero, Raimondo Acampora, Selma Meti, Erminia Zullo, Tiziana de Martino, Nadia Zappalorti. Siete l'anima e il corpo di "Amici di Massimo Troisi", senza di voi non esisterebbe niente di tutto questo. Grazie anche per l'affetto a Rosaria Troisi, per le belle parole a Luigi Troisi, alla disponibilità del Centro Teatro Spazio, a tutte le pizze che ci siamo mangiati e al fegato che le ha rette, al traffico napoletano, al bed&breakfast fantasma, alle scale di "Scusate il ritardo", alla biblioteca di Cecilia e al ristorante di Tommaso, ai pescatori del calesse, alla locanda di Frittole, alla pioggia che ci ha risparmiati al cimitero, a Villa Vannucchi che era aperta tutto il giorno e al volto di Massimo che ci ha sorriso per altre due volte a San Gregorio Armeno mentre chiedevamo agli esercenti perché la sua statuina non fosse mai esposta all'esterno. Una cosa del genere con appassionati veri da tutta Italia vi assicuro che non esiste da nessun'altra parte. Tanto abbiamo fatto ma tanto ancora ci sarebbe da fare. Se voi ci sarete, con quest'affetto e questa passione, ci sarò sempre anche io, con l'ombrello in alto a guidare la carovana d'amore per Massimo. Distrutto, ma incredibilmente felice. Grazie a tutti!

Cristiano

A GIORNI IL POST CON TUTTE LE FOTO E I VIDEO DEL RADUNO
 

domenica 9 novembre 2014

Anche Massimo Troisi con Totò e Maradona tra le luminarie di San Gregorio Armeno quest'anno

Ogni tanto capita pure a Napoli un omaggio degno a Massimo Troisi e agli altri grandi napoletani. Sono state infatti inaugurate le luminarie a San Gregorio Armeno per il Natale 2014. Nella zona dei Decumani cominciano i preparativi, c'è già aria di festa e di napoletanità genuina: alzando gli occhi è possibile scorgere i volti di Pulcinella, Totò e...Massimo Troisi. Un giusto omaggio per i napoletani ma anche per i tanti turisti che in questi mesi affolleranno la strada dei presepi. L'edizione di quest'anno, in particolare, è dedicata a Peppino De Filippo. Altra tappa che si aggiunge per il nostro vicinissimo raduno!

Un abbraccione,

Cristiano

   
 

    

martedì 4 novembre 2014

Massimo Troisi: the postman who always delivered (from "TheGuardian.com", 31/03/2011)

Massimo Troisi collapsed due to a serious heart condition three days into filming Il Postino. It came down to me whether he should continue 
  
It is almost 17 years since the death of Massimo Troisi, the star of my film Il Postino, yet he is as present in my life as he was when he lived. There was nothing overtly Neapolitan about him, except for his accent, which was so thick it took me months to understand. That amused him a lot.

Practically his entire life was marked by illness. He'd contracted rheumatic fever, the illness of the poor, when he was young, and it had damaged his heart. After a quadruple bypass when he was 19, he knew that sooner or later he was going to need a heart transplant. He bore it without complaint. But it gave him a profundity at a young age that gave his humour a real meaning.

I got to know him when I made my first film, Another Time, Another Place, which was about three Italian prisoners of war in Scotland. I had seen his first film Ricomincio da Tre (aka I'm Starting From Three) at the London film festival and was immediately struck by his humour. I asked him to be in the film, and he refused because he said Scotland was too cold. When the film came out, he called me up and in his mumbly way told me it was his favourite movie and asked if I would like to collaborate on a movie in Naples. I told him Naples was too hot. We became friends, and for eight years we would meet once or twice a year to discuss various projects – as you do in this business, without much hope of finding anything.
Then we found something – a Chilean novel called A Burning Patience – and went to Los Angeles to adapt it. Il Postino was written in three weeks in Shutters Hotel in Santa Monica, because Massimo wanted to be somewhere people would not recognise him. Occasionally, we would have to visit some famous Italian restaurant where people would stare, and the waiters would ask for his autograph, so he could remind himself he was still famous.

But there was another motive. He wanted to have a medical check in Houston. So I went back to Naples. And there I waited, and waited. I found out later he had been told his heart was the size of a football and he needed a new one. He asked for a temporary operation in order to stabilise his condition and continue with the film. The doctors agreed, and when he came back, he seemed fine.
But he wasn't. On the third day of shooting, he collapsed. He went to stay with his sister, and it seemed the film was over. Three days later he called me. "How was I?" he asked. I knew he wanted me to decide whether he should risk his life. My heart told me yes, my head no. Was I signing his death warrant? I didn't know. But I knew that he had been sensational. So I told him. "OK," he said. "I'm carrying on."
At the end, when I had finished shooting, he told me had an appointment at Harefield hospital for a new heart the following day. Then he said to me: "You know, I don't really want this new heart. You know why? Because the heart is the centre of emotion, and an actor is a man of emotion. Who knows what kind of an actor I'm going to be with someone else's heart beating inside me?"
He never made it: I heard of his death on the radio the next day.
Many people think that the movie ends with the death of the main character because Massimo had died. It was not true. That's how we wrote it. And when Mario Cecchi Gori, the producer, asked if ending with a death was not too depressing, Massimo said: "No, Mario. Because there is no death in the movies."
And he was right.

Michael Radford


 
COMMENTI ALL'ARTICOLO

Michael Radford, thank you for this truly heartfelt piece and for immortalising Massimo on screen, bringing him to the English speaking world with your wonderful film. A fitting tribute in itself to his genius. You brought out his sensitivity in such a wonderful way.
I first became aware of Massimo Troisi as a teenager watching Ricomincio da Tre and as London Italian with a Neapolitan mother identified so strongly with the character Troisi plays in that film, his streetwise knowledge, but also his touching and humorous insecurities. It remains my one of my favourite Italian films.
The humour, the almost stoical sadness at the heart of that character, one just knew it had so much of the real person in there. And the Neapolitan language and dark sense of humour was so hilarious to listen to (I have to post the opening sequence, still makes me laugh), he gave it such a rich twist. I knew Neapolitans like that on my holidays in Italy, with that same brand of dark humour and hilarious anecdotes, but he was the Neapolitan king of comedy!
Anyway, felt compelled to reply to this. Thank you once again!

I love this film so much. To watch Massimo in this film, knowing the real life story just makes a beautiful and sad film even more heart wrenching.
      
there are few films one would watch twice... life being short an' all. but this is one of the films you can watch over and over again ... fabulous!!
        
Great piece and great movie, Michael Radford.

Massimo was at his best, and unforgettable; but let me say that all the characters will live in memory: the father, the poet, the girl (and her aunt!), the chief-postman ("no, you should not say that the women write to him.. è il popolo!").

Above an ocean of vulgarity and mediocrity, two Italian movies stand out for the last 15 years: "Bread and Tulips" and "Il Postino", I don't know in which order.
        
Thanks for sharing this story; as someone who loved the movie and thought that Massimo was a magnificient actor and human being, it felt good to have this kind of insights.
     
also Non ti mouvere (Don't Move), which is excellent and based on an excellent novel.
       
It so happened that I watched Il Postino for the first time last night. It's funny and beautiful and incredibly sad, and completely avoids cliche, which is such a rare thing. I found it extremely moving - even more so now I've read this.
      
Fans of Radford's remake should seek out Antonio Skármeta's rather better 1980s original, Ardiente paciencia (Burning Patience).
 

giovedì 30 ottobre 2014

Il cuore secondo Massimo Troisi: amori e calessi

Mi rispecchio molto nell'idea di Massimo sull'amore. Forse non è un caso che io sia nato nel giorno dell'anniversario di Cecilia e Tommaso, quelli del calesse. Raccolgo qui alcune parole del Nostro sul tema dell'amore; parole ironiche, talvolta amare, risposte mai banali, profonde e illuminanti nella loro non scontatezza. E in coda al post riporto il mio video montaggio "L'amore è solo quello eterno", un discorso di Massimo sull'amore composto da tanti pezzetti dei suoi film, che ho fatto mio.

Buon amore a tutti, di qualunque natura esso sia.

Cristiano 
 
   
Massimo intervistato da Pippo Baudo  
Pippo Baudo: Tu piaci alle donne... come te lo spieghi?
Massimo Troisi: Cioè, com'è... “come te lo spieghi?” ?
Pippo Baudo: Siccome abbiamo ricevuto molte telefonate da parte di donne che dicevano: “perché non è venuto Massimo Troisi la scorsa settimana?” Quindi noi desumiamo che tu piaci molto alle donne. Ecco, tu come te lo spieghi?
Massimo Troisi: A me è quest'ultima cosa che nun capisc... cioè... “tu come te lo spieghi?” Che significa? Come per dire: “tu fai schif, come ti spieghi questa cosa...?”
Pippo Baudo: No... cioè, come ti spieghi che tu piaccia...
Massimo Troisi: Ma non me lo spiego! Pippo, è 'na cosa... normale! Uno è uomo e piace alle donne, se è donna piace all'uomo, se... cioè se m'aviss dit: “abbiamo ricevuto un sacco di telefonate di cavalli che dicevano 'ci piace Troisi!' ” allora te dicet: “Ma Pippo, come te lo spieghi stu fatt?”
      
   
Da "Le vie del Signore sono finite"   
Camillo – Troisi: Ci sarà una donna che ti piace, una femmina! Qual è la donna tua ideale, per esempio?
Orlando - Bonetti: Non ce l'ho una ideale, Camillo. L'importante per me è essere amato e non ci sono mai riuscito.
Camillo – Troisi: Sì, ma una che ti piace ci sarà! Comm ti piace a te la donna?
Orlando - Bonetti: Non lo so... mi piace, mi piacerebbe bionda, con gli occhi celesti, con le mani affusolate, lunghe; sensibile, intelligente, che capisca anche senza parlare... ma niente di più.
Camillo – Troisi: Azz... niente... niente più, Orlà, e menumal! Tien... trecient'... nun n'a tenev 'a donna ideale.. qua ce vonn sette o otto femmine inziem...

  
Massimo a proposito dello scudetto del Napoli
"Pe' sta dentro, guard, guard d'o arriv... pe' sta dentr... a me me piacess essere proprio la moglie di un giocatore... a me mo', per dire, se tu mi faciss diventà la moglie di Renica, mi faciss cuntent...
Gianni Minà: Guarda che forse sarà in sala la moglie di Renica...
Massimo Troisi: E io la invidio! Signora, io vi invidio! Vi invidio Renica, io vuliss essere sua moglie. Capito, torn' a casa e mi dice “Sai, cara, Maradona che cosa ha detto? Che l'anno prossimo forse facciamo ancora...” tutte piccole cose... ma, non la moglie, perché so' uomo, non offendendo, ma... almeno l'amante di una delle mogli dei giocatori! No... no, pe' carità, Gianni! So' tutte brave persone, le rispetto! Vi amo tutti... pe' fa n'esempio, dici... come amo questa squadra... l'amante di una delle mogli... che vene là e me dice “Sai, mio marito m'ha detto che Maradona ha detto che l'anno prossimo forse...” e... viverla! Sta dentro, inzomm, pe' carità, tutti amici, eh, nun scherziamm!"
   
   
Sull'amore   
"L'amore, per esempio, è una cosa che a me me piace, come sentimento, no veramente, è nu sentimento che non è malvagio pecché è raro, cioè è raro che uno riesce a trovà l'amore accussì... però devo dire che c'è ancora un'offerta esagerata di amore, non è che uno corre il rischio di rimanerci senza... ci può rimané senza per un piccolo periodo, però, non lo so, vai e ti puoi sempre immaginà che lo ritrovi negli occhi della cassiera del bar sotto casa, oppure nella collega d'ufficio, oppure in una voce della centralinista della Sip. Quindi, voglio dire, è raro, è 'na cosa che ti fa soffrire, però, viva Dio! Ce ne sta tanto, nun te lo fann mancà! Inzomm, voglio dire, nun è come la malattia. La malattia invece è un qualcosa di raro, di agognato, però allo stesso tempo è malvagio, pecché se quello nun ce l'hai, se te lascia 'a salute, però nun è che tu dici "però la ritrovo negli occhi della cassiera del bar"... che truov? Nun truov nient... se stai poco bene, stai poco bene comunque. Quindi chell' nun me piace. L'amore me piace anche pe' questo: quando c'è, quando nun c'è e per le prospettive che nun te può mai mancare... secondo me, poi. Uno può dire "ma io senza amore...no, come fai...c'è una sola volta nella vita" ...so' fatti suoi, l'intervista la stai facendo a me, ti dico io come la penso!"
 
  
Amore o calesse? 
"Quante volte, i' quest l'agg spiegato nun sai quante vote, …quante volte è capitato che uno è convinto di essere innamorato di una persona. Dopo due, tre anni, così... guarda una fotografia o la rivede e dice "ma come è possibile che so' stato con questa persona?"; quindi vuol dire che non era amore, ma era un sentimento altrettanto nobile, dignitoso, come può essere la passione o come può essere il bisogno d'affetto... o come può essere gelosia o come può essere bisogno di sesso, a volte uno c'ha quell'istinto, accussì... e te ne accorgi dopo... e allora quello non è amore a è un calesse."
   
    
T'aggia vede' morta - testo musicato da Pino Daniele

T'aggia vede' morta pe' tutt' 'e notte
ch'aggio passato cull'uocchie apierte
t'aggio cercato pe' dint' 'o lietto.
  
T'aggia vede' morta
pe' chello che è stato
primma 'e sape' che staje 'nzieme a 'n ato
primma che moro o cado malato

comm' faccio a me scurda'
che si' stat' 'o primm'ammore
si servesse a te scurda'
me facesse 'o munno a pere
sulo pe' nun te n'ncuntra'.

T'aggia vede' morta
'e morte lenta
pe' fa' felice pure i parenti
ca si tu muore so' cchiu cuntente.

T'aggia vede' morta 'mmiezo a 'na via
tu e chella grande cessa' e tua zia
che va dicenn' ca è colpa mia
comm' faccio a me scurda'
ca si' stat' 'o primm'ammore
si servesse a te scurda'
me facesse 'o munno a pere...sulo pe' nun te n'ncuntra'!
      
   
Da "Pensavo fosse amore invece era un calesse"
Cecilia – Neri: Abbiamo deciso insieme di comprare una casa.
Tommaso – Troisi: Come mai? Che, avete problemi?
Cecilia – Neri: Problemi? No, perché?
Tommaso – Troisi: Mah... se uno sta bene insieme non capisco perché debba andare a prendere... uno dice “viviamo insieme” quando vuol dire che le cose nun vann... infatti quando peggiorano dice “perché non ci sposiamo?”... se proprio cominciate che non ce la fate più... “facciamo un figlio” così quando alla fine vi odiate ma siete vecchi... “che ci lasciamo adesso che siamo vecchi?”... è quello il percorso. 


'O SSAJE COMME FA 'O CORE

Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
e primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core.
A me, a me
'o ssaje comme fa 'o core
quann' s'è 'nnamurato.
Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo e me ricev'
comme sarà  succiesso ca è fernuto
ma je nun m'arrenn'
ce voglio pruva'.
Po' se facette annanze 'o core e me ricette:
tu vuo' pruvà? e pruova, je me ne vaco
'o ssaje comme fa 'o core
quann s'è sbagliato


"L'amore credo sia quel sentimento che riesce ad uscire indenne dal tempo che passa, che riesce a durare, che vince la stanchezza, la noia, i dolori, le rotture di scatole. Ma bisogna attendere tanto prima di riconoscerlo. Si può dire solo a posteriori se uno ha davvero amato, perché mentre si ama non lo si capisce."

"Non mi dimenticherò mai quello che mi diceva mio nonno Pasquale, e cioè che dal cuore deriva tutto, gioie e affanni"

 
(Massimo Troisi)
     
                               

martedì 28 ottobre 2014

"Il postino" nelle sale (?) e in edicola. Le foto esclusive dal red carpet di Roma con Renato Scarpa e la Cucinotta alla proiezione della versione restaurata

Roma non dimentica Massimo Troisi. A vent’anni dalla sua morte, infatti, la capitale ha dedicato una serata, domenica 26, alla proiezione della versione restaurata de “Il Postino”. Invece alla Galleria Nuova Pesa fino al 21 novembre, lo spazio in via del Corso gestito da Simona Marchini ospita, dopo la Casa Sebastiano Lo Monaco di Pollara, la seconda tappa de Il Postino. Salina, la metafora della poesia. L’esposizione, attraverso le foto di scena di Mario Tursi e i bozzetti delle scenografie di Lorenzo Baraldi e quelli dei costumi di Gianna Gissi, racconta, come in uno story board, quella che è stata l’ultima prova da attore di Troisi. "Una mostra sul filo della memoria e dei sentimenti", secondo le parole della stessa Simona Marchini". 
 
“Direi che Massimo ha fatto quello che i vecchi produttori facevano: aveva un impegno creativo, il progetto era il suo, la visione di fare questa cosa con quel regista, con quegli attori, in quel modo, era la sua – ha detto Michael Radford -. Così fanno i grandi produttori, che hanno in mente chiaramente quello che vogliono fareLui voleva interpretare un uomo che scopre se stesso attraverso la poesia. Si sentì male la prima settimana di riprese, aveva bisogno del trapianto. Gli dissi di lasciar perdere il film, anche se desideravo il contrario. Fu davvero molto coraggioso“, ricorda il regista Michael Radford.
  
“L’ho conosciuto grazie a Il viaggio di Capitan Fracassa, di Ettore Scola. Lo vidi e subito mi piacque, Massimo aveva l’anima sul volto. Poi arrivò Il Postino, per me la possibilità di lavorare insieme a lui in un’esperienza unica. Penso che in tutta la storia del cinema non ci sia nessun film simile“, disse Philippe Noiret. 
    
Commosso il ricordo di Maria Grazia Cucinotta, per la quale 'Il Postino' fu il film della consacrazione: "Tremavo, davo le battute velocemente, ero emozionata. Massimo mi aiutò molto , anche se la regia era firmata da Michael Radford, fu lui il vero regista di tutto -continua l'attrice- seguii alla lettera i suoi consigli, suggerimenti. Gli devo molto e sono felice per questa serata che omaggia ancora una volta questa pellicola che ha veramente fatto il giro del mondo".

Sponsor dell'evento romano è Poste Italiane: "Per un’azienda che fa della comunicazione la propria missione e che ha sempre coniugato la spinta all’innovazione con la capacità di essere vicina alle persone e alle comunità, il restauro digitale di una pellicola dai toni così emotivamente intensi racchiude simbolicamente i valori peculiari di Poste Italiane, incarnati dalla figura del postino Massimo Troisi", spiega l'azienda.
 
 
Da più parti si è detto che dal 26 ottobre torna nei cinema la versione restaurata de “Il postino“, interpretato da Massimo Troisi. Ad oggi non ho avuto riscontri concreti a riguardo, qualcosa non quadra.

Il restauro ha ridato colore e digitalizzato la pellicola, che dal 29 ottobre troverete in edicola con Tv Sorrisi e Canzoni in dvd a € 12,99, prezzo della rivista esclusa.
Lavorando direttamente sui materiali negativi originali conservati presso i suoi stabilimenti, la Film & Video attraverso Eurolab Digital ha dato nuovo valore al film: professionisti del settore si sono alternati al restauro fotochimico dei materiali danneggiati, al controllo delle giunte, ai lavaggi in percloro per poi passare al digitale per la scansione a 4K color, corretti e puliti digitalmente per creare un prodotto nuovo come non si vedeva in sala dal debutto cinematografico del ‘94, anno in cui Il Postino fu inoltre presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

 
 
E ora veniamo alle immagini preziose scattate dal nostro inviato, nonché autore di un gran bel libro su Massimo e co-organizzatore del nostro prossimo raduno a Napoli: il grande Giuseppe Sommario. E' grazie a lui se possiamo teletrasportarci sul red carpet di Roma.