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giovedì 28 gennaio 2016

Tullio De Piscopo saluta gli "Amici di Massimo Troisi" (VIDEO)

tullio de piscopo pino daniele massimo troisi ascoliTullio De Piscopo è stato di recente ad Ascoli Piceno per l'intitolazione di un piazzale a Pino Daniele ed un concerto. Qui ha incontrato il nostro fido Daniele per una chiacchierata. Di seguito il breve saluto in video (che ci trasferisce un sorriso e una grinta davvero contagiosi) al nostro blog/gruppo e alcune parole del batterista della super band sul nostro Massimo. E a breve il post completo di una bella giornata dedicata un po' anche a lui. 

Grazie Tullio e grazie Daniele.

Cristiano



                                 
tullio de piscopo pino daniele massimo troisi ascoli"Massimo Troisi, non dico è stato, ma è la maschera, dopo gli anni '60, del palcoscenico napoletano, perchè dopo Totò, De Filippo, Nino Taranto, c'è subito Troisi, questa maschera moderna, che ha fatto veramente conoscere l'umorismo moderno napoletano, in un dialetto strettissimo, come usava fare lui, in tutta Europa. Io il primo film suo lo vidi al nord dell'Italia e la gente era veramente impazzita per questa sua maschera, perchè lui aveva, ripeto, una maschera incredibile. Abbiamo iniziato, si può dire, assieme, perchè eravamo nella stessa agenzia teatrale, dove c'era anche Pippo Baudo, io facevo la parte musicale, loro con il trio della Smorfia, assieme ad altri artisti di cabaret, la parte teatrale, con l'agenzia Gentile e Marangoni. Ho un ricordo di lui sempre bello e vivo per tutte le cose che abbiamo trascorso assieme. Ho il ricordo sempre impresso di quando ebbi la notizia della sua scomparsa alla fine di un concerto pomeridiano al Lirico di Milano, in taxi mentre andavo a casa e mi diede questa notizia il giornalista dell'Ansa, ed io rimasi impietrito".

Tullio De Piscopo
 

venerdì 17 aprile 2015

Clarissa Burt: "Massimo amava far ridere la gente, in maniera semplice e intelligente. E non voleva apparire a tutti i costi"

massimo troisi clarissa burtUn'intervista a Clarissa Burt, compagna di Massimo Troisi fino agli inizi degli anni Novanta, non per far gossip ma per raccontare la natura di una donna che gli è stata accanto. Perché forse ci aiuta anche a conoscere un altro pezzettino di lui. Un saluto a lei, che qualche volta è capitata su queste pagine.

Cristiano

 
Per avere successo non ha mai spalancato le gambe: un motivo di orgoglio per Clarissa Burt, che fu scelta come madrina del Troisi Festival, kermesse che si è tenuta a Morcone (Benevento)

Che cosa ti ha spinto ad accettare l’invito degli organizzatori del Troisi Festival
«Prima di tutto l’amore nei confronti di Massimo Troisi, un uomo speciale con il quale sono stata assieme alla fine degli anni Ottanta. Massimo è stato l’amore della mia vita: come avrei potuto dire di no?». 

Sono passati diciannove anni dalla morte di Massimo, ma. l’affetto del pubblico è sempre vivo… 
«Massimo era esattamente così come lo si vedeva. Lui amava far ridere la gente, in maniera semplice e intelligente. Non era mai scontato e non voleva certo apparire a tutti i costi». 

Il Troisi Festival rappresenta un’ottima vetrina per tanti giovani talenti… 
«È stimolante per me aiutare i giovani, probabilmente perché quando ho cominciato io a fare questo mestiere nessuno lo ha fatto». 

Sono stati duri i tuoi esordi nel mondo dello spettacolo? 
«Sì anche perché quando sono arrivata in Italia (nel 1977, ndr) non avevo soldi e neppure una famiglia alle spalle che potesse sostenermi economicamente». 

Dev’essere stata dura per te… 
«Mio padre aveva lasciato la nostra casa e sono quarant’anni che non lo vedo. Con mia madre, inoltre, non avevo un buon rapporto. Ero la più grande di tre figli e non sono potuta andare all’università. Insomma, non avevo altra scelta se non quella di sfondare. E, fortunatamente, mi è andata bene». 

Che cos’è il successo? 
«Io non ho mai avuto l’aiuto di nessuno. Per questo, quando mi si chiede cosa sia per me il successo, senza voler essere volgare, rispondo che sta tutto nel fare le cose con le gambe chiuse. E mai nessuno, di fronte a questa mia affermazione, ha mai potuto insinuare che io sia una bugiarda. Posso ringraziare soltanto me stessa e anche chi mi ha offerto delle opportunità». 

Qualche nome? 
«Raffaella Carrà, Pippo Baudo, Giancarlo Magalli, Gerry Scotti e Gigi Sabani. Tutti artisti di serie A che sono riusciti ad arrivare in cima grazie anche alla loro correttezza dal punto di vista umano».

Per tanti anni la più amata dagli italiani è stadia Raffaella Carrà. Oggi lo è Belen Rodriguez… 
«Sono andata via dall’Italia nel 2005 e non so molto della Rodriguez. Credo, però, che Belen sia una di quelle che è riuscita a fare carriera con le sue forze…». 

Molti continuano a chiedersi cosa ti abbia spinto dopo ventotto anni ad abbandonare l’Italia…. 
«Ho sempre nutrito un grande affetto nei confronti dell’Italia. Nonostante questo, ho deciso di partire quando ho capito che l’economia stava cambiando. Dopo ventotto anni, inoltre, sentivo l’esigenza di una ventata di aria nuova. Infine, mia nonna voleva che tornassi negli States per condividere i suoi ultimi anni di vita». 

Il matrimonio rientra nei tuoi progetti?
«Sto ancora cercando un marito (ride, ndr). Scherzi a parte, a 54 anni credo di essere pronta per il matrimonio. Oggi abbraccerei volentieri l’idea di vivere per il resto della mia vita accanto a un uomo». 

E un figlio? Ti piacerebbe averlo? 
«C’è il caso di Carmen Russo che alla mia età è riuscita a diventare mamma, ma so anche che lei per raggiungere questo traguardo ha dovuto sottoporsi a cure molto impegnative. Non credo che in futuro avrò un figlio. Intanto mi consolo con i miei otto nipoti».


giovedì 30 ottobre 2014

Il cuore secondo Massimo Troisi: amori e calessi

Mi rispecchio molto nell'idea di Massimo sull'amore. Forse non è un caso che io sia nato nel giorno dell'anniversario di Cecilia e Tommaso, quelli del calesse. Raccolgo qui alcune parole del Nostro sul tema dell'amore; parole ironiche, talvolta amare, risposte mai banali, profonde e illuminanti nella loro non scontatezza. E in coda al post riporto il mio video montaggio "L'amore è solo quello eterno", un discorso di Massimo sull'amore composto da tanti pezzetti dei suoi film, che ho fatto mio.

Buon amore a tutti, di qualunque natura esso sia.

Cristiano 
 
   
Massimo intervistato da Pippo Baudo  
Pippo Baudo: Tu piaci alle donne... come te lo spieghi?
Massimo Troisi: Cioè, com'è... “come te lo spieghi?” ?
Pippo Baudo: Siccome abbiamo ricevuto molte telefonate da parte di donne che dicevano: “perché non è venuto Massimo Troisi la scorsa settimana?” Quindi noi desumiamo che tu piaci molto alle donne. Ecco, tu come te lo spieghi?
Massimo Troisi: A me è quest'ultima cosa che nun capisc... cioè... “tu come te lo spieghi?” Che significa? Come per dire: “tu fai schif, come ti spieghi questa cosa...?”
Pippo Baudo: No... cioè, come ti spieghi che tu piaccia...
Massimo Troisi: Ma non me lo spiego! Pippo, è 'na cosa... normale! Uno è uomo e piace alle donne, se è donna piace all'uomo, se... cioè se m'aviss dit: “abbiamo ricevuto un sacco di telefonate di cavalli che dicevano 'ci piace Troisi!' ” allora te dicet: “Ma Pippo, come te lo spieghi stu fatt?”
      
   
Da "Le vie del Signore sono finite"   
Camillo – Troisi: Ci sarà una donna che ti piace, una femmina! Qual è la donna tua ideale, per esempio?
Orlando - Bonetti: Non ce l'ho una ideale, Camillo. L'importante per me è essere amato e non ci sono mai riuscito.
Camillo – Troisi: Sì, ma una che ti piace ci sarà! Comm ti piace a te la donna?
Orlando - Bonetti: Non lo so... mi piace, mi piacerebbe bionda, con gli occhi celesti, con le mani affusolate, lunghe; sensibile, intelligente, che capisca anche senza parlare... ma niente di più.
Camillo – Troisi: Azz... niente... niente più, Orlà, e menumal! Tien... trecient'... nun n'a tenev 'a donna ideale.. qua ce vonn sette o otto femmine inziem...

  
Massimo a proposito dello scudetto del Napoli
"Pe' sta dentro, guard, guard d'o arriv... pe' sta dentr... a me me piacess essere proprio la moglie di un giocatore... a me mo', per dire, se tu mi faciss diventà la moglie di Renica, mi faciss cuntent...
Gianni Minà: Guarda che forse sarà in sala la moglie di Renica...
Massimo Troisi: E io la invidio! Signora, io vi invidio! Vi invidio Renica, io vuliss essere sua moglie. Capito, torn' a casa e mi dice “Sai, cara, Maradona che cosa ha detto? Che l'anno prossimo forse facciamo ancora...” tutte piccole cose... ma, non la moglie, perché so' uomo, non offendendo, ma... almeno l'amante di una delle mogli dei giocatori! No... no, pe' carità, Gianni! So' tutte brave persone, le rispetto! Vi amo tutti... pe' fa n'esempio, dici... come amo questa squadra... l'amante di una delle mogli... che vene là e me dice “Sai, mio marito m'ha detto che Maradona ha detto che l'anno prossimo forse...” e... viverla! Sta dentro, inzomm, pe' carità, tutti amici, eh, nun scherziamm!"
   
   
Sull'amore   
"L'amore, per esempio, è una cosa che a me me piace, come sentimento, no veramente, è nu sentimento che non è malvagio pecché è raro, cioè è raro che uno riesce a trovà l'amore accussì... però devo dire che c'è ancora un'offerta esagerata di amore, non è che uno corre il rischio di rimanerci senza... ci può rimané senza per un piccolo periodo, però, non lo so, vai e ti puoi sempre immaginà che lo ritrovi negli occhi della cassiera del bar sotto casa, oppure nella collega d'ufficio, oppure in una voce della centralinista della Sip. Quindi, voglio dire, è raro, è 'na cosa che ti fa soffrire, però, viva Dio! Ce ne sta tanto, nun te lo fann mancà! Inzomm, voglio dire, nun è come la malattia. La malattia invece è un qualcosa di raro, di agognato, però allo stesso tempo è malvagio, pecché se quello nun ce l'hai, se te lascia 'a salute, però nun è che tu dici "però la ritrovo negli occhi della cassiera del bar"... che truov? Nun truov nient... se stai poco bene, stai poco bene comunque. Quindi chell' nun me piace. L'amore me piace anche pe' questo: quando c'è, quando nun c'è e per le prospettive che nun te può mai mancare... secondo me, poi. Uno può dire "ma io senza amore...no, come fai...c'è una sola volta nella vita" ...so' fatti suoi, l'intervista la stai facendo a me, ti dico io come la penso!"
 
  
Amore o calesse? 
"Quante volte, i' quest l'agg spiegato nun sai quante vote, …quante volte è capitato che uno è convinto di essere innamorato di una persona. Dopo due, tre anni, così... guarda una fotografia o la rivede e dice "ma come è possibile che so' stato con questa persona?"; quindi vuol dire che non era amore, ma era un sentimento altrettanto nobile, dignitoso, come può essere la passione o come può essere il bisogno d'affetto... o come può essere gelosia o come può essere bisogno di sesso, a volte uno c'ha quell'istinto, accussì... e te ne accorgi dopo... e allora quello non è amore a è un calesse."
   
    
T'aggia vede' morta - testo musicato da Pino Daniele

T'aggia vede' morta pe' tutt' 'e notte
ch'aggio passato cull'uocchie apierte
t'aggio cercato pe' dint' 'o lietto.
  
T'aggia vede' morta
pe' chello che è stato
primma 'e sape' che staje 'nzieme a 'n ato
primma che moro o cado malato

comm' faccio a me scurda'
che si' stat' 'o primm'ammore
si servesse a te scurda'
me facesse 'o munno a pere
sulo pe' nun te n'ncuntra'.

T'aggia vede' morta
'e morte lenta
pe' fa' felice pure i parenti
ca si tu muore so' cchiu cuntente.

T'aggia vede' morta 'mmiezo a 'na via
tu e chella grande cessa' e tua zia
che va dicenn' ca è colpa mia
comm' faccio a me scurda'
ca si' stat' 'o primm'ammore
si servesse a te scurda'
me facesse 'o munno a pere...sulo pe' nun te n'ncuntra'!
      
   
Da "Pensavo fosse amore invece era un calesse"
Cecilia – Neri: Abbiamo deciso insieme di comprare una casa.
Tommaso – Troisi: Come mai? Che, avete problemi?
Cecilia – Neri: Problemi? No, perché?
Tommaso – Troisi: Mah... se uno sta bene insieme non capisco perché debba andare a prendere... uno dice “viviamo insieme” quando vuol dire che le cose nun vann... infatti quando peggiorano dice “perché non ci sposiamo?”... se proprio cominciate che non ce la fate più... “facciamo un figlio” così quando alla fine vi odiate ma siete vecchi... “che ci lasciamo adesso che siamo vecchi?”... è quello il percorso. 


'O SSAJE COMME FA 'O CORE

Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
e primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core.
A me, a me
'o ssaje comme fa 'o core
quann' s'è 'nnamurato.
Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo e me ricev'
comme sarà  succiesso ca è fernuto
ma je nun m'arrenn'
ce voglio pruva'.
Po' se facette annanze 'o core e me ricette:
tu vuo' pruvà? e pruova, je me ne vaco
'o ssaje comme fa 'o core
quann s'è sbagliato


"L'amore credo sia quel sentimento che riesce ad uscire indenne dal tempo che passa, che riesce a durare, che vince la stanchezza, la noia, i dolori, le rotture di scatole. Ma bisogna attendere tanto prima di riconoscerlo. Si può dire solo a posteriori se uno ha davvero amato, perché mentre si ama non lo si capisce."

"Non mi dimenticherò mai quello che mi diceva mio nonno Pasquale, e cioè che dal cuore deriva tutto, gioie e affanni"

 
(Massimo Troisi)
     
                               

lunedì 26 maggio 2014

In onda su Raidue il 2 giugno alle ore 21:10 lo special "Non ci resta che...Massimo"

Si chiama "Non ci resta che ...Massimo" lo speciale del programma Unici dedicato a Massimo Troisi. L'appuntamento è per lunedì 2 giugno alle ore 21:10 su Rai2. A raccontare l'artista ci saranno  tra gli altri, Renzo Arbore, Gianni Minà, la sorella Rosaria, il nipote Stefano Veneruso, Giuliana de Sio, Maria Grazia Cucinotta, Enzo Decaro, Pippo Baudo, Renato Scarpa, Nino Frassica, James Senese, Amanda Sandrelli, Giovanni Veronesi, Gaetano Daniele, Mauro Berardi, lo scrittore Maurizio De Giovanni, Achille Bonito Oliva, Rocco Papoaleo e Giole Dix. Inoltre a svelare episodi ancora poco noti sulla sua vena ironica, saranno il suo barbiere Mauro, Massimo Bonetti, Giovanni Benincasa,Massimo Lopez e Bruno Voglino, il dirigente Rai che credette ne "La Smorfia" e la inserì nel programma Non Stop.

Si tratta del tributo con cui la seconda rete di Angelo Teodoli ricorda l'artista a venti anni dalla prematura scomparsa avvenuta il 4 giugno del 1994. Massimo Troisi non c’è più ma la sua inimitabile vis comica, la sua ironia, intrisa di malinconia, rappresenta un punto fermo nella storia del teatro e del piccolo e grande schermo.  Lo speciale lo ricorda, lo celebra, ne ripropone la delicata personalità attraverso uno sguardo affettuoso nei confronti di un artista che avrebbe avuto ancora molto da comunicare al suo pubblico se la morte non l'avesse portato via. Massimo Troisi viene ricordato non solo come comico ma anche e soprattutto come poeta dalla delicata ispirazione sempre ancorata alla realtà. Viene narrata la sua opera di regista sotto un'ottica familiare e uno sguardo affettuoso e spesso profondo.

“Non ci resta che...Massimo” è una puntata realizzata da Giorgio Verdelli che ha chiesto e ottenuto i contributi di amici e colleghi di Troisi. Con loro si ripercorrerà la vicenda umana e professionale dell'artista attarverso i luoghi nei quali è vissuto e le memorie che conservano di lui, del suo percorso, della sua arte. Varie le tappe nell'ambito della sua breve esistenza: San Giorgio a Cremano, Napoli e poi Roma, passando per Procida, Salina e gli Stati Uniti. Un insieme di luoghi che evocano la sua personalità, il suo carattere nella quotidianità e sul palcoscenico, in un percorso non tanto biografico quanto emotivo.

Incredibilmente vasto il repertorio dell’attore: vedremo molti sketch, interviste e foto di scena. Ci saranno alcuni fuori onda come le prove con Pino Daniele in un albergo napoletano e l’intervista inedita sui Pulcinella dello scultore Lello Esposito. Ricordare Troisi, scomparso alcuni giorni dopo aver concluso le riprese del suo film Il Postino, significa realizzare anche una profonda riflessione umana e filosofica sul suo mondo comico e malinconico e sulla sua incredibile attualità. In questo universo spettacolare così omologato e senza idee nuove, alla fine “Non ci resta che....Massimo".

martedì 7 maggio 2013

La "leggerezza incisiva": Massimo Troisi su Giulio Andreotti

Riporto il video pubblicato da Tommaso Putignano sul nostro gruppo Facebook, ovviamente di grande attualità in relazione alla dipartita di Giulio Andreotti. Come unica didascalia Tommaso ha scritto "leggerezza incisiva", estrapolando le due parole dall'ultimo post che avevo pubblicato un paio di giorni fa. Grazie Tommaso e grazie a tutti i troisiani del gruppo, gli spunti che Massimo ci dona ogni giorno li mettiamo in circolo e facciamo in modo che nutrano la nostra passione con linfa sempre fresca e nuova.

Cristiano

                                                    

venerdì 6 aprile 2012

Massimo Troisi e la lega lombarda: Salvini, occhio agli infiltrati! (VIDEO)

In un modo o in un altro Massimo Troisi è sempre attuale ed è sempre qui con noi...

                                                         
 

martedì 21 febbraio 2012

Biografia di un minollo immaginario scritta da Massimo Troisi

I suoi film, a partire dai titoli, sono un chiaro esempio di quanto Troisi si divertisse a ridicolizzare e frantumare i cliché. Lo stesso intento possiamo rintracciarlo seguendo le sue interviste, da quelle storiche con Pippo ("posso chiamarti Pippo?") Baudo e Gigi Marzullo, a quelle meno conosciute. 
Oggi riportiamo una biografia immaginaria scritta da Massimo tanti anni fa, breve testo in cui, con una certa "eleganza" stilistica, riesce a smascherare (e ribaltare) la solennità preconfezionata delle biografie ufficiali.


1883, 21 febbraio. Nasce Franz Hideman, figlio di Georg Hideman (nato nel 1853) e di Ottile Kohn (nata nel 1857)
1885, ottobre. La famiglia si trasferisce da Maiselgasse 16 a Maiselgase 18.
Febbraio. Nasce Hermann Hideman.
Dicembre. La famiglia si trasferisce da Maiselgasse 18 a Maiselgasse 20.
1887, primavera. Per il bene di Franz che secondo il padre frequenta cattive amicizie, la famiglia si trasferisce da Maiselgasse 20 a Maiselgasse 22.
Settembre. Nasce Heinrich Hideman.
1889, settembre. Franz comincia le scuole elementari al Sacro Cuore di Gesù. Nasce Magda Hideman.
1890, aprile. Franz viene espulso dalla scuola.
1891, settembre. Costretto a cambiare scuola, Franz si iscrive al Sacro Orecchio Naso e Gola di Gesù.
1893, agosto. Gli appare la Madonna ma non crede ai suoi occhi.
1895, maggio. La famiglia si trasferisce in Norengasse 26. Già Maiselgasse 24.
Estate. Vacanza al mare con lo zio Siegfrid.
1897, dicembre. Saluta una persona per strada scambiandola per un suo amico. Accortosi dell'errore si difende dicendo: “Scusi, ma da dietro siete proprio uguale ad un mio amico”.
1900, estate. Vacanza al mare con lo zio Siegfrid.
1901, marzo. Sente la voce del nonno morto. Crede alle sue orecchie. Gli occhi si offendono a morte.
1906, autunno. Franz mostra all'amico Oscar Zalezly un fascio dei suoi scritti, frammenti di un romanzo e alcune foto pornografiche scattate da lui stesso.
1908, gennaio. Si riconcilia con gli occhi.
1910, luglio. Per interessamento del suo amico Zalezly la rivista “Scritti odi e nuovi orientamenti” gli pubblica le foto pornografiche.
1912, novembre. In casa del suo amico Eduard Metz conosce Marareta Zeliner e se ne innamora.
Gennaio. Prima esperienza sessuale per Franz Hideman se si escludono le due vacanze con lo zio Siegfrid.
1913. Franz scrive molto di giorno, poiché la notte dorme.
Il suo primo saggio si intitola:
“L'amore non influisce sui furti d'appartamento”.
 
Fonte: GIUSTI M. a cura di, 2004, Il mondo intero proprio, Milano: Mondadori

Questa biografia immaginaria viene letta da Massimo Lopez e Giovanni Benincasa nel documentario Rai "Ritratti: Massimo Troisi - Anche gli angeli volevano ridere" di Giancarlo Governi.
  

giovedì 6 gennaio 2011

Massimo Troisi non è mai andato d'accordo con la befana (VIDEO)

Molti di voi conosceranno benissimo questo video, ma lo riproponiamo ugualmente perché, come ogni cosa che esce dalla bocca di Massimo, invecchiando migliora e ci allontana per pochi istanti dallo squallore del tempo in cui viviamo. Buona Epifania a tutti!

Cristiano







                                                           

domenica 29 agosto 2010

Massimo Troisi e Raimondo Vianello: il bisogno di vivere e far vivere emozioni

Troppe cose “… devono essersi perse da qualche parte”, cara Claudia ("Cara … Chiara", cit. dal Calesse). Grazie per il tuo profondo spunto di riflessione contenuto nel tuo post dello scorso 19 luglio: in troppi campi c’è da sentirsi “derubati” di qualcosa e, in noi in particolare, è prepotente la sensazione di aver subìto un “furto” in più. Dopo quell’immenso RESPIRO che ci ha regalato Massimo dalla e in ogni sua comparsa, sembra essere tornata quell’aria stantìa di cose uguali a se stesse, oppure copiate male o, peggio ancora, cose “sfornate” per un pubblico che vuole solo essere super stimolato per “distrarsi” ed evadere, rinunciando così a…vivere veramente.
 
Lui possedeva dentro, connaturato, il bisogno di “vivere e far vivere emozioni”, il bisogno di spazi interiori per sentirsi, ritrovarsi e regalare questa energia. L’ha pure accennato in un film: “Così mi distraete, soffro male, soffro poco…”. Sicuramente già a quei tempi (era l'anno del Calesse, il 1991) l’audience dettava legge e bisognava avere molto coraggio di uscire fuori dal coro, ma in Massimo avveniva in modo istintivo perché possedeva il coraggio delle proprie emozioni, in un mondo in cui, già allora, era difficile avere il coraggio delle proprie azioni (“Vorrei indignarmi di più e saper comunicare questa indignazione senza diventare una delle voci indistinte del coro”, ha detto una volta). Per questo, istintivamente, sentiva di non dover rispondere ad alcun cliché, lui era già fuori dal coro, gli bastava ESSERE e basta (“questo l’hanno già detto ”).

“NO, non è ancora nato un altro Massimo Troisi” ha dichiarato Pippo Baudo in un’intervista, e non credo l’abbia detto per piaggeria o motivi di “audience” (appunto): conosceva Massimo, l’ha incontrato tante volte, visibilmente conquistato dai suoi interventi. Sentiva anche lui che qualcosa faceva la differenza nei “duetti” con quell’artista: un mix prezioso di umanità, naturalezza, istinto, capacità comunicativa, ironia e soprattutto di buon gusto, di cui Massimo era portatore sano.
  
Quest’anno c’era un motivo in più per “confezionare” qualcosa di più rispondente oltre che al nome di Massimo, anche a quello di Raimondo Vianello, scomparso pochi mesi fa, al quale è stata dedicata questa quindicesima edizione del Premio Troisi. E si trattava appunto dell'omaggio ad un altro grande della comicità.
Ben detto, Claudia: “… con molta probabilità unica nota positiva di tutto il Premio”. Mi piaceva Raimondo, anche lui aveva un distinguo al quale non ha mai saputo-voluto rinunciare: “Era un portatore sano di ironia” ha detto recentemente il buon Costanzo. Superfluo aggiungere che, quando l’ho letto, ho pensato subito al “nostro” e, seppur confermando che nessuno ha su di me l’ “effetto calamita” che mi suscita Massimo, in Raimondo, forse, qualcosa me lo ha sempre ricordato, nonostante la distanza generazionale e di …genere “comico”.

Per questo ho ritrovato delle assonanze con quanto ho letto su Raimondo dopo la sua scomparsa e vorrei condividerle con voi.

- "Rallegrava tutti con il suo umorismo, che denotava anche cultura e sensibilità." (Patrizia De Blanck)
  
- "M’incantavo studiando la sua recitazione perfetta. Sempre arguto, misurato, impeccabile, sul set come nella vita. Sapeva di essere un maestro, ma non lo faceva pesare." (Little Tony)
 
- "La finezza del suo umorismo era lo specchio della sua eleganza morale." (Adriano Aragozzini)

- "Da lui ho appreso le leggi della comicità, i suoi tempi e i suoi confini." (Pippo Franco)

- "Tu non reciti per far ridere, tu fai ridere e basta, non fai il comico, ci sei nato." (Massimo Boldi)

- "… la sua flemma, le pause cariche di sottintesi, quel muoversi pigro e dinoccolato…devi misurare al centesimo i tempi, le sillabe, le facce…" (Alessandro Penna)

- "Quando muore un grande, come Raimondo Vianello, c’è un solo modo per sfuggire alla retorica: raccontarlo com’era. In purezza. Non ce ne sono più di persone così. La tv (ma anche la politica, la società, lo sport…) è piena di gente che si prende troppo, o troppo poco, sul serio." (Umberto Brindani)
  
"Se io voglio assomigliare a qualcuno, voglio fare come ha fatto lui…non sono più io ma divento…imitatore", diceva in un’altra delle sue sagge affermazioni Massimo. Per questo non è possibile, nel panorama di oggi, trovare un altro Troisi. "Non si è mai (più) visto, si fosse visto una volta … uno po’ dicere ‘s’è visto’. E invece no!". Vincenzo, protagonista di "Scusate il ritardo", insegna.

Daniela V.