giovedì 28 marzo 2013

Massimo Troisi e la vera Napoli da veicolare in Italia e all'estero

Roberto Benigni dedicò all'amico Massimo Troisi questi versi:

"Non si capisce", urlavano sicuri,
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino."

Leggendo questo post il regista e attore toscano aggiungerebbe gli albanesi tra gli indiani e gli americani degli Oscar. E' sempre un'emozione forte quando della nostra famiglia entra a far parte qualcuno che vive fuori dai confini italiani. Vuol dire che il messaggio universale di Massimo continua a fare breccia nei cuori di tutto il mondo. Ed in questo caso Selma ha colto ciò che più rischia di perdersi, quando per la maggiore vanno pseudo artisti napoletani che speculano sui luoghi comuni partenopei invece di veicolare la vera, unica, inestimabile essenza di Napoli. Italiano e dialetto napoletano a parte, Selma ha imparato da Massimo sì i problemi della città, ma "presentati in un modo totalmente diverso da quello degli altri sketch oppure dei commenti in televisione". Grazie a Massimo conosce la Napoli che sperava e pensava esistesse davvero. Perché esiste, anche se ce la stanno facendo dimenticare. Ed è questa la Napoli che da napoletano voglio venga veicolata in Italia e all'estero, senza parlare di pizza e senza far suonare il mandolino; e se nessun artista o presunto tale è capace di farlo ben venga continuare a proporre e a riguardare i film e le apparizioni di Massimo Troisi. 

Grazie Selma
Cristiano


Quel giorno là, (per fortuna) c’era “lo smistamento”, così Mario, che non avevo mai visto prima, e Saverio, che invece conoscevo già, decisero di prendere un’altra strada. Una strada che, senza rendermi conto all’inizio, portò via anche me… Ed è cosi che conobbi lui. Un attore fuori dagli schemi, fuori dal comune, fuori da ogni scuola che possa mai esistere. Film dopo film, mi sono finalmente tolta un dubbio che avevo avuto da tempo sugli attori comici e mi sono accertata del fatto che comico ci puoi solo nascere, non c’è una scuola. Poi ho anche trovato questa frase in un filmato, pronunciata da Alberto Sordi non casualmente, perché in quel filmato davanti a lui c’era proprio Massimo.

Sono albanese e vivo in Albania, quindi di solito non ho un contatto diretto con la lingua italiana. Figuriamoci con il napoletano, dialetto che avevo sempre visto come troppo difficile da comprendere, anche se mi aveva sempre incuriosita così come tutta la città di Napoli. Grazie a Massimo capii il perchè. Conobbi il dialetto (senza difficoltà, avendo lui come maestro), l’arte napoletana, la gente, l’umorismo, la gioia e mi appassionai subito. Conobbi anche i problemi, ma presentati in un modo totalmente diverso da quello degli altri sketch oppure dei commenti in televisione. Grazie a questo Pulcinella degli anni '80-’90, conobbi quella Napoli che spontaneamente avevo sempre desiderato e pensato che esistesse. Massimo è uno di quelli che nascono una volta in 100 anni o forse anche di più. Massimo è uno di quelli veri, quelli puri, che non nascondono nulla. È quello sempre in imbarazzo, quello che pensa di non essere capace di spiegarsi, quello che trova un po' troppo complicato parlare alle donne, quello che non ha fiducia in sé stesso, quello che pensa di non avere mai una risposta, quello che c’ha un mondo tutto suo ed ha paura che questo mondo non attragga nessuno. Ma la verità, caro Massimo, è che quel tuo mondo ci ha attratti a tal punto che facciamo fatica ad accettare la realtà di oggi, specialmente quella del teatro e della cinematografia.

Io, il paragone con De Filippo o Totò non lo faccio. Non trovo giusti i paragoni quando si parla di arte, ma ‘na cosa te la posso dicere: o' Massimì' tu si uno 'e lloro, e lloro stanno acopp' a tutt' quant'.

Un abbraccio,

Selma
 

domenica 24 marzo 2013

"Massimo Troisi: lieve, più forte dell'arroganza". Il ricordo di Gianni Minà

Siamo felici di ospitare, dietro sua gentile concessione, stralci dell'articolo che Gianni Minà scrisse a dieci anni dalla scomparsa di Massimo Troisi. 


Nel mese di giugno del 2004, sono stati dieci anni che Massimo Troisi se n'è andato anzitempo da questo mondo. Sempre nell'anno che è appena trascorso, Massimo avrebbe compiuto cinquant'anni. Le manifestazioni per ricordarlo sono state poche e, in alcuni casi, modeste e provinciali, come una serata su Rai Tre organizzata dal Comune di San Giorgio a Cremano dove c'era tutto meno lo spirito e l'eredità di Massimo Troisi. Ho custodito nel mio ufficio un programma in due puntate su Massimo registrato quasi due anni fa al Teatro Bellini di Napoli, intitolato "Noi meridionali, presunti emigranti" che è un percorso diverso sul mondo artistico e umano di Massimo, sulle sue scelte, sul suo modo di proporsi, sulla sua generazione che ha regalato a Napoli, venticinque anni fa, un incredibile rinascimento culturale nel teatro, nel cabaret, nel cinema, nelle arti plastiche e figurative oltre che nella musica. Il programma finora è stato visto solo da alcune centinaia di spettatori al Festival Sergio Leone di Torella dei Lombardi (provincia di Avellino) dove una sera dell'estate scorsa abbiamo ricostruito lo spirito della singolare amicizia che ha avvicinato a Massimo un burbero e visionario creatore di cinema come Sergio Leone, complice un viaggio in un villaggio vacanze della Costa d'Avorio.
Il programma nato con l'idea di presentarlo a Rai Tre non ha potuto finora essere proiettato per una questione di diritti delle sequenze de “Il postino” utilizzate per spiegare meglio la personalità di Troisi e il perchè dell'innamoramento per il libro dello scrittore cileno Antonio Skármeta che ha ispirato il film-testamento di Massimo. Volle girare, infatti, “Il postino” a rischio della propria salute (rinviando l'intervento al cuore già programmato) perchè la storia, riambientata in Italia del postino Mario Ruoppolo, che attraverso Pablo Neruda e la sua poesia scopre la coscienza civile e muore in una manifestazione di piazza repressa dalla polizia dell'epoca di Scelba, lo aveva emozionato così come i versi del grande Nobel cileno, esule nel '51-'52, proprio fra Napoli e Capri.
Quella scoperta lo aveva incuriosito e gli aveva rivelato l'universo appassionato dell'autore del “Canto general”.
Spero che un giorno o l'altro le autorizzazioni a trasmettere questo omaggio arrivino per ricordare agli italiani un attore e autore inimitabile. Perchè quel viaggio nel mondo e nelle idiosincrasie di Troisi, con le testimonianze di Antonio Skármeta, di Pietro Ingrao, di Roberto Benigni, di Ettore Scola, di attori come Mariano Rigillo e Linda Moretti, di Enzo Decaro, di Massimo Bonetti, di Anna Pavignano (sceneggiatrice di tutti i film di Massimo) e anche di Enzo Gragnaniello e James Senese, quel viaggio è un'occasione unica per riflettere sulla modernità artistica di Troisi, sulla vena innovativa della sua comicità, sul suo linguaggio, sul suo cinema e perfino sulla sua passione civile.
Per ricordarlo, ora che ci manca da dieci anni, mi piace riproporre quanto scrissi allora sull'Unità. 
 
Massimo Troisi era un essere umano leggero, lieve, forse stonato in un'epoca ed in una società dello spettacolo dove imporre la propria presenza, essere arroganti, è il comportamento di moda. Massimo sapeva stare al mondo rendendo gradevole la vita dei suoi amici e della gente che gli era cara senza sfiorare mai gli altri con le sue angustie. Del suo "cuore malato", operato a Houston per due volte, non parlava mai, al massimo ci scherzava sopra facendo il verso alle parole di una immortale canzone che talvolta intonava cercando di imitare Sergio Bruni. Si era fatto conoscere come comico negli anni ‘70 con il gruppo La Smorfia composto, oltre che da lui, da Enzo Decaro e Lello Arena, ed aveva raggiunto il successo con "Non Stop", una di quelle trasmissioni-laboratorio della RAI inventate da Bruno Voglino dove nascevano spesso artisti che duravano molto più di una stagione e comici non schiavi di una battuta o incapaci di andare oltre i due minuti di esibizione. Erano comici spesso inventori di un genere, lettori ironici del quotidiano, o interpreti sarcastici della società in cui vivevano. Fu la stagione, oltre che di Troisi, di Benigni, di Verdone, di Grillo. Sono passati soltanto 25 anni e sembra un'eternità. La tv schiava dell'audience, la tv commerciale ha disintegrato anche la capacità di far ridere intelligentemente. E non dico questo perchè Troisi, come gli altri che ho citato, erano indicati come "comici di sinistra", cosa che oggi apparirebbe un peccato. "Scusa, ma da che parte potevo stare? - mi disse una volta Troisi sorridendo - Songo nato a San Giorgio a Cremano e al pizzicagnolo che ogni mattina mi dava pane e mozzarella io dicevo sempre di aver fede, perché ai poveri ci pensa Dio. Pover'omme. Un giorno, stanco di segnare sul quaderno dei crediti, mi disse 'non sarebbe meglio, aspettando Dio, che a saldare il conto passasse tuo padre?'". Nel cinema fu una rivelazione con "Ricomincio da tre", un film del 1981 dove c'erano tutti i dubbi e le disillusioni della sua generazione, ma anche tutto il suo senso della vita, la sua filosofia basata sull'arte di accontentarsi, forse anche un po' della sua famosa pigrizia. Fu questo il sentimento che Massimo apprezzava come una cultura, più che il timore di non riuscire a ripetersi, a convincerlo ad aspettare più del previsto prima di dirigere "Scusate il Ritardo". Amava le donne e lo sport e voleva aver tempo per queste due passioni. "Chi l'ha detto che non è serio amare due donne nello stesso momento e perder tempo per fare la formazione della propria squadra?". Quando il Napoli vinse lo scudetto fu memorabile l'intervista a cui mi costrinse nella trasmissione organizzata per l'occasione facendo finta di essere l'unico napoletano a non aver avuto la notizia e commentandola sorpreso con tutti i luoghi comuni che riguardano il calcio e le interviste. Ricordo ancora come un incubo gioioso le puntate intere in cui Massimo e Benigni occupavano "Blitz", il programma domenicale che vent'anni fa facevo su Raidue. Come i grandi del neorealismo sapeva cogliere il particolare delle cose, delle situazioni, perfino i tic delle persone e trasformarli in una introspezione ironica. Eduardo De Filippo mi disse una volta che era un comico di domani con le radici nel passato. Sotto la sua pigrizia nascondeva però talvolta una volontà di ferro. "Il postino di Neruda", il film con Philippe Noiret terminato il giorno prima di morire, lo aveva inseguito per anni, dopo aver scoperto, come ho scritto, il libro di Skàrmeta, un autore cileno del quale mi aveva chiesto ogni dettaglio. Forse per una volta ha voluto controllare il suo cuore per riuscire a portare a termine un progetto amato. Se la storia è andata così, è stata una delle poche volte che ha permesso al suo raziocinio di prevalere sulle passioni. Ci manca tanto, Massimo. 


Gianni Minà, in "Vivaverdi", maggio-giugno 2004

Questo il link dell'articolo sul sito ufficiale di Gianni Minà: http://www.giannimina.it/index.php?option=com_content&task=view&id=157&Itemid=53
Stralci di questo pezzo furono pubblicati anche su "L'Unità" domenica 5 giugno 1994, all'indomani della scomparsa di Massimo.
 

mercoledì 13 marzo 2013

Amici di Massimo Troisi...dall'Albania con passione

Grazie a Selma Meti, membro del nostro gruppo facebook, "Amici di Massimo Troisi" è sbarcato anche in Albania. Con una passione che ancora una volta dimostra di poter travalicare ogni confine, anche geografico. Selma conduce dalla sua Albania un programma radiofonico pregevole, completamente dedicato alla cultura italiana. Nel video che segue potete ascoltare le parole dedicate a Massimo, appositamente tradotte in italiano da lei per noi (anche con un'imperdibile frase in napoletano), e il saluto al blog. Grazie di cuore a Selma per le emozioni e l'affetto con cui ricorda Massimo. Grazie a Radio Shkodra, ascoltabile in Albania sui 92 MHz. Le vie di Massimo si rivelano ancora una volta infinite.

Cristiano
                               

venerdì 1 marzo 2013

Maradona fa autogol su Massimo Troisi

[...] Ha risposto con cordialità a tutte le domande, anche a quelle scomode, ma su una, la mia, proprio la mia, ha toppato. A metà, ma ha toppato. Che disdetta! Dopo 'o friddo ncuoll' al suo arrivo, il gelo! Gli chiedo se uomini come lui e Massimo Troisi, miti che negli anni '80 hanno difeso e valorizzato Napoli, oggi mancano alla nostra città. Lui mi risponde che c'è Siani. "Non ho capito, scusi", avrebbe detto Totò. Non l'avessi mai fatta questa domanda. Come è possibile mettere sullo stesso piano un filosofo, attore, regista e autore che ha cancellato le cattiverie che si dicono su Napoli valorizzando il talento, il senso della vita, l'arte di cui il nostro popolo è capace, e un cabarettista contemporaneo, bravo in quanto tale, che nel suo ultimo 'film' ripropone, cavalcandolo, il solito clichè di una Napoli scroccona, socialmente depressa e bersaglio facile facile da dare ruffianamente in pasto ad un pubblico misto tra ingenui e detrattori. Un autogol pazzesco. Peccato che i comici di oggi non abbiano ben assimilato o compreso i messaggi di poeti raffinati come Massimo, ma anche di artisti rispettabili come Guido Palliggiano. Che amarezza! Maradona ha evidentemente la memoria corta, o forse non ha mai capito granchè di cinema, di arte vera. 'O friddo ncuollo. Troisi perdona loro perchè non sanno quello che dicono! A Diego, col mio animo di bambino aggrappato alle reti di Soccavo, nei sogni, ho perdonato sempre tutto. Forse sbagliando, forse no, ma gli innamorati sono così. Questa, però, da innamorato, non gliela perdono pur concedendogli attenuanti generiche. Maradona e Troisi si sono conosciuti e frequentati per un po', bastava un pensiero, un ricordo. Evitando di bestemmiare seppure in buona fede.  L'immaterialità, i sogni dei bambini, sono spesso meglio della realtà. Ad ognuno la sua scelta...

"Diego, e quest' e quell' oh...E pure per te! I tuoi peccatori di prima, sempre zitti sotto".

Luca Cirillo



Da riconsiderare, a questo punto, l'autenticità della napoletanità di cui Diego si faceva portavoce in Italia con proclami demagogici contro il nord. Voglio pensarla come Cirillo, con un Diego in buona fede e che ci ha capito poco sui veri napoletani, artisti e non. Riflessione impopolare ma assai vera...
Cristiano

Mi spiace per Luca Cirillo e per tutti quelli che hanno avuto troppa considerazione per Maradona uomo. Io non resto delusa perchè non mi sarei aspettata mai una risposta intelligente da costui. Ma consolatevi perché la Napoli di Troisi, una volta entrata nei cuori delle persone, quelle vere, attraverso quei "mugolii dell'anima" descritti da Sommario non si scorda facilmente. La tua peccatrice di prima...sempre zitta...sotto!
 Francesca