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venerdì 8 gennaio 2016

Un anno senza Pino Daniele. Eppure lui e Massimo sono sempre più presenti

E' già passato un anno dalla scomparsa di Pino Daniele. E a noi piace sempre immaginarlo insieme al nostro Massimo, da qualche parte, a ridere e a creare. Nel mare di parole più o meno sensate che in questi giorni scorrono ovunque mi piace riportare quanto un altro Massimo, Ranieri, ha scritto sul quotidiano "Il mattino". Qualche parola anche per il Nostro, essenziale ma molto significativa.

"Nel 1997 avevo inciso la canzone di Pino «Quando» in un album intitolato «Canzoni in corsa»: lì avevo giocato facile, aggiungendo il richiamo di Massimo Troisi, altro napoletano da esportazione, altro esempio della nostra cultura migliore: popolare, democratica, capace di raccontare anche i mali e le ingiustizie che ci incatenano senza rinunciare a un sorriso. L’ho cantato persino allo stadio Olimpico quel pezzo: quanto mi manca la voce di Pino che la intonava nella sua Napoli e la folla, puntuale, che urlava «Massimo, Massimo, Massimo». Oggi grida «Pino, Pino, Pino», e lo faccio anch’io, orfano come tanti di un artista straordinario di cui ho avuto l’onore di essere amico". 

Mancano tanto, troppo, Massimo e Pino. Non solo ai napoletani, ma a chiunque viaggi sulle stesse lunghezze d'onda dei sentimenti. Me ne accorgo quotidianamente sul nostro gruppo Facebook, posto speciale e crocevia di anime belle e sensibili. Mancano tanto eppure sono sempre più presenti. La sensazione è che adesso la Napoli che amiamo e che siamo abbia perso tutte o quasi le sue voci più vere, più artistiche e genuine. E che siamo tutti un po' orfani, probabilmente per sempre. In attesa di qualche altro lazzaro felice capace di riprendere un discorso interrotto bruscamente nel 1994 e nel 2015.

Buon anno a tutti,

Cristiano
 

lunedì 30 novembre 2015

Massimo news: "Il postino" di Troisi ricordato su Raiuno, la scritta sui muri di Roma e l'omaggio congiunto con Pino Daniele ad Andria

pino daniele sophia loren massimo troisi totò napoli- Registrato recentemente presso l'Auditorium Rai di Napoli, l'11 dicembre andrà in onda su Raiuno "Andrea Bocelli - Il mio cinema". Il programma, condotto da Massimo Giletti che torna così in città dopo le polemiche de "L'arena", sarà una viaggio tra le colonne sonore più belle della storia del cinema. Presente anche Sophia Loren, che racconterà diversi aneddoti legati riguardo varie pellicole. E così insieme a "Il padrino", "La vita è bella" e "Colazione da Tiffany", ci sarà spazio anche per "Il postino" del nostro Massimo Troisi. Altri ospiti saranno Christian De Sica, il calciatore del Napoli Gonzalo Higuain, Noa e Belen Rodriguez.

- Stanno cancellando un po' di scritte sui muri a Roma, per il Giubileo speciale che comincerà tra poco. Chissà se sparirà anche quella che parafrasa il titolo del film di Massimo del 1991 "Pensavo fosse amore invece era un calesse" e che recita così: "Pensavo fosse amore e invece era una zo...". Frase in qualche modo accostabile allo storico striscione degli ultras del Napoli comparso tanti anni fa nello stadio del Verona, l'ormai proverbiale "Giulietta era ’na zoccola".

- Sabato 5 dicembre ad Andria, presso il Persepolis di Via Giovanni Bovio 31, alle ore 21:15 i Free Men Teatro in musica ricorderanno Massimo Troisi e Pino Daniele con un loro spettacolo. Il biglietto costa 8 euro ed è possibile prenotarlo (unico modo per entrare) mandando un messaggio privato alla pagina Facebook di Persepolis
  

sabato 31 ottobre 2015

Rassegna di film di Massimo Troisi in tv su Mediaset e ritorno in sala di "Ricomincio da tre" in versione restaurata

massimo troisi cinema comici napoliAncora un omaggio di una rete televisiva al nostro Massimo Troisi. Questa volta legato al ritorno in sala di Ricomincio da tre per i giorni del 23 e del 24 novembre, nella versione restaurata dalla Cineteca Nazionale che segnalai in anteprima in dvd qui. E' il canale Premium Cinema Emotion a dedicare il mese di novembre al nostro, ogni lunedì alle ore 19:15 con cinque film.

Il primo è "Scusate il ritardo" che andrà in onda lunedì 2 novembre, con Lello Arena e Giuliana De Sio. Si prosegue con "Non ci resta che piangere", diretto oltre che da Massimo Troisi anche da Roberto Benigni, il 9 novembre. "Le vie del Signore sono finite" è il film del 16 novembre, "Pensavo fosse amore invece era un calesse" quello del 23 novembre (con la colonna sonora dominata dalla splendida "Quando" di Pino Daniele). Chiude la rassegna il 30 novembre il film "Che ora è", diretto da Ettore Scola con Massimo Troisi e Marcello Mastroianni.

Come sempre guarderemo "insieme" i film sul nostro gruppo Facebook "Non ci resta che ricordarti - Amici di Massimo Troisi" per commentare in diretta, citare, postare fotogrammi, divertirci ed emozionarci ognuno dalla propria città, lontani eppure così vicini grazie alla nostra passione per Massimo.

Cristiano
 

martedì 12 maggio 2015

Angelo Orlando ricorda il set del Calesse e l'intesa con Massimo Troisi

massimo troisi angelo orlando pensavo fosse amore invece era un calesseMi ricordo bene i momenti prima di quel "ciak". Era una delle scene più lunghe della sceneggiatura. Non ero tanto preoccupato. Non sono mai stato preoccupato su quel set. Poche prove. Come si usava fare. Uno sguardo tra di noi e già sapevamo che era fatta. Non sono mai stato così sicuro durante le riprese di un film. Neanche quando poi qualche anno dopo stavo dall'altra parte della macchina da presa. Era da poco che non c'eri già più e che se volevo incontrarti, dovevo farlo seguendo l'ispirazione. Sogno o realtà non ha mai avuto importanza.

Angelo Orlando

mercoledì 6 maggio 2015

"Cara Chiara...": la bambina che avvelenò Massimo Troisi spiega la sua bravura (VIDEO)

massimo troisi veleno pensavo fosse amore invece era un calesse"Parlare di Massimo é sempre un gran piacere. Ricordi la scena del caffè avvelenato? Io da quella scena ho capito quanto fosse bravo Troisi: io recitavo le battute dietro la macchina da presa, perchè in quel momento inquadravano solo lui che inizia a fare tutte quelle smorfie, che SICURAMENTE ricorderai. Io e tutto il resto della troupe ridevamo come matti, con le lacrime agli occhi e lui imperterrito a recitare! Più di una volta, dovemmo ripetere quella scena perchè era venuta mossa dalle risate del cameraman!
Solo Troisi poteva fare queste cose! "

Alessia Salustri, l'indimenticabile Chiara di "Pensavo fosse amore invece era un calesse"
 
 
Grazie a Giuseppe, autore di una pagina Facebook dedicata a Massimo davvero ben fatta e copiatissima come il nostro blog.

massimo troisi veleno pensavo fosse amore invece era un calesse

martedì 24 marzo 2015

L'amore secondo Massimo Troisi, a parole sue

"L'amore è eterno. E quindi lo si può definire solo a posteriori: è un titolo che si può dare alla memoria. Credo che sia quel sentimento che riesce a uscire indenne, a durare nel tempo, rispetto alla stanchezza, alla rottura di scatole, alla noia, ai dolori. Ma bisogna aspettare l'eternità, per riconoscerlo". 
 
"Esistono tante possibilità intermedie tra l'amore e il non amore: l'orgoglio, la paura della solitudine, la gelosia, la possessività... Tutte cose che chiamiamo amore, e non lo sono". 
 
"Forse non c'è una definizione dell'amore, ma c'è l'amore. E l'unica certezza, l'unica cosa provata è che la sofferenza d'amore, prima o poi, finisce. Ci vuole carattere, bisogna avere la pazienza di aspettare. Non si muore per amore, si muore per impazienza". 
  
"Questa benedetta parola non basta più a riassumere un sentimento così complesso. Forse dovremmo imparare ad accontentarci di un surrogato". 
  
"Succede, no?, che uno è stato innamorato, e poi finisce. E ti accorgi che ti sei sbagliato clamorosamente. E magari dopo qualche anno vedi una fotografia e dici ma non è possibile che io sia stato tanto tempo con quella persona. Non poteva essere amore, ma neanche attrazione, simpatia, sesso, amicizia". 
  
"Io sono così. Quando una storia è stata importante e finisce, io la pazienza la trovo, soprattutto se in quel momento sono più forte. Anche se ho tutti i motivi per dire: cazzo, basta, non butto via il bene che c'è stato, non alimento false speranze, ma cerco di creare le basi per un altro rapporto. Magari, se mi comportassi da stronzo, aiuterei l'altra ad odiarmi, si libererebbe prima. Ma io preferisco l'indifferenza all'odio. Se uno ti odia può farti male. Metti che ti odia uno come Hitler. E' meglio se gli sei indifferente, no? Io non voglio essere odiato e, potendo scegliere, preferisco soffrire meno, lasciare piuttosto che essere lasciato, avere il senso di colpa per l'altra che sta male piuttosto che stare male io. Certe volte, quando ne sei fuori, pensi: com'era bello quando soffrivo, ma è una fesseria. Con la sofferenza ci guadagnano solo i cantautori che ci scrivono sopra i successi". 
  
"Un rapporto con una donna che vuole tabula rasa non mi piace. Sia l'uomo sia la donna ci provano a darti questa verginità, usando la gelosia che non è solo per un possibile ritrovarsi fisicamente, ma per la vecchia intesa, per la bella complicità che puoi costruire con un dopoamore. Sbagliano, perché loro, i partner nuovi, hanno dalla loro parte l'arma della passione, della curiosità, della scoperta continua che rende esaltante il nuovo amore. Eppure ci provano". 
  
"Quello a cui sono contrario è l'amore-maratona, in cui può trasformarsi un matrimonio o un rapporto quando è finito l'amore. Esempi di amore-maratona ce ne sono tanti, tutti quei matrimoni di una volta, quando non si usava affrontare la verità di una fine, si cominciavano a detestare i vizi e le abitudini dell' altro, il rumore di pantofole trascinate, il risucchio della minestra, un gesto sempre ripetuto. Ma si restava insieme, frustrati. Non si poteva fare altrimenti, allora". 
   
"Quando si vuole sedurre qualcuno si è pronti ad accettare tutto. All'inizio di una storia, si è disposti a qualunque bugia. Ami, e dici: se vuoi non mangio più carne, se vuoi mi faccio prete, se vuoi mi vesto di rosso. Ti fa piacere dirlo, perché ami. Quando si smette di amare, in genere non si ha la pazienza di aspettare che finisca bene, si cerca la strada più breve, la rottura, la sofferenza. Invece ci vuole lo stesso impegno e la stessa intensità dell' inizio, bisogna superare gli egoismi, vivere questo momento con la stessa passione, far sentire alla persona lasciata tutto il bene che c' è stato: ci vuole amore per chiudere una storia. Aspettare un po' per non buttare via tutto ma recuperare quanto è possibile, ricreando un altro rapporto, un dopo-amore, fatto di conoscenza e di complicità, qualcosa che può essere molto più forte dell'amicizia". 
    
"L'amore è pazienza e rispetto. Ho la sensazione che oggi ci si lasci un po' troppo a cuor leggero. C'è un problema e zac, si taglia. L'amore ha tempi più lunghi dell'infatuazione? Ci si innamora dopo un minuto, un giorno o un anno? Amore è "e vissero per sempre felici e contenti" o "e vissero per sempre"?". 
   
"Non è necessario, quando una storia d'amore finisce, uscirne straziati dalla sofferenza: si può lasciarsi insieme, lasciarsi con amore". 

"Bisogna avere il coraggio della fine, piano piano, con dolcezza, senza fare male. Gli uomini generalmente sono vigliacchi, cominciano a buttare fumogeni, non escono più con lei, hanno tanto da lavorare, non fanno più l' amore... Oppure sono sfrontati, sicuri di non dover rendere conto. Oggi però la distinzione tra uomini e donne è sfumata, la coscienza femminile è passata a molti uomini. Ci sono anche donne Rambo che conquistano o abbandonano brutalmente, e ci sono uomini pazienti e dolci". 
  
"L'amore è tutto quello che sta prima e quello che sta dopo. Magari bisognerebbe tenere più in considerazione il durante. Una cosa è certa. L'amore può fare molto male. Ho visto amici sbarellare: gente solida, ben piantata nella carriera e nel lavoro, razionale". 
  
"Io ho vissuto la vita stando molto a guardare, non sapendo che fare, per timidezza, per i problemi fisici che ho avuto. Credo di avere acquistato un bagaglio maggiore, di avere rispetto, quasi un animo al femminile, dove pensavo che niente mi era dovuto, dove tutto andava creato, formato, senza arroganze, senza presunzioni, senza quei famosi fumogeni che nascondono la verità. E se è vero che gli uomini, quelli della mia generazione, parlano ancora più di donne che di amore, negli ultimi anni intorno a me vedo sempre più uomini che mi somigliano, che hanno smesso di dover essere per forza vincenti. Si parla di donne non più chiuse nei ruoli come un tempo: la moglie, la puttana, quella eccentrica. Certo era più comodo per gli uomini quando c'erano i ruoli, nelle generazioni dei padri, dei nonni. Ma mica si può avere nostalgia. Come se, dovendo andare a Pisa, dico: si stava meglio col fascismo perché i treni erano puntuali. Non puoi rimpiangere il fascismo solo perché devi andare a Pisa". 

"A una donna un uomo solamente non basta: ha bisogno di quattro uomini per farne uno. Invece per un uomo, almeno per me, una donna è troppo, non ce la faccio, mi sento carente. Perciò certi uomini cercano cento donne: è il modo giusto per non averne nessuna". 
  
"Un rimedio per non farsi tanto male è preservarsi. Non essere felici fino in fondo e non deprimersi fino in fondo. Si mente quando si dice "Ti amerò per sempre" o "Sei la donna della mia vita". Si è bugiardi e si sa di esserlo. Del resto, l'amore è fatto apposta per essere contraddetto".
  
Stralci di interviste tratte da "Repubblica", "Corriere della sera" e "L'Unità".
  

giovedì 19 marzo 2015

Auguri Pino! Due splendidi sessantenni che cercano un sorriso tra le nuvole (sempre con uno sguardo alla loro Napoli)...

Massimo Troisi e Pino Daniele. Entrambi sobri, entrambi quasi "ossessionati" dal voler rifuggire l'oleografia della Napoli tradizionale, ma entrambi profondamente napoletani, e napoletani moderni!
Almeno ai tempi loro lo sono stati.
Oggi entrambi si sarebbero trovati a disagio, ne
lla società volgare e dai valori rovesciati di oggi... Pino lo ha dimostrato, il suo disagio, credo che anche per Massimo sarebbe stato lo stesso.

Non sapremo mai se forse insieme avrebbero trovato la forza per resistere e rappresentare nuove vie... forse con Massimo, con la forza della sua ironia... o forse si sarebbero eclissati in un loro mondo per tenersi a distanza come in parte ha fatto Pino.
Non lo sapremo mai. 
 
Quello che so è che con la loro napoletanità "moderna" e perfettamente incastrata nel loro tempo (più di quanto non si credesse e di quanto non ci si accorgesse) hanno rappresentato per lungo tempo molti di noi napoletani e proprio per questo, per il loro essere "megafono" di un sentire che a Napoli esisteva eccome, hanno contribuito anche a cambiare, e in meglio, noi stessi e (quindi) la nostra città.

Olimpio


Pino ha scritto ed eseguito le musiche per le colonne sonore di tre film di Massimo: Ricomincio da tre (1981), Le vie del Signore sono finite (1987) e Pensavo fosse amore invece era un calesse (1991). Massimo di queste collaborazioni ha detto, con la sua solita ironia (in presenza di Pino): "Io ho fatto tutti i film per le musiche di Pino Daniele. Dicci la verità, dai, Pino! Noi lavoriamo così. Lui fa le canzoni, mi chiama e dice: "Allora io nelle parti più accussì, più malinconiche ci faccio le parti più drammatiche, quando la musica è svelta ci faccio le battute e sono anni che andiamo avanti così. Come scrive 'na canzone io ci faccio 'nu film comico." A Massimo sarebbe piaciuto anche scrivere una commedia musicale lavorando appunto con Pino.
 
Ho sempre avuto la sensazione, guardando un film di Massimo o ascoltando un brano di Pino, di essere di fronte alla stessa cosa, allo stesso modo di dire le stesse cose, alla stessa arte e poetica. Ho sempre ritenuto Pino (nato il 19 marzo, due anni dopo Massimo ma curiosamente lo stesso giorno del mese successivo) il corrispettivo di Massimo in musica, almeno fino al 1994. Nelle apparizioni insieme Massimo, introverso ma comunque più intrattenitore, sovrastava Pino, anch'egli timido e riservato ma ottima spalla delle sue gag. Entrambi condizionati in un modo o nell'altro dal ritmo non regolare del proprio cuore, fantasioso e un pò matto. Entrambi paragonano l'altro ad Eduardo, artisticamente parlando. Entrambi portano in giro per il mondo la napoletanità che sento più mia, come quasi nessun artista partenopeo oggi riesce a fare. Quella napoletanità che Massimo incarna magistralmente, e che lo stesso Pino ha saputo definire così bene: "La napoletanità autentica deve essere coltivata con discrezione, con cura, sforzandosi di eliminarne le parti superflue o ridondanti, frutto di un eccesso di gusto barocco, per arrivare, se possibile, alla essenzialità di sentimenti e pensieri che, una volta colti nel modo giusto, si mostrano fragili e delicati". Quanto è difficile oggi veder veicolata questa napoletanità, quella più autentica e genuina. Io mi affido ancora a loro.

Cristiano
 

venerdì 13 febbraio 2015

Video inedito amatoriale: dieci minuti su un set di Massimo Troisi

Dal 13 luglio 1991 e per nove settimane Massimo Troisi gira il suo ultimo film da regista, "Pensavo fosse amore invece era un calesse". Con Anna Pavignano sceglie di scrivere un piccolo trattato d'amore, dove anche le fugaci comparse non parlano d'altro. Analizza il sentimento piazzandolo sotto ad un microscopio, osservando tutti gli organismi viventi che ci sguazzano dentro con concitazione. Il film uscirà il successivo 21 dicembre, incassando 15 miliardi di lire e vincendo un "Nastro d'argento" e un "Ciak d'oro". Quello che vi presento oggi è una sorta di backstage inedito e amatoriale, che ci fa vivere dieci minuti su un set di Massimo Troisi. Gli inconvenienti non mancano, ma Massimo, anche quando disapprova gli errori, tiene in mano la situazione con grande garbo, sicurezza e fermezza. E l'atmosfera sul set resta sempre tranquilla, pur col pieno fermento schizofrenico di quando si gira un qualsiasi film. 

Ho scelto in particolare la scena (girata al Borgo Marinari di Napoli) di Enea che arriva con una rumorosa motocicletta a prendere Cecilia, mentre Tommaso le dice: "Ah, avete deciso di comprare [casa]...come mai? Che, avete problemi? Ma se uno sta bene insieme, non capisco perché deve andare a prendere...uno dice "Viviamo insieme" quando vuol dire che le cose non vanno...Infatti poi quando peggiorano dice: "Perché non ci sposiamo?"...che proprio cominciate che non ce la fate più: "Che facciamo un figlio?". E quando alla fine vi odiate ma siete vecchi, dite "Che ci lasciamo proprio adesso che siamo vecchi?!". È quello il percorso". Credo che la visione di questa perla sia un'esperienza speciale, unica, che ci fa vivere ancora una volta qualche attimo vicino a Massimo, mentre prepara l'ennesimo film che vedremo e rivedremo a vita, ogni volta con lo stupore, il divertimento, l'emozione e l'ammirazione della prima. Un grazie speciale a Pasquale.

Cristiano
                                

domenica 28 dicembre 2014

"Massimo e me": il racconto di Angelo Orlando

Ringraziamo di vero cuore l'amico di Massimo (anche lui come noi lo scrive così, senza cognome), Angelo Orlando, che con sincero piacere ci ha permesso di condividere qui sul nostro blog il suo splendido scritto. Ci saluta e augura buona fortuna al nostro progetto.

Lui, splendido Amedeo in "Pensavo fosse amore invece era un calesse", parla di Massimo in modo semplice e genuino, senza la smania di ostentare un'amicizia. Infatti dopo poche righe il cognome "Troisi" compare con la stessa naturalezza con cui era stato omesso, quasi con rispetto, ossequio ad un genio e ad un grande uomo. Al quale ha voluto bene ed è stato ricambiato.

Cristiano


Lunedì 1° agosto 2011

MASSIMO E ME

Era un po’ che ci giravo intorno. Parlare di Massimo. 
Ogni tanto, qualcuno me lo chiede.
“Com’era Massimo Troisi?” 
Il silenzio che ne segue non ha a che fare con un trattenere qualcosa che ha dello speciale o chissà che, un vuoto dovuto a una difficoltà nel dire com’era una persona che hai conosciuto tanto tempo fa. Massimo è presente nella mia vita, come una specie di guida invisibile che mi corregge, mi spinge o mi frena. È una piccola e grande luce che, come una stella della nostra galassia, può essere raggiunta con quello sforzo d’immaginazione che troppo spesso evitiamo di fare. Un pensiero...la natura è l'eterno. Questa natura che può auto-generarsi. "Uomini e Dei" un tempo passeggiavano insieme, si aiutavano, si facevano i dispetti, giocavano e uniti in un bel girotondo, producevano una scena straordinaria.
Azione!
E l'uomo entra in scena.
Ovvero, passa dal nulla al nulla.
"Com'era Massimo Troisi?"
Qualcuno me lo ha chiesto ultimamente.
E io come al solito, sorrido e prendo tempo. E questo tempo, molto spesso, mi porta a dire due o tre cose per continuare ad agganciarmi a una sensazione che, a seconda di come sto, è vicina e distante. Come una stella, appunto. Vicina per lo sguardo, perché quella luce la posso vedere, distante perché, come una stella lontana anni luce, è irraggiungibile dalla mia piccola postazione terrestre
Ma da qui, ora, in una disoccupazione forzata, con tanta voglia di restare in contatto con uno spirito vero e non cedere a quella che ormai, simpaticamente chiamo la mia sorella pigrizia, cerco di fare qualcosa di utile per me, magari anche per chi, la prossima volta, mi chiederà: “Ma com’era Massimo Troisi

Vediamo un po’…

Un po' di tempo fa, una ragazza mi cerca sul web, mi trova e si presenta: "Sono una giornalista. Sta per uscire una collana sui film di Massimo Troisi. Le andrebbe di rispondere a qualche domanda?" Allora penso che forse questa è un'occasione buona. Mi faccio mandare le domande e mi prendo tempo. Scrivo risposte e queste risposte mi sembra che non bastino mai. E allora mi prendo altro tempo, fino a quando la ragazza giornalista (prima o poi leggerà anche lei questo post) mi sollecita. Mi dice che è quasi urgente e allora, mi affretto e tolgo tempo al mio tempo, scrivo, scrivo recuperando sensazioni, quante cose da dire, da lasciar andare. E poi si sa che sono un traghettatore di attimi. Li trasporto dal fiume del passato al mare del presente. E alla fine scrivo, e scrivendo, gli occhi si riempiono di lacrime, però sono contento. Strano cocktail. Gioia e lacrime. Poi premo invio. Evito di rileggere, ma sento quella bella soddisfazione che provavo anche a scuola quando consegnavo il compito in classe: finito! 
La giornalista mi risponde subito. Mi dice che quello che è ho scritto è molto bello e che le piange un po' il cuore a doverlo ridurre perché "lo spazio è molto poco rispetto a quello che ci sarebbe da dire..." 
Io un po' me lo aspettavo, ma in cuor mio, sono contento. Grazie a lei ho avuto il coraggio di andare lì dove una perdita ora ha acquisito quella distanza giusta per riconoscerla come un grande insegnamento. Ho approfittato di un'intervista per estrarre qualcosa che non mi aveva lasciato neanche il tempo di soffrire. Già...  
C'è un racconto di Dostoevskij, inserito ne "I Fratelli Karamazov",  che parla di una madre che va da padre Zosima a gridare tutto il suo dolore. Il buon prelato cerca di consolarla usando argomenti tradizionali della fede, cioè della giustificazione di Dio. La donna però, non riesce a trovare un argine al suo dolore, non vuole la giustificazione di Dio, non ha bisogno di essere consolata. Padre Zosima ad un certo punto, abbandona il suo punto di vista di pastore di anime. Si mette sul suo stesso piano e le dice: "Vai, piangi tutte le tue lacrime e chissà, che un giorno le tue lacrime non si convertano in qualcosa di molto prezioso!"
Questione di tempo. La vita, la vera maestra, ci aspetta al bivio di una comprensione paziente.
Chi lo sa perché, a volte, abbiamo bisogno di così tanto tempo prima di ritrovare il passaggio che ci fa comprendere che è giusto piangerle davvero tutte le nostre lacrime. 
Qualcosa di prezioso.
E allora, mi vado a rileggere quello che avevo scritto. E penso che qui, in questa zona che mi sono ricavato, lo spazio non è poco. Posso pubblicare esattamente quello che avevo scritto. E allora lo ritiro fuori. Lo rileggo, faccio copia e incolla e poi... poi aggiungo, correggo, cambio, tolgo e alla fine, di quella vecchia intervista, rimane ben poco. 
Quel dvd poi l'ho cercato. Non l'ho trovato. Non lo so quello che è rimasto di ciò che avevo scritto. Quelle emozioni recuperate da un passato neanche troppo lontano, cedono il passo a quello che ora è il miracolo di un nuovo istante del qui e ora, fatto di un'altra notte lontano da Roma, accanto al ricordo dell'ultima poesia che mi ha regalato Massimo, ma questa, è un'altra storia. 

(CONTINUA) 


venerdì 21 novembre 2014

Il racconto filmato del raduno di "Amici di Massimo Troisi", sui luoghi di Massimo e su quelli del cuore (VIDEO)

Sapevo che sarebbe andato alla grande, questo raduno con l'esplorazione di luoghi troisiani, ma non credevo così tanto. Teresa ha coniato l'hashtag #convivialità per le nostre foto insieme su Facebook; credo proprio che renda bene l'idea e sintetizzi efficacemente il tutto. Uno stare insieme legati da una passione genuina e disinteressata che ti fa fare piccole pazzie e affrontare diversi sacrifici, un affetto incondizionato per chi ci ha dato e lasciato tanto. La familiarità che ci fa stare bene insieme e ci dà la sensazione di conoscerci da decenni la dobbiamo alla sensibilità comune per il suo essere artista e persona speciale. E questo fa parte di una socialità che contava molto anche per Massimo fin dalle sue prime attività al Centro Teatro Spazio, che qui ringraziamo per la cordiale ospitalità. Ho montato un breve video con i momenti chiave di due giorni stracolmi di Massimo. E ho rivissuto così le emozioni attimo per attimo. Le parole contano relativamente, lascio spazio alle immagini con la convinzione che, come ci ha detto Rosaria Troisi, "Massimo è davvero contento di tutto questo". 

Grazie di cuore a tutti e alla prossima (presto spero, i progetti ci sono e sono tanti).

Cristiano

 

                                

giovedì 30 ottobre 2014

Il cuore secondo Massimo Troisi: amori e calessi

Mi rispecchio molto nell'idea di Massimo sull'amore. Forse non è un caso che io sia nato nel giorno dell'anniversario di Cecilia e Tommaso, quelli del calesse. Raccolgo qui alcune parole del Nostro sul tema dell'amore; parole ironiche, talvolta amare, risposte mai banali, profonde e illuminanti nella loro non scontatezza. E in coda al post riporto il mio video montaggio "L'amore è solo quello eterno", un discorso di Massimo sull'amore composto da tanti pezzetti dei suoi film, che ho fatto mio.

Buon amore a tutti, di qualunque natura esso sia.

Cristiano 
 
   
Massimo intervistato da Pippo Baudo  
Pippo Baudo: Tu piaci alle donne... come te lo spieghi?
Massimo Troisi: Cioè, com'è... “come te lo spieghi?” ?
Pippo Baudo: Siccome abbiamo ricevuto molte telefonate da parte di donne che dicevano: “perché non è venuto Massimo Troisi la scorsa settimana?” Quindi noi desumiamo che tu piaci molto alle donne. Ecco, tu come te lo spieghi?
Massimo Troisi: A me è quest'ultima cosa che nun capisc... cioè... “tu come te lo spieghi?” Che significa? Come per dire: “tu fai schif, come ti spieghi questa cosa...?”
Pippo Baudo: No... cioè, come ti spieghi che tu piaccia...
Massimo Troisi: Ma non me lo spiego! Pippo, è 'na cosa... normale! Uno è uomo e piace alle donne, se è donna piace all'uomo, se... cioè se m'aviss dit: “abbiamo ricevuto un sacco di telefonate di cavalli che dicevano 'ci piace Troisi!' ” allora te dicet: “Ma Pippo, come te lo spieghi stu fatt?”
      
   
Da "Le vie del Signore sono finite"   
Camillo – Troisi: Ci sarà una donna che ti piace, una femmina! Qual è la donna tua ideale, per esempio?
Orlando - Bonetti: Non ce l'ho una ideale, Camillo. L'importante per me è essere amato e non ci sono mai riuscito.
Camillo – Troisi: Sì, ma una che ti piace ci sarà! Comm ti piace a te la donna?
Orlando - Bonetti: Non lo so... mi piace, mi piacerebbe bionda, con gli occhi celesti, con le mani affusolate, lunghe; sensibile, intelligente, che capisca anche senza parlare... ma niente di più.
Camillo – Troisi: Azz... niente... niente più, Orlà, e menumal! Tien... trecient'... nun n'a tenev 'a donna ideale.. qua ce vonn sette o otto femmine inziem...

  
Massimo a proposito dello scudetto del Napoli
"Pe' sta dentro, guard, guard d'o arriv... pe' sta dentr... a me me piacess essere proprio la moglie di un giocatore... a me mo', per dire, se tu mi faciss diventà la moglie di Renica, mi faciss cuntent...
Gianni Minà: Guarda che forse sarà in sala la moglie di Renica...
Massimo Troisi: E io la invidio! Signora, io vi invidio! Vi invidio Renica, io vuliss essere sua moglie. Capito, torn' a casa e mi dice “Sai, cara, Maradona che cosa ha detto? Che l'anno prossimo forse facciamo ancora...” tutte piccole cose... ma, non la moglie, perché so' uomo, non offendendo, ma... almeno l'amante di una delle mogli dei giocatori! No... no, pe' carità, Gianni! So' tutte brave persone, le rispetto! Vi amo tutti... pe' fa n'esempio, dici... come amo questa squadra... l'amante di una delle mogli... che vene là e me dice “Sai, mio marito m'ha detto che Maradona ha detto che l'anno prossimo forse...” e... viverla! Sta dentro, inzomm, pe' carità, tutti amici, eh, nun scherziamm!"
   
   
Sull'amore   
"L'amore, per esempio, è una cosa che a me me piace, come sentimento, no veramente, è nu sentimento che non è malvagio pecché è raro, cioè è raro che uno riesce a trovà l'amore accussì... però devo dire che c'è ancora un'offerta esagerata di amore, non è che uno corre il rischio di rimanerci senza... ci può rimané senza per un piccolo periodo, però, non lo so, vai e ti puoi sempre immaginà che lo ritrovi negli occhi della cassiera del bar sotto casa, oppure nella collega d'ufficio, oppure in una voce della centralinista della Sip. Quindi, voglio dire, è raro, è 'na cosa che ti fa soffrire, però, viva Dio! Ce ne sta tanto, nun te lo fann mancà! Inzomm, voglio dire, nun è come la malattia. La malattia invece è un qualcosa di raro, di agognato, però allo stesso tempo è malvagio, pecché se quello nun ce l'hai, se te lascia 'a salute, però nun è che tu dici "però la ritrovo negli occhi della cassiera del bar"... che truov? Nun truov nient... se stai poco bene, stai poco bene comunque. Quindi chell' nun me piace. L'amore me piace anche pe' questo: quando c'è, quando nun c'è e per le prospettive che nun te può mai mancare... secondo me, poi. Uno può dire "ma io senza amore...no, come fai...c'è una sola volta nella vita" ...so' fatti suoi, l'intervista la stai facendo a me, ti dico io come la penso!"
 
  
Amore o calesse? 
"Quante volte, i' quest l'agg spiegato nun sai quante vote, …quante volte è capitato che uno è convinto di essere innamorato di una persona. Dopo due, tre anni, così... guarda una fotografia o la rivede e dice "ma come è possibile che so' stato con questa persona?"; quindi vuol dire che non era amore, ma era un sentimento altrettanto nobile, dignitoso, come può essere la passione o come può essere il bisogno d'affetto... o come può essere gelosia o come può essere bisogno di sesso, a volte uno c'ha quell'istinto, accussì... e te ne accorgi dopo... e allora quello non è amore a è un calesse."
   
    
T'aggia vede' morta - testo musicato da Pino Daniele

T'aggia vede' morta pe' tutt' 'e notte
ch'aggio passato cull'uocchie apierte
t'aggio cercato pe' dint' 'o lietto.
  
T'aggia vede' morta
pe' chello che è stato
primma 'e sape' che staje 'nzieme a 'n ato
primma che moro o cado malato

comm' faccio a me scurda'
che si' stat' 'o primm'ammore
si servesse a te scurda'
me facesse 'o munno a pere
sulo pe' nun te n'ncuntra'.

T'aggia vede' morta
'e morte lenta
pe' fa' felice pure i parenti
ca si tu muore so' cchiu cuntente.

T'aggia vede' morta 'mmiezo a 'na via
tu e chella grande cessa' e tua zia
che va dicenn' ca è colpa mia
comm' faccio a me scurda'
ca si' stat' 'o primm'ammore
si servesse a te scurda'
me facesse 'o munno a pere...sulo pe' nun te n'ncuntra'!
      
   
Da "Pensavo fosse amore invece era un calesse"
Cecilia – Neri: Abbiamo deciso insieme di comprare una casa.
Tommaso – Troisi: Come mai? Che, avete problemi?
Cecilia – Neri: Problemi? No, perché?
Tommaso – Troisi: Mah... se uno sta bene insieme non capisco perché debba andare a prendere... uno dice “viviamo insieme” quando vuol dire che le cose nun vann... infatti quando peggiorano dice “perché non ci sposiamo?”... se proprio cominciate che non ce la fate più... “facciamo un figlio” così quando alla fine vi odiate ma siete vecchi... “che ci lasciamo adesso che siamo vecchi?”... è quello il percorso. 


'O SSAJE COMME FA 'O CORE

Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
e primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core.
A me, a me
'o ssaje comme fa 'o core
quann' s'è 'nnamurato.
Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo e me ricev'
comme sarà  succiesso ca è fernuto
ma je nun m'arrenn'
ce voglio pruva'.
Po' se facette annanze 'o core e me ricette:
tu vuo' pruvà? e pruova, je me ne vaco
'o ssaje comme fa 'o core
quann s'è sbagliato


"L'amore credo sia quel sentimento che riesce ad uscire indenne dal tempo che passa, che riesce a durare, che vince la stanchezza, la noia, i dolori, le rotture di scatole. Ma bisogna attendere tanto prima di riconoscerlo. Si può dire solo a posteriori se uno ha davvero amato, perché mentre si ama non lo si capisce."

"Non mi dimenticherò mai quello che mi diceva mio nonno Pasquale, e cioè che dal cuore deriva tutto, gioie e affanni"

 
(Massimo Troisi)
     
                               

martedì 21 ottobre 2014

L'Occulto nei cuori di chi ama: l'amore tra Massimo Troisi, Woody Allen ed Ivano Fossati

Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
e primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core:
"A me, a me!"
'o ssaje comme fa 'o core
quann' s'è 'nnamurato.

Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo e me ricev'
comme sarà  succiesso ca è fernuto
ma je nun m'arrenn'
ce voglio pruva'.
Po' se facette annanze 'o core e me ricette:
"Tu vuo' pruvà? e pruova, je me ne vaco".
'O ssaje comme fa 'o core quann s'è sbagliato.

Versi in vernacolo partenopeo, la lingua del cuore di Troisi, come la musica è sinfonia dell'anima di Pino Daniele. Ed ecco una canzone che fa venir la pelle d'oca. Massimo Troisi descrive l'amore. Sempre. In tutti i suoi film. Amore come desiderio inafferrabile, incredibile scherzo della natura umana. 
In questo circolo vizioso ruotano i personaggi di "Pensavo fosse amore invece era un calesse". Un vero e proprio saggio su pellicola dove ogni personaggio, ogni storia che attraversa il film, tratta una fase dell'amore. Cecilia e Tommaso si amano, ma desiderano altro. Quell'altro che li conduce dove si può ancora sognare. Lasciarsi. L'abbandono e lo strazio, rappresentato da una mano che ravana dentro, in scatole di confetti. Soffrire e voler soffrire bene. Ritrovarsi e amarsi più di prima. E capire poi che il senso di tutto è il desiderio. Enea, avventuriero di mondi lontani, si rende ridicolo per un amore platonico. Amedeo, teorizzatore buffo, vittima dell'euforica Flora, tutta "troppo colorata", che a sua volta abbandona Giorgio, distrutto della sua stessa esigenza di sincerità. La follia insita nella fantasia perversa di Chiara che non si arrende all'evidenza e avvelena. Odio, gelosia, rabbia, tradimenti. Vendetta. L'Occulto rappresentato da fattucchiere improbabili. L'Occulto, che è nei cuori di chi ama. L'epilogo viene preannunciato all'inizio, dalla bomboniera che si frantuma. Cecilia e Tommaso sono lo specchio delle coppie che si affannano per la grande scalata della vita, e che inavvertitamente si trovano in cima: ecco l'altro versante. Bisogna scendere. L'importante è non farsi troppo male. 
"Un uomo e una donna sono i meno adatti per sposarsi tra di loro. Troppo diversi". Un film che ironizza sull'amore con la dolcezza della poesia. Un'opera interamente firmata da Massimo Troisi (e da Anna Pavignano). Indimenticabile autore. Sempre attuale. 

Annalisa

 

LA COSTRUZIONE DI UN AMORE (IVANO FOSSATI)
 
La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane

La costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un'altare di sabbia
in riva al mare

La costruzione del mio amore
mi piace guardarla salire
come un grattacielo di cento piani
o come un girasole

Ed io ci metto l'esperienza
come su un albero di Natale
come un regalo ad una sposa
un qualcosa che sta lí
e che non fa male

E ad ogni piano c'è un sorriso
per ogni inverno da passare
ad ogni piano un Paradiso
da consumare

Dietro una porta un po' d'amore
per quando non ci sarà tempo di fare l'amore
per quando vorrai buttare via
la mia sola fotografia

E intanto guardo questo amore
che si fa piú vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo

E sono qui
e mi meraviglia
tanto da mordermi le braccia,
ma no, son proprio io
lo specchio ha la mia faccia

Sono io che guardo questo amore
che si fa più vicino al cielo
come se dopo l'orizzonte
ci fosse ancora cielo

E tutto ció mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso

E la fortuna di un amore
come lo so che può cambiare
dopo si dice l'ho fatto per fare
ma era per non morire

Si dice che bello tornare alla vita
che mi era sembrata finita
che bello tornare a vedere
e quel che è peggio è che è tutto vero
perché

La costruzione di un amore
spezza le vene delle mani
mescola il sangue col sudore
se te ne rimane

La costruzione di un amore
non ripaga del dolore
è come un'altare di sabbia
in riva al mare

E intanto guardo questo amore
che si fa piú vicino al cielo
come se dopo tanto amore
bastasse ancora il cielo

E sono qui
e mi meraviglia
tanto da mordermi le braccia,
ma no, son proprio io
lo specchio ha la mia faccia

Sono io che guardo questo amore
che si fa grande come il cielo
come se dopo l'orizzonte
ci fosse ancora cielo

E tutto ció mi meraviglia
tanto che se finisse adesso
lo so io chiederei
che mi crollasse addosso

Sì.