martedì 28 maggio 2013

L'essenza dell'amicizia tra il postino Massimo Troisi e il suo poeta, sulle note di Franco Battiato (VIDEO)

Questa canzone di Franco Battiato, datata ormai 1988 e proposta in questo montaggio video (modello da noi ideato e copiatissimo altrove) in una versione eseguita dal vivo, pare rivelare proprio l'essenza del rapporto d'amicizia tra il postino Mario Ruoppolo e il poeta Pablo Neruda. Mario inizia a consegnare lettere al poeta cileno e scopre ben presto di avvertire il bisogno dell'appuntamento quotidiano con lui, di quelle quattro chiacchiere sulla poesia e sull'essere uomo in questo mondo. Le note iniziano a suonare, gli archi si aprono, il postino pedala in salita. Dopo il loro primo incontro Mario si reca alla casa rosa anche quando non ha posta da recapitare al poeta, ha bisogno della presenza di Neruda per "capire meglio la sua essenza". Cerca ogni pretesto possibile per incontrarlo e parlargli, perché "gli piace ciò che pensa e dice, e in lui vede le sue radici". Radici universali, che sono poi le stesse in fondo di ogni uomo e di ogni donna. Ripercorriamo l'amicizia tra il postino Mario e Neruda lasciandoci cullare dalle note di Franco Battiato, poi chiudiamo gli occhi e cerchiamo anche noi la nostra essenza, le nostre radici, che di sicuro affondano almeno un po' in Massimo Troisi.

Cristiano

E ti vengo a cercare

E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza. 

Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.
Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita
che rinuncia a sé.

E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.

Questo secolo oramai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.
Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà. 

E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza.


                        

lunedì 20 maggio 2013

Addio a Carlo Monni, il Vitellozzo che non dimenticheremo

Anche per chi l'ha visto solo in "Non ci resta che piangere" Carlo Monni non sarà passato inosservato. Schiettezza colorita e genuina, sanguigna, beffarda. Abbiamo voluto e vorremo sempre bene a questo toscanaccio, compagno di viaggio di Massimo, che interpretò anche il ruolo del commissario Barra in "No grazie, il caffè mi rende nervoso". A lui sono legate alcune delle scene più divertenti con Mario e Saverio, impresse nella nostra mente in modo indelebile. Buon viaggio Vitellozzo, almeno per i primi tempi lassù Mario ti aiuterà ad ambientarti e potrà sdebitarsi per quanto hai fatto per lui e Saverio nel lontano 1400. Quasi millecinque.

Cristiano

                                                      
                                 

lunedì 13 maggio 2013

Poesia di Massimo Troisi a sua madre

Anche il rimpianto
 
Io sciupai il tuo candido seno di giovane madre, di donna piacente
Rubai allo specchio la tua bellezza
E nelle tue mani sempre più vecchie, fotografie. 
I discorsi di mio padre li ho imparati a memoria. 
Fosse per lui crederei ancora ai libri di storia. 
Con te devo riincontrarmi in un fiume nero
E tra fiori e marmi ritorna il rimpianto.
La guerra ti tolse dalle labbra il sorriso
Io cancellai anche quel po' di rossetto.
Ti vedevo gigante, poi un rivolo di saliva all'angolo della bocca. 
E ti vidi bambina, ti vidi morire e tra fiori e marmi
Tra un pugno e un bacio, tra la strada e il mio portone
Tra un ricordo e un giorno nero
Torna e vive anche il rimpianto.

Massimo Troisi 
   
In questa poesia si sente l'eco dei versi di Pasolini, autore che Massimo ammirava molto.
Il documento, che rivela un aspetto di Troisi sconosciuto ai più, è stato reso pubbico da Enzo Decaro, suo compagno d'esordio insieme a Lello Arena ne "La smorfia". La versione originale della poesia, scritta a mano, risale ai primi anni Ottanta. Decaro l'ha custodita gelosamente e l'ha donata a Rosaria Troisi in occasione della XXX rassegna degli Incontri di Sorrento nel dicembre 1994, durante la quale lei ricevette anche un premio alla memoria del fratello. Massimo perse la madre all'età di 18 anni, il 22 ottobre 1971.
   

martedì 7 maggio 2013

La "leggerezza incisiva": Massimo Troisi su Giulio Andreotti

Riporto il video pubblicato da Tommaso Putignano sul nostro gruppo Facebook, ovviamente di grande attualità in relazione alla dipartita di Giulio Andreotti. Come unica didascalia Tommaso ha scritto "leggerezza incisiva", estrapolando le due parole dall'ultimo post che avevo pubblicato un paio di giorni fa. Grazie Tommaso e grazie a tutti i troisiani del gruppo, gli spunti che Massimo ci dona ogni giorno li mettiamo in circolo e facciamo in modo che nutrano la nostra passione con linfa sempre fresca e nuova.

Cristiano

                                                    

domenica 5 maggio 2013

L'indefinibilità dei grandi: Massimo Troisi e la fuga dalle etichette

Intervistatrice: "Ma tu come ti definiresti? Un comico? Un attore col sorriso? Un attore napoletano?"
Massimo Troisi: "Dimmi qualche altra cosa perché finora non mi ritrovo in niente di queste. Aiutami!"
Intervistatrice: "Ma che mentalità c'hai tu? Ti dicono sempre: 'Ma quella mentalità napoletana, quella mentalità napoletana...'"
Massimo Troisi: "Sì, la filosofia, la cosa... ma quale? Boh, io... ricene tutt'e quanti Eduardo, il teatro napoletano... Io vengo da una scuola cinese proprio. Il presidente è uno cinese della giuria? Russo... russo? Infatti russo, volevo di' cinese, ma la scuola mia proprio è sovietica, come si vede nel rigore che io ci metto nell'interpretazione, no? Che pare un rigore all'Eduardo, invece è proprio direi georgiano quasi... pecché anche il modo proprio di parlare...A me me piace 'sta cosa del cinema e del teatro sovietico, forse perché lo guardavo molto da piccolo. Mio padre amava proprio il cinema sovietico, quando tornava da lavoro accussì ci metteva là tutti quanti... sei figli eravamo, no? Diceva: 'Guarda, questo è un bel film sovietico...'. I' so' nato con questa scuola qua..."


Sfuggire le etichette, le semplficazioni, le definizioni. Sempre e comunque. Non farsi imprigionare in alcuna gabbia, perché si è artisti di una certa grandezza. Il genio non lo puoi imbrigliare, si sprigiona libero e incontrollato. Ecco come Massimo Troisi reagisce, in una delle tante occasioni, al tentativo di una giornalista di definirlo per rendere più semplice il proprio mestiere. Con garbo e umiltà ne esce fuori come sempre alla grande, senza retorica, divertendo senza prendere in giro colei che si trova davanti. Una leggerezza incisiva, che lascia un segno delicato ma indelebile. Questo è il genio, questo è l'artista a tutto tondo. Anche se lo stesso Massimo aggirerebbe con ironia anche questi ultimi appellativi... E' una delle tante ragioni per cui ci manca così tanto.

Cristiano