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giovedì 14 aprile 2016

Ancora Leonardo Pieraccioni su Massimo Troisi. E le parole di Ornella Muti al Bif&st 2016

massimo troisi ornella muti ettore scola Il viaggio di Capitan FracassaLa corrispondenza con Leonardo Pieraccioni continua. E questa volta mi ha raccontato delle due volte in cui ha incontrato Massimo Troisi di persona.

L'ho visto una volta al residence Prati, era col suo caro amico Giovanni Benincasa, autore di una trasmissione che anche io facevo. 
Fu per me, allora 26enne, come un'apparizione celestiale! :-)
Poi lo rividi sul set de "Il postino" a Cinecittà, mi pare.
Mi fece impressione, era molto pallido, dimagritissimo. Si capiva che non stava bene.

Leonardo Pieraccioni


Ornella Muti ha omaggiato Ettore Scola al Bari Film Festival 2016 e, parlando del film "Il viaggio di Capitan Fracassa", ha citato anche il Nostro raccontando un simpatico aneddoto sul regista recentemente scomparso. A lei è andato il "Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence".
 
"A parte aver lavorato con Scola o con Massimo Troisi e Luciano Tovoli, il direttore della fotografia, un altro dei ricordi più belli è quello di aver recitato in un film interamente girato nel Teatro 5 di Cinecittà, tranne un paio di scene in uno studio adiacente, con neve, pioggia, fango, animali, carrozze. Stavamo lì dalla mattina alla sera, Scola faceva moltissimi ciak perché c’erano molti piani sequenza difficili. Però proprio i piani sequenza ci consentivano di addentrarci nella realtà del film, era un po’ come recitare a teatro. Certo, noi attori eravamo tutti sottoposti a lunghe attese, perché c’erano da sistemare le luci, tanto che una delle attrici, di cui non farò ovviamente il nome, andò a lamentarsi con Scola che rispose lapidario: ‘Io preferisco le luci agli attori!'

Con Massimo Troisi nacque subito una grande amicizia, sul set eravamo sempre insieme, forse anche perché entrambi del segno dei pesci."

Ornella Muti
 

martedì 22 marzo 2016

Massimo Troisi al Bari International Film Festival accompagna l'omaggio a Ettore Scola e a Marcello Mastroianni

Vent'anni fa se ne andava Marcello Mastroianni ed Ettore Scola avrebbe parlato in questo periodo personalmente con alcuni attori e registi per organizzarne l'omaggio al Bari International Film Festival 2016. Il maestro, presidente della manifestazione, ci ha lasciato però lo scorso 19 gennaio, ad un mese esatto dal compleanno di Massimo Troisi. E adesso sarà egli stesso uno dei personaggi al centro del prossimo Bif&st. All'interno della rassegna "Scola-Mastroianni 9½" troverà spazio anche il nostro Massimo: l'8 aprile sarà infatti proiettato il film "Che ora è" (ore 20:00, ingresso libero), che è valso a lui e a Mastroianni la Coppa Volpi per la Migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia.

Altri appuntamenti del Bif&st 2016 riguardanti Massimo Troisi saranno i seguenti: il 5 aprile "Ettore Scola su Troisi e il lavoro degli attori" (ore 17:00, ingresso libero), il 7 aprile "Il viaggio di Capitan Fracassa" con a seguire una conversazione con Ornella Muti (ore 15:45, ingresso libero) e l'8 aprile la proiezione di "Splendor" (ore 9:15, ingressso riservato). 

Una importante manifestazione cinematografica che dà, insomma, il giusto spazio a Massimo accanto a due suoi grandi amici e colleghi.
 

sabato 6 giugno 2015

Ne è uscita un'altra: Eleonora Giorgi rivela la passione segreta con Massimo Troisi

Altro giro, altra donna che decide di rivelare pubblicamente il suo flirt con Massimo Troisi. Eleonora Giorgi conosce Massimo poco prima delle riprese di "Morto Troisi, viva Troisi!", nel 1982. Due anni dopo l'incontro galeotto in Costa D'Avorio
Al di là del mero gossip, come sempre ci interessa la descrizione e la testimonianza delle peculiarità del nostro.

Cristiano


Eleonora Giorgi ha svelato il segreto al settimanale Visto. I due si sono conosciuti grazie a Verdone, poi una vacanza in Costa D’Avorio… Sulle pagine del settimanale Visto, la Giorgi ha rivelato una breve relazione con Massimo Troisi, che risale a trent’anni fa. In quel periodo, l’attore era già molto amato grazie al successo del film “Ricomincio da tre”. Fu Carlo Verdone a farli conoscere.

“(Massimo Troisi) accetta la regia di uno show Tv che ospita fra gli altri Roberto Benigni e Carlo Verdone ed è proprio Carlo, con il quale ho appena girato Borotalco, a presentarmelo, a cena a casa sua. Massimo è timido ma magnetico, delicato ma sicuro di sé, soffuso di grazia, di una lieve malinconia, ma pur sorridente e solare”.

Due anni dopo, poi, i due attori si ritrovano in Costa d’Avorio: “Massimo è allegro ed espansivo, ma resta per ore seduto all’ombra e io gli faccio compagnia; così, più da vicino, mi accorgo del ticchettio meccanico del suo cuore, che nel silenzio si fa più evidente: fra noi scoppia una passione improvvisa, breve e bruciante”, da cui poi sarebbe nata una bella amicizia.

“Insieme ridiamo e ci raccontiamo mille cose e al ritorno siamo ancora amici. Poi ci si perde, io vado a stare in campagna mentre la sua carriera continua a crescere con successo, fra i film di Ettore Scola e i suoi. (…) La sua morte, a soli 41 anni, arriva il 4 giugno 1994, pochissimo tempo dopo la conclusione delle riprese del film Il postino, e le sue immagini in quel film, magro e sofferto, a cavallo della bici del portalettere, a picco sul mare dell’isola, sono uno choc doloroso. Pare che Massimo avesse bisogno di un urgente intervento al cuore, molto invasivo, e che avesse voluto fatalmente rimandarlo per poter girare questo film-apologo sulla bellezza e sull’arte, cui teneva moltissimo, con ancora nel petto il suo vero cuore, quasi fosse il custode del suo più profondo sentimento”.  

"Ci sono artisti - scrive Eleonora Giorgi, icona del cinema italiano per il settimanale Visto - che nessun emulo, per quanto amato, può sostituire nel cuore del suo pubblico. Massimo Troisi era nato sotto il vulcano, sotto quel temibile Vesuvio che, però, ha sempre risparmiato dalle peggiori conseguenze a San Giorgio a Cremano, piccolo centro a pochi chilometri da Piazza del Plebiscito".

(Anita Sciarra, Il Giornale)
 

martedì 23 settembre 2014

Silvia Scola: "Massimo Troisi e mio padre avevano la stessa idea di Napoli"

"Papà aveva un rapporto molto stretto con Massimo, che frequentava casa nostra, ed è stato molto addolorato per la sua morte, solo di recente è riuscito a rivedere "Il postino", era troppo triste per la perdita del suo amico. Papà quando mi chiese di scrivere il film "Che ora è" in cui Troisi interpreta il figlio e Mastroianni il padre, aveva proprio in mente Massimo per quel ruolo. Per scriverlo mi sono ispirata al nostro rapporto di padre e figlia, anche se paradossalmente io ho scritto più il personaggio di Mastroianni e papà quello di Troisi. Mio padre e Troisi erano uniti anche dalla stessa idea di Napoli, come Massimo, anche lui detesta quell'oleografia di una città tutta spaghetti e mandolino, vuole sempre vederne anche le ombre."  

Silvia Scola, figlia del regista Ettore e co-sceneggiatrice di "Che ora è" e "Il viaggio di Capitan Fracassa" con Massimo Troisi.
  

lunedì 22 settembre 2014

Massimo Troisi non assomiglia a nessun altro. Parola di Marcello Mastroianni


"Massimo è intelligente, bravo. Non assomiglia a nessun altro, è interessante quel suo modo di recitare fatto tutto di invenzioni, rotture, recitazione sincopata, sembra che non finisca mai i discorsi, che non abbiano un senso e invece ce l'hanno moltissimo. Mi piace pure essendo molto diverso da me". 

Marcello Mastroianni
  
   

domenica 6 luglio 2014

Massimo-tour a Civitavecchia sui luoghi di "Che ora è", con Massimo Troisi e Marcello Mastroianni

"Abbiamo girato Che ora è proprio per non far finire Splendor, per continuare a stare insieme, ma veramente. Di Che ora è ne abbiamo parlato tanto tutti e tre (con Scola e Mastroianni), è nato al ristorante. Poi giravamo Splendor ma parlavamo dell'altro continuamente. Dei tre film con Scola senz'altro amo di più questo, il più piccolo nel senso buono e dove con Marcello stavamo sempre insieme. Nella storia io e Mastoianni quasi ci scambiamo i ruoli: lui è allegro, anzioso, vitale, irrequieto come un giovane; io sono calmo e posato come un uomo maturo".

Massimo Troisi


                         

giovedì 19 giugno 2014

Ettore Scola e il film mai fatto con Massimo Troisi

Ettore Scola ha raccontato di un progetto mancato, di un film quasi pronto e che poi non si fece per la decisione dell'autore di non farsi più finanziare da Medusa, che avrebbe dovuto produrlo, finché Berlusconi fosse stato presidente del Consiglio.
 

La storia s'intitola "Un drago a forma di nuvola", parla di un uomo che scopre l'amore nella maturità e vi rinuncia per un affetto più grande, quello per la figlia paraplegica, e oggi è diventata una graphic novel firmata da Ivo Milazzo. Per il cast Scola avrebbe voluto Audrey Tautou, Gérard Depardieu, Nastassja Kinski e Massimo Troisi e agli attori che lui aveva in mente si è ispirato per i disegni Milazzo. E dunque nelle tavole ecco Troisi, con il sorriso, i ricci e tutto. Presente nel nostro immaginario anche se manca da vent'anni, un artista "a forma di nuvola" e però contemporaneo. Questo aspetto straordinario hanno messo in luce le celebrazioni dei giorni scorsi, il valore "materico" della sua comicità, così moderna da non farsi intaccare dal tempo. Massimo Troisi è stato icona e modello per la sua generazione. La cosa commovente è che continua ad esserlo anche per tanti ragazzi che quando se n'è andato forse non erano nemmeno nati.

"Per il cameriere italiano Ettore mi ha detto avrebbe voluto Massimo Troisi, che però aveva già preso altri percorsi, per questo aveva pensato a Silvio Orlando. Io nei personaggi mi sono ispirato agli attori che lui aveva in mente ma chiaramente filtrati dalla mia immaginazione."  
(Ivo Milazzo)

FONTE: http://www.ilmattino.it/blog/titta_fiore/troisi_qui_e_ora/0-32-3748.shtml
   

lunedì 14 aprile 2014

Ettore Scola ricorda Massimo Troisi: "Un intellettuale che restituiva nobiltà all'animo meridionale"

«Massimo Troisi? Mi ha conquistato con il suo essere poco napoletano, rifiutava come me i luoghi comuni sul meridione, la retorica, l'esagerazione e l'ostentata familiarità. Era un intellettuale perché sapeva regalare una risata impegnata e non diretta alla semplice evasione». Ettore Scola scava nella sua memoria per ricostruire la figura di un amico e collega. Due campani accomunati dalla passione per il cinema, ma prima di tutto complici nella missione di «restituire valore e nobiltà all'animo meridionale». Sul set i due artisti si sono incontrati tre volte: nel 1989 per «Splendor» e «Che ora è», insieme anche a Marcello Mastroianni, e l'anno seguente per «Il viaggio di Capitan Fracassa», un omaggio alla commedia dell'arte. Scola torna a parlare di Troisi in pubblico in occasione della quinta edizione del Bari international film festival, di cui è presidente dal 2009. La kermesse barese dedica la sua seconda retrospettiva, dopo quella riservata a Gian Maria Volonté, al grande attore e regista partenopeo.
  
Ma come avvenne l'incontro tra Scola e Troisi?
«Non è stato per il cinema, la prima volta che ho visto Massimo faceva teatro con la Smorfia, in trio con Enzo Decaro e Lello Arena, e mi colpì la sua comicità, studiata e attenta a non cadere negli stereotipi, cosa non scontata per un napoletano. Per Troisi la farsa doveva sempre contenere un aspetto di critica costruttiva. Era un artista ‘‘impegnato'', parola oggi dimenticata, purtroppo, lui studiava e conosceva profondamente il suo tempo. Ad esempio lui e Volonté non hanno nulla in comune, sono due attori completamente diversi, ma erano entrambi due intellettuali».

Che stavano per lavorare insieme.

«A dir la verità furono loro a propormi un progetto: volevano interpretare due anarchici sconclusionati in giro per l'Italia agli inizi del Novecento. Purtroppo, poi, non si fece più nulla».

Com'era Troisi sul set?
«Eravamo come due familiari che lavorano insieme, tra me e lui c'era una grande complicità. Avevamo un rapporto fatto di comprensione, stima e di ‘‘consolanza'': provavamo entrambi un grande piacere nel lavorare insieme, ci scambiavamo consigli e pareri. I suoi film in quegli anni erano campioni d'incassi, un po' come il fenomeno Checco Zalone di adesso. Io stesso gli dicevo che fare film con me non gli conveniva, erano un genere troppo di nicchia. Lui invece mi rispondeva: ‘‘Ettore con te mi riposo e non mi sembra di faticare''. Questo per un regista era un grande complimento».

Che cosa faceva arrabbiare Troisi?
«S'indignava quando gli dicevano delle ovvietà sull'essere meridionale. Nei suoi film da regista, viene fuori questa sua riflessione, per esempio, sull'uomo del Sud condannato ad emigrare e mai a spostarsi per conoscenza. La sua forza? Riusciva a comunicare anche senza farsi capire. Il suo modo di parlare non era chiaro, lui si mangiava le consonanti e la fine delle parole. Era un grande attore comico, ma oserei dire anche del cinema muto. Si era liberato di certe preoccupazioni che avevano gli attori e parlava agli spettatori con lo sguardo».

Scola cosa consiglia di vedere nella retrospettiva?

«Sicuramente i suoi film d'esordio che colpirono l'immaginario italiano per la loro originalità, un comico del sud che si ribellava al ‘‘sudismo''. E poi ovviamente i miei, frutto di un rapporto quasi tra padre e figlio che non si è mai interrotto».


Michele Ventrella

 
  

martedì 8 aprile 2014

Il servizio di "Supercinema" dedicato a Massimo Troisi lo scorso 4 aprile (VIDEO)

Per chi se lo fosse perso ecco il servizio dedicato a Massimo da "Supercinema", andato in onda lo scorso 4 aprile. Insieme all'apertura del Tg5 che annunciò la sua scomparsa e alcune immagini poco popolari il video propone estratti di "Morto Troisi, viva Troisi!", proiettato al Bari Film Festival in corso dal 5 al 12 aprile e presieduto da Ettore Scola. Proprio il regista ha rivelato di essere stato prescelto agli inizi degli anni Novanta per dirigere una commedia, poi mai girata, con Massimo Troisi e Gian Maria Volonté, una storia di due anarchici a cui viene assegnata una missione segreta, poi fallita. Buona visione!


Cristiano




                           

venerdì 28 marzo 2014

La notizia della scomparsa di Massimo Troisi in alcuni tg dell'epoca (VIDEO)

Oggi vi proponiamo un po' di filmati d'epoca risalenti alla prematura scomparsa di Massimo. Cominciamo dall'apertura del Tg3 di domenica 5 giugno 1994, che lo ricorda con sincera commozione e ci mostra le immagini dei primi amici accorsi a Ostia: Ettore Scola, Pino Daniele, Nanni Moretti e Francesca Neri. Ripercorre poi in breve la storia e la carriera di chi "ha costantemente saputo avere un colloquio con il proprio pubblico e l'ha sempre rispettato". Spazio poi alle prime pagine dei quotidiani che scelsero di aprire con la triste notizia. Delizioso il riquadro de "La voce" del grande Indro Montanelli. A chiudere, un accorato servizio del telegiornale dell'emittente VideoMusic. Torniamo a quel triste giorno per capire meglio l'affetto del paese per lui e il grande vuoto, tuttora incolmato, che ha lasciato in tutti gli italiani.

Cristiano

 
 
                          

lunedì 9 dicembre 2013

Una retrospettiva, una mostra e alcuni incontri dedicati a Massimo Troisi al Bari International Film Festival 2014

troisi“Quest’anno il festival ci rimette addosso il fiato di due grandi del cinema riproiettando sui propri schermi, con due importanti e ricchissime retrospettive, il volto, la voce, la presenza scenica di Massimo Trosi e Gian Maria Volontè, entrambi  scomparsi 20 anni fa. Due personalità differenti che la morte ha separato prima che si potessero incontrare perché probabilmente insieme avrebbero voluto costruire un’opera. Noi cercheremo di tornare sulle tracce sia dell’impegno civile e straordinario di Volontè, che ha rappresentato il volto di tutto ciò che aveva a che fare con il cinema civile e di denuncia, sia della straordinaria sapienza, tipica della millenaria scena partenopea, di Troisi. Due grandi del cinema italiano che abbiamo amato molto e che con grande felicità riportiamo qui in questa scena mediterranea che è il festival internazionale di Bari. Gian Maria Volontè e a Massimo Trosi, hanno rappresentato due tra i protagonisti di percorsi fondamentali per la nostra educazione sentimentale”.

Nichi Vendola, presidente della regione Puglia
 

Due corposi tributi saranno dedicati a due grandi protagonisti del cinema italiano, entrambi scomparsi 20 anni fa: Gian Maria Volonté e Massimo Troisi. Di Volonté verranno presentati, oltre ai film da lui interpretati e a una mostra fotografica, anche tutti gli sceneggiati televisivi dei quali è stato interprete provenienti dalle Teche RAI, dirette da Barbara Scaramucci, che metteranno a disposizione del Bif&st anche i materiali di documentazione sul grande attore. Una serie di 8 incontri con i registi e gli attori che con Gian Maria hanno lavorato - curati da Giovanna Gravina Volonté - contribuirà ad approfondire il particolarissimo metodo interpretativo da lui elaborato per creare quella galleria di straordinari personaggi entrati nella storia del cinema.
L’altra grande retrospettiva verrà dedicata al regista, sceneggiatore e attore Massimo Troisi cui saranno anche dedicati, a parte i film e una mostra, alcuni incontri con quanti con lui hanno collaborato, a cura di Orsetta Gregoretti. Da segnalare che Gian Maria Volonté e Massimo Troisi avevano elaborato un progetto per lavorare insieme in un film. Progetto purtroppo non realizzato.

Il Festival, presieduto da Ettore Scola che ha diretto Massimo in ben tre film, si terrà a Bari dal 5 al 12 aprile 2014, al Teatro Petruzzelli e in altre 10 sale della città. 
  

lunedì 17 giugno 2013

San Giorgio ricorda Massimo Troisi coi messaggini, ma mette in un cassetto il premio a lui intitolato

Massimo Troisi«E se pure non tenete denari...basta un salame, una pagnotta, noci, patane, 'na bella ricotta. Guai a chi manca a teatro stasera. E che Maronna...basta 'na pera». Così Massimo Troisi-Pulcinella cercava di arrangiarsi ne "Il viaggio di Capitan Fracassa", di Ettore Scola. Il Premio a lui intitolato resta in coma, quando serate semplici ma appassionate come quella realizzata in collaborazione con noi a San Giorgio a Cremano lo scorso aprile (clicca qui per l'articolo e il video) hanno dimostrato che, anche senza soldi, se l'unico intento è quello di rendere un degno omaggio al Nostro ci sarebbe il modo di farlo in maniera positiva. Ci deve essere principalmente questo interesse, però, e la cosa diventa possibile e valida, come testimoniò in quell'occasione il gradimento e la partecipazione di Luigi Troisi. Le risorse da investire ci sono e si chiamano passione e persone comuni. Riconsegniamo il Premio Massimo Troisi alla gente, meno lustrini e paillettes, stop a sprechi di denaro, a chi vuole lucrare su Massimo e ai vip che con lui non c'entrano niente. Basta poco, se davvero si vuole.

Cristiano

 

L'istituzione che organizzava la kermesse è chiusa. Nulla all'orizzonte

San Giorgio ricorda Massimo coi messaggini 
Ma mette in un cassetto il Premio Troisi

Iniziativa per l'anniversario della morte che sa di beffa: la principale rassegna legata all'artista è scomparsa

NAPOLI - Il Comune di San Giorgio a Cremano si è preparato la foglia di fico. Che prende la forma dell'iniziativa sull'invio di messaggini al sito istituzionale per ricordare Massimo Troisi, nel giorno (4 giugno) dell'anniversario della morte (www.e-cremano.it). La foglia di fico serve a coprire le nudità dell'ente guidato da Mimmo Giorgiano che ha completamente dimenticato in un cassetto il Premio Troisi. Evento che in maniera ben più sostanziosa della pur valida collezione di messaggini ha fatto circolare per 17 edizioni il nome dell'artista legandolo ad un Osservatorio della comicità. Della kermesse, durata fino al 2011 con la direzione artistica di Maurizio Costanzo, non v'è più traccia. Neanche un cartello «stiamo lavorando per voi» affisso alla sede dell'Istituzione comunale del Premio, creata ad hoc, con sede in Villa Bruno e con tanto di cda, ora liquidato. L'anno scorso c'erano le elezioni proprio in primavera - periodo deputato alla settimana del Premio - e vabbè. Ma per un intero anno di giunta del Giorgiano bis (al secondo mandato) cosa è stato fatto per salvare l'unica rassegna cittadina degna di nota e, un tempo, di valore nazionale? Pressoché nulla.

FONDAZIONE - Doveva avviarsi l'iter per la trasformazione del Premio in fondazione. Ma l'iter non si avvia. C'è da dire che l'approvazione del bilancio comunale slittata a settembre anche per le indecisioni del governo su Imu e Tares non ha aiutato. Del resto, il Comune non ha neanche un assessorato alla cultura. Ne fa le veci un assessorato alla Valorizzazione delle ville vesuviane, retto da Giorgio Zinno. Ville valorizzate nella forma, e già è tanto, assai poco nella sostanza se si ignora il Premio Troisi. Forse basterebbe anche un cartellone di basso profilo, in economia, rastrellando fondi ad altre piccole e frammentate iniziative, ma utile per la continuità.

Alessandro Chetta
  

giovedì 22 marzo 2012

Ettore Scola, il lato buffo dell'esistenza e il ricordo di Massimo Troisi

«Scarabocchi personali» di Ettore Scola, in mostra nella Sala Murat di Bari. Il regista disegna il repertorio umano con uno stile incisivo, duro e spigoloso

BARI - Per Ettore Scola i suoi disegni sono qualcosa in più di un pensiero trasformato in tratto grafico, sono, come egli stesso li definisce, «scarabocchi personali, destinati più al cestino che al cassetto». Per chi invece conosce lo Scola regista, quello capace di aspri affondi sociali su una commedia umana tutta italiana, tagliata con sguardi a tutto tondo sui ceffi grotteschi del sottoproletariato, sui saccenti e patetici intellettuali salottieri, sulle delicate solitudini di donne o di omosessuali, questi universi di bizzarre creature aiutano a tratteggiarne meglio la fisionomia creativa.

E’ un’umanità in cerca del «buffo dell’esistenza», costipata in affollati disegni o staccata in più sfoltite ambientazioni, da oggi in mostra a Bari all’interno della Sala Murat in occasione del BifEst. Per l’inaugurazione ufficiale bisognerà aspettare invece il 23 marzo quando ci sarà anche l’autore, che del festival barese è il presidente. La mostra invece sarà visibile fino al 30 marzo e poi proseguirà per Parigi. In realtà lo Scola disegnatore è sempre esistito, da quando giovanissimo partecipava alla rivista satirica Marc’Aurelio, storico magazine di cui condivideva le pagine con mostri sacri del calibro di Fellini, Camerini, Steno, Scarpelli, Marchesi, Metz, Zavattini. All’amico Fellini è peraltro dedicata una microsezione della mostra, dove il maestro è trasformato in un’icona, assolutamente riconoscibile anche quando compare di spalle seduto sulla sedia di scena con l’inconfondibile cappello, o quando campeggia isolato a tutta pagina in una grandezza che suona come un deferente omaggio. Molti dei suoi personaggi di penna, spesso precisati con più marcate identità direttamente nei suoi film, affidati a lapis o a inchiostro di china, disposti su fogli, tovaglioli, e margini di giornali, sono al contrario anonime comparse, esponenti di una variegata tipologia sociale.

Un repertorio umano popolato da nani, donne procaci, ometti opachi, turisti improbabili, incalliti e sfigati spettatori tv, tutti in uno stile compendiario ma incisivo, duro e spigoloso, ideale per una messa a nudo di vizi e virtù. Appena deformate o semplificate nel tratto, le figure si impongono nelle addensate impaginazioni dove si schierano come in un lungo piano sequenza, oppure si palesano in composizioni più rade, dove si impegnano in eccentriche ritualità o citano celebri fumetti, come nel caso del Bobo di Staino. Comunque difficilmente lasciano del tutto indifferenti, piuttosto recapitano quello stesso amaro retrogusto dei suoi più popolari personaggi cinematografici. La celebrazione scoliana avrà il suo punto di forza il 26 marzo quando nella Sala 1 del Multicinema Galleria verrà proiettato il film documentario intitolato Un ritratto di Ettore Scola diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte.

Marilena Di Tursi
Fonte: Corriere del mezzogiorno
 
 
Un disegno di solito è un progetto, organizzato prima mentalmente poi graficamente, quasi sempre ispirato da intenzioni illustrative, ornamentali, celebrative e caricaturali, eseguite per studio, per committenza e per omaggio.
I miei disegni invece - se si escludono le vignette del mio giovanile apprendistato nel settimanale "Marc'Aurelio" e qualche schizzo buttato giù durante la preparazione di un film per chiarire a me stesso e ai miei collaboratori lo spunto iniziale di un carattere, di una scena o di un costume - sono scarabocchi personali, destinati più al cestino che al cassetto.
Sono ghirigori mentali, giochi di parole visivi, segni tracciati per distrazione riflettendo ad altro o a niente.
Li faccio da sempre, su fogli, tovaglioli, margini di giornali (quasi mai su album da disegno), a lapis, a penna a inchiostro di china (mai con l'odiata biro). Non essendo io particolarmente dotato né per il ritratto né per il paesaggio, i miei "soggetti" sono figurine anonime, passanti e astanti irreali che trovano la loro possibile realtà nel riferimento a similitudini, tic e comportamenti di ordinaria quotidianità.
Sono personcine dall'esistenza abbreviata in una sola dimensione, senza chiaroscuri, perplesse nella fissità di un cenno o di uno sguardo: come quando un improvviso pensiero ci blocca per un istante in un gesto a mezz'aria. Ometti di periferia, donnine di case modeste, nudi o vestiti ma sempre alla ricerca di un contegno che sperano di trovare magari mettendo una mano in tasca e avendo un bicchiere nell'altra. Accostati per contrasto, figli giganti e padri nani, mariti minimi e mogli debordanti tentano di farsi notare con una occhiatina allusiva, un passo elegante, un atteggiamento allegro che ci faccia dimenticare la loro mostruosità.
Umanità piccola e malinconica che, se proprio le si vuole trovare uno scopo, è lì per affermare il lato buffo dell'esistente. Che poi è quello che ci aiuta a trovare il coraggio di vivere.


Con Massimo Troisi ci siamo trovati fuori dai film, umanamente. L'ho conosciuto quando ancora non faceva cinema, con La Smorfia. Mi piaceva il suo essere così poco napoletano nelle cose che non mi piacevano, io che sono di mamma napoletana. Era un intellettuale della contronapoletanità, fu contento di lavorare con Mastroianni perché non è che amasse molto fare il regista, mestiere di grande fatica fisica e dispersività. Ognuno vuole fare una domanda al regista che non ha quasi mai una risposta ma deve fingere di averla. Fu un rapporto facile, comodo e facemmo altri due film, nonostante gli dissi che non gli conveniva riguardo gli incassi. Con me faceva film di nicchia, ma lui amava questo. Abbiamo fatto tre film insieme più per il piacere di stare insieme che per i film.
Ettore Scola

Nel video seguente c'è anche Rosaria Troisi, che a proposito di "Che ora è" ci parla del rapporto di Massimo con papà Alfredo con divertenti aneddoti.
  
                                 

giovedì 9 febbraio 2012

"Che ora è" a teatro con Pino Quartullo. E' sempre l'ora di Massimo Troisi

Una volta tanto sono andato a teatro anche per Massimo. "Che ora è" è arrivato a Napoli, e con lo spettacolo anche la mostra fotografica documentata per il nostro blog da Angela poco più di un mese fa (http://amicidimassimotroisi.blogspot.com/2012/01/massimo-troisi-la-passione-che-non.html). A dire il vero non ho trovato qui a Napoli tutte le foto che avevo visto nelle immagini inviatemi da lei. Ad ogni modo grandi emozioni per un qualcosa dedicato anche a Massimo Troisi, ogni tanto, nella sua città. 
E poi lo spettacolo. Potete leggere le mie impressioni nella recensione che segue, qui desidero spendere due parole per Pino Quartullo, che ha voluto fortemente questo spettacolo. Ha spazzato via ogni scetticismo con la sua regia e la sua interpretazione; davvero un attore concreto e misurato. E una gran bella persona, conosciuta in camerino dopo la rappresentazione davanti ad una torta per festeggiare la sua prima napoletana. Abbiamo discusso della messa in scena, ha addirittura accolto una mia osservazione che più tardi Ettore Scola a cena ha approvato. Piccola modifica in corso alla pièce. Io mi sono azzardato, ma lui si è rivelata una persona umile e pronta all'ascolto di chiunque. Umile...ma onesta, insomma. Proprio come piace a noi. 
Se potete fateci un salto, fino a domenica lo spettacolo è in scena al Delle Palme di Napoli.

Cristiano

Pino Quartullo in scena con “Che ora è” al Delle Palme di Napoli

“Che ora è”, spettacolo prodotto, diretto e interpretato da Pino Quartullo e tratto dalla sceneggiatura del film omonimo diretto da Ettore Scola nel lontano 1989, arriva a Napoli. L’emozione è palpabile e Pino lo confessa a fine serata dal palco. Il fascino della prova del pubblico napoletano in questo caso raddoppia per via di quel Massimo Troisi che fu splendido protagonista insieme a Marcello Mastroianni della pellicola che fruttò ai due una Coppa Volpi a ex aequo per la migliore interpretazione. L’esame è superato, il pubblico applaude entusiasta anche per la presenza di Ettore Scola in sala. Uno spettacolo misurato, attento a non scimmiottare il film e i suoi attori, con una messa in scena essenziale ma efficace. Accanto a Quartullo (che interpreta il ruolo che fu di Mastroianni, quello di un brillante avvocato romano) c’è la piacevole sorpresa Clementino (nei panni che furono di Troisi e cioè del figlio Michele, militare indolente). Non da meno la giovane Valentina De Giovanni, che interpreta la fidanzata di Michele.
  
Lo spettacolo racconta di un padre e un figlio che trascorrono una giornata insieme in quel di Civitavecchia, un incontro-scontro che termina in fin dei conti alla pari, lasciando spazio a sprazzi di comprensione reciproca. Un vecchio orologio da taschino del nonno regalato a Michele scherma e fa superare i momenti più aspri del confronto, risvegliando ricordi ed emozioni sopite. Quartullo e Clementino si cuciono addosso i personaggi strizzando spesso l’occhio ai toni della commedia e dimostrando un ottimo affiatamento. La trasposizione dal cinema al teatro è perlopiù riuscita; appaiono talvolta ridondanti le spiegazioni date dai protagonisti al pubblico, ma per il resto la rappresentazione fila via snella e gradevole.

Si ride, si riflette e ci si rispecchia. L’adattamento è firmato, oltre che da Quartullo, da Paola e Silvia Scola. Le musiche sono quelle originali, composte dal maestro Armando Trovajoli per il film. Un piccolo capolavoro per la profondità con cui tocca il tema del rapporto padre-figlio, in maniera talvolta dura ma senza mai rinunciare ad un’ironia sagace, che lascia il segno.

Cristiano Esposito

Lo spettacolo resta in scena al teatro Delle Palme di Napoli fino a domenica 12 febbraio 2012. Per info consultare il sito www.teatrodellepalme.it.

  

mercoledì 4 gennaio 2012

Massimo Troisi, la passione che non delude mai. Racconto di una giornata alla mostra fotografica di "Che ora è"

Alle volte ci accingiamo imperterriti a cercare ciò che più amiamo con l’idea di trovare a tutti i costi quello in cui crediamo. Non sempre è così, ma in questo caso…

Che ora è? Ore 8:05 stazione Termini, binario 25, avevo dimenticato che fosse uno degli ultimi, una distanza da accorciare solo correndo.

Ore 8:15  partenza: direzione Civitavecchia.
Immediatamente l’affanno subiva un arresto inaspettato, aprendo il varco ad uno stato emotivo già noto: una serenità; un affetto improvviso a dir poco familiare; una voglia di andare, tornare e di nuovo andare, pur di ritrovare… Un po’ come capita a chi si mette in viaggio per ritrovare un proprio caro portato via dal tempo, che ad un certo punto e chissà per quale arcana ragione ci si ritrova a rivivere comunque in un modo o nell’altro. 

Mentre il treno si muoveva lentamente e si lasciava alle spalle gli addii delle partenze, poco lontano, alla mia sinistra, altri suoi simili fermi, in rimessa, forse in disuso mi hanno portato alla mente l’immagine di quel bambino che ogni anno sperava in un dono diverso, ma che puntualmente riceveva sempre e solo l’ennesimo trenino. Che scema quella befana!  
 
All’arrivo, Civitavecchia aveva l’aspetto tipico che si scorge quando il vento e la pioggia bisticciano con il mare dando origine a suoni, immagini e addirittura dialoghi, ben rappresentati nell’invenzione di Ettore Scola, trasfusa nella pellicola del 1989 propriamente intitolata “Che ora è”.
Uno dei capolavori più delicati sul tema del contrasto generazionale padre-figlio, ma soprattutto di un padre e di un figlio che con un po’ di ritardo scoprono di non conoscersi abbastanza e che lentamente, ripercorrendo  le fila dei ricordi e delle parole non dette, portano alla luce i disagi e le incomprensioni trascorse. Il tutto dietro uno scenario fermo, dalle luci basse; che sa di umido come tutti i ricordi, anche un po’cupo, che paradossalmente rende vivo tutto ciò che viene a galla.

A distanza di 22 anni il teatro Traiano di Civitavecchia rende omaggio ai protagonisti del film, Massimo Troisi e Marcello Mastroianni, con una mostra fotografica realizzata con le foto di Mario Tursi, da poco scomparso.
All’arrivo il teatro sembrava attendermi, entro, mi giro intorno, un po’ disorientata direi, forse dall’emozione. Un momento assai difficile da descrivere, volevo riempirmi di quegli sguardi, umori, sorrisi accesi, accennati, di ogni ghigno impresso lì sulle stampe, riempirmi di tutto ciò che era stato.
Inizio pian piano a scorgere una serie di foto, ordinate in successione in base alle scene del film. Più che in un teatro sentivo di stare in una chiesa, un luogo caro, ma sacro.
Lentamente mi sono affacciata nella sala per guardare da dove aveva inizio tutto quello che stavo cercando e retrocedendo di qualche passo, per un attimo ho sperato che quel percorso numerato fosse più lungo del previsto.

E’ bastato il primo telo su cui si adagiavano le prime foto ed improvvisamente eccomi lì! Un balzo vertiginoso mi ha buttata in quella storia dai toni grigi; in quei giorni trascorsi e rappresentati passo dopo passo dalle foto successive, ed io, senza avere la benché minima cognizione di quello che fu veramente, ho cominciato a rivivere momento dopo momento, tutte le dinamiche di un set.

Mentre seguivo lentamente l’ordine delle scene, sono stata assalita da una strana sensazione: non si trattava di un set qualunque dove si dava vita semplicemente ad una sceneggiatura, ma di un set che, volutamente o non, narrava la storia vera di due uomini diversi, ma complementari: Massimo, più giovane, dedito al gioco, ma con la consapevolezza che solo lui conosceva alla sua età, ripreso a volte in momenti di grande riflessione e Marcello, che fuori dal set più che un papà sembrava essere un consigliere, un sostegno, un caro zio che avendo qualche anno in più si muoveva da gran benefattore elargendo e tramandando aneddoti, proverbi ed esperienze a chi in quel momento gli stava più vicino.
Due uomini diversi, dal cui volto si evinceva il senso di ogni cosa che si muoveva nelle loro vite.
La sensazione che si prova guardandole tutte, sia quelle sul set, che fuori dal set è che questi due uomini alternino momenti di giocosità assoluta a momenti di forte compostezza.
Scene oggi inusuali.
Una carrellata di pose, che dall’inizio alla fine sembrano rappresentare con minuzia di particolari tutta la mimica dell’uomo-attore. Paradossalmente la semplicità delle immagini descrive ed esalta la poliedricità dell’artista. Invano risulterebbe l’intenzione di descriverle tutte, perché in ognuna vi sono mille sfaccettature ed ognuna racconta i sorrisi e le lacrime di una vita.
Ci sarebbe troppo da dire…

Ve n’è una che ritrae Massimo seduto ed attorniato da una decina di giovani leve rigorosamente in divisa da cui si evince l’espressione tipica del compagnone qual’era, addolcita da un leggero imbarazzo e da quella timidezza che in fondo non lo aveva mai abbandonato.

Un’altra molto intensa, una tra le più belle, dove lui seduto su un vecchio muretto, con il capo girato, con una gamba penzoloni e l’altra richiusa e riposta in alto verso di se, mostra un profilo inedito, con lo sguardo di un pensatore rivolto in lontananza.

E poi ancora lui, con i suoi sorrisi variopinti di allegria, consumati di ironia, dolci, amari che prova un giro di giostra con Mastroianni.
Sempre lui che segue interessato un discorso di Scola, che chissà quali consigli gli avrà riservato.
Lui, il ragazzo del 1989, schivo, modesto e generoso, alle volte straordinariamente “biricchino”.

Ancora una volta ho trovato tutto quello che cercavo…

Angela Paoletta