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martedì 12 maggio 2015

Angelo Orlando ricorda il set del Calesse e l'intesa con Massimo Troisi

massimo troisi angelo orlando pensavo fosse amore invece era un calesseMi ricordo bene i momenti prima di quel "ciak". Era una delle scene più lunghe della sceneggiatura. Non ero tanto preoccupato. Non sono mai stato preoccupato su quel set. Poche prove. Come si usava fare. Uno sguardo tra di noi e già sapevamo che era fatta. Non sono mai stato così sicuro durante le riprese di un film. Neanche quando poi qualche anno dopo stavo dall'altra parte della macchina da presa. Era da poco che non c'eri già più e che se volevo incontrarti, dovevo farlo seguendo l'ispirazione. Sogno o realtà non ha mai avuto importanza.

Angelo Orlando

venerdì 13 febbraio 2015

Video inedito amatoriale: dieci minuti su un set di Massimo Troisi

Dal 13 luglio 1991 e per nove settimane Massimo Troisi gira il suo ultimo film da regista, "Pensavo fosse amore invece era un calesse". Con Anna Pavignano sceglie di scrivere un piccolo trattato d'amore, dove anche le fugaci comparse non parlano d'altro. Analizza il sentimento piazzandolo sotto ad un microscopio, osservando tutti gli organismi viventi che ci sguazzano dentro con concitazione. Il film uscirà il successivo 21 dicembre, incassando 15 miliardi di lire e vincendo un "Nastro d'argento" e un "Ciak d'oro". Quello che vi presento oggi è una sorta di backstage inedito e amatoriale, che ci fa vivere dieci minuti su un set di Massimo Troisi. Gli inconvenienti non mancano, ma Massimo, anche quando disapprova gli errori, tiene in mano la situazione con grande garbo, sicurezza e fermezza. E l'atmosfera sul set resta sempre tranquilla, pur col pieno fermento schizofrenico di quando si gira un qualsiasi film. 

Ho scelto in particolare la scena (girata al Borgo Marinari di Napoli) di Enea che arriva con una rumorosa motocicletta a prendere Cecilia, mentre Tommaso le dice: "Ah, avete deciso di comprare [casa]...come mai? Che, avete problemi? Ma se uno sta bene insieme, non capisco perché deve andare a prendere...uno dice "Viviamo insieme" quando vuol dire che le cose non vanno...Infatti poi quando peggiorano dice: "Perché non ci sposiamo?"...che proprio cominciate che non ce la fate più: "Che facciamo un figlio?". E quando alla fine vi odiate ma siete vecchi, dite "Che ci lasciamo proprio adesso che siamo vecchi?!". È quello il percorso". Credo che la visione di questa perla sia un'esperienza speciale, unica, che ci fa vivere ancora una volta qualche attimo vicino a Massimo, mentre prepara l'ennesimo film che vedremo e rivedremo a vita, ogni volta con lo stupore, il divertimento, l'emozione e l'ammirazione della prima. Un grazie speciale a Pasquale.

Cristiano
                                

domenica 28 dicembre 2014

"Massimo e me": il racconto di Angelo Orlando

Ringraziamo di vero cuore l'amico di Massimo (anche lui come noi lo scrive così, senza cognome), Angelo Orlando, che con sincero piacere ci ha permesso di condividere qui sul nostro blog il suo splendido scritto. Ci saluta e augura buona fortuna al nostro progetto.

Lui, splendido Amedeo in "Pensavo fosse amore invece era un calesse", parla di Massimo in modo semplice e genuino, senza la smania di ostentare un'amicizia. Infatti dopo poche righe il cognome "Troisi" compare con la stessa naturalezza con cui era stato omesso, quasi con rispetto, ossequio ad un genio e ad un grande uomo. Al quale ha voluto bene ed è stato ricambiato.

Cristiano


Lunedì 1° agosto 2011

MASSIMO E ME

Era un po’ che ci giravo intorno. Parlare di Massimo. 
Ogni tanto, qualcuno me lo chiede.
“Com’era Massimo Troisi?” 
Il silenzio che ne segue non ha a che fare con un trattenere qualcosa che ha dello speciale o chissà che, un vuoto dovuto a una difficoltà nel dire com’era una persona che hai conosciuto tanto tempo fa. Massimo è presente nella mia vita, come una specie di guida invisibile che mi corregge, mi spinge o mi frena. È una piccola e grande luce che, come una stella della nostra galassia, può essere raggiunta con quello sforzo d’immaginazione che troppo spesso evitiamo di fare. Un pensiero...la natura è l'eterno. Questa natura che può auto-generarsi. "Uomini e Dei" un tempo passeggiavano insieme, si aiutavano, si facevano i dispetti, giocavano e uniti in un bel girotondo, producevano una scena straordinaria.
Azione!
E l'uomo entra in scena.
Ovvero, passa dal nulla al nulla.
"Com'era Massimo Troisi?"
Qualcuno me lo ha chiesto ultimamente.
E io come al solito, sorrido e prendo tempo. E questo tempo, molto spesso, mi porta a dire due o tre cose per continuare ad agganciarmi a una sensazione che, a seconda di come sto, è vicina e distante. Come una stella, appunto. Vicina per lo sguardo, perché quella luce la posso vedere, distante perché, come una stella lontana anni luce, è irraggiungibile dalla mia piccola postazione terrestre
Ma da qui, ora, in una disoccupazione forzata, con tanta voglia di restare in contatto con uno spirito vero e non cedere a quella che ormai, simpaticamente chiamo la mia sorella pigrizia, cerco di fare qualcosa di utile per me, magari anche per chi, la prossima volta, mi chiederà: “Ma com’era Massimo Troisi

Vediamo un po’…

Un po' di tempo fa, una ragazza mi cerca sul web, mi trova e si presenta: "Sono una giornalista. Sta per uscire una collana sui film di Massimo Troisi. Le andrebbe di rispondere a qualche domanda?" Allora penso che forse questa è un'occasione buona. Mi faccio mandare le domande e mi prendo tempo. Scrivo risposte e queste risposte mi sembra che non bastino mai. E allora mi prendo altro tempo, fino a quando la ragazza giornalista (prima o poi leggerà anche lei questo post) mi sollecita. Mi dice che è quasi urgente e allora, mi affretto e tolgo tempo al mio tempo, scrivo, scrivo recuperando sensazioni, quante cose da dire, da lasciar andare. E poi si sa che sono un traghettatore di attimi. Li trasporto dal fiume del passato al mare del presente. E alla fine scrivo, e scrivendo, gli occhi si riempiono di lacrime, però sono contento. Strano cocktail. Gioia e lacrime. Poi premo invio. Evito di rileggere, ma sento quella bella soddisfazione che provavo anche a scuola quando consegnavo il compito in classe: finito! 
La giornalista mi risponde subito. Mi dice che quello che è ho scritto è molto bello e che le piange un po' il cuore a doverlo ridurre perché "lo spazio è molto poco rispetto a quello che ci sarebbe da dire..." 
Io un po' me lo aspettavo, ma in cuor mio, sono contento. Grazie a lei ho avuto il coraggio di andare lì dove una perdita ora ha acquisito quella distanza giusta per riconoscerla come un grande insegnamento. Ho approfittato di un'intervista per estrarre qualcosa che non mi aveva lasciato neanche il tempo di soffrire. Già...  
C'è un racconto di Dostoevskij, inserito ne "I Fratelli Karamazov",  che parla di una madre che va da padre Zosima a gridare tutto il suo dolore. Il buon prelato cerca di consolarla usando argomenti tradizionali della fede, cioè della giustificazione di Dio. La donna però, non riesce a trovare un argine al suo dolore, non vuole la giustificazione di Dio, non ha bisogno di essere consolata. Padre Zosima ad un certo punto, abbandona il suo punto di vista di pastore di anime. Si mette sul suo stesso piano e le dice: "Vai, piangi tutte le tue lacrime e chissà, che un giorno le tue lacrime non si convertano in qualcosa di molto prezioso!"
Questione di tempo. La vita, la vera maestra, ci aspetta al bivio di una comprensione paziente.
Chi lo sa perché, a volte, abbiamo bisogno di così tanto tempo prima di ritrovare il passaggio che ci fa comprendere che è giusto piangerle davvero tutte le nostre lacrime. 
Qualcosa di prezioso.
E allora, mi vado a rileggere quello che avevo scritto. E penso che qui, in questa zona che mi sono ricavato, lo spazio non è poco. Posso pubblicare esattamente quello che avevo scritto. E allora lo ritiro fuori. Lo rileggo, faccio copia e incolla e poi... poi aggiungo, correggo, cambio, tolgo e alla fine, di quella vecchia intervista, rimane ben poco. 
Quel dvd poi l'ho cercato. Non l'ho trovato. Non lo so quello che è rimasto di ciò che avevo scritto. Quelle emozioni recuperate da un passato neanche troppo lontano, cedono il passo a quello che ora è il miracolo di un nuovo istante del qui e ora, fatto di un'altra notte lontano da Roma, accanto al ricordo dell'ultima poesia che mi ha regalato Massimo, ma questa, è un'altra storia. 

(CONTINUA) 


mercoledì 29 gennaio 2014

Massimo Troisi ricordato a Barcellona

La Casa degli Italiani di Barcellona ricorderà Massimo Troisi a 20 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 4 giugno del 1994, con una tre giorni di film, dal 27 al 29 gennaio prossimi

Non solo in Italia, ma anche all'estero il comico, attore e regista napoletano ha lasciato il segno e, a vent’anni dalla sua scomparsa, Barcellona gli rende omaggio con una rassegna. Si inizia il 27 gennaio con uno dei suoi film più celebri, “Ricomincio da tre” che verrà proiettato alle 19 presso la Casa degli italiani nella città catalana. Primo film da attore e regista dopo i successi de “La Smorfia”, il terzetto comico che vedeva protagonisti anche Lello Arena ed Enzo Decaro, “Ricomincio da tre” è considerato il compendio della prima produzione di Troisi. Il lungometraggio ha vinto il David di Donatello, il massimo premio del cinema italiano, nel 1981 come miglior film e miglior attore protagonista. Il 28 gennaio, sempre presso la Casa degli italiani, sarà la volta di “Non ci resta che piangere”, mentre mercoledì verrà proiettato “Pensavo fosse amore e invece era un calesse”. Massimo Troisi colpì anche all'estero per la sua capacità espressiva, verbale, mimica e gestuale, condita da un tocco di ironia e malinconia. Un attore capace di scherzare sui problemi universali, con uno sguardo ingenuo ma disincantato sulle cose della vita e del mondo.

A Barcellona risiede e lavora da un po' di tempo Angelo Orlando, l'Amedeo di "Pensavo fosse amore invece era un calesse", con cui ogni tanto sono in contatto. Quella straordinaria interpretazione gli valse il David di Donatello come migliore attore non protagonista. Angelo non si accontenta mai, è sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Introdurrà e seguirà la proiezione del film di stasera e renderà il giusto omaggio a Massimo.

"Massimo è stato l'incontro di una vita, l'occasione di incontrare uno degli uomini straordinari che hanno lasciato un segno. Ci ha lasciato troppo prematuramente, molto spesso mi ritrovo a pensare cosa mi avrebbe detto di questo periodo, in che cosa mi avrebbe coinvolto. Ma Massimo è ancora presente, la sua assenza è una presenza molto forte, soprattutto in chi sente la responsabilità di quello che ha lasciato. E cioè delle opere leggere, con una profondità però incredibile. Quando vivevo con lui quest'esperienza forse non mi rendevo tanto conto perché ero molto giovane. Mi sembrava una cosa normale lavorare con Massimo Troisi perché comunque facevo questo lavoro. Era normale lavorare con chi fa il cinema che ti piace fare. In realtà era un sogno che si realizzava. Non sapevo di star vivendo però un'esperienza unica e irripetibile perché comunque aver conosciuto Massimo è stata una grande fortuna ".

Angelo Orlando