Visualizzazione post con etichetta Antonio Skàrmeta. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Antonio Skàrmeta. Mostra tutti i post

venerdì 29 maggio 2015

L'ultimo spettacolo di Massimo Troisi con le parole di Roberto Vecchioni (VIDEO)

Massimo Troisi Il postino The postmanE non si è soli 
quando un altro ti ha lasciato,
si è soli se qualcuno
non è mai venuto
Però scendendo perdo i pezzi sulle scale
e chi ci passa su
non sa di farmi male
Ma non venite a dirmi adesso:
"Lascia stare..."
o che la lotta in fondo deve continuare,
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia
tu non andresti via.
  
(da "L'ultimo spettacolo" di Roberto Vecchioni)

 
                               

mercoledì 20 maggio 2015

Erri De Luca, Franco Battiato, il postino Massimo Troisi e l'urgenza di lasciare scritto qualcosa dietro di sé

massimo troisi philippe noiret il postino salina
C'è un momento nella vita di una persona analfabeta o di chi non ha mai letto un libro, in cui viene l'urgenza di fare una poesia, narrare - che non è un bisogno primario, anzi, è meno che secondario - diventa a volte un impulso perfino più forte.
Lasciare detto, scritto qualcosa dietro di sé... hanno provato questo desiderio decisivo, per esempio, i giovani di tutte le trincee del mondo. Se non è capitato già, è ben possibile che a qualcuno di voi ragazzi, spunterà l'urgenza di mettere un'avventura, una pena, un'allegria, una speranza assurda per iscritto.
E se uno avrà ascoltato un anziano narrare storie o avrà letto qualche libro si troverà a usare parole più precise, più sue. Così aggiungerà al mondo un'altra narrazione che, come tutte le altre - sia eccelsa che modesta - sarà non necessaria, eppure indispensabile.
Erri De Luca


Parole, quelle dello scrittore napoletano, che sembrano parlare proprio del postino Mario e della sua esistenza. Nel video qui sotto, invece le immagini dell'amicizia del postino e del poeta sono accompagnate dal canto di Franco Battiato, altrettanto appropriato.
 

                                

giovedì 5 febbraio 2015

"Massimo era molto contento di Salina, per un film che è entrato nel cuore di tutto il mondo": intervista esclusiva alla costumista e allo scenografo de "Il postino"

Grazie al nostro inviato speciale nelle Marche, il grande Daniele, "Amici di Massimo Troisi" ha seguito la manifestazione di cui vi parlai qui (clicca per leggere). E Gianna Gissi e Lorenzo Baraldi, rispettivamente costumista e scenografo de "Il postino", ci hanno concesso una bella intervista condita da chicche notevoli che ho montato con grande emozione.

Baraldi, un emiliano verace e disponibile, racconta di un Massimo molto contento della scelta di Salina dopo lunghe ricerche. Nel film doveva esserci, ma questo lo sapevamo, Pantelleria. Lì nel giugno 1993 Massimo girò alcune scene in bicicletta, rimaste poi le uniche e non inserite nel montaggio finale. Poi il viaggio in America con Radford, le riprese previste per settembre e annullate per la nuova operazione a Houston, seguita da complicazioni. Un racconto generosissimo, pieno di particolari come quello della Gissi, che ci svela alcuni segreti sui costumi e sulla sua conoscenza diretta di Pablo Neruda. Due persone davvero splendide, con negli occhi la profonda ammirazione per Massimo. Grazie a loro per l'estrema gentilezza e cortesia, oltre che per essersi definiti dei nostri, e grazie di cuore a Daniele per l'ottimo contributo. Che non è l'unico dalla rassegna di Monticelli (Ascoli) dedicata a Massimo: restate sintonizzati su queste pagine.
Cristiano
  
                                 

mercoledì 21 gennaio 2015

Il postino Massimo Troisi, la metafora dell'universo e l'incontro con Antonio Skármeta

Postino: "Cioè voi che volete dire allora, che il mondo intero no? il mondo intero proprio...dico col mare, col cielo, con la pioggia, le nuvole..."
Neruda: "Ora tu puoi già dire eccetera eccetera..." 
Postino: "Eh, eccetera eccetera...cioè il mondo intero allora è la metafora di qualcosa?"
Postino: "Ho detto una stronzata..."
Neruda: "No, per niente..."

Talvolta la poesia si nasconde dove meno uno si aspetta.

Con la sua domanda ingenua Massimo Troisi/Mario Ruoppolo, nel film "Il postino", si pone uno dei quesiti più antichi dell'umanità.
Tutto ciò che ci circonda è realtà o è solo una rappresentazione metaforica di quella che è la vera esistenza che per il momento non appare ai nostri occhi se non attraverso icone (segni che assomigliano a ciò che vogliono rappresentare) e quindi metafore?

O magari, come dicevano alcuni grandi filosofi medievali, il mondo e tutto ciò che ci appare non è altro che un indice che esiste Qualcuno, Qualcosa, Entità metafisica o divinità che sia, che con le montagne, il mare, gli arcobaleni e le aurore ci svela la sua esistenza?

Pablo Neruda, nel film, a questa domanda del suo amico postino non è in grado di dare una risposta, ma il commento è comunque illuminante, quando Troisi/Ruoppolo si scusa per aver detto una sciocchezza: il poeta lo guarda ed esclama "No, per niente".



Magari, oltre che delle sue passioni, Massimo ha parlato anche di questo nell'incontro con lo scrittore de "Il postino di Neruda",  Antonio Skármeta. Che ho incontrato con ottime impressioni anche io (Clicca qui per il suo videomessaggio per "Amici di Massimo Troisi").

Intervistatore: Nel suo unico incontro con Massimo Troisi parlaste per ore di calcio e di donne?
Antonio Skármeta: No, non fu questo l'ordine esatto. Quello corretto è questo: 1) di donne, 2) di Neruda e di come interpretare il ruolo del Postino, 3) di auto, 4) di calcio. Il terzo tema fu l'unico a non interessarmi.

Intervista tratta da "Il napolista"
  

giovedì 1 gennaio 2015

Il primo giorno dell'anno in poesia, con il nostro postino e con don Pablo

Il primo giorno dell'anno
Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse un esploratore
che scende da una stella.

Come il pane, assomiglia al pane di ieri.
Come un anello a tutti gli anelli.
La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline,
lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia
e poi, lo avvolgerà nell'ombra.


Eppure,
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell'anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.


Pablo Neruda
  

martedì 4 novembre 2014

Massimo Troisi: the postman who always delivered (from "TheGuardian.com", 31/03/2011)

Massimo Troisi collapsed due to a serious heart condition three days into filming Il Postino. It came down to me whether he should continue 
  
It is almost 17 years since the death of Massimo Troisi, the star of my film Il Postino, yet he is as present in my life as he was when he lived. There was nothing overtly Neapolitan about him, except for his accent, which was so thick it took me months to understand. That amused him a lot.

Practically his entire life was marked by illness. He'd contracted rheumatic fever, the illness of the poor, when he was young, and it had damaged his heart. After a quadruple bypass when he was 19, he knew that sooner or later he was going to need a heart transplant. He bore it without complaint. But it gave him a profundity at a young age that gave his humour a real meaning.

I got to know him when I made my first film, Another Time, Another Place, which was about three Italian prisoners of war in Scotland. I had seen his first film Ricomincio da Tre (aka I'm Starting From Three) at the London film festival and was immediately struck by his humour. I asked him to be in the film, and he refused because he said Scotland was too cold. When the film came out, he called me up and in his mumbly way told me it was his favourite movie and asked if I would like to collaborate on a movie in Naples. I told him Naples was too hot. We became friends, and for eight years we would meet once or twice a year to discuss various projects – as you do in this business, without much hope of finding anything.
Then we found something – a Chilean novel called A Burning Patience – and went to Los Angeles to adapt it. Il Postino was written in three weeks in Shutters Hotel in Santa Monica, because Massimo wanted to be somewhere people would not recognise him. Occasionally, we would have to visit some famous Italian restaurant where people would stare, and the waiters would ask for his autograph, so he could remind himself he was still famous.

But there was another motive. He wanted to have a medical check in Houston. So I went back to Naples. And there I waited, and waited. I found out later he had been told his heart was the size of a football and he needed a new one. He asked for a temporary operation in order to stabilise his condition and continue with the film. The doctors agreed, and when he came back, he seemed fine.
But he wasn't. On the third day of shooting, he collapsed. He went to stay with his sister, and it seemed the film was over. Three days later he called me. "How was I?" he asked. I knew he wanted me to decide whether he should risk his life. My heart told me yes, my head no. Was I signing his death warrant? I didn't know. But I knew that he had been sensational. So I told him. "OK," he said. "I'm carrying on."
At the end, when I had finished shooting, he told me had an appointment at Harefield hospital for a new heart the following day. Then he said to me: "You know, I don't really want this new heart. You know why? Because the heart is the centre of emotion, and an actor is a man of emotion. Who knows what kind of an actor I'm going to be with someone else's heart beating inside me?"
He never made it: I heard of his death on the radio the next day.
Many people think that the movie ends with the death of the main character because Massimo had died. It was not true. That's how we wrote it. And when Mario Cecchi Gori, the producer, asked if ending with a death was not too depressing, Massimo said: "No, Mario. Because there is no death in the movies."
And he was right.

Michael Radford


 
COMMENTI ALL'ARTICOLO

Michael Radford, thank you for this truly heartfelt piece and for immortalising Massimo on screen, bringing him to the English speaking world with your wonderful film. A fitting tribute in itself to his genius. You brought out his sensitivity in such a wonderful way.
I first became aware of Massimo Troisi as a teenager watching Ricomincio da Tre and as London Italian with a Neapolitan mother identified so strongly with the character Troisi plays in that film, his streetwise knowledge, but also his touching and humorous insecurities. It remains my one of my favourite Italian films.
The humour, the almost stoical sadness at the heart of that character, one just knew it had so much of the real person in there. And the Neapolitan language and dark sense of humour was so hilarious to listen to (I have to post the opening sequence, still makes me laugh), he gave it such a rich twist. I knew Neapolitans like that on my holidays in Italy, with that same brand of dark humour and hilarious anecdotes, but he was the Neapolitan king of comedy!
Anyway, felt compelled to reply to this. Thank you once again!

I love this film so much. To watch Massimo in this film, knowing the real life story just makes a beautiful and sad film even more heart wrenching.
      
there are few films one would watch twice... life being short an' all. but this is one of the films you can watch over and over again ... fabulous!!
        
Great piece and great movie, Michael Radford.

Massimo was at his best, and unforgettable; but let me say that all the characters will live in memory: the father, the poet, the girl (and her aunt!), the chief-postman ("no, you should not say that the women write to him.. è il popolo!").

Above an ocean of vulgarity and mediocrity, two Italian movies stand out for the last 15 years: "Bread and Tulips" and "Il Postino", I don't know in which order.
        
Thanks for sharing this story; as someone who loved the movie and thought that Massimo was a magnificient actor and human being, it felt good to have this kind of insights.
     
also Non ti mouvere (Don't Move), which is excellent and based on an excellent novel.
       
It so happened that I watched Il Postino for the first time last night. It's funny and beautiful and incredibly sad, and completely avoids cliche, which is such a rare thing. I found it extremely moving - even more so now I've read this.
      
Fans of Radford's remake should seek out Antonio Skármeta's rather better 1980s original, Ardiente paciencia (Burning Patience).
 

martedì 28 ottobre 2014

"Il postino" nelle sale (?) e in edicola. Le foto esclusive dal red carpet di Roma con Renato Scarpa e la Cucinotta alla proiezione della versione restaurata

Roma non dimentica Massimo Troisi. A vent’anni dalla sua morte, infatti, la capitale ha dedicato una serata, domenica 26, alla proiezione della versione restaurata de “Il Postino”. Invece alla Galleria Nuova Pesa fino al 21 novembre, lo spazio in via del Corso gestito da Simona Marchini ospita, dopo la Casa Sebastiano Lo Monaco di Pollara, la seconda tappa de Il Postino. Salina, la metafora della poesia. L’esposizione, attraverso le foto di scena di Mario Tursi e i bozzetti delle scenografie di Lorenzo Baraldi e quelli dei costumi di Gianna Gissi, racconta, come in uno story board, quella che è stata l’ultima prova da attore di Troisi. "Una mostra sul filo della memoria e dei sentimenti", secondo le parole della stessa Simona Marchini". 
 
“Direi che Massimo ha fatto quello che i vecchi produttori facevano: aveva un impegno creativo, il progetto era il suo, la visione di fare questa cosa con quel regista, con quegli attori, in quel modo, era la sua – ha detto Michael Radford -. Così fanno i grandi produttori, che hanno in mente chiaramente quello che vogliono fareLui voleva interpretare un uomo che scopre se stesso attraverso la poesia. Si sentì male la prima settimana di riprese, aveva bisogno del trapianto. Gli dissi di lasciar perdere il film, anche se desideravo il contrario. Fu davvero molto coraggioso“, ricorda il regista Michael Radford.
  
“L’ho conosciuto grazie a Il viaggio di Capitan Fracassa, di Ettore Scola. Lo vidi e subito mi piacque, Massimo aveva l’anima sul volto. Poi arrivò Il Postino, per me la possibilità di lavorare insieme a lui in un’esperienza unica. Penso che in tutta la storia del cinema non ci sia nessun film simile“, disse Philippe Noiret. 
    
Commosso il ricordo di Maria Grazia Cucinotta, per la quale 'Il Postino' fu il film della consacrazione: "Tremavo, davo le battute velocemente, ero emozionata. Massimo mi aiutò molto , anche se la regia era firmata da Michael Radford, fu lui il vero regista di tutto -continua l'attrice- seguii alla lettera i suoi consigli, suggerimenti. Gli devo molto e sono felice per questa serata che omaggia ancora una volta questa pellicola che ha veramente fatto il giro del mondo".

Sponsor dell'evento romano è Poste Italiane: "Per un’azienda che fa della comunicazione la propria missione e che ha sempre coniugato la spinta all’innovazione con la capacità di essere vicina alle persone e alle comunità, il restauro digitale di una pellicola dai toni così emotivamente intensi racchiude simbolicamente i valori peculiari di Poste Italiane, incarnati dalla figura del postino Massimo Troisi", spiega l'azienda.
 
 
Da più parti si è detto che dal 26 ottobre torna nei cinema la versione restaurata de “Il postino“, interpretato da Massimo Troisi. Ad oggi non ho avuto riscontri concreti a riguardo, qualcosa non quadra.

Il restauro ha ridato colore e digitalizzato la pellicola, che dal 29 ottobre troverete in edicola con Tv Sorrisi e Canzoni in dvd a € 12,99, prezzo della rivista esclusa.
Lavorando direttamente sui materiali negativi originali conservati presso i suoi stabilimenti, la Film & Video attraverso Eurolab Digital ha dato nuovo valore al film: professionisti del settore si sono alternati al restauro fotochimico dei materiali danneggiati, al controllo delle giunte, ai lavaggi in percloro per poi passare al digitale per la scansione a 4K color, corretti e puliti digitalmente per creare un prodotto nuovo come non si vedeva in sala dal debutto cinematografico del ‘94, anno in cui Il Postino fu inoltre presentato alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.

 
 
E ora veniamo alle immagini preziose scattate dal nostro inviato, nonché autore di un gran bel libro su Massimo e co-organizzatore del nostro prossimo raduno a Napoli: il grande Giuseppe Sommario. E' grazie a lui se possiamo teletrasportarci sul red carpet di Roma. 

















 

domenica 19 ottobre 2014

Michael Radford: "La malattia donò a Massimo Troisi una profondità rara e arricchì il suo umorismo"

Il Guardian ha pubblicato un testo di Michael Radford dedicato a Massimo Troisi, in occasione della proiezione del suo ultimo film Il Postino (1994) alla seconda edizione del Festival Italian Cinema London (1-10 aprile 2011, Riverside Studios, Londra). "Dopo 17 anni trascorsi dalla morte di Massimo Troisi, lui è ancora presente nella mia vita, come quando era vivo." racconta Radford. Ecco alcuni passi:

"Praticamente la sua intera esistenza è stata segnata dalla malattia. Giovanissimo, ha contratto una febbre reumatica, la 'malattia dei poveri', che gli ha danneggiato il cuore. A 19 anni aveva già un bypass quadruplo, sapeva che prima o poi avrebbe avuto bisogno di un trapianto. Sopportò tutto senza lamentarsi, ma il dolore gli donò una profondità, rara in un'età così giovane, che ha dato un significato in più al suo umorismo.
  
Ho avuto modo di conoscerlo mentre stavo girando il mio primo film, Another Time, Another Place, sui prigionieri di guerra italiani in Scozia. Avevo già visto Ricomincio da tre, e fui immediatamente colpito dal suo humor. Gli chiesi di partecipare al mio film, ma rifiutò con la motivazione che la Scozia era troppo fredda. Quando uscì in sala, mi richiamò e nel suo modo pensieroso mi disse che gli piaceva moltissimo e che gli sarebbe piaciuto girare con me a Napoli. Gli dissi che a Napoli faceva troppo caldo. Siamo diventati amici, e per otto anni ci siamo incontrati una o due volte all'anno, per discutere su vari progetti, senza troppe aspettative.
  
Alla fine abbiamo trovato qualcosa – un romanzo cileno intitolato Ardiente Paciencia [di Antonio Skármeta, ndr] e siamo andati a Los Angeles per adattarlo. Il Postino è stato scritto in tre settimane allo Shutters Hotel di Santa Monica, perchè Massimo voleva lavorare in un posto dove la gente non poteva riconoscerlo, dove si ricordasse di essere famoso solo quando, di tanto in tanto, andavamo a cena in un famoso ristorante italiano, e i camerieri chiedevano il suo autografo.  
  
[...] Ho scoperto, poi, che gli era stato detto che il suo cuore aveva le dimensioni di un pallone da calcio, ed era necessario un cuore nuovo. Fu praticato un intervento temporaneo, per stabilizzare le sue condizioni e finire il film, in accordo con i medici. Quando è tornato, sembrava stesse bene. Ma non stava bene. Il terzo giorno di riprese, è svenuto. [...]
  
Alla fine, quando finimmo di girare, lui mi disse che aveva un altro appuntamento presso l'ospedale di Harefield, il giorno successivo. Ma mi disse anche: “Sai perchè non voglio davvero questo cuore nuovo? Perchè il cuore è il centro delle emozioni, e un attore è un uomo di emozioni. Chissà che tipo di attore potrei diventare con il cuore di un altro che batte dentro di me?”
  
Non ha mai fatto l'intervento. Ho sentito della sua morte alla radio, il giorno successivo.

Molti credono che Il Postino finisca con la morte del personaggio principale, perchè Massimo era morto. Non è così – è semplicemente così che lo avevamo scritto. E quando Mario Cecchi Gori, il produttore, ha chiesto se finire il film con una morte non fosse troppo deprimente, Massimo ha risposto: <>.
   
E aveva ragione."
  
FONTE: SentieriSelvaggi.it


    
Bell'articolo, al di là di alcune inesattezze.
Ricordo le parole precise di Massimo riportate da Cecchi Gori in un'intervista video, parole che furono la risposta perentoria alle perplessità del produttore sul finale de Il postino. Massimo disse: "Non preoccuparti Vittorio, per il pubblico Troisi non muore mai". E aveva ragione anche su questo. Vero, amici?

Cristiano
  

lunedì 6 ottobre 2014

Arriva in blu-ray (e in dvd) "Il postino" in versione restaurata

Il 29 ottobre arriverà finalmente in Blu-ray (e riedito in dvd) un film amatissimo, che in un certo senso ha segnato quegli anni cinematografici. Un'opera postuma che Troisi finì di girare appena 12 ore prima di morire.

L'edizione non sarà un semplice riversamento, venendo presentata come "restaurata", quindi basata su una nuova digitalizzazione in HD del negativo originale. Per i pochi che non conoscessero Il postino, ecco una veloce sinossi della vicenda, ispirata al romanzo "Il postino di Neruda" di Skàrmeta.

Nel 1948 il poeta cileno in esilio Pablo Neruda si rifugia con la giovane e appassionata consorte Matilde in un'isola del sud d'Italia. Al disoccupato Mario, figlio di un pescatore con scarsa vocazione per il mare, non par vero di accettare l'incarico di postino ausiliario dal locale capoufficio, Giorgio, comunista militante. Deve solo consegnare la nutrita corrispondenza del poeta, di cui inizia a leggere il "Canto general", e col quale a poco a poco, chiedendogli delucidazioni sulla sua "ars poetica", instaura un rapporto di amicizia.  

  
  

martedì 26 agosto 2014

Pippo Cafarella e la casa color tramonto de "Il postino", metafora di poesia per Massimo Troisi

Massimo, dopo aver girato “Il postino”, a Salina ha lasciato un pezzo della sua anima: ancor oggi – a vent’anni dalla sua morte e dall’uscita del film “Il postino” – turisti italiani e stranieri gli dedicano dei bigliettini che lasciano davanti alla casa, frasi lunghe, poesie, un semplice “Ciao Massimo” accompagnato dal disegno di un cuoricino o di un fiore.

Pippo – proprietario della “casa di Neruda” – a quel film è indissolubilmente legato, perché quella casa, nell’opera del regista Michael Redford, ha un ruolo centrale. Pippo è molto più del proprietario: è la “memoria” di quella dimora. È stato lui, tanti anni fa, a ristrutturarla, a rifare la facciata con le terre e le malte dell’isola, una facciata che, parecchio tempo dopo, avrebbe colpito la produzione del film. È stato lui – in particolari momenti esistenziali – ad andarci a vivere per lunghi periodi e a chiudere con il mondo.
Pippo Cafarella ha molti punti in comune col “postino” Mario Ruoppolo-Massimo Troisi, stesse ispirazioni, stessa ideologia di sinistra, stesso impegno contro la politica balorda del secondo dopoguerra. Con una differenza: la malinconia di Mario Ruoppolo ha il pudore della povera gente dei secoli scorsi. La malinconia di Pippo Cafarella è quella del borghese di fine Novecento. 

Ci sediamo sul sedile di ceramica posto davanti a questa dimora color tramonto, dove sono state immortalate le leggendarie disquisizioni poetiche tra il Vate Neruda-Noiret e il “postino”: nel film si parlava di metafore e di amore per la bella Beatrice Russo (Maria Grazia Cucinotta), mentre le vibranti note di un tango argentino si sprigionavano dal grammofono antico.
Da questo poggio si domina la baia di Pollara, il costone roccioso e la spiaggia, mentre l’acqua
si distende sulla sabbia e il suono del mare è quello riprodotto da Mario con i rudimentali registratori dell’immediato dopoguerra. In primo piano i colori delle buganvillee, degli ulivi e dei gerani, in secondo la tavolozza azzurra leggermente striata dal bianco spumoso lasciato da una barca a vela.
“Vedi quegli scogli? Sono abitati dalle Diomedee, mitici uccelli che la notte emettono un suono straziante. Una volta si pensava che quel canto fosse attribuibile al fantasma di una bellissima donna buttatasi nel pozzo di questa casa per una delusione d’amore”.
Leggende che si perdono nella notte dei tempi e che si intrecciano col mito antico e moderno. Il mito di Omero e di Troisi, di Neruda e del Nobel per la letteratura e del socialismo romantico.
Pippo fruga nelle tasche, prende una lettera dedicata all’attore, e la legge, mentre la brezza sale dal mare, e lui intercala pensieri antichi e presenti con le parole contenute nella missiva.
“Qui sono nato e qui voglio essere seppellito. Qui ho trascorso la mia infanzia, qui le mitiche stagioni della raccolta delle olive. Ricordo i contadini, dopo la potatura, scaraventare a mare i tronchi di ulivo che affioravano dopo qualche minuto. Qui feci il mio Sessantotto, decine di hippy di tutto il mondo che predicavano la pace e l’amore libero vennero ospitati da me, qui vengo per ritrovare me stesso, non d’estate (quando affitto la casa) ma nelle fredde giornate d’inverno, quando le acque piovane e marine si incontrano e sbattono sui vetri e il vento si insinua tra il vulcano e la roccia. Solo allora comincio a dipingere e ad abbozzare versi”.

Caro Massimo,
parlavamo la stessa lingua, ricordi?, che disordini di quadri nelle stanze di questa casa magica, quando tu hai scelto il mio da mettere in scena… non so se “minchia pazza” era una metafora, ma tu ridevi… ed io pure. Grazie di tutto quello che hai detto nel film, mi hai dato tanta forza… e che orgoglio per me che quelle belle parole partissero da questa casa che, come tu stesso mi hai detto, era importante, perché doveva rappresentare la poesia.

“Mi hanno offerto un sacco di soldi per venderla. A un certo punto, per togliermeli davanti ho sparato cifre pazzesche. Non se ne è fatto nulla, sono felice. Non mi interessano i soldi, sarebbe come vendere l’anima. Da alcuni anni, approfittando del successo del film, stanno cercando di speculare attorno alla casa con un progetto di cementificazione al quale mi sono opposto strenuamente. In parte sono riuscito a fermarlo, in parte no, la battaglia continua”.

Mi hai dato ancora più forza e più voce per potere dire no. Mi hai dato la forza di alzarmi ancora in piedi, anche quando mi facevano male le ossa.

Ma in Sicilia – anche nell’”Isola in cielo” – continuare certe battaglie porta a pagare prezzi altissimi. Prima hanno cercato di farglielo capire con le buone, Pippo-smettila-Non-metterti-contro-i-mulini-a-vento. Niente da fare. Quindi sono passati alle vie di fatto: lo hanno aspettato e lo hanno aggredito a pugni, a calci e a colpi di bastone per indurlo alla ragione, niente da fare anche stavolta. Lui non demorde e passa al contrattacco, puntando l’indice contro certi personaggi della terraferma che, a suo dire, stanno cercando di mettere le mani sull’isola. Certo, alle Eolie i vincoli di inedificabilità sono piuttosto rigidi. Ma solo per le volumetrie “fuori terra”. Per gli scantinati e i piani interrati l’edificazione è consentita. E così loro, i “civilizzati”, hanno trovato l’escamotage per farla franca: richieste a bizzeffe per costruire sottoterra. Bunker? No, villette in cemento armato. Con tanto di vista sul mare. Come nei santuari della modernità e dello sviluppo.

Ho parlato, anche se loro cercano di togliermi la voce, perché non ho ancora imparato quello che insegnano: vedere, sentire e parlare nel giusto modo, ma senza dire… con buona resa… nei giusti giri di affari convenienti, comodi e protetti…
Dobbiamo parlare con forza, adesso, sai! Perché quando non potranno prendere questo tempio, loro, lo distruggeranno…

E alle parole “lo distruggeranno”, Pippo fa una pausa lunghissima, come se volesse trattenere tutta la rabbia e tutte le lacrime che ha in corpo. Poi legge le ultime righe della lettera.

Questa tenera, rosea poesia la mostrerò a tutti oggi, semplice e naturale come te, nel tuo ricordo…

Intanto il sole volge al tramonto e assume i colori struggenti della casa, e gli uccelli, dopo una giornata di felicità, tornano nei loro alberi. Le giuste armonie. Che Pippo vuole salvare, perché l’Isola in cielo continui ad essere quella dei poeti. Anche questa volta lascerò qui un pezzo della mia anima.

Luciano Mirone
http://www.linformazione.eu 
  

mercoledì 13 agosto 2014

Reportage da Salina, l'isola del postino Massimo Troisi - Terza parte

Continua il nostro ennesimo viaggio nella magia di Salina. Qui inizia "Il postino", nella baia di Pollara, dove i pescatori tirano a secco le barche a vela (ricostruite da alcuni vecchi pescatori di Salina) nei rifugi modellati nella roccia da madre natura. Un luogo unico per fare un bagno e godersi il tramonto.

 

Eccoli, i rifugi delle barche rialzati con cantinelle e cartapesta per trasformarsi nella modesta casa del postino Mario Ruoppolo. Dall'ultima finestra in alto a destra si affaccia Massimo nel film, pensando a nuove metafore.
  

La spiaggia della scena con Beatrice e di quella finale con il poeta. Massimo non arriverà mai qui per via del sentiero ripido e faticoso. Oggi la spiaggia si è notevolmente ridotta, mangiata dalla mareggiata.
  

Tante iniziative quest'estate a Salina per Massimo. In esclusiva abbiamo anche la foto risalente a questa primavera, in cui l'artista è ancora intenta a disegnare il bel murales davanti la chiesetta di Sant'Onofrio a Pollara. Il postino ora è sempre lì, a godersi il panorama del cratere sommerso di Pollara, poesia nella poesia della natura.
  


Ed eccolo ancora qui Massimo, in quest'immagine finale che mi è venuto spontaneo catturare. E' così, in mezzo ai ragazzi che giocano spensierati che mi piace vederlo oggi, con loro e per loro, esempio e amico come lo è per noi. Magari in attesa di alzarsi e chiedere, da un momento all'altro, di poter dare due calci al pallone anche lui.
  
 

martedì 22 luglio 2014

Reportage da Salina, l'isola del postino Massimo Troisi - Seconda parte

Oggi vi faccio conoscere da vicino l'opera dedicata a Massimo Troisi da Antonello Arena, intitolata "Oltre il tempo". Inaugurata a Santa Marina Salina da Maria Grazia Cucinotta il 2 agosto 2013, vede una bici simile a quella del postino Mario Ruoppolo incastonata nella locandina del film girato in parte sull'isola. E' larga circa 2 metri e alta 1,20, ricoperta di resina e intonaco bianco tipico dello stile eoliano. Di impatto visivo immediato per il visitatore: la bici del postino (donata dalla Famiglia Molonia) si staglia sul manifesto originale della pellicola, strappato al “corso del tempo” e vivo nel ricordo di chi ha apprezzato il film, divenuto subito un successo internazionale. Il retro in cemento fu autografato dalla Cucinotta stessa all'inaugurazione, ed è diventato una vera e propria bacheca dove chi passa lascia la propria firma o un suo pensiero. Subito alle spalle dell'opera parte la graziosa passeggiata sul molo dedicata e intitolata a Massimo, come potete vedere dall'iscrizione delle ultime foto. 

Un abbraccio dall'isola e a presto, il Troisi-tour prosegue. "Amici di Massimo Troisi" ha avuto accesso all'interno della casa rosa del poeta, evento abbastanza straordinario. E non solo...restate sintonizzati per tutte le altre sorprese. Buona estate.

Cristiano