Visualizzazione post con etichetta Rosaria Troisi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Rosaria Troisi. Mostra tutti i post

domenica 30 novembre 2014

Massimo Troisi come Enrico Berlinguer

"Nel momento in cui moriva ci siamo accorti che ognuno di noi aveva con lui un rapporto personale, fiducioso e confidenziale, anche se ci eravamo limitati ad ascoltarlo nella folla di una piazza".


La frase riportata appena sopra è tratta da un articolo de "L'unità" dedicato a Enrico Berlinguer, che sento di associare anche a Massimo. Sostituiamo la piazza al grande, al piccolo schermo e al teatro ed ecco che ci viene restituito il rapporto che noi "Amici di Massimo Troisi" intratteniamo con il Nostro. E che sopravvive, come direbbe Rosaria Troisi, "oltre il respiro", quotidianamente, perché lui è un po' uno di famiglia, uno su cui contiamo e al quale saremo eternamente grati. Una persona perbene con dei valori importanti, proprio come Enrico Berlinguer.

Cristiano

 

mercoledì 6 agosto 2014

Un po' di storia di "Amici di Massimo Troisi": il grande regalo di Rosaria Troisi nel 2004

Sono passati esattamente dieci anni da quella telefonata emozionante di Rosaria Troisi che mi invitava alla presentazione del suo nuovo libro dedicato a Massimo, "Come un cesto di viole". "Vieni, mi raccomando, vedi che ti ho fatto una sorpresa!". Mi ero appena diplomato in ragioneria col massimo dei voti con Massimo: grazie all'impagabile aiuto di Gaetano Daniele e ai suoi appunti sul preventivo del costo di un film ero riuscito a incentrare la mia tesina di maturità tutta su di lui, trovando un argomento attinente per ogni materia, religione ed educazione fisica incluse. "Ma allora tu sì nu mostro! E vattenn' mmiez' 'e mostri!", fu ancora il commento a riguardo da parte dell'ironicissima Rosaria. 
All'epoca c'era solo il sito www.noncirestachericordarti.too.it, padre naturale di "Amici di Massimo Troisi, che mi permise di conoscerla e che fu recensito anche dal quotidiano "Il mattino". E il gruppo "Amici di Massimo Troisi", non essendo ancora decollato Facebook, viveva su una mailing list, attivo e variegato già allora. Ero giovane, teneramente ingenuo, e questo traspare dalle righe che scrissi anni prima e che riporto di seguito, inserite da Rosaria appunto nel libro "Come un cesto di viole". Sfogliando le pagine ecco comparire anche una delle prime cose portate da me sulla tomba di Massimo: una cartolina con una poesia di Totò. L'emozione e la gratitudine si trasformarono in un mare di commozione per me. Da allora niente è cambiato: la stima per Rosaria, la passione che è cresciuta, ha attraversato nuove fasi, ha influenzato i miei interessi, i miei studi, il mio lavoro e mi ha portato, come sempre, tante nuove belle conoscenze di persone speciali nel nostro gruppo di appassionati veraci sparsi per il mondo. Ma la certezza intatta è che questa passione mi accompagnerà tutta la vita. Grazie Massimo, grazie Rosaria.

Cristiano






   

domenica 3 agosto 2014

Immagini dalla presentazione di "Oltre il respiro", con Rosaria Troisi e il nostro Giuseppe Gifuni a Sorrento lo scorso 10 luglio

Il Circolo Endas Penisola Sorrentina Onlus, diretto da Antonio Volpe e presieduto da Adele Paturzo, ha organizzato presso il rinomato locale sorrentino Camera&Cucina, una specialissima serata dedicata al grande ed indimenticabile Massimo Troisi a vent’anni dalla scomparsa, con la straordinaria partecipazione della sorella Rosaria, che ha presentato, attraverso le domande mirate di Carlo Alfaro, responsabile eventi e sezione teatro dell’Endas, e della giornalista Caterina Vesta, il suo libro “Oltre il respiro”, dedicato al fratello, di cui l’attrice Eleonora Di Maio ha fornito lettura suggestiva di alcuni passi.

Il professore Volpe ha raccolto in un filmato alcune testimonianze e spezzoni inediti di film di
Troisi, mentre l’attore Giuseppe Gifuni, presidente e direttore artistico dell’Associazione Culturale Angeli, ha dedicato un suo toccante monologo all’amico di sempre Massimo Troisi. Una serata all’insegna del gusto e dell’allegria, con un menu ad hoc preparato dallo chef della casa, ma non senza momenti di commozione e nostalgia:  “Sono passati vent’anni dalla scomparsa di Massimo Troisi- ha commentato Carlo Alfaro- ma, come per tutti i veri miti, la sua immagine cresce nel cuore di tutti, e il suo messaggio positivo merita di essere veicolato alle nuove generazioni.

Erano appena terminate le riprese de Il Postino, Massimo è stanco e duramente provato dalla malattia che lo porterà a breve a una morte prematura. Alza il bicchiere e dice semplicemente: 'Ricordatevi di me. Voleva che restasse una traccia di lui e questo lo si sta facendo, nessuno potrà dimenticarsi di lui, e questo lo sento ogni giorno stando fra la gente.."   “Io e Massimo abbiamo deciso di destinare i proventi di Oltre il respiro a Italia Solidale, un’associazione che si occupa di adozioni a distanza”, precisa Rosaria “Le motivazioni che mi hanno spinto a parlarne sono tante. Il tempo che passa ti mette in una condizione emotiva di libertà perché sgombra il campo dal peso e dalla fatica del ricordo. Si dice che il tempo è galantuomo, ma al tempo stesso è spietato perché cancella tutto. In questo libro c’è il mio vissuto, la mia storia, e tutto un mondo che porto dentro e che non voglio vada perduto. Mi sono capitate delle cose straordinarie e vorrei che non andassero disperse, ma restassero vive per le nuove generazioni. Volevo lasciare qualcosa che potesse testimoniare questa grande avventura e il privilegio di aver avuto in famiglia una persona sorprendente e così speciale. Lui era pienamente consapevole del suo male, ma sino alla fine ha cercato di lottare ben sapendo di avere i minuti contati. Sapeva benissimo che cosa aveva passato e che cosa lo attendeva. Quell’ansia di finire Il Postino che è il suo testamento artistico e non solo era dovuta all’angoscia di avere la morte dietro la soglia"

Una riflessione di Lilly Ippoliti che ci ha colpito e riportiamo “Erri De Luca con un fotogramma luminoso descrive Massimo come l’esatto opposto della camorra. Troisi rappresenta quello che un napoletano per bene dovrebbe e potrebbe essere. Noi nel libro abbiamo avvicinato questo pensiero con la dedica a Saviano in una sorta di continuità nella lotta per la legalità in questa terra così disgraziata. Nonostante Massimo Troisi fosse un uomo timido e introverso, avrebbe sostenuto questo percorso per raggiungere questo obiettivo. Non lo dico io, ma emerge chiaramente da quanto sostengono Rosaria e i suoi familiari".

FONTE: Napolipost e Positano News.
    

lunedì 28 luglio 2014

Lettera di Rosaria Troisi a suo fratello: "Il tuo cuore continua a battere"

A vent'anni dalla morte di Massimo Troisi, la sorella Rosaria lo ricorda con una toccante lettera. Quando tutto sembrava finito, tutto è cominciato. Rosaria ancora oggi incontra i ragazzi nelle scuole e gli racconta la storia di quel "timido ragazzo di provincia che non si è mai arreso. Non si è ancora affievolito l’affetto di coloro che si sono emozionati con i suoi film e che ne hanno sempre apprezzato la semplicità. Di seguito il testo della lettera, pubblicata da Corriere.it.


Caro Massimo, a vent’anni dalla tua furtiva partenza sono in molti ad averti ricordato e anch’io ricorro al piacere dell’antica e cara lettera nella speranza che sappia raggiungerti.

Dove sei? Ti sei allontanato che indossavi ancora una divisa grigia di tela grezza e una logora tracolla di cuoio che ti pendeva dalle spalle visibilmente stanche. Fino a poche ore prima eri stato il postino di Neruda, e con occhi incantati e mani tremanti avevi recapitato posta profumata di mare al maestro cileno, in quell’isola che odorava di malvasia in ogni casa e in ogni contrada.

Poi, all’improvviso, come in un gioco di prestigio, da portalettere ti sei ritrovato destinatario, sommerso da cartoline, biglietti di fortuna, pupazzi e fiori, rosari, santini. E noi qui, testimoni attoniti del tuo lascito, circondati da quella strana bellezza che fioriva da tanto dolore.

È vero, Massimo, fummo colti di sorpresa. Volevi essere attore di successo a modo tuo, tornare a casa per ritrovare quello che avevi lasciato, senza cambiare nemmeno te stesso. Eppure qualcosa si era mosso senza che tu avessi potuto controllarlo, e neppure tu avevi l’esatta percezione di quello che eri diventato. Al termine delle riprese del tuo ultimo lavoro, salutando i colleghi e le maestranze durante il brindisi, alzasti il bicchiere dicendo: «Ricordatevi di me»; una raccomandazione inutile, eri già entrato nel cuore di tutti.

Ricordo il giorno del tuo funerale. Era una domenica all’imbrunire. Già dalle prime ore del pomeriggio all’uscita del casello autostradale di San Giorgio una folla traboccante e commossa sostava in attesa del tuo rientro da Roma e sui bordi della strada si erano formate due ali di gente ammutolita che applaudiva. Uomini e donne, vecchi, bambini, e tanti, tantissimi giovani ti accolsero come un fiero condottiero ritornato vincitore. Ti accompagnarono con tenerezza in quel pezzo di terra sacra all’ombra della montagna viola e ti diedero l’ultimo saluto.

Sembrava che tutto fosse finito, e invece tutto cominciava. Il giorno dopo, quando venimmo a trovarti, sulla lapide disadorna, tra i fiori già appassiti da quel flebile scirocco di inizio estate, trovammo la lettera di Ciro. E poi... tante altre ne arrivarono ancora. All’inizio mi sembrava che queste lettere amplificassero in me la tua assenza. Ma questi venti anni non sono trascorsi invano, Massimì, e con il tempo ho imparato a sentirti accanto a me. Questa consapevolezza mi ha dato un nuovo slancio. Ho smesso di confinarti nel passato e ho trovato la forza di portarti con me nel futuro, quello che vivo io stessa, passo dopo passo, tra le nuove generazioni.

Nelle scuole, incontro ragazzi che non erano nemmeno nati quando te ne sei andato. Gli racconto la tua storia, la storia di un timido ragazzo di provincia che non si è mai arreso di fronte alle difficoltà della sorte. E che alla fine ha vinto a dispetto di tutto. Loro sono già troppo grandi per credere alle favole, ma quando nel loro sguardo vedo accendersi un bagliore capisco che alla tua storia però ci stanno credendo, e che ai loro occhi riesci a incarnare un simbolo di speranza vera, come sei stato vero tu.

Il battito del tuo cuore è cessato secondo una cartella clinica, eppure io so che ci sei. E, se quando incontro la gente, mi pare di sentirla abbracciarmi per arrivare a te, se in tanti non smettono di ridere per quelle tue battute che ancora ricordano a memoria, capisco che il posto in cui possiamo ritrovarti è proprio nei nostri cuori. Di questi tempi, se sono sempre meno quelli disposti a fare posto a qualcuno nel loro cuore, sono davvero pochi gli uomini di spettacolo che riescono a entrare nel cuore della gente.

Ma la tua forza è stata quella di rimanere Massimo sempre, e per tutti.

Riesci a vederla ora la tua grandezza? Il tuo cuore malandato ha potuto finalmente trovare vigore e continua a battere, infondendo coraggio in altri cuori.

Ciao ragazzo, ti vogliamo bene!

tua sorella Rosaria 
  

mercoledì 28 maggio 2014

L'incontro di Tiziana con Rosaria Troisi, a San Severo per la presentazione del libro "Oltre il respiro - Massimo Troisi, mio fratello"

Pubblico con grande gioia il racconto dell'incontro della nostra Tiziana con Rosaria Troisi a Lucera. Mi ritrovo pienamente nelle emozioni e nelle sensazioni che scaturiscono dal contatto con una persona davvero speciale, ogni singola volta che la incontro, nonostante la conosca ormai da dieci anni. Ed ogni volta ritrovo gli occhi di Massimo, la sue genuinità, la sua semplicità e un'ironia fine e intelligente tutta al femminile.

Cristiano





Quasi per caso vengo a sapere che a pochi chilometri da casa Rosaria Troisi presenterà il suo libro "Oltre il respiro", dedicato al fratello Massimo. Questo libro l'ho preso tempo fa, letto quasi tutto d'un fiato, un bel racconto correlato di fotografie bellissime, personali. Da non perdere perciò l'occasione di essere là, per ascoltare storie raccontate da chi lo conosce da sempre.
 
Dopo aver rilasciato qualche intervista alla tv locale, ecco la signora Troisi che entra nella sala della libreria allestita per l'evento. La prima cosa che ha detto dopo essersi seduta è stata "adesso possiamo anche prenderci tutti un caffè" per metterci tutti a nostro agio e sottolineare il clima amichevole della conversazione! Ho notato che era molto tesa, inizialmente quasi tremava... Lei è davvero differente da Massimo come aspetto! Piccolina, minutina...ma quando parlava in alcuni momenti sembrava fosse lui a parlare....c'è da dire che in una cosa certamente somiglia a Massimo ed è l'ironia, quando faceva una battuta era davvero di una simpatia disarmante. Ha cominciato raccontando dell'influenza di suo fratello sulle nuove generazioni. Ha parlato di esempio, il buon esempio che un personaggio come lui può essere per le nuove generazioni. Se ce l'ha fatta Massimo, diceva, così timido ed insicuro, partito da un paesino che non era nemmeno sulla cartina...beh, allora ce la possono fare tutti, seguendo l'esempio della semplicità. 

Si è parlato di molte cose: gli esordi, gli aneddoti presi da vicende famigliari, il rapporto di Massimo con i parenti....cose che bene o male, chi lo segue, conosce già. Molte di queste cose sono scritte nel libro infatti! Diciamo che le poche cose che per me rappresentano delle chicche inedite degne di nota riguardano la testimonianza di una signora del pubblico che ha raccontato di aver avuto il privilegio di conoscere Massimo durante uno spettacolo de "La smorfia" in un teatro di Pugnochiuso. La signora raccontava che Massimo era completamente terrorizzato, che le chiedeva "e se non faccio ridere, che faccio?" completamente impaurito, timido, insicuro! Conosco la proverbiale timidezza di Massimo, ma l'idea che arrivasse a tormentarsi anche prima di uno spettacolo, mi ha fatto proprio sorridere! Infatti la signora Troisi ha aggiunto che lui spesso arrivava a mettere in dubbio l'intelligenza altrui a causa della sua insicurezza: "questo è intelligente? Dice che sono bravo. Però io so che è intelligente. Allora sono bravo davvero" !!! Fenomenale!
Un'altra cosa che mi ha fatto sorridere: la sorella di Massimo raccontava di quando lui
preferisse uscire di casa piuttosto che accogliere i parenti in visita, solo per evitare le domande sulla scuola! Prendeva il cappottino e se la filava!!!!!! Non mi dilungherò sul resto degli aneddoti perchè sono conosciuti e presenti nello stesso libro e posso solo dire di essere stata d'accordo con lei quando ha detto che in fondo sperava che in un angolino di quella libreria, ci fosse anche lui che ci sentiva parlare. L'unica cosa che sono riuscita a dirle è che per me era davvero importante essere lì ed è stato un piacere poter assistere ad un evento del genere.

Fa sempre piacere sentire parlare di Massimo, è una cosa che mi mette di buon umore e completa, un pezzettino alla volta, l'immagine di una persona che non ho conosciuto ma di cui mi piace conoscere sempre più cose. E' lo stesso motivo che mi spinge a costringere chiunque l'abbia conosciuto o visto a ripetermi la storia dell'incontro ogni volta che ci vediamo! Consiglio a tutti la lettura del libro e consiglierò sempre a tutti di avvicinarsi alla figura di Troisi perchè è davvero una bella esperienza, l'idea che sia esistita una persona così spontanea, e MAI banale, fa recuperare terreno al genere umano.
 
Tiziana
   

giovedì 1 maggio 2014

Rosaria Troisi: «Se Massimo fosse diventato vecchio avrebbe scritto per il teatro»

Il prossimo 4 giugno saranno vent’anni esatti che se n’è andato Massimo Troisi. Era un sabato, stava a casa di una delle sorelle, Annamaria, che abitava a Roma, e dopo pranzo volle stendersi perché si sentiva affaticato. Non si alzò più. Stava male da tempo. Lo sapeva lui e lo sapevano i suoi familiari e i suoi amici. E lo sapevano il regista Michael Radford e tutti gli altri che con Troisi lavorarono al film Il postino, finito di girare poco prima di quel 4 giugno. È noto che stava così male, durante le riprese, da poter interpretare soltanto le scene in cui appariva in primo piano, mentre per tutti i campi lunghi venne usata una controfigura. Ed è noto anche che per quel film rinviò consulti medici importanti. Fu un atto d’amore infinito verso il cinema, che per la prima volta affrontava non da comico, lui che aveva fatto ridere tutti e tantissimo. Un atto d’amore che, più e meglio di chiunque altro, comprese sua sorella Rosaria, rimasta a lungo accanto a Massimo in quel periodo. «Ogni volta che usciva per andare a girare, gli dicevo di farsi il segno della croce. E lui, che in verità non era mai stato un gran credente, lo faceva». Ma fu una frase a farle capire che non c’era nessuna incoscienza in quella ostinazione a voler restare sul set nonostante stesse tanto male. «Questo film voglio farlo con il mio cuore», le sussurrò un giorno. «Sapeva che probabilmente il medico egiziano che avrebbe dovuto visitarlo gli avrebbe parlato dell’eventualità di un trapianto, e voleva che tutto accadesse dopo quel film». Dei cinque fratelli che Massimo aveva — due maschi e tre femmine, tutti fermamente contrari al progetto di fiction messo in piedi e poi ritirato da Mediaset — Rosaria è quella che più si è assunta il compito di renderne pubblicamente viva la memoria. Tre anni fa lo ha fatto anche con un libro scritto insieme a Lilly Ippoliti, Oltre il respiro (Iacobelli Editore, pagine 112, euro 12). «Non è un libro solo mio e di Lilly, è anche di Massimo e di tutti quelli che vogliono leggerlo. Perciò i proventi vanno totalmente ad associazioni di volontariato». È un libro commovente, Oltre il respiro: perché si parla poco di Massimo Troisi attore o regista o autore, e molto di Massimo Troisi fratello, figlio, zio, cognato. E di quando Troisi era soltanto Massimo, Rosaria racconta anche al Corriere, in un incontro a tratti emozionante perché in casa ogni cosa parla di lui: c’è in un angolo la sedia del suo studio, i suoi oggetti di scena, le sue foto. Manca quella enorme, che prende quasi un’intera parete: era nella sua casa ai Parioli, e ora appartiene a Lynda, la figlia di Rosaria, che se l’è portata al Nord, dove è andata a vivere dopo il matrimonio. «Quando ha ristrutturato casa, gli operai ogni mattina prima di iniziare a lavorare, entravano nella stanza dove c’era la foto e salutavano: “Ciao Massimo”. E lo stesso facevano prima di andare via». A Lynda, che si è laureata con una tesi su suo zio, Massimo era legatissimo. Quando nacque — alla fine degli anni Settanta, quando in Italia succedevano cose terribili — lui non fece gli auguri alla sorella o a Gino, il cognato al quale pure voleva un gran bene. Scrisse un biglietto direttamente a lei: «A Lynda per il coraggio dimostrato aggregandosi agli umani in un periodo tanto difficile ». Quanto era diverso zio Massimo, dal suo personaggio di zio Vincenzo interpretato in Scusate il ritardo, quello che cinicamente vuole conservare l’affetto della nipotina per essere assistito quando sarà vecchio. Rosaria si chiede «chissà come sarebbe stato lui se fosse diventato vecchio. Io credo che avrebbe scritto per il teatro. Sì, sono abbastanza sicura che avrebbe scritto per il teatro». La loro mamma, Elena, invece si chiedeva continuamente che cosa avrebbe potuto fare Massimo da grande. Quando era piccolo fu lei a portarlo per la prima volta su un set, quello dove si preparava la campagna pubblicitaria della Mellin. Inviò una foto del suo bambino quasi senza crederci, e invece fu scelto proprio lui. E quella fu l’unica volta da testimonial di Massimo Troisi, perché da adulto e famoso rifiutò sempre, anche offerte allettantissime. Ma adulto e famoso, mamma Elena non lo vide. Lei che era così preoccupata per il futuro del figlio, che vedeva fragile per la malattia al cuore insorta quando era ancora un bambino, se ne andò all’improvviso in un giorno de l 1971 , quando Massimo non aveva ancora 18 anni e già cominciava a star male. Anzi, proprio quel giorno non stava bene ed era a letto, e Elena era seduta accanto a lui quando in un attimo si accasciò per non riprendersi più. Aveva 54 anni. Nelle settimane e nei mesi successivi furono gli amici dell’oratorio a trascinare Massimo, per provare a farlo distrarre e fargli superare il trauma, alle prove della commedia che stavano mettendo su:
Napoli milionaria. Rosaria racconta che quando andarono a vederli, nel teatrino della parrocchia, non sapevano nemmeno bene Massimo che parte avesse, «perché lui non si era mai interessato particolarmente al teatro ». E invece lo trovarono nei panni di Gennaro Iovine: «Faceva la parte che fu di Eduardo, e la faceva benissimo. Disse nostro padre: “E chisto addò è asciuto?” (e questo da dove è uscito, ndr) Non lo immaginava nemmeno lui che potesse essere tanto bravo». Quel papà, Alfredo, che quando andava a vedere il figlio recitare su un set, si teneva sempre in disparte perché non voleva disturbare: «Tiene già tanta gente attorno, lasciamolo in pace», diceva agli altri figli. E che ha provato l’infinito dolore di sopravvivergli. Racconta Rosaria che tante volte Alfredo si era rammaricato perché sua moglie non aveva avuto la gioia di vedere il successo del figlio. Ma quando Massimo se ne andò, capitarono momenti in cui lui si rivolgeva direttamente a Elena: «Beata te che non ci sei più. Almeno ti stai risparmiando questa sofferenza». Cinque anni dopo Massimo, se n’è andato anche lui.


Cogliamo l'occasione per mandare un grandissimo abbraccio alla dolcissima Rosaria. A presto!

Cristiano
   

lunedì 4 novembre 2013

Bloccata la fiction su Massimo Troisi, le parole di Valsecchi e di Rosaria Troisi

massimo troisi il viaggio di capitan fracassaLa preparazione del film su Massimo è stata interrotta a causa della forte contrarietà espressa dalla famiglia a più riprese. Essendo Troisi un personaggio pubblico avremmo potuto portare comunque avanti il progetto, ma questo modo di agire è contrario al nostro modo di lavorare. Abbiamo tante volte raccontato personaggi realmente esistiti ma lo abbiamo sempre fatto con l’assenso dei familiari. Se in futuro dovessero concederci tale assenso riprenderemo a lavorare su questo film.

Pietro Valsecchi, fondatore della casa di produzione Taodue


Abbiamo chiesto noi di visionare la sceneggiatura. L’abbiamo fatto attraverso mio nipote, che fa l’avvocato. L’abbiamo trovata per dirla in maniera elegante, non corrispondente. Non ci abbiamo ritrovato Massimo. Quando finì la lavorazione del film Il postino, salutò tutta la troupe dicendo: “Ricordatevi di me”. Per la famiglia è importante che sia ritratto col rispetto che merita. Gli hanno voluto bene in tanti, non vogliamo che venga “tradito a vent’anni dalla morte”. Non vogliamo che Massimo venga massacrato, non si può difendere. Si è avviato questo progetto in fretta, ma va rispettato il suo spirito umano e artistico. Non sono contraria all’idea di una fiction in sé, ma così com’è non poteva andare.

Rosaria Troisi, sorella di Massimo
  

venerdì 28 giugno 2013

Rosaria Troisi: "Meglio cinquanta giorni da orsacchiotto, per essere tutti felici"

Oggi vi presentiamo (e facciamo mea culpa, avremmo dovuto farlo già da tempo) Rosaria Troisi, sorella di Massimo. Conosce il blog e il gruppo da tanto; ho avuto l'onore di conoscerla quasi dieci anni fa e di entrare nel suo libro "Come un cesto di viole", dedicato al Nostro. Mi contattò dopo la realizzazione della prima versione del mio sito noncirestachericordarti.too.it e da allora la simpatia e l'affetto, mi permetto di dire reciproco, non ci ha mai abbandonati. Agli esami di maturità portai un ipertesto su Massimo (ero a ragioneria e non fu uno scherzo collegarlo a tutte le materie, ma devo ringraziare Gaetano Daniele per la buona riuscita del lavoro) e mi andò benone: il massimo dei voti e Rosaria che mi disse "ma allor' pure tu sì 'nu mostro, come il bambino Angelo di Ricomincio da tre!". La situazione si è ripetuta tre anni fa per la laurea specialistica in Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale. Massimo dei voti con il nostro Massimo argomento della tesi, relatore il grande regista Ugo Gregoretti. E lei sempre affettuosissima e molto contenta.
 
Rosaria non ama molto la tecnologia e il computer ma ogni tanto in famiglia la aggiornano e apprezza quello che facciamo. E' contenta di vedere così tanti appassionati uniti nel nome del fratello offrire spunti sempre nuovi di riflessione sulla sua arte. Ed è felice che esista una certa aggregazione di persone di provenienza così diversa ma sotto lo stesso denominatore comune. Dice che come ricordiamo noi Massimo, con lo stesso affetto sincero riflesso nei km che percorriamo, non lo fa nessuno.
Non saprei presentarvela e farvela conoscere meglio di come può fare il video seguente, registrato lo scorso marzo durante una presentazione ad Aversa (Caserta) del libro "Oltre il respiro - Massimo Troisi, mio fratello". I suoi occhi (che non vi saranno nuovi), la sua voce e il suo cuore vi entreranno subito dentro. Insieme al suo animo gentile, sincero ed appassionato. Buon sangue non mente. 
L'abbraccio a Massimo di cui parla lei nel video è lo stesso nostro abbraccio.

Buona visione.

Cristiano
 
                        

lunedì 13 maggio 2013

Poesia di Massimo Troisi a sua madre

Anche il rimpianto
 
Io sciupai il tuo candido seno di giovane madre, di donna piacente
Rubai allo specchio la tua bellezza
E nelle tue mani sempre più vecchie, fotografie. 
I discorsi di mio padre li ho imparati a memoria. 
Fosse per lui crederei ancora ai libri di storia. 
Con te devo riincontrarmi in un fiume nero
E tra fiori e marmi ritorna il rimpianto.
La guerra ti tolse dalle labbra il sorriso
Io cancellai anche quel po' di rossetto.
Ti vedevo gigante, poi un rivolo di saliva all'angolo della bocca. 
E ti vidi bambina, ti vidi morire e tra fiori e marmi
Tra un pugno e un bacio, tra la strada e il mio portone
Tra un ricordo e un giorno nero
Torna e vive anche il rimpianto.

Massimo Troisi 
   
In questa poesia si sente l'eco dei versi di Pasolini, autore che Massimo ammirava molto.
Il documento, che rivela un aspetto di Troisi sconosciuto ai più, è stato reso pubbico da Enzo Decaro, suo compagno d'esordio insieme a Lello Arena ne "La smorfia". La versione originale della poesia, scritta a mano, risale ai primi anni Ottanta. Decaro l'ha custodita gelosamente e l'ha donata a Rosaria Troisi in occasione della XXX rassegna degli Incontri di Sorrento nel dicembre 1994, durante la quale lei ricevette anche un premio alla memoria del fratello. Massimo perse la madre all'età di 18 anni, il 22 ottobre 1971.
   

giovedì 22 marzo 2012

Ettore Scola, il lato buffo dell'esistenza e il ricordo di Massimo Troisi

«Scarabocchi personali» di Ettore Scola, in mostra nella Sala Murat di Bari. Il regista disegna il repertorio umano con uno stile incisivo, duro e spigoloso

BARI - Per Ettore Scola i suoi disegni sono qualcosa in più di un pensiero trasformato in tratto grafico, sono, come egli stesso li definisce, «scarabocchi personali, destinati più al cestino che al cassetto». Per chi invece conosce lo Scola regista, quello capace di aspri affondi sociali su una commedia umana tutta italiana, tagliata con sguardi a tutto tondo sui ceffi grotteschi del sottoproletariato, sui saccenti e patetici intellettuali salottieri, sulle delicate solitudini di donne o di omosessuali, questi universi di bizzarre creature aiutano a tratteggiarne meglio la fisionomia creativa.

E’ un’umanità in cerca del «buffo dell’esistenza», costipata in affollati disegni o staccata in più sfoltite ambientazioni, da oggi in mostra a Bari all’interno della Sala Murat in occasione del BifEst. Per l’inaugurazione ufficiale bisognerà aspettare invece il 23 marzo quando ci sarà anche l’autore, che del festival barese è il presidente. La mostra invece sarà visibile fino al 30 marzo e poi proseguirà per Parigi. In realtà lo Scola disegnatore è sempre esistito, da quando giovanissimo partecipava alla rivista satirica Marc’Aurelio, storico magazine di cui condivideva le pagine con mostri sacri del calibro di Fellini, Camerini, Steno, Scarpelli, Marchesi, Metz, Zavattini. All’amico Fellini è peraltro dedicata una microsezione della mostra, dove il maestro è trasformato in un’icona, assolutamente riconoscibile anche quando compare di spalle seduto sulla sedia di scena con l’inconfondibile cappello, o quando campeggia isolato a tutta pagina in una grandezza che suona come un deferente omaggio. Molti dei suoi personaggi di penna, spesso precisati con più marcate identità direttamente nei suoi film, affidati a lapis o a inchiostro di china, disposti su fogli, tovaglioli, e margini di giornali, sono al contrario anonime comparse, esponenti di una variegata tipologia sociale.

Un repertorio umano popolato da nani, donne procaci, ometti opachi, turisti improbabili, incalliti e sfigati spettatori tv, tutti in uno stile compendiario ma incisivo, duro e spigoloso, ideale per una messa a nudo di vizi e virtù. Appena deformate o semplificate nel tratto, le figure si impongono nelle addensate impaginazioni dove si schierano come in un lungo piano sequenza, oppure si palesano in composizioni più rade, dove si impegnano in eccentriche ritualità o citano celebri fumetti, come nel caso del Bobo di Staino. Comunque difficilmente lasciano del tutto indifferenti, piuttosto recapitano quello stesso amaro retrogusto dei suoi più popolari personaggi cinematografici. La celebrazione scoliana avrà il suo punto di forza il 26 marzo quando nella Sala 1 del Multicinema Galleria verrà proiettato il film documentario intitolato Un ritratto di Ettore Scola diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte.

Marilena Di Tursi
Fonte: Corriere del mezzogiorno
 
 
Un disegno di solito è un progetto, organizzato prima mentalmente poi graficamente, quasi sempre ispirato da intenzioni illustrative, ornamentali, celebrative e caricaturali, eseguite per studio, per committenza e per omaggio.
I miei disegni invece - se si escludono le vignette del mio giovanile apprendistato nel settimanale "Marc'Aurelio" e qualche schizzo buttato giù durante la preparazione di un film per chiarire a me stesso e ai miei collaboratori lo spunto iniziale di un carattere, di una scena o di un costume - sono scarabocchi personali, destinati più al cestino che al cassetto.
Sono ghirigori mentali, giochi di parole visivi, segni tracciati per distrazione riflettendo ad altro o a niente.
Li faccio da sempre, su fogli, tovaglioli, margini di giornali (quasi mai su album da disegno), a lapis, a penna a inchiostro di china (mai con l'odiata biro). Non essendo io particolarmente dotato né per il ritratto né per il paesaggio, i miei "soggetti" sono figurine anonime, passanti e astanti irreali che trovano la loro possibile realtà nel riferimento a similitudini, tic e comportamenti di ordinaria quotidianità.
Sono personcine dall'esistenza abbreviata in una sola dimensione, senza chiaroscuri, perplesse nella fissità di un cenno o di uno sguardo: come quando un improvviso pensiero ci blocca per un istante in un gesto a mezz'aria. Ometti di periferia, donnine di case modeste, nudi o vestiti ma sempre alla ricerca di un contegno che sperano di trovare magari mettendo una mano in tasca e avendo un bicchiere nell'altra. Accostati per contrasto, figli giganti e padri nani, mariti minimi e mogli debordanti tentano di farsi notare con una occhiatina allusiva, un passo elegante, un atteggiamento allegro che ci faccia dimenticare la loro mostruosità.
Umanità piccola e malinconica che, se proprio le si vuole trovare uno scopo, è lì per affermare il lato buffo dell'esistente. Che poi è quello che ci aiuta a trovare il coraggio di vivere.


Con Massimo Troisi ci siamo trovati fuori dai film, umanamente. L'ho conosciuto quando ancora non faceva cinema, con La Smorfia. Mi piaceva il suo essere così poco napoletano nelle cose che non mi piacevano, io che sono di mamma napoletana. Era un intellettuale della contronapoletanità, fu contento di lavorare con Mastroianni perché non è che amasse molto fare il regista, mestiere di grande fatica fisica e dispersività. Ognuno vuole fare una domanda al regista che non ha quasi mai una risposta ma deve fingere di averla. Fu un rapporto facile, comodo e facemmo altri due film, nonostante gli dissi che non gli conveniva riguardo gli incassi. Con me faceva film di nicchia, ma lui amava questo. Abbiamo fatto tre film insieme più per il piacere di stare insieme che per i film.
Ettore Scola

Nel video seguente c'è anche Rosaria Troisi, che a proposito di "Che ora è" ci parla del rapporto di Massimo con papà Alfredo con divertenti aneddoti.
  
                                 

giovedì 10 novembre 2011

Massimo Troisi rivive in "Oltre il respiro"

Al di là dell'errore marchiano per noi troisiani (il monologo dei "pochi poveri" risale a 8 anni prima di Venezia, a Taormina e in occasione della consegna del David di Donatello) l'articolo ci riporta preziose anticipazioni sul libro e dolcissimi aneddoti. Leggetelo e chiudete gli occhi; vedrete il Massimo più autentico.
Cristiano

La sorella apre lo scrigno dei ricordi e racconta l'altra faccia dell'attore   

   

di Mauretta Capuano

ROMA - Un grande amore finora mai rivelato, il coraggio nello sfidare la malattia, la tenacia nell'inseguire un sogno, la malinconia e la capacità di sorridere per tenere a bada la morte. E' l'esperienza umana di Massimo Troisi a venir fuori nel ritratto dell'attore fatto dalla sorella Rosaria nel libro 'Oltre il respiro' (euro 25), che esce in cofanetto con dieci incisioni di Rancho il 10 novembre per Jacobelli e sarà presentato il 27 ottobre alla Casa del Cinema di Roma, nell'ambito del Festival del Film di Roma.

"Amava molto essere coccolato e nutriva una profonda ammirazione per le donne e il loro modo di sapersi prendere cura degli altri. La perdita di nostra madre gli tolse la serenità e il rischio di poter soffrire un nuovo distacco provocò in lui la paura di relazioni durature", racconta Rosaria Troisi. A trent'anni dall'uscita di 'Ricomincio da tre' e a diciassette anni dalla morte di Massimo Troisi, avvenuta il 4 giugno del 1994, la sorella apre lo scrigno dei ricordi raccolti da Lilly Ippoliti, che da anni si occupa di progetti educativi per ragazzi a rischio ed è autrice di un racconto metaforico che viaggia insieme a quello di Rosaria Troisi.

Scritto dopo la morte dell'attore, 'Dialoghi in controluce' della Ippoliti trasfigura infatti la vicenda artistica di Troisi in un percorso simbolico in cui l'attore è l'incarnazione del Piccolo Principe. Nel libro anche foto inedite dell'archivio di famiglia, un'appendice di Francesco Costa sul cinema di Troisi, estratti di interviste e dichiarazioni dell'attore e le dieci tavole di Rancho che prendono spunto dalle foto di scena dei suoi film. "Quando Massimo Troisi è morto ho scritto questo racconto come una specie di sfogo personale e poi lo ho fatto arrivare a Rosaria come gesto d'affetto e così ci siamo incontrate", racconta la Ippoliti che con la sorella di Troisi ha scritto anche 'Lasciateci le ali' (Datanews) sulla guerra in Kosovo.
"Non ho mai incontrato Troisi - continua la Ippoliti - e la cosa che ha più stupito Rosaria è che da quello che ho scritto é come se io e Massimo fossimo stati sempre amici. Dal suo primo film, mi ha sempre colpito la sua grandissima malinconia. Teneva a bada la morte perché sapeva di avere poco tempo e sapeva far ridere nelle situazioni più drammatiche. 'Il Postino' è stata la realizzazione di sé come poeta. Finito il film è morto come il Piccolo Principe che si fa ammazzare dal serpente perché la sua missione è finita". "Il cinema - spiega la Ippoliti - è un mezzo che lui usava per far sentire la sua voce delicata, per raccontare e denunciare il disagio e lo faceva con leggerezza. Tutti ricorderanno il suo discorso per la Coppa Volpi a Venezia in cui disse che era stato benissimo, in un albergo bellissimo per poi chiedere 'ma i poveri dove sono?'. Massimo andava dritto allo scopo e non scendeva a compromessi".

"Vorrei indignarmi di più e saper comunicare questa indignazione, questo disagio, senza per ciò diventare una delle voci indistinte del coro", aveva detto Troisi in uno degli spezzoni di interviste riportate nel libro. E ancora: "Vorrei con il cinema poter smuovere almeno una coscienza". Nel raccontare suo fratello, Rosaria Troisi ripercorre la storia di un timido ragazzo di San Giorgio a Cremano, dove Massimo era nato il 19 febbraio 1953, il rapporto fondamentale con la madre, morta quando era ragazzo, e quello con il nonno Pasquale che "si attardava a tavola raccontandoci gli incredibili aneddoti della sua vita. Ci incantava tutti, con quei suoi gesti da attore consumato, con le pause studiate mentre sbucciava la frutta. Era come stare a tavola con Eduardo. Massimo era piccolo e lo osservava in silenzio, rubando con gli occhi l'arte di quella genuina seduzione". Dai primi passi in palcoscenico alla Smorfia fino a 'Il Postino', il suo ultimo film, viene proprio fuori la tenacia di inseguire un sogno.
  
FONTE: Ansa
  

venerdì 21 ottobre 2011

Dal 10 novembre in libreria "Oltre il respiro - Massimo Troisi, mio fratello"

Conosco di persona ormai da tanti anni Rosaria, persona autentica, deliziosa e gentilissima; ricevo e pubblico con gioia questa bella novità editoriale, in attesa di averla tra le mani, per sfogliarla ed emozionarmi ancora.

Cristiano

"Questo fine senso dell’umorismo non era che l’ennesima eredità della nostra famiglia, insieme a quel bagaglio di valori che contribuì a mantenerlo sempre una persona integra, e che nemmeno un mondo come quello dello spettacolo, per certi versi così cinico, riuscì a contaminare".

A trent’anni dall’uscita di Ricomincio da tre e diciassette anni dopo l’improvvisa scomparsa di Massimo Troisi, sua sorella Rosaria apre lo scrigno dei ricordi, superando per la prima volta la riservatezza con cui notoriamente la famiglia ne aveva finora custodito la memoria.
Un libro in cui i ricordi sono scanditi dalle numerose fotografie, in gran parte inedite, tratte dall’album di famiglia e dalle raccolte personali di Massimo.

In "Oltre il respiro. Massimo Troisi, mio fratello" emergono le figure emblematiche che a partire dall’infanzia si sono impresse nella sensibilità dell’attore napoletano, insieme ai personaggi e agli avvenimenti che hanno ispirato la sua arte. Dagli aneddoti familiari alle vicissitudini che lo hanno reso il simbolo di una nuova comicità, la voce spontanea di Rosaria Troisi ripercorre la storia di un timido ragazzo di San Giorgio a Cremano che ha sfidato con determinazione la sua malattia e il suo destino, dai primi passi in palcoscenico alla Smorfia, fino alla fine della sua carriera cinematografica.

A lui, beniamino del pubblico, è dedicato il racconto "Dialoghi in controluce" di Lilly Ippoliti, che ha raccolto le memorie di Rosaria e trasfigurato la vicenda artistica di Troisi in un percorso simbolico ispirato al Piccolo principe.

Il volume, racchiuso in un elegante cofanetto, è corredato dalle tavole illustrate di Rancho che prendono spunto dalle foto di scena dei film di Troisi, e da un’appendice sul suo cinema firmata da Francesco Costa.