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domenica 9 novembre 2014

Anche Massimo Troisi con Totò e Maradona tra le luminarie di San Gregorio Armeno quest'anno

Ogni tanto capita pure a Napoli un omaggio degno a Massimo Troisi e agli altri grandi napoletani. Sono state infatti inaugurate le luminarie a San Gregorio Armeno per il Natale 2014. Nella zona dei Decumani cominciano i preparativi, c'è già aria di festa e di napoletanità genuina: alzando gli occhi è possibile scorgere i volti di Pulcinella, Totò e...Massimo Troisi. Un giusto omaggio per i napoletani ma anche per i tanti turisti che in questi mesi affolleranno la strada dei presepi. L'edizione di quest'anno, in particolare, è dedicata a Peppino De Filippo. Altra tappa che si aggiunge per il nostro vicinissimo raduno!

Un abbraccione,

Cristiano

   
 

    

lunedì 26 maggio 2014

In onda su Raidue il 2 giugno alle ore 21:10 lo special "Non ci resta che...Massimo"

Si chiama "Non ci resta che ...Massimo" lo speciale del programma Unici dedicato a Massimo Troisi. L'appuntamento è per lunedì 2 giugno alle ore 21:10 su Rai2. A raccontare l'artista ci saranno  tra gli altri, Renzo Arbore, Gianni Minà, la sorella Rosaria, il nipote Stefano Veneruso, Giuliana de Sio, Maria Grazia Cucinotta, Enzo Decaro, Pippo Baudo, Renato Scarpa, Nino Frassica, James Senese, Amanda Sandrelli, Giovanni Veronesi, Gaetano Daniele, Mauro Berardi, lo scrittore Maurizio De Giovanni, Achille Bonito Oliva, Rocco Papoaleo e Giole Dix. Inoltre a svelare episodi ancora poco noti sulla sua vena ironica, saranno il suo barbiere Mauro, Massimo Bonetti, Giovanni Benincasa,Massimo Lopez e Bruno Voglino, il dirigente Rai che credette ne "La Smorfia" e la inserì nel programma Non Stop.

Si tratta del tributo con cui la seconda rete di Angelo Teodoli ricorda l'artista a venti anni dalla prematura scomparsa avvenuta il 4 giugno del 1994. Massimo Troisi non c’è più ma la sua inimitabile vis comica, la sua ironia, intrisa di malinconia, rappresenta un punto fermo nella storia del teatro e del piccolo e grande schermo.  Lo speciale lo ricorda, lo celebra, ne ripropone la delicata personalità attraverso uno sguardo affettuoso nei confronti di un artista che avrebbe avuto ancora molto da comunicare al suo pubblico se la morte non l'avesse portato via. Massimo Troisi viene ricordato non solo come comico ma anche e soprattutto come poeta dalla delicata ispirazione sempre ancorata alla realtà. Viene narrata la sua opera di regista sotto un'ottica familiare e uno sguardo affettuoso e spesso profondo.

“Non ci resta che...Massimo” è una puntata realizzata da Giorgio Verdelli che ha chiesto e ottenuto i contributi di amici e colleghi di Troisi. Con loro si ripercorrerà la vicenda umana e professionale dell'artista attarverso i luoghi nei quali è vissuto e le memorie che conservano di lui, del suo percorso, della sua arte. Varie le tappe nell'ambito della sua breve esistenza: San Giorgio a Cremano, Napoli e poi Roma, passando per Procida, Salina e gli Stati Uniti. Un insieme di luoghi che evocano la sua personalità, il suo carattere nella quotidianità e sul palcoscenico, in un percorso non tanto biografico quanto emotivo.

Incredibilmente vasto il repertorio dell’attore: vedremo molti sketch, interviste e foto di scena. Ci saranno alcuni fuori onda come le prove con Pino Daniele in un albergo napoletano e l’intervista inedita sui Pulcinella dello scultore Lello Esposito. Ricordare Troisi, scomparso alcuni giorni dopo aver concluso le riprese del suo film Il Postino, significa realizzare anche una profonda riflessione umana e filosofica sul suo mondo comico e malinconico e sulla sua incredibile attualità. In questo universo spettacolare così omologato e senza idee nuove, alla fine “Non ci resta che....Massimo".

lunedì 28 ottobre 2013

Quel che resta del Premio Massimo Troisi secondo uno dei suoi creatori: intervista ad Aldo Vella

scultura massimo troisi il postino

Cominciamo col dire che il Premio Massimo Troisi, quello di San Giorgio a Cremano, non è stato celebrato a Morcone. Ne è semplicemente nato un altro, diverso, in un altro posto. E San Giorgio a Cremano non deve sentirsi derubata o umiliata da tutto ciò, semmai deve vedere in ciò un nuovo stimolo ad uscire da questa impasse e a ripartire con una nuova organizzazione, seria e disinteressata a tutto tranne che al celebrare nella giusta maniera la memoria di Massimo. E so bene quanto ciò che ho appena scritto sia difficile da realizzarsi. Il premio Troisi a Morcone non è nemmeno da etichettare come un tradimento della famiglia di Massimo, che è e resta patrimonio di tutti, in Italia e nel resto del mondo. Se altrove c'è qualcuno che fa le cose per bene (non posso giudicare perché non sono stato a Morcone ma conoscendo appena Luigi Troisi credo proprio di sì) è giusto che ci siano anche dieci, cento, mille premi Troisi. Siamo d'accordo su questo con Aldo Vella, di cui riportiamo qui un'intervista significativa pur se mal redatta e con qualche inesattezza qua e là.

Cristiano 
 

Il Premio Troisi, per anni fiore all'occhiello delle amministrazioni sangiorgesi, dopo due anni di sospensione è stato per la prima volta celebrato a Morcone, nel beneventano. La cosa ha suscitato un certo scalpore nella cittadina vesuviana, dove s'è visto questo trasloco come una sorta di perdita se non addirittura un tradimento da parte della famiglia dell'attore. Abbiamo deciso dunque di interpellare l'ex sindaco, e attivo cittadino sangiorgese, Aldo Vella, per entrare in merito alla questione e dialogare con colui che creò il premio.

Iniziamo innanzitutto con il pregresso, ovvero su quale base nasce Massimo Troisi e l'arte comica sangiorgese.
«Il Premio Troisi ha dei prodromi molto interessanti, al mio insediamento di sindaco, nel '93, pensai a Troisi, ancora vivente, per farlo tornare qui, per un laboratorio permanente, per formare gli attori locali. Infatti, io ritengo che qui ci sia una presenza culturale teatrale straordinaria».

Cosa c'era, un laboratorio, qualcosa del genere …
«Ce n'erano vari! C'era quello delle monache, c'era quello di Carlo (Renato? ndr) Barbieri, quello dove poi Troisi è nato teatralmente, il Centro Teatro Spazio…».

C'era allora un terreno abbastanza fertile …
«Diciamo che San Giorgio, è da oltre un secolo un terreno fertile per l'attività teatrale, e questo se non vogliamo considerare tutta la fase dei saltimbanchi girovaghi all'epoca delle Ville Vesuviane del settecento, quando le compagnie giravano e venivano ospitate nei saloni delle residenze nobiliari, creando un'aderenza tra tipologia di architettura, quella delle Ville Vesuviane e il teatro, ma questa è un'altra storia.»

E queste compagnie da dove venivano?
«Erano itineranti, perché c'era una pratica del teatro e quindi, come per gli scalpellini, come per i giardinieri che vennero per la fondazione del Bosco Reale di Portici, anche quei comici itineranti hanno creato un apprendistato, sono rimaste le tradizioni, hanno lasciato qualcosa …del resto erano girovaghi per modo di dire, restavano qui estati intere! Tra Torre del Greco e qua, giravano tutte le Ville, facendo il teatro a casa, avendo i locali adibiti proprio all'incontro, per la festa, per l'esposizione della famiglia che in tal modo segnava il suo livello di ceto. Se poi vogliamo storicizzare la cosa, dobbiamo arrivare a fine ottocento, con Recanati. Mario Recanati era un sangiorgese trasferito in Venezuela e che poi era tornato qui. Era un imprenditore edile (quello che costruì e regalò alla città la strada omonima) ma la cosa importante di quest'uomo è che è stato il primo produttore cinematografico nazionale, italiano!».

In che anni stiamo?
«Nel 1883, '84, agli albori della cinematografia. Sono stati trovati anche dei copioni, per la Notari, una famosa attrice dell'epoca. Recanati faceva il cinema, per così dire, d'avanspettacolo, infatti il cinema era l'avanspettacolo dello spettacolo teatrale, tutto il contrario di quello che è successo con l'avanzamento dell'arte cinematografica, dove l'avanspettacolo è poi diventato lo spettacolino prima del cinema! Questa è la dimostrazione che abbiamo una tradizione straordinaria! La Federico II, fece anche una mostra tempo fa, chiamata "Da Recanati a Troisi", descrivendo tutto l'arco della storia del cinema, che cominciava a San Giorgio a Cremano e finiva a San Giorgio a Cremano. Noi siamo una delle patrie del teatro e del cinema! Non lo dobbiamo dimenticare! Perché è il brodo culturale dove è nato Troisi! Non si spiega Troisi se non si va a vedere il contesto dove è nato! Questa è la prima base di partenza per ragionare su di lui. Nel '93 dunque, col mio insediamento, tentai di far venire Troisi in patria, per produrre altri attori come lui. Gli proposi, tramite il cognato, questo laboratorio, ma non feci a tempo perché nel '94 morì. Per cui decisi di affidare questo laboratorio, per due anni, a Renato Carpentieri, e che produsse, dal '95 al '96, una ventina tra registi e attori importanti come Bruno De Paola, Leonardo (Eduardo? ndr) Tartaglia, Pignatelli…».

Ma questi erano di San Giorgio o …
«Specialmente di Napoli, ma sono venuti anche da Genova. Col primo anniversario della morte di Massimo Troisi facemmo una grande mostra, qui a Villa Bruno e vennero una serie di personalità, tra cui gli amici di Massimo, venne anche D'Alema, e venne Scola, Ettore Scola, che era un amico intimo di Massimo e infatti non volle proprio entrare nella sala dove c'erano i ricordi, temeva di emozionarsi troppo e quindi conversammo fuori, non volle entrare, ma venne! Poi ci fu la notte degli oscar. In cui, "Il postino", l'ultimo film di Massimo Troisi, era candidato. Ci fu una serata con doppia sede, al cinema Flaminio di San Giorgio e al Mercadante di Napoli. Dove io e l'allora sindaco Bassolino, ci scambiammo di posto, anche se poi decisi di venire qui (portandomi anche Bassolino) perché a Napoli l'ambiente era troppo salottiero e preferivo l'ambiente familiare di San Giorgio, dove restammo in un teatro pieno fino alle due di notte. Tutto questo mi aveva convinto a procedere per istituire questo Premio Troisi, che era al principio incentrato sul corto comico. E in effetti c'eravamo accorti che non esisteva nessun festival del cortometraggio comico, tant'è vero, che quando facemmo il bando, arrivarono centinaia di cassette (perché allora si usavano le cassette VHS), una cosa impressionante! Poi, dopo, cominciammo ad aprire altre sezioni finché sono andato via, ed altri sono saliti sul cavallo vincente, ma azzoppandolo!».

E lei nel frattempo, cos'ha fatto?
«L'ho seguito come cittadino e vicino di Villa Bruno, dove ho dovuto turarmi le orecchie, perché hanno aumentato solo il volume delle manifestazioni ma hanno ridotto e squalificato il resto. Hanno modificato il premio enfatizzandolo a tal punto che s'è gonfiato come un palloncino, fino a farlo scoppiare. Si è proceduto sempre di più fino alla kermesse e sempre meno verso il laboratorio, non hanno lanciato più nessuno, io non vedo in giro persone che in questi ultimi anni si pregiano di essere stati lanciati dal Premio Troisi. Io avevo in mente, assieme al direttore artistico Iannuzzi (Fulvio Iannucci? ndr), di proseguire, col Premio, la logica del laboratorio teatrale, ma poi, il mio mandato è terminato e la storia è stata quella di concerti e concertoni e così via».

Non le sembra che si stia tentando di usare il nome di Massimo Troisi come una specie di marchio di fabbrica, un brand come si direbbe oggi, con un termine più mercantilistico e che sicuramente si discosta da quella che era la realtà Massimo?
«Ha indovinato! Hanno fatto tre errori importanti (tra i tanti commessi!); il primo è quello che non hanno mai riflettuto sulla filosofia artistica di Troisi. Solo in un rivista, Cinema Sud, c'è stato un grande approfondimento sul linguaggio di Troisi, ma non l'ha fatto certo il Premio! Questo lavoro fu sì presentato alla manifestazione ma fu un momento di riflessione che non crearono loro! Il secondo errore è quello di aver esagerato nel voler tirare sul marchio Troisi, usandolo solo per la spettacolarizzazione dell'evento. E terzo, hanno dimenticato che Massimo Troisi, nel frattempo, fino al Postino, ha seguito un'iperbole, ascendendo, nella sua arte, da comico ad attore drammatico. Infatti io non direi che Troisi è comico, Massimo ha sempre più pulito questa sua comicità facendola alla fine diventare poesia. Nel Postino è scomparsa qualsiasi smorfia, volendo usare questa parola. È probabile che se non fosse morto, la trasformazione sarebbe stata ancora più complessa! E tutto questo non è stato considerato. In tutto questo, c'è poi un errore complessivo che li racchiude tutti, il comico, è diverso dall'attore comico, il comico parte per fare la battuta, invece, gli attori comici, partono dal cinema, dal teatro per dire la barzelletta! Walter Chiari, ad esempio, parte attore, poi si può permettere di fare la barzelletta scema, facendola durare mezz'ora, e poi facendoti anche ridere, perché non è più importante la barzelletta, ma l'attore che la recita. È la televisione che ha inguaiato tutto! Adesso, i comici, non sono attori comici! Tanto è vero che non resistono alla prova del cinema, devono mettere assieme quattro o cinque di loro assieme per durare un'ora. Tutto questo vuol dire che, il premio, tu lo stai dando all'attore da cabaret, e Troisi, nella sua produzione è lontano mille miglia dal cabaret! Questo è un errore che hanno commesso i direttori artistici del premio, anche di grande calibro come Costanzo e Giulio Baffi, ma hanno fallito, diciamolo pure!».

E adesso? Come intravede il futuro di questo premio? Cosa ne pensa di questo trasferimento a Morcone?
«Il trasferimento non è tale! È un'occupazione di spazio vuoto! Come nella comunicazione, così nello spettacolo, se lascio uno spazio vuoto questo viene occupato! E due anni di assenza del Premio sono già assai! Morcone merita, è un contesto da festival. Che poi San Giorgio voglia prendere di nuovo il Premio Troisi è fanciullesco, e tra l'altro, io, m'aspetto che altri premi Troisi nascano! Perché la sua è ormai una figura liberalizzata, non la puoi più fermare, s'illude la famiglia di poter mettere il marchio, non dando tra l'altro il via alla fondazione, perché tutto questo non lo puoi fermare, ora pure i bar portano il suo nome, e solo una fondazione poteva mantenere la garanzia del marchio. Mettersi poi in concorrenza con gli altri premi Troisi, non spetta al comune di San Giorgio a Cremano, patria di Troisi, la offende quest'atteggiamento. Io direi invece di considerare il valore della città teatro, quella che ha dato i natali all'arte di Troisi. Bisogna fare tutto il contrario! Bisogna promuovere la città, il territorio, il cui fenomeno apicale è stato Troisi, ma ce ne possono essere degli altri se vi mettete col pensiero! Il compito dell'amministrazione comunale non è più quello di promuovere Massimo, che ormai è promosso tantissimo, avrebbero certo potuto fare molto di più, come ad esempio restaurare "Ricomincio da tre" (già restaurato, ndr), che ne avrebbe bisogno, ma neanche questo è stato fatto, allora dico, avete una città che è una città del teatro, promuovetela in tal senso!».

Ciro Teodonno

  

giovedì 5 settembre 2013

Rime per Massimo Troisi

Massimo Troisi PoesiaPubblichiamo questa poesia di Sergio, membro romano di "Amici di Massimo Troisi". Da queste rime baciate traspare passione, emozione e l'affetto sincero per Massimo. Grazie di cuore a Sergio per la condivisione.
Cristiano  
 
"Massimo Troisi ha accompagnato me in tutta la mia giovinezza (sono del '58). Le sue battute, il suo modo di fare sono entrati nel lessico comune della mia e di altre generazioni e allora dato che a volte scrivo qualche rimetta ho deciso di scrivere questa poesiola dedicata a lui, che spero sia gradita."
                                                                                   Sergio
O Massimino, Massimino caro
la vita ti aveva dato un dono raro
quell'ironia pungente e dissacrante
di chi, vivendo, ne aveva viste tante
figlio prezioso di quella terra rara
piena di gioia, eppure cosi amara
di quel paese fatato e maledetto
che vive di niente e di sogni di scudetto
ora sappiamo, grazie al tuo lavoro
che la tua citta' e' degna di decoro
Napoli tua non e' per noi zavorra
la terra tua non e' solo camorra..
ma poi sapemmo, per noi fu un gran dolore,
una brutta notte ti si e' fermato il cuore
tu nella vita avevi fatto la tua parte
e non non avremmo piu' avuto la tua arte
voglio pensare pero' a una cosa bella
il Paradiso ha un altro Pulcinella
nostro Signore ha in cielo un altro bardo
col Principe de Curtis ed Eduardo...
Sergio Carbonari (Roma) 

giovedì 28 marzo 2013

Massimo Troisi e la vera Napoli da veicolare in Italia e all'estero

Roberto Benigni dedicò all'amico Massimo Troisi questi versi:

"Non si capisce", urlavano sicuri,
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino."

Leggendo questo post il regista e attore toscano aggiungerebbe gli albanesi tra gli indiani e gli americani degli Oscar. E' sempre un'emozione forte quando della nostra famiglia entra a far parte qualcuno che vive fuori dai confini italiani. Vuol dire che il messaggio universale di Massimo continua a fare breccia nei cuori di tutto il mondo. Ed in questo caso Selma ha colto ciò che più rischia di perdersi, quando per la maggiore vanno pseudo artisti napoletani che speculano sui luoghi comuni partenopei invece di veicolare la vera, unica, inestimabile essenza di Napoli. Italiano e dialetto napoletano a parte, Selma ha imparato da Massimo sì i problemi della città, ma "presentati in un modo totalmente diverso da quello degli altri sketch oppure dei commenti in televisione". Grazie a Massimo conosce la Napoli che sperava e pensava esistesse davvero. Perché esiste, anche se ce la stanno facendo dimenticare. Ed è questa la Napoli che da napoletano voglio venga veicolata in Italia e all'estero, senza parlare di pizza e senza far suonare il mandolino; e se nessun artista o presunto tale è capace di farlo ben venga continuare a proporre e a riguardare i film e le apparizioni di Massimo Troisi. 

Grazie Selma
Cristiano


Quel giorno là, (per fortuna) c’era “lo smistamento”, così Mario, che non avevo mai visto prima, e Saverio, che invece conoscevo già, decisero di prendere un’altra strada. Una strada che, senza rendermi conto all’inizio, portò via anche me… Ed è cosi che conobbi lui. Un attore fuori dagli schemi, fuori dal comune, fuori da ogni scuola che possa mai esistere. Film dopo film, mi sono finalmente tolta un dubbio che avevo avuto da tempo sugli attori comici e mi sono accertata del fatto che comico ci puoi solo nascere, non c’è una scuola. Poi ho anche trovato questa frase in un filmato, pronunciata da Alberto Sordi non casualmente, perché in quel filmato davanti a lui c’era proprio Massimo.

Sono albanese e vivo in Albania, quindi di solito non ho un contatto diretto con la lingua italiana. Figuriamoci con il napoletano, dialetto che avevo sempre visto come troppo difficile da comprendere, anche se mi aveva sempre incuriosita così come tutta la città di Napoli. Grazie a Massimo capii il perchè. Conobbi il dialetto (senza difficoltà, avendo lui come maestro), l’arte napoletana, la gente, l’umorismo, la gioia e mi appassionai subito. Conobbi anche i problemi, ma presentati in un modo totalmente diverso da quello degli altri sketch oppure dei commenti in televisione. Grazie a questo Pulcinella degli anni '80-’90, conobbi quella Napoli che spontaneamente avevo sempre desiderato e pensato che esistesse. Massimo è uno di quelli che nascono una volta in 100 anni o forse anche di più. Massimo è uno di quelli veri, quelli puri, che non nascondono nulla. È quello sempre in imbarazzo, quello che pensa di non essere capace di spiegarsi, quello che trova un po' troppo complicato parlare alle donne, quello che non ha fiducia in sé stesso, quello che pensa di non avere mai una risposta, quello che c’ha un mondo tutto suo ed ha paura che questo mondo non attragga nessuno. Ma la verità, caro Massimo, è che quel tuo mondo ci ha attratti a tal punto che facciamo fatica ad accettare la realtà di oggi, specialmente quella del teatro e della cinematografia.

Io, il paragone con De Filippo o Totò non lo faccio. Non trovo giusti i paragoni quando si parla di arte, ma ‘na cosa te la posso dicere: o' Massimì' tu si uno 'e lloro, e lloro stanno acopp' a tutt' quant'.

Un abbraccio,

Selma
 

martedì 22 marzo 2011

Al nostro Renato "Cuore Grande"

Probabilmente è vero ciò che dice Cristiano, forse tanti non hanno più cercato Renato Barbieri perché nell'oggi moderno, purtroppo, le cose vanno così. Ma lui ha mantenuto un posto quasi "sacro" nella mente e nel cuore di tutti quelli che l'hanno conosciuto: in questi giorni  il suo nome ha fatto sussultare tanti, almeno tutti quelli che ho sentito io. Il dispiacere è autentico, anche in chi sembrava averlo dimenticato!
Proprio come lui, il Renato Cuore Grande, che ha sempre risposto d'istinto, e con simile sussulto interiore, alle richieste di tutti. Ha corso per le piazze d'Italia e d'Europa, incontro ai grandi e piccini che lo acclamavano per i suoi coloratissimi spettacoli con burattini e marionette. 
Ha corso con e per i ragazzi della prima esperienza teatrale di Massimo Troisi, per procurare una ciabatta o un cappello, rimediare una sedia, una tazza, una maschera, …perché lo spettacolo andasse avanti, sempre e comunque.
Ha corso laddove, trasferitosi alle porte di Napoli, c'era da avviare qualcosa di aggregante per la gente del posto: non a caso, ancora una volta, qualcosa che ricordasse Massimo, il piccolo-grande giovane che non ha mai smesso di amare con tutto se stesso. Anche lui docile e condiscendente "vittima" dell'innegabile carisma troisiano!
Ha corso quando c'era da riorganizzare la biblioteca locale, quando gli ho chiesto informazioni su un certo Seminario in quel di Napoli, quando c'era da parlare bene di qualcuno, quando bisognava sfidarsi con l'era dei computer e di Facebook, quando qualcosa, qualunque cosa, poteva servire a qualcuno prima ancora che a lui.
Ha corso con guizzo immutato e costante, inesorabile e metodico, portando tutto a termine con lo stile inconfondibile degli "uomini di una volta".
Anche quando qualcuno, molto vicino a lui, ha avuto totalmente bisogno di lui!

C'è stato sempre per chiunque, Renato, e queste sono cose che NON si dimenticano!
Si possono accantonare riconoscenza e gratitudine, per anni si può evitare la telefonata amichevole, negare la compagnia fisica, tralasciare la manifestazione d'affetto, ma non si può dimenticare che "in quel certo momento della vita" LUI c'era, incondizionatamente e con tutte le risorse possibili: materiali, morali e spirituali!
Le persone vere e disinteressate come Renato, che abbiamo la fortuna di incontrare, sono rare e non ce le strappa via nessuno. Tesori che restano incastonati dentro di noi, per sempre.
A dispetto delle apparenze, dei ritmi imposti e degli assurdi dictat di questa incomprensibile società.

Grazie Renato, per i tuoi silenzi quando avevi un oceano di cose da dire, in quel tuo modo mite, educato, ricercato ed elegante.
Grazie perché, quando alcuni hanno smesso di cercarti, hai saputo trovare altri modi per donare energia e sostegno. Anche da lontano.
Grazie per la signorilità e la coerenza con cui hai saputo rimanere te stesso, pur tenendoti al passo coi tempi.
Grazie per la fedeltà al teatro ed ai tuoi burattini, per il tuo istinto a esaudire i sogni degli altri.
Grazie per il tuo ultimo sogno realizzato, e per questo il più prezioso: la "Sala Teatro Massimo Troisi" di Afragola. Il tuo "ultimo capolavoro" come l'ha giustamente definita Cristiano.
Grazie per la tua inarrestabile sete di cultura, per le tue passioni, i tuoi mille interessi, il tuo sguardo di eterno fanciullo.
Grazie per le tue ironie acute e sottili che sempre suscitavano la mia ammirazione, nelle
nostre interminabili telefonate serali.
Grazie, per come hai saputo condurre la tua vita fino … all'ultima corsa da "cavallo di razza".
Grazie, Renato, per quello che hai rappresentato nella vita di chiunque ti ha conosciuto. Me per prima!
GRAZIE, soprattutto, a nome di chi non è riuscito a ringraziarti ma …col cuore l'avrebbe tanto voluto. Ne sono certa!

Che tu sia da esempio,  per vecchie e nuove generazioni!

Con immenso affetto.

Daniela V.