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lunedì 18 novembre 2013

Tanto Massimo Troisi nell'intervista a Lello Arena de "Il fatto quotidiano"

Massimo Troisi Lello Arena Scusate il ritardoLello Arena: “I miei sessant’anni tra Troisi, manganelli, comunisti e mezze aragoste”
 
Una famiglia di sinistra poco convinta della professione di attore, le manifestazioni e le cariche della polizia, il palco dell'oratorio, l'incontro fondamentale con l'amico Massimo e un'amicizia che si rinnova nel ricordo: chiacchierata con l'attore napoletano in occasione del suo sessantesimo compleanno
Tra pochi giorni, il primo novembre, compie sessant’anni. Le date possono anche servire per fare bilanci, per capire, prendere la matita rossa o blu, a seconda dei gusti, tracciare una linea, sbrogliare matasse di ricordi. Quindi parlare di se stessi, dare sfogo all’io imperante, un io esposto sul palco da quaranta e più anni. Con Lello Arena tutto questo è relativo, tra un ricordo e un altro c’è un richiamo costante, suo, lo custodisce con rispetto, da testimone consapevole: quello dell’amico Massimo Troisi, morto a giugno del 1994 ad appena 41 anni “e anche lui a febbraio scorso ne avrebbe compiuti 60. Sì, siamo coetanei, cresciuti insieme dentro un oratorio. In quel luogo è nata la magia”.

Il vostro primo incontro?
Al teatro della parrocchia, avevamo 13 anni.

Mai conosciuti prima?
No, ma lui aveva una fama leggendaria, perché era iper-attivo politicamente, era dentro a dei comitati, ma frequentavamo istituti diversi, lui geometra io magistrali.

Da dove arrivava la fama? 
Quando andava alle assemblee studentesche chiedeva sempre la parola perché era uno con delle idee già formate. Con un però: il suo stile, la sua mimica facciale e anche un punto di vista strampalato rispetto all’epoca, provocavano ilarità. Quindi esprimeva concetti agguerriti con una platea che rideva sempre. Ne usciva addolorato e ci chiedeva: ‘Ma che vita mi aspietta se la gente ride quando dico cose serie?’.

E poi?
Stavamo mettendo in scena un piccolo spettacolo per la parrocchia di San Giorgio a Cremano, uno degli attori dà forfait. Arriva il regista e fa: ‘Possiamo prendere questo ragazzo, pare faccia ridere molto’. Era Massimo.

Come andò lo spettacolo?
Dirompente. Il suo ruolo era quelle del salumiere che si presenta con un paniere di prodotti: doveva solo elencarli, libero nella sequenza. Macché, si ostinava a rispettare la scaletta, ma non riusciva a memorizzarla, così in scena era un continuo interrompersi e ricominciare, il pubblico con i crampi per le risate. Alla fine mi disse: ‘Sscusa, ma è questo il teatro?’ Sì. ‘Ma ti posso venire a trovare qualche volta?’. Certo, sono in via Recanati .

Nato il sodalizio.
Sparì per mesi, poi un pomeriggio d’estate sentii citofonare: ‘Ti ricordi di me? Posso salire?’. Fu una fortuna.

Il palco vi aiutava con le ragazze?
Per me no, lui era molto appassionato del genere e i guai arrivarono ai tempi della Smorfia. 

                                                                                                                   Quali guai?
Lello Arena Lina Polito Scusate il ritardoNon c’erano cellulari e Massimo non sapeva gestire certe situazioni, andavano smistate anche tre spasimanti.

Troisi torna spesso nei suoi discorsi. 
Anche se non volessi pensarci, sarebbe impossibile: il novanta per cento delle persone che mi ferma, chiede di lui.

Un po’ le scoccia? 
No, penso sia una buona funzione rispetto a come ognuno di noi si rapporta con il mondo.

Non ha partecipato al suo ricordo in Rai.
Ho avuto alcuni contatti, ma la serata era stata data in prima battuta a Enzo De Caro, poi ad Anna Pavignano, infine a me. Alla prima riunione mi sono reso conto dell’impostazione sbagliata: Massimo era ai margini.

Momento chiave della sua vita?
Andare a vivere a San Giorgio a Cremano: quando avevo dodici anni i miei acquistarono casa lì, Napoli era cara.

E lei?
Sono appena dieci chilometri di distanza, ma nel primo periodo li ho maledetti, li ho accusati di egoismo, di volermi rovinare la vita, di volermi assassinare, da quello che consideravo il centro, mi portavano in periferia. E invece stavano costruendo il mio futuro, un futuro di passioni, ideali, cinema. Che non sarebbe mai stato possibile se non avessi avuto la possibilità di incontrare Massimo.

In quale famiglia è nato?
Impiegati alla manifattura tabacchi, due operai. Mio padre per un certo periodo ha rigenerato le sigarette di contrabbando: arrivavano le bionde sequestrate, selezionava le categorie e valutava quelle che potevano rientrare nel circuito legale. Poi lo hanno spostato al ruolo di cuoco della mensa.

Un padre chef.
Un tipo serissimo. Gli affidarono un budget settimanale per la spesa: iniziò a comprare aragoste, mezza a testa. Tutti sconvolti. Scoprirono che i suoi predecessori rubavano.

La politica entrava in casa?
Comunisti veri. Militanti. Insieme alle manifestazioni.

Ha mai preso una manganellata?
All’università sono stato menato da tutti i celerini di Napoli, ero sempre ridotto in pezzi.

Sfortunato o molto attivo? 
Nooo, la seconda. Ero sempre lì, mi piaceva e a Napoli le forze dell’ordine erano organizzate, sapevano bene dove, come e chi menare. Alcuni celerini li ho incontrati dopo molto tempo. A uno sono arrivato a dirgli: ‘Senti, picchiami sempre tu, almeno so che mi fai un po’ meno male’.

Da incendiario poi sarà diventato pompiere… 
Mica tanto. Nel 1994, sul set di Facciamo paradiso abbiamo girato una scena all’università sulle occupazioni: mi hanno dovuto bloccare, non capivo più niente, pensavo fossero celerini veri e mi difendevo con la mazza del pennone.

Suo padre solidale? 
A un certo punto è diventato cattolico-praticante e con il voto sull’aborto scoppiò una tragedia casalinga: io e mamma favorevoli, lui no. Per dieci giorni non ci ha parlato.

Cosa pensavano della sua carriera? 
Mia madre diceva ‘dove ti avvii, come fai?’. Per lei gli attori dovevano essere belli come Cary Grant, non come me.

Poi avrà cambiato idea. 
Ricordo una giorno, siamo tutti in casa. I miei davanti al televisore mentre la Rai trasmette un programma registrato con noi della Smorfia. E mia madre: ‘Mo’ questo sta lì, ma quanto dura? ma che è un mestiere?’ Non solo. Una sera vengono al teatro Metropolitan, tremila paganti, e lei: ‘Oggi è così, chissà domani’. Un continuo.

Come reagiva? 
Risolse tutto mio padre, quando decise di chiudere la questione con una frase storica: ‘Addolorà, finché non se ne accorgono fallo fa!’

Da cattolico praticante come giudicò lo sketch di “Annunciazione”? 
I problemi veri non nacquero in famiglia, dopo il primo passaggio in tv siamo stati denunciati per vilipendio alla religione di Stato.

Chi vi denunciò? 
Arrivarono in Rai centinaia e centinaia di proteste, tutte le associazioni religiose. Siamo finiti in tribunale.

E voi? 
Stupiti, non capivamo. Ma la situazione si risolse in maniera semplice: il giudice ci chiese: ‘Volevate vilipendere la religione di Stato?’ No, era solo un pezzo comico. ‘Va bene, andate’.

Resta uno dei pezzi più famosi. 
La Rai per anni lo ha chiuso nelle teche, temevano altre denunce. L’unico che si è preso la briga di farlo riemergere è stato Renzo Arbore. Pensi, la vestaglia di mia mamma è finita in un museo dei costumi dell’attore.

Come, scusi? 
Ci hanno chiesto il costume di Gabriele in Annunciazione e quella esposta è la vestaglia di mamma.

È prevista una fiction sulla storia di lei, Troisi e De Caro. 
Una strage annunciata.

Addirittura… 
La nostra è una vicenda così avventurosa, straordinaria, complicata, nata anche per caso. Leggerla in maniera banale come una storia di ragazzini che da piccoli giocavano a pallone e che poi diventano artisti è sbagliato. Se racconti questo offendi la qualità del guizzo geniale che la vita può avere, a prescindere da noi. Se vuoi raccontarla devi narrare lo straordinario.

Però giocavate a pallone… 
Massimo Troisi Diego Armando MaradonaNo, io non volevo, ero costretto da Massimo, lui in realtà sognava una carriera da calciatore, io ero appassionato di rugby, sono arrivato fino alla serie D. Poi quando siamo diventati famosi è nata una squadra per beneficenza. Abbiamo giocato al San Paolo.

Anche lei? 
Per forza! Massimo mi diceva: ‘Se non vieni non ti parlo più per tutta la vita. Non sai cosa cazzo ti perdi’. Aveva ragione, c’era anche Maradona a dare il calcio d’inizio e Mennea nella nostra formazione che partiva di corsa, palla tra i piedi, e mi urlava: ‘seguimi’, ma quando mai! Ecco, questi momenti qui, se non li racconti, non puoi capire la straordinarietà di un progetto che non ci riguarda, noi abbiamo solo accettato di far parte di questa situazione, noi ci abbiamo messo la disposizione d’animo. Mentre qui prendono tre attori e vogliono banalizzare tutto.

Fabio Troiano sarà Trosi.
 
Ma non può! Se qualcuno mi dicesse: ‘E’ arrivata una major americana e devi interpretare Chaplin’, mi rifiuterei! Bisogna avere il coraggio di dire no.

Chi interpreterà Lello Arena?
 
Nic Nocella. Al massimo potrebbe fare mio figlio adesso, ma non ha niente a che vedere rispetto a me dell’epoca. I fan club sono scatenati , tutti i giorni attaccano Valsecchi, produttore della fiction: uno come lui dovrebbe rinunciare a questo tipo di guadagni.

Ha mai rinunciato a qualcosa per stare con Troisi? 
Esce "Ricomincio da tre" prodotto da Fulvio Lucisano, il quale pretende di realizzare anche il secondo film. Massimo gli risponde ‘vedremo’, tanto per sondare il mercato. Dopo un po’ lo stesso Massimo mi spiega che se non avesse accettato, Lucisano avrebbe fatto saltare anche l’accordo per il mio esordio dietro la macchina da presa. E io: ‘non ti preoccupare’. Ebbene, dopo il ‘no’ definitivo di Massimo a Lucisano, ho trovato tutto il mio materiale fuori la porta, su un pianerottolo. Va bene così, eravamo realmente solidali.

Ora c’è Siani a portare in giro la napoletanità. 
E’ un grande manager. Mi dà l’idea di uno che sa alla perfezione come vanno le cose, come colpire. Non capisco la sua tendenza a chiudersi dentro luoghi comuni su Napoli.

Rispetto alla sua generazione, a chi è legato? 
A molti, noi napoletani siamo una comunità. Non è difficile incontrarsi, sentirsi, più complicato realizzare cose insieme. In particolare con i fratelli Servillo, poi Enzo Evitabile, Gabriele Sepe.

Da un po’ manca dalla tv. 
Mi avranno chiamato dieci volte, altrettante ho risposto di no, è giusto non ci sia la undicesima. E comunque sono stato abituato male, ho fatto il grande varietà di prima serata, poi Scherzi a parte e Striscia la notizia.

Cosa guarda in tv? 
Striscia, ci lavorano ancora i miei amici.

Non va più benissimo.
Si è persa un po’ l’idea originaria. Un tempo si andava in onda con la tensione di dire ‘chissà cosa accade questa sera’, la ricerca dello scoop. Rompevamo le palle.

                                                                                                                   Si divertiva? 
La smorfia Troisi Arena Decaro
Tanto, con Enzo Iachetti tantissimo. E poi Antonio Ricci era molto propositivo, a caccia di rogne. Un gruppo straordinario, giocavamo il pomeriggio a biliardino, battute, poi scaletta, cena, magari cinema. Una famiglia. Certo ora con quei due baccalà mezzi nudi…

Li hanno tolti 
Ho chiamato Antonio è gli ho detto ‘non si fa così, ai miei tempi le Veline erano molto più vestite, c’è discriminazione, dovevano stare in topless!’

I suoi figli? 
Ne ho due, la prima ha 26 anni, il secondo nove. La grande è attrice.

Consigli? 
Inizialmente evitavo di seguirla, poi capii l’errore. Ora cerco di esserle di supporto anche per le questioni pratiche.

La trova brava? 
A me piace molto, è fuori registro nel senso positivo, ma per le attrici è tutto più complicato, devono essere gradevoli, di talento; devono resistere a tutte le naturali ostilità dell’ambiente dedicate al femminile. Poi quando sono in platea mi gioco sempre un paio di coronarie.

Il piccolo? 
A lui per ora ho trasmesso la passione per la magia, lo porto con me alle riunioni dei prestigiatori dove ci scambiamo i segreti del mestiere.

Il suo studio è circondato da fumetti… 
Ho imparato l’inglese grazie a loro.

E come? 
A Napoli, quando ero piccolo, arrivavano quelli statunitensi in lingua originale. Ne compravo in continuazione. Dopo anni vado in Inghilterra e lì non solo scopro di capire la lingua, ma di essere anche in grado di esprimermi, ma con un vocabolario fumettistico. Tutti gli interlocutori mi guardavano con un’aria tra l’interdetto e l’incuriosito.

Cosa non rifarebbe? 
I compromessi: quando cedo mi incazzo, non mi riconosco.

Non le ha mai pesato questo legame con Troisi? 
Per me è una grande gioia anche oggi. Oh, lui era Massimo! Essere secondo? A lui ben venga, forse non è chiaro di chi stiamo parlando. 

Alessandro Ferrucci

lunedì 4 novembre 2013

Bloccata la fiction su Massimo Troisi, le parole di Valsecchi e di Rosaria Troisi

massimo troisi il viaggio di capitan fracassaLa preparazione del film su Massimo è stata interrotta a causa della forte contrarietà espressa dalla famiglia a più riprese. Essendo Troisi un personaggio pubblico avremmo potuto portare comunque avanti il progetto, ma questo modo di agire è contrario al nostro modo di lavorare. Abbiamo tante volte raccontato personaggi realmente esistiti ma lo abbiamo sempre fatto con l’assenso dei familiari. Se in futuro dovessero concederci tale assenso riprenderemo a lavorare su questo film.

Pietro Valsecchi, fondatore della casa di produzione Taodue


Abbiamo chiesto noi di visionare la sceneggiatura. L’abbiamo fatto attraverso mio nipote, che fa l’avvocato. L’abbiamo trovata per dirla in maniera elegante, non corrispondente. Non ci abbiamo ritrovato Massimo. Quando finì la lavorazione del film Il postino, salutò tutta la troupe dicendo: “Ricordatevi di me”. Per la famiglia è importante che sia ritratto col rispetto che merita. Gli hanno voluto bene in tanti, non vogliamo che venga “tradito a vent’anni dalla morte”. Non vogliamo che Massimo venga massacrato, non si può difendere. Si è avviato questo progetto in fretta, ma va rispettato il suo spirito umano e artistico. Non sono contraria all’idea di una fiction in sé, ma così com’è non poteva andare.

Rosaria Troisi, sorella di Massimo
  

mercoledì 23 ottobre 2013

La risposta di Luigi Troisi, fratello di Massimo, al post di Selma

massimo troisi luigi troisiRicevo e pubblico con gioia il pensiero di Luigi Troisi per "Amici di Massimo Troisi".

"Sicuramente è una bella testimonianza, che non fa altro che confermarci che Massimo non è solo patrimonio artistico regionale o nazionale...ma di tutti. Per quanto riguarda la fiction, come famiglia, ci siamo affidati ad un legale per la tutela dell'immagine di Massimo. Un caro abbraccio".

Luigi Troisi

"Cari italiani...": lettera aperta da Selma, amica albanese di Massimo Troisi

massimo troisi scusate il ritardo
Probabilmente certe cose le capisce meglio chi ci vede dal di fuori, anche se avremmo avuto tutto il tempo per capirlo bene tutti quanti. Ad ogni modo ben venga il monito di Selma dall'Albania, un'amica di Massimo che si rivela sempre più speciale. E che, con candida naturalezza, ci scrive così: "Sono cresciuta con quel piccolo schermo che mi aiutava a "spiarvi" e mi rattrista vederlo conciato in quel modo. Ci tengo alla vostra rinascita, quindi spero di aver aiutato almeno un po'". Chapeau.
Cristiano 
Cari italiani,
Mi rendo conto di aver scelto un momento a dir poco inopportuno per parlarvi di qualcosa che mi disturba da tempo, ma pure io... non è che avevo molte alternative. Non ho potuto resistere quando ho saputo la “bella” notizia di una nuova fiction, prodotto tutto italiano. Sto parlando di “Ricomincio da me”, una fiction che tratta... cioè tratterà (manteniamo le distanze con questo futuro finché possiamo) la vita di un genio della commedia italiana, l’amato Pulcinella degli anni '80-’90, Massimo Troisi. Sarà Fabio Troiano a cercare di riportare sul piccolo schermo il grande postino che ci manca ormai da diciannove anni. Emozionato e consapevole della grande responsabilità, l’attore non si risparmia e confessa in un’intervista che, a parte tutto ciò, si sente pronto a cominciare le riprese, a prendere quella che io chiamerei una scaletta verso il “boom” televisivo. È diventata una strada sicura: basta ricordarsi del mitico Beppe Fiorello nel ruolo di Modugno. Ma quando si tratta di interpretare un genio della commedia come Massimo Troisi, la cosa diventa quasi quasi una missione impossibile. Ma comunque lasciamo stare il povero Troiano augurandogli fortuna. Lui fu solo la scintilla per questo scritto. 
Cari italiani, so che è tempo di crisi. So che siete preoccupati e spaventati dall’IMU e da 100 altri tipi di tasse. So che quello che una volta era il motto di noi albanesi (andare via!) è diventato anche il vostro. Ed è per tutte queste vostre difficoltà che credevo fosse meglio tacere e non farvi pensare ad altri problemi. Ma ora capisco che avevo torto. Non potrei trovare un momento più giusto di questo per scrivervi. 
massimo troisi le vie del Signore sono finiteLa più grande crisi che voi state passando è una lunga e triste stagione di oblio profondo.
Cari italiani, credo che voi abbiate sentito parlare del mio popolo. Viviamo oltre il mar Ionio ed Adriatico. Per tanti anni, una fune invisibile ci teneva legati a voi. Voi eravate il ventenne che sapeva bene come divertirsi. Noi eravamo il vostro piccolo e noioso vicino di casa. Ci infilavamo spesso nel vostro mondo spiandovi di nascosto da un piccolo schermo chiamato televisione. Voi eravate un mito per noi. Cercavamo di imitarvi a partire dal modo in cui parlavate, vi vestivate e ballavate. Finchè un giorno abbiamo avuto il coraggio di correre dei rischi per bussare forte alla vostra porta e cosi vi abbiamo finalmente conosciuti da vicino.
Cari italiani, ora tutto questo non c’è più. Beh, in un certo senso è naturale. Le cose sono cambiate, noi siamo 'cresciuti' (sinonimo di 'europeizzazione'). Ma d’altra parte non è neanche cosi naturale. C’è un buco enorme nei ricordi che ci avete lasciato, ma quello che più mi preoccupa è il vuoto nella vostra memoria.
Cari italiani, voi, il popolo dell’arte e della cultura, non potete permettere che Laura Pausini (con tutto il rispetto) soddisfi le vostre esigenze musicali. Non potete permettere che Napoli venga rappresentata, anche al di fuori dell’Italia, da Gigi D’Alessio. Non potete permettere che Bologna si dimentichi di Pasolini. Non potete permettere che ancora oggi Carmelo Bene venga ricordato come un pazzo che voleva solo creare polemiche. Non potete permettere che i giovani non conoscano Massimo Troisi. Non potete permettere che il suicidio di Tenco diventi sempre di più giustificabile. Non potete permettere che i vostri figli soffochino in un mare di “Uomini e donne” ed altra simile spazzatura. Non potete permettere che il successo di un giovane attore italiano sia di recitare accanto a Raul Bova. Non potete permettere che questa grande metamorfosi continui a prendere vita all’interno della vostra cultura.
Fate spazio a voi stessi! Prendetevi cura di quello che avete avuto e coltivate il potenziali di oggi. Non è questione di gusti, è questione di messaggi. Non dimenticatevi dell'ultimo verso che cantava Gaber in una delle sue canzoni: "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo, .... per fortuna lo sono."
Cari italiani, fateci ancora sognare... anzi, fate sognare voi stessi, come sognavate una volta, nel blu dipinto di blu.

Con tanto affetto,
la ragazza del paese accanto,
Selma M.
 

mercoledì 16 ottobre 2013

Lello Arena: "Fiction su Massimo Troisi inutile e pericolosa"

Tra pochi giorni inizieranno le riprese della fiction Ricomincio da me, prodotta da Pietro Valsecchi per Mediaset e dedicata a Massimo Troisi. Nel ruolo del compianto attore e regista, Fabio Troiano. Valsecchi ha dichiarato che tutti gli artisti vicini a Troisi hanno dato il loro contributo all’operazione con preziose testimonianze. 
  
Lello Arena, carissimo amico di Troisi, in diversi film al suo fianco e, insieme con Enzo De Caro, partecipe della straordinaria avventura della Smorfia, nega di aver dato un qualsiasi contributo alla fiction. Non solo. Si dice assolutamente contrario a un «progetto inutile e pericoloso che vuole ridimensionare la vita entusiasmante di un uomo e di un artista che occupa un posto saldo nel cuore e nella memoria di tutti gli italiani». 
  
La fiction, quindi, non ha avuto la famosa «benedizione» degli amici e dei colleghi più vicini a Troisi? «Io sono completamente estraneo. Quando ho parlato con Valsecchi, tempo fa, ho cercato persino di fargli capire che si tratta di un’operazione rischiosa da molti punti di vista. I film, il repertorio della Smorfia e tutto quello che Massimo ci ha lasciato già raccontano benissimo Troisi. La sua vita unica, piena di colpi di scena e di poesia, non merita di essere ridotta ad un prodotto che di certo ha scopi del tutto diversi da quello di celebrare un artista».
Nel film ci sarà anche un attore ad interpretare Lello Arena... «Non posso far riferimento agli attori chiamati a ricoprire i vari ruoli. Posso però affermare con determinazione che Massimo è irrappresentabile».
  
   

giovedì 3 ottobre 2013

Il Troisi di Fabio Troiano: "Interpreterò Massimo dietro le quinte"

Quasi ovunque aleggia scetticismo nei confronti della fiction su Massimo Troisi che pare verrà girata a breve. Chi non manifesta dissenso vede il bicchiere mezzo pieno sostenendo che con un'operazione di questo tipo può far conoscere un grante attore scomparso prematuramente, principalmente ai più giovani. Per il resto i commenti evidenziano un Troiano che non ha niente a che fare con Troisi e la scadente qualità del prodotto fiction e dei suoi interpreti. 
Antonio, ad esempio, scrive: "ridurre la vita, seppur breve ahimè, di un GRANDIOSO ATTORE ad un paio di puntate da trasmettere la domenica ed il lunedì successivo per poi venire replicate nel nulla del palinsesto estivo...Meglio vedere una replica in HD di Ricomncio da Tre o Scusate il Ritardo dove c'è il VERO Massimo Troisi anzichè una brutta copia recitata da un attore che nemmeno gli somiglia". Secondo Natalia invece: "lo splendore di Massimo Troisi stava nella sua assoluta spontaneità. Impossbile ridurlo ad un copione, per rifare il suo personaggio bisognerebbe solo ne nascesse uno uguale, cioè è impossibile. Al massimo si può fare un film documentario, Massimo e' irragiungibile. Chi tenta questa impresa non ha capito niente di lui. Inoltre Troiano, per quanto sia un attore piacevole, ha una recitazione forzata. In "Ris" era pieno di ammiccamenti senza, senso iper lontano da Massimo Troisi". Lui dice che, almeno a Gragnano, attendono con ansia la fiction e gli hanno "affidato" Massimo. Aspettiamo e vediamo. Ma lo scetticismo sul perché tutto questo si faccia e con quale risultato resta.

Cristiano
 

L'attore protagonista del film tv "Ricomincio da me"
"Massimo è uno di famiglia, come Eduardo e Totò"
di Titta Fiore

«Quando Massimo Troisi morì, quel mese di giugno del 1994, avevo diciannove anni. Il dolore che provai solo un napoletano può capirlo». Fabio Troiano è nato a Torino, ma i suoi genitori sono di Gragnano, la città dei mulini e dei pastai. Ragion per cui l’attore si sente napoletano a tutti gli effetti. Conosce luoghi e dialetto, stati d’animo e sfumature. E ora l’esperienza gli tornerà utilissima, perché sarà lui a far rivivere sullo schermo il mito senza tempo di Troisi nel film tv prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi per Canale 5, «Ricomincio da me», più volte annunciato e tra qualche giorno al via con la regia di Luca Miniero, il cineasta campione d’incasso di «Benvenuti al Sud».
Una bella responsabilità, Troiano.
«Lo so, ma anche una bellissima sfida. Vogliamo raccontare la sua vita e la sua arte, ma dietro le quinte. Mostrare quello che non si conosce, che non si è visto. Non gli sketch, tanto per dire, ma ciò che accadeva nei camerini. L’altra faccia di Troisi».
E lei?
«Il mio sarà un atto d’amore verso un mito del cinema italiano. Mi metterò da parte, non avrebbe senso cercare di imitarlo né di produrmi nella classica prova d’attore, non è questo l’approccio giusto».
Come si è preparato, allora?
«Mi sono documentato guardando filmati noti e inediti, parlando con chi lo ha conosciuto. E poi il mio punto di riferimento resta il lavoro minuzioso degli sceneggiatori Mizio Curcio, Andrea Nobile e Gianluca Ansanelli, nato anche dagli incontri con le persone più vicine a Massimo come Lello Arena, Enzo Decaro, Anna Pavignano...».
Lei, invece, Troisi lo ha conosciuto?
«Purtroppo no, non ho avuto questo piacere, ma per me fa parte della famiglia, come Eduardo e Totò».
I suoi film, invece, li avrà studiati.
«I film di Massimo si devono vedere a prescindere, perché raccontano con leggerezza la vita così com’è. Nelle sue storie di straordinaria modernità la gente si riconosceva e si riconosce ancora».
La sua lingua era inimitabile. Lei con il napoletano come se la cava?
«I miei genitori sono di Gragnano, dove ho vissuto da bambino e dove abbiamo una casa. Io con mio padre parlo solo in napoletano».
La base quindi c’è, resta la gestualità...
«Il mio lavoro di attore sarà su questo, ed è anche la parte interessante del mestiere».
Difficile calarsi nei panni di un’icona molto amata...
«Difficilissimo. Ma realizzo un sogno. Massimo era il mio punto di riferimento. Con mia madre da piccolo dicevo sempre che mi sarebbe bastato fare uno solo dei film che girava lui, mi piaceva molto... Poi da grande mi sono reso conto che Troisi è inarrivabile. Era avanti anni luce».
Fuori dai cliché.
«La gente gli andava dietro, con lui riusciva a ridere e a riflettere».
Nel film si vedrà?
«La sceneggiatura ripercorre le fasi importanti della sua vita, la gioventù a San Giorgio a Cremano, il periodo della Smorfia, il boom di ”Ricomincio da tre”, la televisione, l’amore per il calcio, la malattia, gli ultimi mesi durante le riprese del ”Postino”... Raccontiamo il percorso di una vita interrotta troppo presto».
Secondo lei i giovani conoscono Troisi?
«In parte sì, soprattutto per tradizione familiare. Oggi i miti nascono e muoiono in fretta, la velocità dell’informazione è un’arma a doppio taglio. L’amore per Massimo, invece, ha radici profonde».
Il riserbo della famiglia Troisi è noto, ne teme il giudizio?
«Sì, è normale. Mi sento carico di responsabilità nei loro confronti e verso il pubblico. Le racconto una cosa: quest’estate sono stato per un periodo a Gragnano e a Napoli e ovunque ho sentito crescere l’attesa per il nostro film. La gente diceva: ”Abbi cura del nostro Massimo”. Me lo affidavano, come uno di famiglia. È stato bellissimo».

   

martedì 6 agosto 2013

Anna Pavignano ci smentisce direttamente la notizia della sua collaborazione alla fiction su Massimo Troisi

Massimo Troisi Anna Pavignano Da domani mi alzo tardiDopo l'ennesimo rilancio della notizia dell'imminente inizio delle riprese della fiction dedicata a Massimo Troisi avevamo scelto di non pubblicare niente sia a causa di un certo scetticismo riguardo l'operazione sia  perché alcune informazioni venute fuori non ci risultavano veritiere. A riprova di questo Anna Pavignano ha ritenuto di smentire la sua partecipazione alla sceneggiatura della suddetta fiction scrivendo direttamente sul nostro gruppo Facebook. Riportiamo qui sotto le sue parole, certi che le sue decisioni siano volte a tutelare e a rispettare il giusto ricordo di Massimo. Restiamo invece sbigottiti dall'approssimazione giornalistica con la quale si scrivono e si lasciano pubblicare certi pezzi, senza verificare i fatti e chiedere conferma ai diretti interessati. D'altronde siamo nell'era del copia e incolla universale, degli aggregatori e delle testate web dirette da principianti nemmeno in grado di scrivere due righe. Le bufale ci mettono un istante a entrare in circolo e a rimbalzare di pagina in pagina.

Un abbraccio a tutti,
Cristiano


NON MI RESTA CHE SMENTIRE. Molti amici me lo stanno chiedendo in privato e rispondo a tutti: non sto scrivendo la sceneggiatura della fiction su Massimo Troisi. Se è vero che a ottobre inizieranno le riprese, probabilmente lo stanno facendo altri colleghi. A suo tempo, quando mi fu proposto di scrivere la sceneggiatura, rifiutai l'offerta. Non senza conflitti. Per me, che tanto ho condiviso con lui, scrivere questa storia implicava qualcosa che andava al di là del lavoro e non me la sono sentita. Avevo già scritto il libro "Da domani mi alzo tardi" e quindi avevo già raccontato Massimo a modo mio. La notizia che io sono l'autrice della sceneggiatura della fiction è uscita su vari giornali e non so come ci è arrivata, ma a me non resta che smentirla.

Anna Pavignano

sabato 9 ottobre 2010

Una fiction tutta dedicata a Massimo Troisi, le parole di Valsecchi

In arrivo fiction su Troisi L'attore avrà il volto di TroianoIn arrivo fiction su Troisi
L'attore avrà il volto di Troiano


Un film su Canale 5, titolo "Ricomincio da me". Protagonista, nel ruolo del grande artista napoletano scomparso a soli 41 anni, l'interprete della serie "Ris", Fabio Troiano. Il produttore Valsecchi: "Massimo era una persona speciale, oggi ci sono i dvd dei suoi film ma i giovani non l'hanno mai conosciuto". 

"Racconteremo il sogno di un ragazzo del Sud che va alla conquista del cinema, il sogno realizzato di un grande attore, che avrebbe potuto ancora dare tanto". Il produttore Pietro Valsecchi (Un eroe borghese, Il capo dei capi) prepara un film per Canale 5 sulla vita di Massimo Troisi. Si ititolerà Ricomincio da me, protagonista sarà Fabio Troiano, 36 anni, visto in tv nella serie "Ris" e adottato dal cinema. Le riprese - ma ancora non è stato scelto il regista - partiranno a primavera; Anna Pavignano, da sempre coautrice dei film di Troisi, curerà la sceneggiatura. "L'Italia è un paese che dimentica in fretta - dice il produttore - oggi ci sono i dvd dei film di Massimo, ma i giovani - penso a mio figlio adolescente - non l'hanno conosciuto. Era tempo che stavo pensando al progetto di un film sulla storia umana e professionale di Troisi, e credo che finalmente i tempi siano maturi". Valsecchi era amico dell'attore regista: "Massimo era una persona speciale, un uomo ironico ma dotato di grande sensibilità. Era intelligente e molto spiritoso, abbiamo passato insieme una settimana indimenticabile in un centro benessere. Mi sfidava a biliardo e vinceva sempre lui".

Troisi, scomparso nel '94 a soli 41 anni stroncato da un attacco cardiaco, è rimasto uno degli attori più amati: aveva iniziato con La Smorfia, dopo il debutto il grande successo in tv si era imposto al cinema. Nei film metteva in scena se stesso, un ragazzo di provincia (era nato a San Giorgio a Cremano, alle porte di Napoli) sfortunato con le donne, sognatore, un po' ingenuo. Indimenticabili  "Ricomincio da tre", "No grazie, il caffè mi rende nervoso", "Scusate il ritardo". "Non ci resta che piangere", "Pensavo fosse amore invece era un calesse ". Nel 1996 fu candidato all'Oscar come miglior attore per "Il Postino" (il film ebbe in tutto cinque candidature, vinse l'Oscar Bacalov per la colonna sonora).

Timido, dotato di una vena poetica rara, Troisi raccontava che da ragazzino era rimasto folgorato da "Roma città aperta" di Rossellini, film che lo aveva emozionato e spinto verso il cinema. Anche se il primo pensiero, dopo aver visto quel capolavoro, era stato un altro: "Massimo, da grande tu devi fà 'o geometra".

(08 ottobre 2010)

Silvia Fumarola 
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