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giovedì 14 aprile 2016

Ancora Leonardo Pieraccioni su Massimo Troisi. E le parole di Ornella Muti al Bif&st 2016

massimo troisi ornella muti ettore scola Il viaggio di Capitan FracassaLa corrispondenza con Leonardo Pieraccioni continua. E questa volta mi ha raccontato delle due volte in cui ha incontrato Massimo Troisi di persona.

L'ho visto una volta al residence Prati, era col suo caro amico Giovanni Benincasa, autore di una trasmissione che anche io facevo. 
Fu per me, allora 26enne, come un'apparizione celestiale! :-)
Poi lo rividi sul set de "Il postino" a Cinecittà, mi pare.
Mi fece impressione, era molto pallido, dimagritissimo. Si capiva che non stava bene.

Leonardo Pieraccioni


Ornella Muti ha omaggiato Ettore Scola al Bari Film Festival 2016 e, parlando del film "Il viaggio di Capitan Fracassa", ha citato anche il Nostro raccontando un simpatico aneddoto sul regista recentemente scomparso. A lei è andato il "Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence".
 
"A parte aver lavorato con Scola o con Massimo Troisi e Luciano Tovoli, il direttore della fotografia, un altro dei ricordi più belli è quello di aver recitato in un film interamente girato nel Teatro 5 di Cinecittà, tranne un paio di scene in uno studio adiacente, con neve, pioggia, fango, animali, carrozze. Stavamo lì dalla mattina alla sera, Scola faceva moltissimi ciak perché c’erano molti piani sequenza difficili. Però proprio i piani sequenza ci consentivano di addentrarci nella realtà del film, era un po’ come recitare a teatro. Certo, noi attori eravamo tutti sottoposti a lunghe attese, perché c’erano da sistemare le luci, tanto che una delle attrici, di cui non farò ovviamente il nome, andò a lamentarsi con Scola che rispose lapidario: ‘Io preferisco le luci agli attori!'

Con Massimo Troisi nacque subito una grande amicizia, sul set eravamo sempre insieme, forse anche perché entrambi del segno dei pesci."

Ornella Muti
 

martedì 22 marzo 2016

Massimo Troisi al Bari International Film Festival accompagna l'omaggio a Ettore Scola e a Marcello Mastroianni

Vent'anni fa se ne andava Marcello Mastroianni ed Ettore Scola avrebbe parlato in questo periodo personalmente con alcuni attori e registi per organizzarne l'omaggio al Bari International Film Festival 2016. Il maestro, presidente della manifestazione, ci ha lasciato però lo scorso 19 gennaio, ad un mese esatto dal compleanno di Massimo Troisi. E adesso sarà egli stesso uno dei personaggi al centro del prossimo Bif&st. All'interno della rassegna "Scola-Mastroianni 9½" troverà spazio anche il nostro Massimo: l'8 aprile sarà infatti proiettato il film "Che ora è" (ore 20:00, ingresso libero), che è valso a lui e a Mastroianni la Coppa Volpi per la Migliore interpretazione maschile al Festival di Venezia.

Altri appuntamenti del Bif&st 2016 riguardanti Massimo Troisi saranno i seguenti: il 5 aprile "Ettore Scola su Troisi e il lavoro degli attori" (ore 17:00, ingresso libero), il 7 aprile "Il viaggio di Capitan Fracassa" con a seguire una conversazione con Ornella Muti (ore 15:45, ingresso libero) e l'8 aprile la proiezione di "Splendor" (ore 9:15, ingressso riservato). 

Una importante manifestazione cinematografica che dà, insomma, il giusto spazio a Massimo accanto a due suoi grandi amici e colleghi.
 

giovedì 24 aprile 2014

Aneddoti e parole di Michael Radford su Massimo Troisi al Bif&st 2014

«Guardai “Ricomincio da tre” e notai Massimo. Aveva lo humor vicino a quello inglese, mi piaceva. Era perfetto. Gli proposi la sceneggiatura del film ("Another time, another place", del 1983, ndr) e mi disse che in Scozia faceva troppo freddo e non voleva fare il film. Quando mi propose Napoli, gli dissi che faceva troppo caldo.
È stata una scommessa fare un film in un’altra lingua, non fu facile e i ripensamenti sono stati tanti: vidi duecento attrici per il ruolo di Beatrice e non capivo se facevano finta di essere napoletane. Presi un caffè in piazza del Popolo e vidi due inglesi: dal modo in cui dissero “Please, can you give a cup of coffee?” capii molte cose di loro. E mi dissi: “Non posso fare un film dove non c’è la mia cultura”. Massimo mi corse in soccorso e mi disse: “L’importante è l’umanità e tu ce l’hai, al resto pensiamo noi".
Massimo era un Dio per la troupe e loro facevano quello che voleva lui, io diventai l’assistente. Aveva la capacità di far diventare alto il livello degli attori attorno a lui.

Non fu un omaggio postumo apporre la sua firma alla regia, ma un omaggio alla sua persona: Massimo Troisi era già molto malato, nel 70 per cento delle riprese del 'Postino' fu sostituito da una controfigura, ma la sua caparbietà e la sua voglia di vivere lo fecero continuare.

Massimo entrò in scena e cominciò a improvvisare. Non la smetteva più. Ma insomma, gli dissi, abbiamo scritto una bella sceneggiatura, perché non la rispetti? E allora, religiosamente, recitò con le battute che avevamo preparato. Ma proprio non riusciva a resistere e ogni tanto, sommessamente, mi chiedeva: Michael, qui posso fare una piccola improvvisazione?. 

Scegliemmo la controfigura per le orecchie, Massimo aveva delle orecchie molto particolari e questo ragazzo le aveva identiche alle sue e mi permetteva di fare controcampo senza che nessuno si accorgesse di niente.Ho la certezza di essere stato accanto a una persona speciale, nel privato e nel lavoro. Lavorare con lui era una ricchezza perché era un comico, non un attore al cento per cento, ma i comici spesso riescono a essere dei grandi attori perché conoscono i tempi. E già al primo ciak lui aveva capito tutto e tutto era perfetto, non ho mai avuto bisogno di ripetere le scene troppe volte. Aveva capito subito quel che volevo, la sua era una recitazione sottile, era una meraviglia vedere in che modo faceva questo mestiere.

Maria Grazia Cucinotta, all'epoca aveva 26 anni, si presentò perché era un'amica della fidanzata di Massimo, non aveva mai lavorato al cinema e non sapeva assolutamente recitare. Ma questo al cinema non rappresenta sempre un problema, lei aveva una presenza evidente, era altissima, nella sua famiglia erano tutti piccolini e lei si stagliava come un gigante, era molto carina, gentile. Il problema, ripeto, era che non sapeva proprio fare niente. Allora le dissi: Maria Grazia, tu non fare nulla. Quando io ti dico 'sorridi', tu sorridi, fai il più bel sorriso della storia del cinema, e non pensare ad altro'. E andò così. Quando, nella scena sulla spiaggia, s'innamora di lui, a un certo punto si volta verso la macchina da presa e fa un sorriso meraviglioso. Ricordo ancora la prima proiezione in America: davanti a quel sorriso dalla sala si levò un'esclamazione...».

Michael Radford
 

lunedì 9 dicembre 2013

Una retrospettiva, una mostra e alcuni incontri dedicati a Massimo Troisi al Bari International Film Festival 2014

troisi“Quest’anno il festival ci rimette addosso il fiato di due grandi del cinema riproiettando sui propri schermi, con due importanti e ricchissime retrospettive, il volto, la voce, la presenza scenica di Massimo Trosi e Gian Maria Volontè, entrambi  scomparsi 20 anni fa. Due personalità differenti che la morte ha separato prima che si potessero incontrare perché probabilmente insieme avrebbero voluto costruire un’opera. Noi cercheremo di tornare sulle tracce sia dell’impegno civile e straordinario di Volontè, che ha rappresentato il volto di tutto ciò che aveva a che fare con il cinema civile e di denuncia, sia della straordinaria sapienza, tipica della millenaria scena partenopea, di Troisi. Due grandi del cinema italiano che abbiamo amato molto e che con grande felicità riportiamo qui in questa scena mediterranea che è il festival internazionale di Bari. Gian Maria Volontè e a Massimo Trosi, hanno rappresentato due tra i protagonisti di percorsi fondamentali per la nostra educazione sentimentale”.

Nichi Vendola, presidente della regione Puglia
 

Due corposi tributi saranno dedicati a due grandi protagonisti del cinema italiano, entrambi scomparsi 20 anni fa: Gian Maria Volonté e Massimo Troisi. Di Volonté verranno presentati, oltre ai film da lui interpretati e a una mostra fotografica, anche tutti gli sceneggiati televisivi dei quali è stato interprete provenienti dalle Teche RAI, dirette da Barbara Scaramucci, che metteranno a disposizione del Bif&st anche i materiali di documentazione sul grande attore. Una serie di 8 incontri con i registi e gli attori che con Gian Maria hanno lavorato - curati da Giovanna Gravina Volonté - contribuirà ad approfondire il particolarissimo metodo interpretativo da lui elaborato per creare quella galleria di straordinari personaggi entrati nella storia del cinema.
L’altra grande retrospettiva verrà dedicata al regista, sceneggiatore e attore Massimo Troisi cui saranno anche dedicati, a parte i film e una mostra, alcuni incontri con quanti con lui hanno collaborato, a cura di Orsetta Gregoretti. Da segnalare che Gian Maria Volonté e Massimo Troisi avevano elaborato un progetto per lavorare insieme in un film. Progetto purtroppo non realizzato.

Il Festival, presieduto da Ettore Scola che ha diretto Massimo in ben tre film, si terrà a Bari dal 5 al 12 aprile 2014, al Teatro Petruzzelli e in altre 10 sale della città. 
  

giovedì 22 marzo 2012

Ettore Scola, il lato buffo dell'esistenza e il ricordo di Massimo Troisi

«Scarabocchi personali» di Ettore Scola, in mostra nella Sala Murat di Bari. Il regista disegna il repertorio umano con uno stile incisivo, duro e spigoloso

BARI - Per Ettore Scola i suoi disegni sono qualcosa in più di un pensiero trasformato in tratto grafico, sono, come egli stesso li definisce, «scarabocchi personali, destinati più al cestino che al cassetto». Per chi invece conosce lo Scola regista, quello capace di aspri affondi sociali su una commedia umana tutta italiana, tagliata con sguardi a tutto tondo sui ceffi grotteschi del sottoproletariato, sui saccenti e patetici intellettuali salottieri, sulle delicate solitudini di donne o di omosessuali, questi universi di bizzarre creature aiutano a tratteggiarne meglio la fisionomia creativa.

E’ un’umanità in cerca del «buffo dell’esistenza», costipata in affollati disegni o staccata in più sfoltite ambientazioni, da oggi in mostra a Bari all’interno della Sala Murat in occasione del BifEst. Per l’inaugurazione ufficiale bisognerà aspettare invece il 23 marzo quando ci sarà anche l’autore, che del festival barese è il presidente. La mostra invece sarà visibile fino al 30 marzo e poi proseguirà per Parigi. In realtà lo Scola disegnatore è sempre esistito, da quando giovanissimo partecipava alla rivista satirica Marc’Aurelio, storico magazine di cui condivideva le pagine con mostri sacri del calibro di Fellini, Camerini, Steno, Scarpelli, Marchesi, Metz, Zavattini. All’amico Fellini è peraltro dedicata una microsezione della mostra, dove il maestro è trasformato in un’icona, assolutamente riconoscibile anche quando compare di spalle seduto sulla sedia di scena con l’inconfondibile cappello, o quando campeggia isolato a tutta pagina in una grandezza che suona come un deferente omaggio. Molti dei suoi personaggi di penna, spesso precisati con più marcate identità direttamente nei suoi film, affidati a lapis o a inchiostro di china, disposti su fogli, tovaglioli, e margini di giornali, sono al contrario anonime comparse, esponenti di una variegata tipologia sociale.

Un repertorio umano popolato da nani, donne procaci, ometti opachi, turisti improbabili, incalliti e sfigati spettatori tv, tutti in uno stile compendiario ma incisivo, duro e spigoloso, ideale per una messa a nudo di vizi e virtù. Appena deformate o semplificate nel tratto, le figure si impongono nelle addensate impaginazioni dove si schierano come in un lungo piano sequenza, oppure si palesano in composizioni più rade, dove si impegnano in eccentriche ritualità o citano celebri fumetti, come nel caso del Bobo di Staino. Comunque difficilmente lasciano del tutto indifferenti, piuttosto recapitano quello stesso amaro retrogusto dei suoi più popolari personaggi cinematografici. La celebrazione scoliana avrà il suo punto di forza il 26 marzo quando nella Sala 1 del Multicinema Galleria verrà proiettato il film documentario intitolato Un ritratto di Ettore Scola diretto da Davide Barletti e Lorenzo Conte.

Marilena Di Tursi
Fonte: Corriere del mezzogiorno
 
 
Un disegno di solito è un progetto, organizzato prima mentalmente poi graficamente, quasi sempre ispirato da intenzioni illustrative, ornamentali, celebrative e caricaturali, eseguite per studio, per committenza e per omaggio.
I miei disegni invece - se si escludono le vignette del mio giovanile apprendistato nel settimanale "Marc'Aurelio" e qualche schizzo buttato giù durante la preparazione di un film per chiarire a me stesso e ai miei collaboratori lo spunto iniziale di un carattere, di una scena o di un costume - sono scarabocchi personali, destinati più al cestino che al cassetto.
Sono ghirigori mentali, giochi di parole visivi, segni tracciati per distrazione riflettendo ad altro o a niente.
Li faccio da sempre, su fogli, tovaglioli, margini di giornali (quasi mai su album da disegno), a lapis, a penna a inchiostro di china (mai con l'odiata biro). Non essendo io particolarmente dotato né per il ritratto né per il paesaggio, i miei "soggetti" sono figurine anonime, passanti e astanti irreali che trovano la loro possibile realtà nel riferimento a similitudini, tic e comportamenti di ordinaria quotidianità.
Sono personcine dall'esistenza abbreviata in una sola dimensione, senza chiaroscuri, perplesse nella fissità di un cenno o di uno sguardo: come quando un improvviso pensiero ci blocca per un istante in un gesto a mezz'aria. Ometti di periferia, donnine di case modeste, nudi o vestiti ma sempre alla ricerca di un contegno che sperano di trovare magari mettendo una mano in tasca e avendo un bicchiere nell'altra. Accostati per contrasto, figli giganti e padri nani, mariti minimi e mogli debordanti tentano di farsi notare con una occhiatina allusiva, un passo elegante, un atteggiamento allegro che ci faccia dimenticare la loro mostruosità.
Umanità piccola e malinconica che, se proprio le si vuole trovare uno scopo, è lì per affermare il lato buffo dell'esistente. Che poi è quello che ci aiuta a trovare il coraggio di vivere.


Con Massimo Troisi ci siamo trovati fuori dai film, umanamente. L'ho conosciuto quando ancora non faceva cinema, con La Smorfia. Mi piaceva il suo essere così poco napoletano nelle cose che non mi piacevano, io che sono di mamma napoletana. Era un intellettuale della contronapoletanità, fu contento di lavorare con Mastroianni perché non è che amasse molto fare il regista, mestiere di grande fatica fisica e dispersività. Ognuno vuole fare una domanda al regista che non ha quasi mai una risposta ma deve fingere di averla. Fu un rapporto facile, comodo e facemmo altri due film, nonostante gli dissi che non gli conveniva riguardo gli incassi. Con me faceva film di nicchia, ma lui amava questo. Abbiamo fatto tre film insieme più per il piacere di stare insieme che per i film.
Ettore Scola

Nel video seguente c'è anche Rosaria Troisi, che a proposito di "Che ora è" ci parla del rapporto di Massimo con papà Alfredo con divertenti aneddoti.