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giovedì 10 settembre 2015

Anche questa estate "Amici di Massimo Troisi" a Salina, l'isola del postino: le foto dei luoghi di Massimo

Come quasi ogni estate, "Amici di Massimo Troisi" torna a Salina. La passione ci spinge ogni volta in questi luoghi di poesia, anche per verificare se e come cambiano nel tempo gli scenari del film "Il postino". E come vengono conservati, insieme alle installazioni dedicate al Nostro. Purtroppo l'opera "Oltre il tempo" al porticciolo di Santa Marina Salina ha subito dei danni: pezzi del manifesto del film sono stati tirati via proprio nei pressi del titolo e della testa di Massimo. L'inciviltà, le invidie e i dispetti non risparmiano nessun posto.
Ci spostiamo a Pollara: qui la bella notizia. Anche per una serie di manifestazioni dedicate a Philippe Noiret, il murales di quest'ultimo è apparso accanto a quello del postino Mario Ruoppolo. Bello davvero, come il primo, di cui abbiamo catturato in esclusiva i momenti dell'artista all'opera (clicca qui). Unico, piccolo neo il fatto di aver dipinto Noiret seduto, di fronte a Massimo che guarda in alto nel nulla, in quanto in quella scena il poeta è in piedi. Appare invece in buono stato l'opera "L'ombra del postino", sempre a Pollara, che guarda ogni splendido tramonto dell'isola. Tutto uguale nei rifugi per le barche nella baia, compreso quello che era la casa del postino. Resta conservato così e così l'esterno della casa rosa del poeta, mentre prosegue inesorabile il consumarsi della spiaggia dell'ultima scena del film, ormai molto piccola. Evidentemente si è scelto di non intervenire anche perché bisognerebbe mettere in sicurezza l'insenatura.

Salina resta un imprescindibile luogo del cuore per me, dove si respira ancora Massimo e tante altre emozioni e sensazioni. Così come è accaduto a Giovanna, che ringrazio per il reportage e il commento qui sotto. Accompagnata da uno di quegli scherzi di Massimo (Luis Bacalov, autore della colonna sonora de "Il postino" era a bordo del suo stesso traghetto) che conosco bene...


Cristiano
 
E' stata un'emozione unica.
Fino a poco tempo fa, nutrivo rancore verso "Il Postino".
Ogni volta che lo vedevo non riuscivo a vedere null'altro che Massimo e la sua morte.
Qualche mese fa ho deciso di rivedere il film, guardandolo per quello che è: il film a cui Massimo ha deciso di "donare" il suo cuore.
E mi ci sono riconciliata.
Anche per questo volevo andare a Salina.
Guidata da Cristiano, ho fatto tutto il percorso. Sono arrivata alla casa rosa e mi sono seduta al posto di Massimo e sono rimasta lì: mi guardavo intorno e pensavo che quello era uno degli ultimi posti in cui Massimo era stato.
Ero emozionata, agitata.
Poi ho proseguito verso la baia. Mi hanno spiegato che la spiaggia si è accorciata molto rispetto a quando è stato girato il film. Un posto magico. Un'atmosfera che non ho mai trovato da nessun'altra parte.
Sarò matta ma anche sapere che sul traghetto che ho preso per andare alle Eolie c'era Bacalov mi è sembrato un ulteriore segno che mi lega a Massimo.
Non riesco a descrivere le emozioni che si provano a Salina. So che sono felice di esserci stata e che vorrei ritornarci presto. Per questo consiglio a tutti di andarci almeno una volta nella vita. Ne varrà la pena.

Ringrazio te, Cristiano, per avermi "accompagnato" in questo viaggio.
Un bacio a tutti

Giovanna










venerdì 1 agosto 2014

Dentro la casa del Postino e non solo: Salina, l'isola della poesia vent'anni dopo (VIDEO)

Al sesto "pellegrinaggio" a Salina, alimentato come sempre dalla passione vera, quella che fa fare centinaia di chilometri come fossero niente, è successa una cosa speciale che condivido con voi. Finalmente ho incrociato sull'isola il proprietario della casa rosa de "Il postino" il quale, cosa non proprio da tutti i giorni viste le vicissitudini da sempre in atto, mi ha e ci ha aperto le porte della villetta con grande disponibilità e cortesia. Ero salito fin sopra la casetta per il solito momento di meditazione sul patio ed invece, con mia grande sorpresa, sono finito dentro quelle mura di poesia con il cuore in gola e una tempesta di emozioni dentro. E ve ne accorgerete dal video, scusandomi: prima dico di non volervi salutare singolarmente per non dimenticare nessuno, poi lo faccio immediatamente alla rinfusa. Incongruenze di un momento per me davvero speciale, nel quale volevo coinvolgervi tutti. Naturalmente qualcuno di importante l'ho di certo dimenticato...cerco di riparare qui. Questo video è per Francesca, Maria, Anita, Roberto "Bob", l'uomo delle location, Corrado, Patrizia, Angela, Daniela V. e Angelo, Angela P., Claudia, Selma, Tiziana, Teresa, Ciro, Giuseppe, Giovanna, Mimmo, Pasquale, Eduardo, Maddalena, Michele, Erminia, l'appassionata "incompresa", Maurizio, tutto l'Interclub di San Giorgio a Cremano, per il grande Giuseppe Sommario, per Maria Bocchetti, Valentina e Gianni. Magari ho ancora dimenticato qualcuno ma sono certo mi comprenderete... E mi scuserete per la burla su Facebook: purtropppo non ero seduto al tavolino per firmare il contratto della casetta per "Amici di Massimo Troisi", ma stavo semplicemente firmando il libro degli ospiti ;). A proposito, ora anche dentro quel quaderno ci siete tutti, come vedrete dal futuro post con le foto. 

Grazie per l'attenzione e la passione condivisa e quindi arricchita di emozioni, siete qualcosa di davvero speciale,

Cristiano
 
                          

mercoledì 11 giugno 2014

Michael Radford: Massimo Troisi era un uomo senza paura

“Se la commissione italiana avesse proposto Il postino come miglior film straniero all'Academy, allora avremmo sicuramente vinto l'Oscar. E' il mio lavoro più celebre e popolare. C'erano lunghe pause. Dovevamo fermarci a causa della salute di Massimo Troisi. Lui arrivava, diceva le sue battute e poi andava a sedersi. Ho lavorato con una controfigura per tanto tempo. Avremmo dovuto completare le riprese de Il postino in sette settimane. Alla fine ne sono servite quindici, perché ci fermavamo sempre”. 

Michael Radford 
 
Quanto questo continuo slittamento di riprese ha creato altri problemi? Che tipo di problemi?
Parecchio. Gli attori rischiavano di perdere altri ingaggi: alcuni hanno dovuto lasciare il set. Poi un giorno Linda Moretti, che interpreta la zia, si è rotta un braccio. Anche lei improvvisamente era fuori combattimento per tre settimane. Ecco sì, quelle riprese furono un incubo. Non so nemmeno come siamo riusciti a finirlo, da qualche parte dentro di me mi dico che ci siamo riusciti per magia. 
 
Dopo vent'anni qual è la qualità che ricorda di più di Massimo Troisi?
Che era un uomo senza paura. Massimo voleva davvero fare questo film nonostante la sua malattia. Sul set avevamo bombole di ossigeno, c'era perfino un elicottero pronto a trasportarlo in ospedale se fosse successo qualcosa. Lui era molto debole, dopo aver mangiato aveva bisogno di dormire quattro ore perché il suo processo di digestione era molto lento. Un giorno a Roma ho registrato la sua voce e realizzato diversi primi piani. Una serie di immagini che abbiamo realizzato nel caso la sua malattia fosse peggiorata. 
 
Nel senso che sapevate che la sua morte era un rischio? 
Sapevamo che era molto malato, non sapevamo che da lì a poco sarebbe morto. Nemmeno lui lo sapeva: aveva un cuore pronto per il trapianto a Londra. Dunque ecco, mi ricordo soprattutto il suo coraggio e la sua componente “napoletana”.
 
Mi parli di più di questa "componente napoletana"...
Un discorso legato alle emozioni. Ricordo che parlavamo di questo cuore che lo attendeva all'estero e del fatto che secondo lui lo avrebbe cambiato. Mi diceva: “Io sono un attore e il mio lavoro è recitare con le emozioni. Le emozioni vengono dal cuore: dunque che tipo di attore sarò senza le mie emozioni?”. Ed era molto serio, non stava scherzando! 
 
Quanto Il postino ha segnato la sua carriera? Dopo due decenni torna mai a guardare quel film? 
Tendo a non guardare i miei film di solito. Non guardo Il postino da dieci anni ed è l'unico dei miei film che mi ha portato agli Oscar. Credo che faccia parte di una traiettoria che continuo con alcuni miei lavori, quelli a cui sono più legato: storie piccole di persone ordinarie ambientate in diverse culture. Ho iniziato con Another Time, Another Place, una storia d'amore che era ambientata in Scozia. Poi ho fatto "Il postino" in Italia. Qualche anno fa ho girato questo piccolo film in Spagna: si intitola "La mula" ed esplora l'epoca della guerra civile. Sto ancora combattendo in tribunale per finirlo, ho avuto problemi con i produttori che sono stati dei veri e propri gangster.

Ha intenzione di continuare questo percorso?
Sì, mi piacerebbe girare un film in Pakistan. Si tratta di un progetto molto personale in cui proverò a dare un volto a queste persone che vediamo tutte le sere nei notiziari: quelle che bruciano la bandiera dell'America o odiano l'occidente. Voglio mostrarli nella loro quotidianità: vivono la loro vita in circostanze durissime, ma allo stesso tempo si innamorano anche loro, si tradiscono, hanno sogni e ambizioni, vanno al lavoro, vanno a scuola. Fanno parte del mondo in cui viviamo quindi mi interessa molto raccontarli.


  

giovedì 1 agosto 2013

Anche Maria Grazia Cucinotta a Salina per la serata del 2 agosto dedicata a Massimo Troisi

Massimo Troisi Il postino Der Postmann
La seconda edizione del MareFestival in programma a Santa Marina di Salina continua con una ricca e variegata programmazione. La serata del 2 agosto, dedicata a Massimo Troisi, alla presenza di Maria Grazia Cucinotta e Nicolas Vaporidis, sarà arricchita dalla partecipazione di John Real, Matteo Tosi e Federica De Cola.
Matteo Tosi reciterà la poesia “Grazie”, scritta da Troisi, per rendere omaggio al celebre attore. Nel pomeriggio al Club Halgoduria, a pochi passi dalla passeggiata che sarà intitolata a Massimo Troisi, l’inaugurazione della mostra fotografica “Sulle rotte di Eolo” di Gianmarco Vetrano. 
  
Ricordiamo che in questa occasione l'omaggio più grande a Massimo sarà l'inaugurazione di una passeggiata del lungomare e di una scultura a lui dedicate. Chapeau per l'isola di Salina.

Buona estate a tutti,

Cristiano
   

lunedì 30 aprile 2012

Le vie della passione sono infinite: l'Oscar di Massimo Troisi (VIDEO)

"Questo film è stato fatto grazie allla passione di Massimo Troisi, un uomo magnifico e un grande attore. E io dedico questo riconoscimento a lui." 
(Luis Bacalov)
 

Uno su cinque, ma come ho già detto gli Oscar nulla tolgono e nulla aggiungono alla grandezza di Massimo. E, anche in base a certe logiche politiche e di mercato, non era possibile ottenere di più. Al momento della proclamazione la busta col nome del vincitore non si trova, magari è per via del postino Mario Ruoppolo che ha deciso di scioperare. Ha qualcosa di più importante da fare, metafore... Ma un grande applauso gli rende giustizia, la commozione di Sharon Stone umanizza la situazione.
Impariamo anche da questo breve video fin dove può condurre la passione, la poesia, l'arte. Dalla periferia al mondo intero, dal proprio io ai cuori di tutti.

Cristiano

                               

mercoledì 21 marzo 2012

In missione al Museo del Cinema di Torino, per Massimo Troisi

La passione è anche militanza. Nel giro di quasi tre anni io, Annalisa e Marta siamo stati al museo del cinema di Torino, ospitato nella suggestiva cornice della Mole. Non abbiamo saputo esimerci dal lasciare una piccola "nota" sul libro degli ospiti. 

"e...l'ultimo italiano entrato nella cinquina dell'Oscar per il miglior film in assoluto? (MASSIMO TROISI)...mò ve lo segno PROPRIO!".

Perché tra tanti grandi non possiamo credere che, in un museo del cinema italiano, ci si sia dimenticati dell'attore-autore partito da San Giorgio a Cremano e arrivato agli Oscar. Perfino di Totò e Peppino non c'è che una piccola foto di un piccolo articolo di un vecchio giornale, nascosta in un angolino.
Detto questo il museo vale una visita, come potrete vedere dal video qui in basso... Massimo lo trovammo, ma soltanto in un libro in vendita allo shop del museo. Di questi tempi è già qualcosa.

Cristiano




                               

domenica 4 marzo 2012

Per un cartoon da Oscar ci vuole Massimo Troisi

Il film d'animazione della Pixar era in lizza per una statuetta 

Enrico Casarosa: ho visto e rivisto i film di Massimo per carpire i segreti della grande gestualità napoletana

   

Troisi e il protagonista del cartoon PixarCon il corto “La Luna” è stato il primo italiano candidato agli Oscar per un film d’animazione. Quella sera non ha vinto, “sulla luna” però, metaforicamente, ci è andato lo stesso. Enrico Casarosa, quarant’anni, genevose, da dieci vive e lavora, come story artist, negli Stati Uniti, alla Pixar. In un’intervista al Fatto Quotidiano ha raccontato di essersi ispirato a Troisi per alcuni dei personaggi del suo cartoon. «Abbiamo guardato un sacco di film con Massimo Troisi per portare un po’ di quel gesticolare napoletano dentro ai nostri personaggi», ha spiegato. 

Casarosa aveva la necessità di caratterizzare alcuni dei protagonisti del suo corto. “La Luna” è la storia di un bambino che scopre il lavoro che fanno i propri familiari quando, una notte, il padre e il nonno decidono di portarlo in barca con loro. Nell’idea di Casarosa il bambino, come il padre e il nonno, dovevano avere un’espressione, un’aria, un atteggiamento italiano. Come dare quindi ai personaggi di un cartoon simili caratteristiche? Attraverso la gestualità e il modo di parlare, ha pensato Casarosa. 

E chi allora, meglio di altri, poteva rendere sullo schermo simili caratteristiche in modo che i disegnatori e gli sceneggiatori potessero capire quali espressioni e quali movimenti dare ai personaggi del cartoon? Per il disegnatore italiano i cartoonist potevano imparare solo da Massimo. Enrico Casarosa da dieci anni lavora alla Pixar. Negli ultimi anni ha lavorato a lungometraggi di successo come Ratatouille, Cars e Up. Quando, tempo fa, ha proposto al direttore creativo della Pixar John Alan Lasseter di finanziare "La Luna", il produttore cinematografico statunitense non ci ha pensato troppo prima di dire sì, convinto proprio, riporta l’intervista, da quel “sapore” italiano dei personaggi. 

Domenico Andolfo
28 febbraio 2012

FONTE: Corriere del mezzogiorno
  

martedì 25 ottobre 2011

Come piazza Garibaldi a San Giorgio a Cremano divenne piazza Massimo Troisi

E Troisi scalzò Garibaldi (dopo il sondaggio dal barbiere)

Il vantaggio della cattiva memoria è che si gode parecchie volte delle stesse cose per la prima volta (Friedrich Nietzsche)

La piazza fu un successo del sindaco prima dell'Oscar. Ora è il ritrovo dei ragazzi Il primo cittadino: Non volevo aspettare i tempi della burocrazia. Mi hanno accusato di avere usato Massimo in modo massiccio. È vero, ma l' ho fatto per la città La sorella: È strano pensare che un ragazzino come lui, cresciuto in una famiglia semplice, uno come tanti, sia arrivato a dare il nome alla piazza dove siamo vissuti

Il sondaggio informale affidato a Romanelli, il barbiere, registrò un generale consenso e due irreversibili no: due anziane sorelle affacciate sulla piazza che non volevano saperne di rinunciare a Garibaldi per Troisi. E che per lungo tempo ancora avrebbero spedito lettere di protesta in Comune. «Si vede che Massimo gli aveva rotto un vetro giocando a pallone da bambino...», sorride Aldo Vella, a quei tempi sindaco. I negozianti, invece, che pure avrebbero avuto le maggiori seccature burocratiche dal cambio di indirizzo, nell' «inchiesta» condotta tra schiuma e rasoio risultarono ampiamente favorevoli. Qualcuno addirittura entusiasta di lì a poco avrebbe ribattezzato il locale: bar Piazza Massimo Troisi. Lo slargo al centro di San Giorgio a Cremano dove l' artista ha abitato da bambino, a poche centinaia di metri dai luoghi in cui è cresciuto, ha recitato, ha fondato la Smorfia, ha ambientato il primo lungometraggio (Ricomincio da tre), è costantemente tornato (dopo il trasferimento a Roma) per la tombola a Natale e le feste in famiglia, da oltre vent' anni porta il suo nome, ed è ancora meta del pellegrinaggio di fan, turisti, amici. Alcuni tra i colleghi anche celebri del mondo dello spettacolo «quando si trovano a Napoli fanno uno squillo e passano di qui, vengono a prendere un caffè a casa», a due strade di distanza, racconta Rosaria, che tra i fratelli è quella che più si è fatta carico della memoria di Massimo. «È ancora molto strano per me pensare che un ragazzino come lui, cresciuto in una famiglia semplice, uno come tanti, anzi più fragile degli altri - per la febbre reumatica che da piccolo gli indebolì il cuore, ndr - sia arrivato a dare il nome addirittura alla piazza in cui abbiamo vissuto». Nessuna immagine dei sei fratelli Troisi bambini. «Non la tenevamo neanche, la macchina fotografica», spiega Rosaria. Ricordi, però, a migliaia. «Abitavamo lì - indica il vuoto - prima che palazzo Bruno crollasse. Le finestre del terzo piano a sinistra», mostra una vecchia cartolina riprodotta in un libro. «Mamma per farci salire in casa la sera s'affacciava sulla piazza e chiamava. Prima noi femmine, i maschi potevano restare a giocare di più, e io li invidiavo...». A mezzogiorno di una domenica di un autunno che pare estate «mieze e' Tarall» il sole è implacabile. S'è chiamato per decenni così, largo Taralli, prima e anche dopo l' unità d' Italia, questa conca che è il nodo di San Giorgio a Cremano, provincia incollata a Napoli, alla confluenza irregolare di colate di lava del Vesuvio. «'ncopp ai Taralli» anche si diceva, conservando il nome della famiglia che un tempo possedeva questo pezzo di terra vulcanica in pendenza. Nessuno ha davvero mai detto: «Incontriamoci in piazza Garibaldi». Adesso invece, dall'inaugurazione - l' 11 gennaio 1997 alla presenza di cittadini, familiari e dell'allora ministro dell'Interno Giorgio Napolitano -, soprattutto i ragazzi più giovani si ritrovano dalle parti di piazza Troisi. Un avvallamento senza ripari di alberi o pensiline, un parcheggio all'aperto su un versante, l'uscita della ferrovia circumvesuviana, corso Roma, le strade strette di alimentari e piccoli negozi, un'edicola della Madonna e al centro una sorta di anfiteatro piastrellato e delimitato da gradoni bassi in cui può venir bene una partita di calcio o un raduno di adolescenti dopo il tramonto. Di giorno, però, è più comodo girarci intorno. «Piazza tormentata - ammette l' architetto Vella, che pure da sindaco tentò una sistemazione -. Nell' 800 incrocio di viali alberati, tranciati dalla vesuviana a metà del Novecento», non ha ancora trovato la sua forma definitiva. L'ultima ristrutturazione nel 2005, ora un nuovo stanziamento statale di mezzo milione di euro per «completare i lavori». Durante il suo mandato, contemporaneo alla vittoria del centrosinistra di Bassolino a Napoli nel ' 93, Vella lavorò molto sull' identità di quella che definisce la «città vesuviana», l'agglomerato che unisce San Giorgio a San Sebastiano, Portici, Ercolano, intrecciando strade e sovrapponendo confini. «Allora era considerato un prolungamento della periferia residenziale di Napoli, ma in ognuno di questi Comuni esiste un paese con una sua storia», che voleva distinguersi dal destino della metropoli. Nella ricostruzione di un percorso autonomo, Massimo Troisi ha un ruolo inconsapevole e determinante. Alla sua morte, il 4 giugno 1994, è senza dubbio il cittadino più rappresentativo di San Giorgio a Cremano: il Comune non vuole aspettare i tempi della burocrazia per celebrarlo e farne il punto di riferimento per la rinascita. «Mi hanno accusato di averlo usato in modo massiccio - si autodenuncia l' ex sindaco -: è vero, ma l' ho fatto per la città». La decisione di intitolargli la piazza centrale in tempo per la partecipazione del Postino alla Notte degli Oscar - candidato postumo a miglior film straniero - attira critiche e veti. A partire dalla Società di Storia Patria di Giuseppe Galasso. A sbloccare l'assegnazione è un'amica giornalista, fan di Massimo, che procura a Vella un'apparizione al Maurizio Costanzo Show . Due giorni prima della serata di Los Angeles (era marzo 1996) e del maxischermo previsto in piazza, arriva la telefonata che dà il via libera: la targa di Troisi prenderà il posto di Garibaldi (e il sindaco sarà involontario eroe dei neoborbonici). Nucleo del paese ed epicentro di tutte le attività di Massimo ragazzo: da quella piazza, Troisi avrebbe fatto pochi metri anche dopo il trasloco della famiglia. Nella finzione di Ricomincio da tre, in cui la religione diventa attesa del miracolo, il padre del protagonista, Gaetano, si premura di dare l'indirizzo giusto alla statua della Madonna che prega perché gli ricresca la mano: «Via Cavalli di Bronzo 31», scandisce. È il condominio dove, nella realtà, i sei fratelli sono stati fino al ' 72, gli ultimi anni in cui la famiglia è rimasta unita e serena. In quel palazzo Massimo si è ammalato al

cuore; nella sua stanza - di nuovo a letto con la febbre - ha assistito, appena diciassettenne, alla morte improvvisa della mamma, che gli era accanto per curarlo. È stata soprattutto Rosaria, di otto anni più grande, a prendersi cura di lui. Una storia drammatica, ma anche di grande orgoglio: «Chi avrebbe immaginato tanto successo... Quando sono andata in America per gli Oscar pure al controllo passaporti sapevano chi era Troisi, mi dicevano The Postman ...». Rosaria da sempre scrive, ha recitato in teatro, adesso è alle prese con un volume (Oltre il respiro. Massimo, mio fratello, insieme a Lilly Ippoliti, per le Edizioni Iacobelli, uscirà il 10 novembre) che racconta l' infanzia dei Troisi attraverso una mappa delle case di San Giorgio che hanno abitato, affrontando per la prima volta i ricordi - come la morte della madre - più dolorosi e intimi. Se non ha potuto studiare all'Università né lavorare, Rosaria è però incredibilmente toccata dalla stessa grazia del fratello: uguale sensibilità poetica, impressionanti tempi comici. Un dono di famiglia che ha contagiato anche il marito, Luigi, fidanzato di sempre e fonte di ispirazione di celebri gag: quella di Lello Arena che citofona e prima ancora di avere risposta è già dietro alla porta di casa, per esempio. Molto della vicenda artistica di Massimo nasce in questi pochi metri di Vesuvio, tra parenti e amici. Ricomincio da tre, di cui quest' anno si celebra il trentennale, è stato girato in gran parte nella villa Vannucchi, a due isolati dalla piazza, allora celata dai ponteggi, oggi riscoperta e ristrutturata. E anche la celebre battuta finale, pronunciata da Gaetano a Firenze, quando propone a Marta il nome da dare al bimbo che nascerà - «Avevo pensato Ugo... così ' o guaglione viene più educato, Massimiliano viene scostumato, è proprio il nome... ' a mamma prima ca' o chiamma Mas-si-mi-lia-no ' o guaglione chissà aro' sta ...» - è nata in un altro luogo familiare, la bottega di Giorgio Romano, detto «Romanelli», barbiere del quartiere dal quale Troisi padre non è mai riuscito a pagare un taglio o una rasatura. Omaggio alla famiglia, ma anche sincero affetto della comunità. Qui c'è il record mondiale d'abitanti per km quadrato. San Giorgio a Cremano è il più piccolo dei Comuni vesuviani, incollato alla periferia orientale di Napoli, oltre 47 mila abitanti. Sviluppatosi tra i '60 e i '70 come appendice residenziale della città per accogliere la piccola e media borghesia in uscita dal capoluogo, nell'espansione si è saldato con i comuni limitrofi di Portici, soprattutto, ed Ercolano e San Sebastiano al Vesuvio, in un'area che registra una delle densità di popolazione più alte del mondo (il record è di Portici: 12 mila abitanti per km quadrato). L' artista Massimo Troisi nasce a San Giorgio a Cremano, Napoli, il 19 febbraio 1953. Figlio di un macchinista ferroviario, ha cinque fratelli. La mamma muore quando ha 17 anni. Massimo recita sin da ragazzino, fonda i primi gruppi teatrali a San Giorgio (tra cui «La Smorfia» con Lello Arena e Enzo Decaro), approda alla tv. Il primo lungometraggio è «Ricomincio da tre» nel 1981 (David di Donatello come miglior film e miglior attore), seguono tra gli altri «Scusate il ritardo», «Non ci resta che piangere» (con Benigni), i lavori con Scola come «Il viaggio di Capitan Fracassa». Nel 1994, benché la malattia al cuore si sia aggravata Troisi porta a termine le riprese de «Il Postino», con Philippe Noiret: uscirà postumo. L' attore muore il 4 giugno 1994 per una crisi cardiaca a casa della sorella Annamaria a Ostia.

Coppola Alessandra
 

Corriere della Sera, 23 ottobre 2011
    

lunedì 28 febbraio 2011

Massimo Troisi: un toccante ricordo di Philippe Noiret (VIDEO)

Due grandissimi attori: uno adottato dall'Italia, l'altro adottato per sempre dai nostri cuori. Poche parole di Philippe per Massimo, ma che scavano profonde. Due amici che si sono conosciuti alla fine del percorso, magari per poi ricongiungersi per sempre e dedicarsi alle metafore per noi ancora incomprensibili.

Cristiano


Non ho mai visto l'anima di qualcuno come si vede l'anima di Massimo ne "Il postino".
Philippe Noiret


                             

sabato 9 ottobre 2010

Una fiction tutta dedicata a Massimo Troisi, le parole di Valsecchi

In arrivo fiction su Troisi L'attore avrà il volto di TroianoIn arrivo fiction su Troisi
L'attore avrà il volto di Troiano


Un film su Canale 5, titolo "Ricomincio da me". Protagonista, nel ruolo del grande artista napoletano scomparso a soli 41 anni, l'interprete della serie "Ris", Fabio Troiano. Il produttore Valsecchi: "Massimo era una persona speciale, oggi ci sono i dvd dei suoi film ma i giovani non l'hanno mai conosciuto". 

"Racconteremo il sogno di un ragazzo del Sud che va alla conquista del cinema, il sogno realizzato di un grande attore, che avrebbe potuto ancora dare tanto". Il produttore Pietro Valsecchi (Un eroe borghese, Il capo dei capi) prepara un film per Canale 5 sulla vita di Massimo Troisi. Si ititolerà Ricomincio da me, protagonista sarà Fabio Troiano, 36 anni, visto in tv nella serie "Ris" e adottato dal cinema. Le riprese - ma ancora non è stato scelto il regista - partiranno a primavera; Anna Pavignano, da sempre coautrice dei film di Troisi, curerà la sceneggiatura. "L'Italia è un paese che dimentica in fretta - dice il produttore - oggi ci sono i dvd dei film di Massimo, ma i giovani - penso a mio figlio adolescente - non l'hanno conosciuto. Era tempo che stavo pensando al progetto di un film sulla storia umana e professionale di Troisi, e credo che finalmente i tempi siano maturi". Valsecchi era amico dell'attore regista: "Massimo era una persona speciale, un uomo ironico ma dotato di grande sensibilità. Era intelligente e molto spiritoso, abbiamo passato insieme una settimana indimenticabile in un centro benessere. Mi sfidava a biliardo e vinceva sempre lui".

Troisi, scomparso nel '94 a soli 41 anni stroncato da un attacco cardiaco, è rimasto uno degli attori più amati: aveva iniziato con La Smorfia, dopo il debutto il grande successo in tv si era imposto al cinema. Nei film metteva in scena se stesso, un ragazzo di provincia (era nato a San Giorgio a Cremano, alle porte di Napoli) sfortunato con le donne, sognatore, un po' ingenuo. Indimenticabili  "Ricomincio da tre", "No grazie, il caffè mi rende nervoso", "Scusate il ritardo". "Non ci resta che piangere", "Pensavo fosse amore invece era un calesse ". Nel 1996 fu candidato all'Oscar come miglior attore per "Il Postino" (il film ebbe in tutto cinque candidature, vinse l'Oscar Bacalov per la colonna sonora).

Timido, dotato di una vena poetica rara, Troisi raccontava che da ragazzino era rimasto folgorato da "Roma città aperta" di Rossellini, film che lo aveva emozionato e spinto verso il cinema. Anche se il primo pensiero, dopo aver visto quel capolavoro, era stato un altro: "Massimo, da grande tu devi fà 'o geometra".

(08 ottobre 2010)

Silvia Fumarola 
www.repubblica.it

  

domenica 26 settembre 2010

Dal postino Troisi a Sandro Penna, passando per Pessoa: l'inafferrabilità della poesia racchiusa in ogni scheggia del mondo

Postino: "Cioè voi che volete dire allora, che il mondo intero no? il mondo intero proprio...dico col mare, col cielo, con la pioggia, le nuvole..."
Poeta: "Ora tu puoi già dire eccetera eccetera..."
Postino"Eh, eccetera eccetera...cioè il mondo intero allora è la metafora di qualcosa?"
Poeta: "........."
Postino: "Ho detto una stronzata..."
Poeta: "No, per niente..."
Postino: "Avete fatto una faccia strana.."
Poeta: "Mario facciamo un patto: adesso faccio un bel bagno e rifletterò sulla tua domanda. E poi domani ti darò una risposta"
Postino: "Ma veramente?"
Poeta: "Sì, veramente"

Soltanto il postino Mario Ruoppolo conoscerà la risposta del poeta Neruda, semmai ci sarà stata. Ma forse la risposta era già presente nella domanda e Mario entusiasta della scoperta ha voluto porla comunque. La poesia è forse preesistente alla sua stesura, maestosa e inafferrabile, dirompente, si racchiude anche nella più (apparentemente) insignificante scheggia del mondo. E' dannatamente, magicamente misteriosa; silenziosa come la risposta di Don Pablo. Questo dice Pessoa. Ma Mario Ruoppolo crea una metafora incoscientemente, senza mettersi a tavolino per scrivere una poesia. E qui arriviamo a Sandro Penna.


La poesia è in ogni cosa: nel mare e nella terra, nel lago e sulla sponda del fiume. È anche nella città, non lo si può negare; qui dove sono mi sembra evidente: c'è poesia in questo tavolo, in questo foglio, in questo calamaio; c'è poesia nel frastuono delle vetture nelle strade, c'è poesia in ogni momento e persino nelle cose ordinarie, nel ridicolo movimento di un operaio che, dall'altra parte della strada, sta dipingendo l'insegna di una macelleria.
Il mio senso interiore predomina in tal misura sui miei cinque sensi, vedo in questa vita le cose -così credo- in un modo differente da quello degli altri. Per me c'è -c'è stata- tutta una ricchezza di significati in cose così ridicole come la chiave di una porta, un chiodo sulla parete, i baffi di un gatto. Per me, c'è tutta una pienezza di suggestioni spirituali in una gallina che attraversa la strada con i suoi pulcini. Per me c'è tutto un significato più profondo degli stessi timori umani, nell'odore del sandalo, nei vecchi barattoli di un mucchio di spazzatura, in una scatola di fiammiferi abbandonata in un fosso, in due fogli sporchi che in un giorno di vento svolazzano e si inseguono lungo la strada. Perché la poesia è stupore, meraviglia come qualcuno che, cadendo dal cielo con piena coscienza del suo cadere, contemplasse attonito le cose. Come qualcuno che conoscesse l'anima stessa delle cose, e facesse il possibile per rammentare questa conoscenza, ricordando che non erano così come le conobbe, non in questa forma e condizione, ma non ricordando nient'altro

Fernando António Nogueira Pessoa
  
 
Sarebbe ridicolo citare D'Annunzio che dice che i versi sono nell'aria, il poeta li deve solo cercare. Ma insomma, in fondo, un po' di verità c'era. E non per lui, forse per lui meno di tutti, ma per i poeti veri è così. I poeti veri non devono avere coscienza, non devono mettersi a tavolino e dire: 'Scrivo una poesia'.

Sandro Penna



Le riflessioni degli "Amici di Massimo Troisi":

- Ho dovuto aspettare qualche minuto per trarne delle riflessioni: così denso di significati che bisogna attendere un po' prima di rendere nero su bianco ciò che trasmette. Credo che la poesia esista anche prima che venga elaborata dall'artista, ma serve anche per rendere mediante metafore ed altre figure retoriche ciò che degli elementi oggettivamente semplici trasmettono a noi soggettivamente. Solo su un'affermazione non sono d'accordo, ovvero quella di non ritenere D'Annunzio un vero poeta: d'accordo, un autore molto sperimentatore, forse dallo stile un po' troppo "pomposo" ma anche lui un vero poeta della natura e delle emozioni, seppure un po' particolare.
 Valentina

- Credo che la poesia sia il contenitore di ogni nostro pensiero. Sia per chi la scrive, sia per chi la legge o "per chi gli serve". Quando i nostri sono pensieri che non vogliamo trattenere - perché fatti di amore, amicizia, contemplazione del bello, amarezza o tragedie che ci toccano nel profondo- il contenitore si apre e la poesia ci fa conoscere. Agli altri come a noi stessi. L'inafferrabilità della poesia sta nel nostro timore di dar loro una forma; l'inafferrabilità della poesia sta perciò in tutti i pensieri che preferiamo tenere nascosti. Sono poesie che non scriviamo o non leggiamo.
 Francesca