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venerdì 6 marzo 2015

Cecchi Gori diffida la Lucky Red per "Non ci resta che piangere" nelle sale: ma è un restauro, non una versione aggiornata. Gli incassi e gli spettatori della tre giorni

Non ci resta che piangere Massimo Troisi Roberto Benigni
Vittorio Cecchi Gori ha inviato una diffida alla Lucky Red Distribuzione cinematografica per la distribuzione nelle sale del film 'Non ci resta che piangere', scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi, a 30 anni dal suo esordio nei cinema.
"In nome e nell'interesse di Vittorio Cecchi Gori, produttore dell'opera cinematografica 'Non ci resta che piangere', si invita e diffida la società in indirizzo -si legge nella diffida inoltrata alla Lucky Red dallo Studio Legale Passalacqua- nonchè tutti i soggetti da questa coinvolti, a procedere con la distribuzione della versione aggiornata dell'opera sopra menzionata in assenza di previa autorizzazione e assenso del produttore, titolare dei diritti, al netto delle intervenute vicende societarie".

Fonte: adnkronos.com


LA RISPOSTA DELLA LUCKY RED

Vittorio Cecchi Gori contrario alla riedizione, restaurata e rimasterizzata, del film cult di Benigni & Troisi Non ci resta che piangere, in sala dal 2 al 4 marzo, diffida tramite l’avvocato Gianfranco Passalacqua la Lucky Red a distribuire il film. Questo, “in assenza di previa autorizzazione e assenso del produttore titolare di diritti, al netto delle intervenute vicende societarie”, dice il legale di Cecchi Gori. 
Pronta la replica di Lucky Red che, ribadendo all’ANSA, di essere esecutrice in qualità di distributore cinematografico, sottolinea che titolari dei diritti del film, dopo la vendita della library Cecchi Gori alcuni anni fa, sono ora tre società: 
Non ci resta che piangere Massimo Troisi Roberto Benigni
Mediaset e la Film&Video di Marco Gaudenzi, oltre allo stesso Roberto Benigni con la Melampo. Né il produttore di allora Mauro Berardi, né la famiglia Troisi, si apprende dalla Lucky Red sono stati contattati, trattandosi di una semplice “operazione commerciale”. 
Secondo il legale di Cecchi Gori si tratterebbe di una ”versione aggiornata” del film, ma dalla distribuzione si replica che si tratta semplicemente di un restauro.
Fonte: cinema.mtv.it
 

Lucky Red ha distribuito Non ci resta che piangere come uscita evento dal 2 al 4 marzo in 202 schermi, incassando oltre 270 mila euro. La pellicola si è piazzta tra il terzo e il quarto posto dei film più visti in Italia in quei giorni. Ecco il dettaglio dai dati di cineblog.it:

2 marzo -  € 48.875 - 5.959 spettatori
3 marzo -  € 110.166 - 13.284 spettatori
4 marzo - € 114.005 - 13.888 spettatori
  

domenica 19 ottobre 2014

Michael Radford: "La malattia donò a Massimo Troisi una profondità rara e arricchì il suo umorismo"

Il Guardian ha pubblicato un testo di Michael Radford dedicato a Massimo Troisi, in occasione della proiezione del suo ultimo film Il Postino (1994) alla seconda edizione del Festival Italian Cinema London (1-10 aprile 2011, Riverside Studios, Londra). "Dopo 17 anni trascorsi dalla morte di Massimo Troisi, lui è ancora presente nella mia vita, come quando era vivo." racconta Radford. Ecco alcuni passi:

"Praticamente la sua intera esistenza è stata segnata dalla malattia. Giovanissimo, ha contratto una febbre reumatica, la 'malattia dei poveri', che gli ha danneggiato il cuore. A 19 anni aveva già un bypass quadruplo, sapeva che prima o poi avrebbe avuto bisogno di un trapianto. Sopportò tutto senza lamentarsi, ma il dolore gli donò una profondità, rara in un'età così giovane, che ha dato un significato in più al suo umorismo.
  
Ho avuto modo di conoscerlo mentre stavo girando il mio primo film, Another Time, Another Place, sui prigionieri di guerra italiani in Scozia. Avevo già visto Ricomincio da tre, e fui immediatamente colpito dal suo humor. Gli chiesi di partecipare al mio film, ma rifiutò con la motivazione che la Scozia era troppo fredda. Quando uscì in sala, mi richiamò e nel suo modo pensieroso mi disse che gli piaceva moltissimo e che gli sarebbe piaciuto girare con me a Napoli. Gli dissi che a Napoli faceva troppo caldo. Siamo diventati amici, e per otto anni ci siamo incontrati una o due volte all'anno, per discutere su vari progetti, senza troppe aspettative.
  
Alla fine abbiamo trovato qualcosa – un romanzo cileno intitolato Ardiente Paciencia [di Antonio Skármeta, ndr] e siamo andati a Los Angeles per adattarlo. Il Postino è stato scritto in tre settimane allo Shutters Hotel di Santa Monica, perchè Massimo voleva lavorare in un posto dove la gente non poteva riconoscerlo, dove si ricordasse di essere famoso solo quando, di tanto in tanto, andavamo a cena in un famoso ristorante italiano, e i camerieri chiedevano il suo autografo.  
  
[...] Ho scoperto, poi, che gli era stato detto che il suo cuore aveva le dimensioni di un pallone da calcio, ed era necessario un cuore nuovo. Fu praticato un intervento temporaneo, per stabilizzare le sue condizioni e finire il film, in accordo con i medici. Quando è tornato, sembrava stesse bene. Ma non stava bene. Il terzo giorno di riprese, è svenuto. [...]
  
Alla fine, quando finimmo di girare, lui mi disse che aveva un altro appuntamento presso l'ospedale di Harefield, il giorno successivo. Ma mi disse anche: “Sai perchè non voglio davvero questo cuore nuovo? Perchè il cuore è il centro delle emozioni, e un attore è un uomo di emozioni. Chissà che tipo di attore potrei diventare con il cuore di un altro che batte dentro di me?”
  
Non ha mai fatto l'intervento. Ho sentito della sua morte alla radio, il giorno successivo.

Molti credono che Il Postino finisca con la morte del personaggio principale, perchè Massimo era morto. Non è così – è semplicemente così che lo avevamo scritto. E quando Mario Cecchi Gori, il produttore, ha chiesto se finire il film con una morte non fosse troppo deprimente, Massimo ha risposto: <>.
   
E aveva ragione."
  
FONTE: SentieriSelvaggi.it


    
Bell'articolo, al di là di alcune inesattezze.
Ricordo le parole precise di Massimo riportate da Cecchi Gori in un'intervista video, parole che furono la risposta perentoria alle perplessità del produttore sul finale de Il postino. Massimo disse: "Non preoccuparti Vittorio, per il pubblico Troisi non muore mai". E aveva ragione anche su questo. Vero, amici?

Cristiano
  

sabato 26 giugno 2010

Antonio Skármeta uno di noi, per sempre con Massimo nel cuore

Senza questo signore cileno dal faccione solare non ci sarebbe stato nessun Mario Ruoppolo, nessun postino a farci rabbrividire dalle emozioni ogni volta che guardiamo quel capolavoro di film. Antonio Skármeta, incredibilmente 70enne, sorride con la sua classica espressione pulita e gioviale. Massimo, mi dice mentre chiacchieriamo, è un pò il suo angelo custode e la sua guida spirituale da quando se n'è andato. Lui, uomo di grande cultura ma vicinissimo alla gente comune, come tutti i grandi artisti sa rendere fruibile a chiunque la letteratura più alta. Scrittore vero e carnale, cantore della straordinarietà della vita quotidiana proprio come Neruda e anche Pasolini. E come Massimo Troisi.
   
E' a Napoli in occasione della messa in scena teatrale del suo testo "18 carati", nell'ambito del Teatro Festival. L'ho incontrato a margine di un incontro in vista del prossimo forum delle culture, che si terrà sempre nella città partenopea nel 2013. Mi avvicino a lui per presentarmi e la sensazione è che sarebbe in grado di mettere a proprio agio chiunque incontri. Con grande disponibilità si ferma con me per  scambiare due chiacchiere, con l'aiuto dell'interprete di spagnolo. Ma lui capisce subito dove voglio andare a parare, e quando dalla mia bocca escono le due paroline magiche "Massimo Troisi" il viso gli si illumina più di quanto non lo sia già normalmente. Gli parlo del blog, del gruppo di "Amici di Massimo Troisi" radicato qua e là per l'Italia. Mi prega addirittura di considerare insieme al gruppo anche lui amico di Massimo. Uno di noi, insomma. Sorride ancora quando cito Mario Ruoppolo con il suo libro da autografare tra le mani. "Me lo rende unico, maestro?". Detto, fatto. "Para Cristiano, de tu amigo Antonio Skarmeta". Lo ringrazio di aver scritto questo libro, anche se so che tanti l'hanno già fatto prima di me. E mi sembra di sentire Massimo che mi dice: "E certo Cristià, tu 'o vai a intervistà aropp' 16 anni dal film! 'E fatt' come Gianni Minà con l'intervista a me sette giorni dopo la conquista dello scudetto del Napoli." Sorridiamo insieme, quasi come se avesse sentito queste parole presenti in realtà solo nella mia mente. Parliamo ancora per un pò, poi gli chiedo di fare un saluto, che filmerò, al blog e al gruppo. Non se lo fa dire due volte, e dal video vi accorgerete con quanta spontaneità e calore ci parla. E' per tutti voi.
  
Antonio Skármeta non ha mai dimenticato il suo postino. In un pomeriggio d'autunno di tanti anni fa incontrò Massimo convalescente nella sua villa ai Parioli e fu allo stesso tempo affascinato e inquietato dalla sua somiglianza caratteriale con Mario Jimenez, il protagonista del suo romanzo. Si salutarono con un breve abbraccio che diede allo scrittore cileno un'insolita emozione, e gli comunicava perfettamente il grande desiderio di Massimo di interpretare il suo postino, a costo di consegnare al film anche l'ultimo palpito del suo cuore malandato. Antonio crede fermamente che noi tutti siamo fatti di enigma e che i disegni del destino siano imperscrutabili. Il cuore ha lasciato vivere Massimo giusto il necessario perché portasse a compimento la lavorazione de "Il postino". Lui gli parla a cuore aperto come se fosse ancora qui tra noi, con la dolcezza e la poesia che contraddistingue entrambi: "forse oggi, dovunque sei, infine hai la risposta alla domanda dalla quale era iniziata l'amicizia del tuo personaggio Mario con Neruda: il mondo intero è la metafora di qualcosa?".
 
Sa che deve tanto a Massimo, e non meramente il fatto di aver proposto a Vittorio Cecchi Gori l'acquisizione dei diritti per fare un film dal suo libro. Come uno di noi ci regala in esclusiva un saluto per il blog e per il gruppo "Amici di Massimo Troisi", un messaggio sentito e di cuore per il suo e per il nostro amico. Ha sentito l'odore della passione vera, non quella fatta solo di parole deliranti, fanatismi, imitazioni spersonalizzanti, invidie e interessi, e ci è andato a nozze.
  
Grazie Antonio, grazie per essere uno di noi e uno tra noi e al tempo stesso uno delle più grandi penne della letteratura internazionale. Con un angelo custode ed una guida spirituale speciale accanto. Proprio come noi.
  
Cristiano

                          
"A tutti gli amici di Massimo Troisi, voglio che sappiano che io li considero anche amici miei. Massimo Troisi è una di quelle persone che unisce la gente, la unisce nella poesía, nella tenerezza, nell'affetto, nel talento. Consideratemi, per favore, un vostro amico." 

Antonio Skármeta 
(Grazie a Pako per la traduzione letterale)