Massimo Troisi e Pino Daniele. Entrambi
sobri, entrambi quasi "ossessionati" dal voler rifuggire l'oleografia
della Napoli tradizionale, ma entrambi profondamente napoletani, e
napoletani moderni!
Almeno ai tempi loro lo sono stati.
Oggi entrambi si sarebbero trovati a disagio, nella società volgare e dai valori rovesciati di oggi... Pino lo ha dimostrato, il suo disagio, credo che anche per Massimo sarebbe stato lo stesso.
Almeno ai tempi loro lo sono stati.
Oggi entrambi si sarebbero trovati a disagio, nella società volgare e dai valori rovesciati di oggi... Pino lo ha dimostrato, il suo disagio, credo che anche per Massimo sarebbe stato lo stesso.
Non sapremo mai se forse insieme avrebbero trovato la forza per resistere e rappresentare nuove vie... forse con Massimo, con la forza della sua ironia... o forse si sarebbero eclissati in un loro mondo per tenersi a distanza come in parte ha fatto Pino.
Non lo sapremo mai.
Quello che so è che con la loro napoletanità "moderna" e perfettamente incastrata nel loro tempo (più di quanto non si credesse e di quanto non ci si accorgesse) hanno rappresentato per lungo tempo molti di noi napoletani e proprio per questo, per il loro essere "megafono" di un sentire che a Napoli esisteva eccome, hanno contribuito anche a cambiare, e in meglio, noi stessi e (quindi) la nostra città.
Olimpio
Pino ha scritto ed eseguito le musiche per le colonne sonore
di tre film di Massimo: Ricomincio da tre (1981), Le vie del
Signore sono finite (1987) e Pensavo fosse amore invece era un
calesse (1991). Massimo di queste collaborazioni ha detto, con la
sua solita ironia (in presenza di Pino): "Io ho fatto tutti
i film per le musiche di Pino Daniele. Dicci la verità, dai, Pino! Noi
lavoriamo così. Lui fa le canzoni, mi chiama e dice: "Allora io nelle parti
più accussì, più malinconiche ci faccio le parti più drammatiche,
quando la musica è svelta ci faccio le battute e sono anni che andiamo
avanti così. Come scrive 'na canzone io ci faccio 'nu film
comico." A
Massimo sarebbe piaciuto anche scrivere una commedia musicale lavorando
appunto con Pino.
Ho
sempre avuto la sensazione, guardando un film di Massimo o ascoltando
un brano di Pino, di essere di fronte alla stessa cosa, allo stesso modo
di dire le stesse cose, alla stessa arte e poetica. Ho sempre ritenuto
Pino (nato il 19 marzo, due anni dopo Massimo ma curiosamente lo stesso giorno del mese successivo) il
corrispettivo di Massimo in musica, almeno fino al 1994. Nelle
apparizioni insieme Massimo, introverso ma comunque più intrattenitore,
sovrastava Pino, anch'egli timido e riservato ma ottima spalla delle sue
gag. Entrambi condizionati in un modo o nell'altro dal ritmo non
regolare del proprio cuore, fantasioso e un pò matto. Entrambi
paragonano l'altro ad Eduardo, artisticamente parlando. Entrambi portano
in giro per il mondo la napoletanità che sento più mia, come quasi
nessun artista partenopeo oggi riesce a fare. Quella napoletanità che
Massimo incarna magistralmente, e che lo stesso Pino ha saputo definire
così bene: "La napoletanità autentica deve essere coltivata con
discrezione, con cura, sforzandosi di eliminarne le parti superflue o
ridondanti, frutto di un eccesso di gusto barocco, per arrivare, se
possibile, alla essenzialità di sentimenti e pensieri che, una volta
colti nel modo giusto, si mostrano fragili e delicati". Quanto è
difficile oggi veder veicolata questa napoletanità, quella più autentica
e genuina. Io mi affido ancora a loro.
Cristiano
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