Probabilmente certe cose le capisce meglio chi ci vede dal di fuori, anche se avremmo avuto tutto il tempo per capirlo bene tutti quanti. Ad ogni modo ben venga il monito di Selma dall'Albania, un'amica di Massimo che si rivela sempre più speciale. E che, con candida naturalezza, ci scrive così: "Sono
cresciuta con quel piccolo schermo che mi aiutava a "spiarvi" e mi
rattrista vederlo conciato in quel modo. Ci tengo alla vostra rinascita,
quindi spero di aver aiutato almeno un po'". Chapeau.
Cristiano
Cari italiani,
Mi rendo conto di aver scelto un
momento a dir poco inopportuno per parlarvi di qualcosa che mi disturba
da tempo, ma pure io... non è che avevo molte alternative. Non
ho potuto resistere quando ho saputo la “bella” notizia di una nuova
fiction, prodotto tutto italiano. Sto parlando di “Ricomincio da me”,
una fiction che tratta... cioè tratterà (manteniamo le distanze con
questo futuro finché possiamo) la vita di un genio della commedia
italiana, l’amato Pulcinella degli anni '80-’90, Massimo Troisi. Sarà Fabio
Troiano a cercare di riportare sul piccolo schermo il grande postino che ci
manca ormai da diciannove anni. Emozionato e consapevole della grande
responsabilità, l’attore non si risparmia e confessa in un’intervista
che, a parte tutto ciò, si sente pronto a cominciare le riprese, a
prendere quella che io chiamerei una scaletta verso il “boom”
televisivo. È diventata una strada sicura: basta ricordarsi del mitico
Beppe Fiorello nel ruolo di Modugno. Ma quando si tratta di interpretare
un genio della commedia come Massimo Troisi, la cosa diventa quasi
quasi una missione impossibile. Ma comunque lasciamo stare il povero
Troiano augurandogli fortuna. Lui fu solo la scintilla per questo
scritto.
Cari italiani, so che è tempo di crisi. So che siete
preoccupati e spaventati dall’IMU e da 100 altri tipi di tasse. So che
quello che una volta era il motto di noi albanesi (andare via!) è
diventato anche il vostro. Ed è per tutte queste vostre difficoltà che
credevo fosse meglio tacere e non farvi pensare ad altri problemi. Ma
ora capisco che avevo torto. Non potrei trovare un momento più giusto di
questo per scrivervi.
Cari
italiani, credo che voi abbiate sentito parlare del mio popolo. Viviamo
oltre il mar Ionio ed Adriatico. Per tanti anni, una fune invisibile ci
teneva legati a voi. Voi eravate il ventenne che sapeva bene come
divertirsi. Noi eravamo il vostro piccolo e noioso vicino di casa. Ci
infilavamo spesso nel vostro mondo spiandovi di nascosto da un piccolo
schermo chiamato televisione. Voi eravate un mito per noi. Cercavamo di
imitarvi a partire dal modo in cui parlavate, vi vestivate e ballavate.
Finchè un giorno abbiamo avuto il coraggio di correre dei rischi per
bussare forte alla vostra porta e cosi vi abbiamo finalmente conosciuti
da vicino.
Cari italiani, ora tutto questo non c’è più. Beh,
in un certo senso è naturale. Le cose sono cambiate, noi siamo
'cresciuti' (sinonimo di 'europeizzazione'). Ma d’altra parte non è neanche
cosi naturale. C’è un buco enorme nei ricordi che ci avete
lasciato, ma quello che più mi preoccupa è il vuoto nella vostra
memoria.
Cari italiani, voi, il popolo dell’arte e della
cultura, non potete permettere che Laura Pausini (con tutto il rispetto)
soddisfi le vostre esigenze musicali. Non potete permettere che Napoli
venga rappresentata, anche al di fuori dell’Italia, da Gigi D’Alessio.
Non potete permettere che Bologna si dimentichi di Pasolini. Non potete
permettere che ancora oggi Carmelo Bene venga ricordato come un pazzo
che voleva solo creare polemiche. Non potete permettere che i giovani
non conoscano Massimo Troisi. Non potete permettere che il suicidio di Tenco
diventi sempre di più giustificabile. Non potete permettere che i vostri
figli soffochino in un mare di “Uomini e donne” ed altra simile
spazzatura. Non potete permettere che il successo di un giovane attore
italiano sia di recitare accanto a Raul Bova. Non potete permettere
che questa grande metamorfosi continui a prendere vita all’interno della
vostra cultura.
Fate spazio a voi stessi! Prendetevi
cura di quello che avete avuto e coltivate il potenziali di oggi. Non è
questione di gusti, è questione di messaggi. Non dimenticatevi
dell'ultimo verso che cantava Gaber in una delle sue canzoni: "Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo, .... per fortuna lo sono."
Cari italiani, fateci ancora sognare... anzi, fate sognare voi stessi, come sognavate una volta, nel blu dipinto di blu.
Con tanto affetto,
la ragazza del paese accanto,
Selma M.
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