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domenica 12 ottobre 2014

Mauro Berardi: "Yesterday cantata da Troisi? Mi costò settanta milioni per i diritti ma ne valse la pena"

Il produttore di «Non ci resta che piangere» al Napoli Film Festival: «’Na cifra blu, puntò su quella e non ci fu verso. Ma aveva ragione, lo sketch ora è leggenda»

«Mi costò 70 milioni di lire quel semplice ‘Yesterday’...» ricorda il produttore Mauro Berardi, abbozzando un mezzo sorriso. Che poi si fa pieno: «Massimo non volle sentire ragioni: gli proposi di scegliere un’altra canzone ma lui voleva il pezzo dei Beatles, che quanto a diritti d’autore sono i più costosi in assoluto. Aveva ragione lui però, quello sketch ora è leggenda». Vero. Basta accennare ‘Yesterday’ che segue il bom-bom-bom, giro di basso prodotto a voce, perché quel karaoke immaginario s’è piantato in testa: Saverio/Troisi stornellò quell’incipit alla bella Pia/Amanda Sandrelli per sedurla in una scena stracult di Non ci resta che piangere (1984).

«TROISI, GENIO MA ANCHE DUREZZA» - Berardi - quasi zemaniano nel suo eloquio lento, cadenzato, a soppesare bene le parole, in bell’accento romano - regala perle al pubblico (in sala un centinaio di appassionati persi di quella pellicola-unicum per originalità ed eccellenza nella storia della risata). «Troisi era geniale, e questo si sa. Forse è meno noto - spiega Berardi - il suo carattere inflessibile. Non accettava mai compromessi. Anche quando gli implorai, spinto dai miei collaboratori, di attenuare quel napoletano così stretto, quando scommisi su Ricomincio da tre. Tentai di persuaderlo ma lui mise subito le cose in chiaro: ‘Io lavoro così’. Sapeva anche essere duro Massimo, convinto di agire per il meglio. L’idea di affidargli la regia mi venne proprio dopo aver visto i suoi spettacoli, tredici di fila da 3300 paganti a sera, proprio qui al Metropolitan quando negli anni Settanta era un teatro».

LE CARAVELLE DI COLOMBO MAI UTILIZZATE - Sul film ambientato nel ‘400-quasi Millecinque Berardi appunta: «Non c’era il finale. Dovemmo riprendere a girare 3 mesi dopo l’ultimo ciak. Costruimmo persino prototipi di caravelle per la partenza di Colombo, poi decisero di non usarle. La leggenda che la sceneggiatura veniva scritta praticamente giorno per giorno posso confermarvela: è vera. Tanta fatica ma anche un clima splendido sul set. Scherzi, risate, si rideva tanto. Le scene le ripetevano anche venti volte, chilometri di pellicola. Lavoro immane ma ripagato più che bene. Incassò 10 miliardi».

CONTRO LO SPOT DI PANARIELLO - Frecciata a Panariello: «Ho visto gli spot che fa in tv dove sembra rifare lo sketch ‘c’hai un’amica?’, che è stato uno dei punti forti del film. Non ho ancora un’opinione precisa su ‘sta cosa. Non ho capito se Panariello si deve vergognare di aver copiato oppure è un omaggio a Benigni e Troisi».

CANESSA: «CHE COPPIA IRRIPETIBILE» - Alla girandola amarcord si alternano spezzoni del film sul grande schermo della sala 4. Le battute si citano a memoria, si tramandano. Dei film comici del 2014 non si tramanda un bel nulla (chi ricorda le battute dei film di Ficarra e Picone, di Zalone, dei Soliti Idioti, di Siani?). Non perché non facciano ridere, ma non hanno la capacità speciale di forgiare tormentoni o singoli sketch che restino pietre miliari: ‘ricordati che devi morire’, la lezione di scopa a Leonardo, ‘quanti siete? Un fiorino’, la lettera a Savonarola. Il critico cinematografico Canessa ribadisce: «Non ci sarà mai più una coppia così nel cinema italiano: nessuno dei due fa da spalla all’altro ma si completano a vicenda, non sfigurando affatto rispetto ai mostri sacri del genere Totò e Peppino. Faccio enorme difficoltà a trovare oggi in Italia un comico da affiancare, per dire, a Checco Zalone, forse l’unico attore con film dai grandissimi numeri che non ha altro obiettivo che far ridere, senza particolari implicazioni sociologiche o di denuncia».

«CIAO MASSIMO!» - Gran finale. A quel punto Berardi perde il suo aplomb, afferra il microfono e ferma tutti. «...Vorrei fare un saluto a Massimo. Ciao Massimo», e agita la mano guardando lassù, verso il proiezionista, o forse più lontano.

Alessandro Chetta
Corrieredelmezzogiorno.it
 

giovedì 9 ottobre 2014

Giuliana De Sio ospite del Napoli Film Festival: "Massimo Troisi era un comico elegante e colto"

"Per me fu un anno magnifico, arrivavo da tanti sceneggiati televisivi belli e di qualità e nel 1983 venni scelta per tre film importanti. Sciopèn di Luciano Odorisio (che vinse a Venezia come miglior opera prima) con Michele Placido, e poi, a distanza di pochi giorni, arrivarono i film che mi hanno particolarmente segnata Io, Chiara e lo Scuro con Francesco Nuti, diretto da Maurizio Ponzi e Scusate il Ritardo di Massimo Troisi. Ebbero tutti e tre grande successo di critica e di pubblico e io vinsi parecchi premi".

Com'è stata l'esperienza con questi due giovani attori/autori?
"Con Nuti abbiamo fatto cose che, viste oggi, restano per sempre. Allora le giudicavo come un trampolino verso un cinema più elevato; un salto che poi non c'è stato. Con Francesco c'era sempre un bel clima, era una personalità atipica nel mondo del cinema, con la sua comicità molto amara ma sentimentale. Io mi ci trovavo bene, proprio perché parlava d'amore".

Contemporaneamente arriva Massimo Troisi.
"Massimo era un ragazzo della nostra età che mi faceva molto ridere con la Smorfia. Dopo il primo film, sapevo che stava preparando il secondo e che l'attrice di questo film sarebbe stata baciata dalla fortuna. Volle me, perché era un fan di un mio sceneggiato tv, strappandomi al suo collega amico Lello Arena che mi voleva per "No Grazie, il caffè mi rende nervoso". Il mio agente mi propose entrambe le sceneggiature e io decisi di fare il film di Massimo".

Com'è il tuo ricordo di Massimo Troisi?
"Non ho più parole per raccontare Massimo, ho un ricordo nitido e triste. Aveva un cuore che batteva rumorosamente, per una piccola macchina che lo assisteva nel battito... Massimo era un comico elegante e colto nell'inconscio, cultura che non era arrivata con la lettura di tanti libri ma ce l'aveva dentro, innata. Non l'ho mai sentito dire una banalità. Aveva una comicità senza tempo, sarebbe stato bello fare un altro film con lui".

Fu un film difficile da realizzare per te.
"Sì, il mio compagno Elio Petri era gravemente ammalato. Io dissi a Massimo che, per questo motivo, non sarei stata troppo lucida durante le riprese e che con me si sarebbe preso una rogna; lui mi disse di non preoccuparmi. Poi accadde quello che poteva accadere ed Elio morì proprio durante le riprese. Feci il film con il pianto in gola per la mia situazione".

Hai fatto tanto cinema con altri grandi registi italiani.
"Certo, con Monicelli ho fatto due film: "Speriamo che sia Femmina" e "I Picari". Per i Picari mi disse che aveva avuto un'idea per il mio personaggio e mi chiese se me la sentivo: ero una schiava pagata a peso e dunque comprata nuda per spender meno, e lui mi propose di recitare tutto il film così, senza vestiti. Gli dissi "ci penso" ma poi non me la sentii anche se riconosco che era una grandissima idea. Per me Mario era nella mitologia cinematografica e spesso ci scambiavano per padre e figlia, visto che la gente riconosceva me e chiedeva se lui fosse mio padre. Una volta lui rispose "Sì, è mia figlia" e io in cuore fui molto felice, è il mio eroe. Adorava la vita e, a 96 anni, non potendo fare più quello che gli piaceva, ha deciso con coraggio di smettere di vivere".

Il teatro, la tv, il cinema. Sei sempre attivissima nel tuo lavoro.
"Il teatro per me è una garanzia, mi riconosce sempre un valore. In questa stagione saremo a Napoli, al Bellini, a fine ottobre con "Notturno di Donna con Ospiti" di Annibale Ruccello. Per la tv continuo con la fiction di oggi, ho spesso personaggi interessanti anche se ho nel cuore gli sceneggiati di qualità di una volta. Il cinema... il cinema di una volta mi manca moltissimo...".

Stefano Amadio - CinemaItaliano.info
 

venerdì 12 settembre 2014

Massimo Troisi protagonista del 16° Napoli Film Festival

Dal 29 settembre all’8 ottobre all'interno del 16° Napoli Film Festival ci sarà un viaggio nel cinema di Massimo Troisi. Sullo schermo del cinema Metropolitan verranno riproposte le cinque opere da lui dirette e interpretate: "Ricomincio da tre", "Scusate il ritardo", "Non ci resta che piangere", "Le vie del Signore sono finite", "Pensavo fosse amore invece era un calesse".