(ANSA) -
ROMA
- Un ritratto commovente sul filo di
una lunga intervista audio inedita che Massimo Troisi concesse
nel 1993 a Antonella Coluccia, per la sua tesi di laurea su di
lui. Foto dai set dell'Archivio Mario Tursi, animate in motion
graphic, e testimonianze di amici e colleghi come Lello Arena,
Maria Grazia Cucinotta, Anna Pavignano. E' 'Massimo. Il mio
cinema secondo me', documentario di Raffaele Verzillo prodotto
da Verdiana Bixio per Publispei, con Rai Cinema, presentato al
Festival di Roma.
(Adnkronos/Cinematografo.it) - Nel doc si intrecciano varie voci di
chi ha condiviso la sua arte, la sua amicizia e i suoi sentimenti, le
testimonianze di altri professionisti e i ricordi di chi ha lavorato con
lui: Anna Pavignano (compagna per un periodo e coautrice di tutti i
suoi film), Gaetano Daniele (amico e socio della Esterno Mediterraneo),
Mario Sesti (che lo ha amato e studiato nell'arco della sua carriera),
l'attore Massimo Bonetti, le attrici Maria Grazia Cucinotta e Francesca
Neri, infine Lello Arena che ha condiviso con lui l'intero percorso
artistico.
Il flusso narrativo del documentario è sostenuto da immagini inedite
di repertorio, dalle foto di Mario Tursi, dalle note di Pino Daniele e
dalla preziosa reinterpretazione del brano 'Qualcosa arriverà', che il
musicista napoletano ha voluto scrivere appositamente come omaggio della
profonda amicizia con Troisi. "Massimo è un pezzo della mia vita. Oggi,
a distanza di quasi vent'anni, mi sono messa una sua giacca, che forse
non è neanche mai andata in lavanderia, così è un pò come toccarlo",
dice Anna Pavignano e Maria Grazia Cucinotta conclude: "Non sono figlia
di un ferroviere come Massimo, ma di un postino! 'Il Postino' è un film
che arriva e commuove. Quando la semplicità arriva nel cuore delle
persone ti fa diventare indimenticabile".
Il cinema visto tramite gli occhi di un attore
che occupa un posto insostituibile nella storia del grande schermo
italiano. È questa l’essenza del documentario su Massimo Troisi dal
titolo “Massimo. Il mio cinema secondo me”, presentato
oggi al Festival di Roma. Scritto da Antonella Coluccia, Pier Francesco
Corona, Raffaele Veneruso per la regia di Raffaele Verzillo e prodotto
in collaborazione con Rai Cinema, si tratta di un progetto che nasce dal
desiderio di rivelare l’idea che Troisi aveva del suo cinema: il suo
ruolo, e la sua responsabilità di autore, la sua concezione registica e
produttiva.
Attraverso materiali e testimonianze inedite il documentario svela
tutto il mondo che si celava dietro ai film dell’interprete napoletano (sul quale era in programma un fiction poi naufragata tra le polemiche).
Partendo da un’intervista rilasciata da Troisi nel 1993, la narrazione
si sviluppa con un racconto dal tono rilassato, intimo, privo delle
cautele tipiche degli interventi pubblici. Un percorso confidenziale e
introspettivo al quale si intrecciano le voci di chi ha condiviso la sua
arte, la sua amicizia, i suoi sentimenti.
Il documentario infatti trasforma il monologo dell’intervista in una
sorta di dialogo ideale con le testimonianze e i ricordi di chi ha
lavorato con lui. La voce di Troisi si mescola e si alterna così, ad
esempio, a quella di Anna Pavignano, compagna di un periodo della sua
vita e coautrice di tutti i suoi film, ma anche a quella di altri amici e
attori. Un viaggio che rivela quanta complessità, quanta preparazione e
quanta consapevolezza c’e’ dietro la leggera poesia di pellicole
mitiche..
"Io lo ricordo sul film. Una persona che ha cambiato la mia vita dal punto di vista professionale e non solo. Mio padre da postino si è arrabbiato quando rifiutai i tre mesi per le poste. Però poi ho fatto lo stesso il postino in un modo molto più fortunato e internazionale. Un postino che ha portato ovunque l'italianità, il modo di essere italiano a modo suo come diceva Massimo: "io sono a modo mio non devo piacere per forza a tutti". Invece lui è piaciuto a tutti e continua a piacere a tutti. Anche in Cina ha conquistato tutti. Quando il film piace all'estero è logico che ti emoziona tantissimo. A noi italiani piace perché eravamo affezionati a Massimo. Loro capiscono a malapena chi sono io che ancora continuo a lavorare. Quando fai una cosa bella resta per sempre e quando le emozioni sono sincere non importa la lingua, arrivano direttamente al cuore e ti fanno amare."
Maria Grazia Cucinotta dopo la proiezione del documentario in un'intervista di FunWeek.it.
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