Era decisamente meno complicato il lavoro di Mario
Ruoppolo, il disoccupato figlio di pescatori protagonista dell'ultima
interpretazione di Massimo Troisi nel film "Il postino" diretto nel 1994
da Michael Radford. La piccola isola in cui viveva aveva da poco dato
asilo politico al poeta cileno Pablo Neruda e Mario era stato assunto
per consegnare lo straripante cumulo di posta indirizzatogli. A Kabul,
invece, la consegna di lettere e telegrammi è molto più complessa. I
postini finiscono inesorabilmente per perdersi nel labirinto di strade,
vicoli e vicoletti della capitale afgana, una ragnatela impenetrabile
senza onomastica stradale, senza numerazione dei portoni e con recapiti
quanto meno molto vaghi. Khan Aga è alle prese con questi problemi da
oltre 20 anni. Conosce meglio di chiunque altro la città, una caotica
metropoli di 5 milioni di abitanti, ma questo non gli risparmia
difficoltà quasi insormontabili nel suo giro quotidiano. Provate un po'
voi a recapitare una lettera con il nome della persona e un indirizzo
che indica lapidariamente: Kabul, Afghanistan."Questo è il mio lavoro,
lo facciamo con coscienza anche se ci pagano poco. A volte siamo
costretti a chiedere indicazioni alla gente ma non tutti ci danno una
mano. Ma questo è il nostro mestiere: o ti metti a ridere o scoppi a
piangere". Taliban, forze Isaf, signori della guerra e governo centrale
permettendo, forse il nuovo Afghanistan vedrà la luce grazie anche a una
più aggiornata toponomastica urbana. Riportando il sorriso anche a Khan
Aga.
Fonte: Askanews
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