Non avevo potuto fare a meno di definire il taglio dell'intervento di Enrico Fiore per "Un poeta per amico" su Raiuno un emblema della superficialità e dell'incomprensibilità di alcune scelte di questa evento dedicato a Massimo (nel post che potete rileggere qui http://amicidimassimotroisi.blogspot.it/2012/06/riguardando-un-poeta-per-amico-tra.html). Adesso, oltre a scoprire con grande gioia che il signor Fiore ci legge e ciò che scriviamo tra post e commenti gli stimola argomentazioni, non posso esimermi dal riportarvi un articolo del suo blog partorito anche a causa di "Amici di Massimo Troisi". Articolo che forse racconta una verità scomoda, paventa la peggiore delle ipotesi che motivano la scomparsa del suo intervento in trasmissione. Ad Enrico Fiore va tutta la nostra stima e solidarietà, che spero attenuino almeno un briciolo di delusione. D'altronde lui come Massimo è un uomo d'altri tempi, probabilmente oggi fuori dal suo tempo per serietà e onestà intellettuale.
Cristiano
Non
me ne sarei occupato più. Ma poiché sul sito «Amici di Massimo Troisi» e
su Lettera43.it trovo dei commenti a quella trasmissione (e in
particolare a quanto è capitato a me nel corso di quella trasmissione),
mi vedo costretto, adesso, a qualche chiosa circa l'«omaggio» allo
stesso Troisi andato in onda su Raiuno, col titolo «Un poeta per amico»,
il 5 giugno scorso.
Dunque, succede che la domenica precedente mi telefonino a casa Giorgio Verdelli, uno degli autori dell'«omaggio», ed Enzo Decaro, un altro degli autori nonché conduttore del programma, per invitarmi a partecipare alla trasmissione: visto che, ricordano i due, io fui, in pratica, lo scopritore (giornalisticamente e criticamente parlando) della Smorfia. E, in particolare, Decaro mi invita a rievocare la circostanza singolare - il passaggio in macchina offertomi da lui fino a Castellammare, dove all'epoca vivevo - da cui scaturì il mio primo incontro con il trio, allora sconosciuto, di San Giorgio a Cremano.
Accetto l'invito, in memoria di Troisi, e lunedì 4 giugno registro nell'Auditorium del Centro di produzione della Rai di Napoli (facendo l'una di notte) l'intervento concordato con Decaro. Ma il giorno dopo, appunto il 5 giugno, rimango letteralmente di stucco davanti al televisore: l'intervento in questione era stato completamente tagliato.
Di conseguenza, il giorno successivo, alle ore 10,53, mando a Francesco Pinto, direttore del predetto Centro di produzione della Rai di Napoli, la seguente mail:
«Caro Francesco,
mi sai dire che senso ha avuto invitarmi a partecipare a "Un poeta per amico", dichiarare in trasmissione che sono non "un critico" ma "il critico" e, poi, non farmi dire nemmeno una parola? Il risultato è stato che, nel corso del programma, nessuno ha spiegato ai telespettatori perché Massimo Troisi era un grande attore e in che cosa si distingueva dai suoi colleghi. Forse, senza questa omissione, si sarebbe reso alla sua memoria un omaggio migliore».
Alle 14,52 dello stesso giorno Pinto mi risponde laconicamente, sempre con una mail:
«Caro Enrico,
mi dispiace molto per quello che è successo». Così, senza alcuna spiegazione. E allora provo io, a dare una spiegazione dell'accaduto. Nel corso del mio intervento, io avevo detto, fra l'altro, che il merito principale di Massimo Troisi era stato quello di liberare il teatro napoletano dalla vera e propria palla di piombo che si è trascinato e ancora si trascina al piede: il bozzettismo naturalistico. E magari una simile dichiarazione risultava indigesta, per l'appunto alla rete ammiraglia della Rai che aveva appena finito di mandare in onda - grazie alle commedie di Eduardo De Filippo nella versione di Massimo Ranieri - un autentico trionfo di quel bozzettismo.
«A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca», dice un certo Giulio Andreotti. E insomma, non è che dobbiamo parlare di censura? Se sì, mandiamo tanti bei saluti alla cultura (fa pure rima) di cui ci si riempie la bocca ad ogni pie' sospinto.
Dunque, succede che la domenica precedente mi telefonino a casa Giorgio Verdelli, uno degli autori dell'«omaggio», ed Enzo Decaro, un altro degli autori nonché conduttore del programma, per invitarmi a partecipare alla trasmissione: visto che, ricordano i due, io fui, in pratica, lo scopritore (giornalisticamente e criticamente parlando) della Smorfia. E, in particolare, Decaro mi invita a rievocare la circostanza singolare - il passaggio in macchina offertomi da lui fino a Castellammare, dove all'epoca vivevo - da cui scaturì il mio primo incontro con il trio, allora sconosciuto, di San Giorgio a Cremano.
Accetto l'invito, in memoria di Troisi, e lunedì 4 giugno registro nell'Auditorium del Centro di produzione della Rai di Napoli (facendo l'una di notte) l'intervento concordato con Decaro. Ma il giorno dopo, appunto il 5 giugno, rimango letteralmente di stucco davanti al televisore: l'intervento in questione era stato completamente tagliato.
Di conseguenza, il giorno successivo, alle ore 10,53, mando a Francesco Pinto, direttore del predetto Centro di produzione della Rai di Napoli, la seguente mail:
«Caro Francesco,
mi sai dire che senso ha avuto invitarmi a partecipare a "Un poeta per amico", dichiarare in trasmissione che sono non "un critico" ma "il critico" e, poi, non farmi dire nemmeno una parola? Il risultato è stato che, nel corso del programma, nessuno ha spiegato ai telespettatori perché Massimo Troisi era un grande attore e in che cosa si distingueva dai suoi colleghi. Forse, senza questa omissione, si sarebbe reso alla sua memoria un omaggio migliore».
Alle 14,52 dello stesso giorno Pinto mi risponde laconicamente, sempre con una mail:
«Caro Enrico,
mi dispiace molto per quello che è successo». Così, senza alcuna spiegazione. E allora provo io, a dare una spiegazione dell'accaduto. Nel corso del mio intervento, io avevo detto, fra l'altro, che il merito principale di Massimo Troisi era stato quello di liberare il teatro napoletano dalla vera e propria palla di piombo che si è trascinato e ancora si trascina al piede: il bozzettismo naturalistico. E magari una simile dichiarazione risultava indigesta, per l'appunto alla rete ammiraglia della Rai che aveva appena finito di mandare in onda - grazie alle commedie di Eduardo De Filippo nella versione di Massimo Ranieri - un autentico trionfo di quel bozzettismo.
«A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca», dice un certo Giulio Andreotti. E insomma, non è che dobbiamo parlare di censura? Se sì, mandiamo tanti bei saluti alla cultura (fa pure rima) di cui ci si riempie la bocca ad ogni pie' sospinto.
Enrico Fiore
FONTE: http://blog.libero.it/Controscena/11392619.html
UPDATE: Enrico Fiore ha letto anche questo post e mi ha scritto queste due righe:
"Caro Cristiano, grazie a Lei, per quanto fa, in memoria di Massimo Trosi, al di fuori degli interessi di bottega dei tanti che oggi si riempiono la bocca col suo nome (così come con quello di Annibale Ruccello) soltanto per mettersi in mostra o, peggio, per mettersi dei soldi in tasca. Enrico Fiore"
Ha centrato in pieno la ragione unica per cui esiste questo blog, e che dovrebbe muovere tutti, volti più o meno noti e non, senza secondi fini quando si parla di Massimo Troisi. Chapeau.
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