martedì 14 dicembre 2010

Da Ugo Foscolo a Massimo Troisi: la divina corrispondenza di sentimenti

Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l'illusion che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi.

 
(Ugo Foscolo, I sepolcri)

PARAFRASI
Ma perché l’uomo dovrebbe privarsi (invidierà – da invidere latinismo) prima del tempo dell’illusione che [una volta] morto (spento) lo trattiene [gli fa credere di fermarsi] ancora sulle soglie dell’oltretomba (limitar di Dite)?
Egli [l’uomo da morto] non vive forse anche sotto terra, quando gli sarà [divenuta] impercettibile (muta) l’attrattiva della vita (l’armonia del giorno, cioè la vita perduta), se può risvegliarla (destarla) nella mente dei suoi [cari] attraverso il culto della memoria (soavi cure: la cura delle tombe)? Questa corrispondenza di sentimenti (sensi – lat.) amorosi è divina (celeste), è una dote divina negli uomini; e grazie a lei (per lei) si vive con l’amico morto e il morto [vive] con noi.

 

Oggi un film, un libro, un disco usciti da pochi mesi vengono considerati già vecchi. Ciò non entusiasma ma avvalora l'opera di Massimo Troisi, che ancora folgora chi la contempla. Film semplici ma geniali, interviste spiazzanti ed esilaranti che si prendono gioco dell'intervistatore con grande acume. La sua flebile voce riesce ancora a dare conforto, entusiasmo, passione ma soprattutto emozione a chi lo ama davvero. E' da tanto che Massimo Troisi non può parlare in prima persona, se si escludono i cuori di chi sa ascoltarlo. Non possiamo ascoltare sue parole "nuove", il suo pensiero sull'attualità. Ma non vogliamo perdere né dimenticare una sola delle parole da lui pronunciate. Parole rotte, malate, faticose ma portatrici di un punto di vista illuminante. Viene naturale ricordarti sempre, ogni giorno, parlare di te e di ciò che hai fatto, ripetutamente. Ricordarti, ricordarti, ricordarti, ricordarti, ricordarti... direbbe Pia. Ma le parole di Don Pablo ci suggeriscono di ricordarti con parsimonia, perché "anche l'idea più sublime, se la senti troppe volte, diventa una stupidaggine". Eppure sei sempre qui con me, inutile far finta, sarebbe anzi deleterio. Meglio allora restare sulla via di mezzo dei "cinquanta giorni da orsacchiotto", che permette al cuore che vuole ascoltare di giovarsi della tua poesia.
  

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