Roberto Benigni dedicò all'amico Massimo Troisi questi versi:
Io, il paragone con De Filippo o Totò non lo faccio. Non trovo giusti i paragoni quando si parla di arte, ma ‘na cosa te la posso dicere: o' Massimì' tu si uno 'e lloro, e lloro stanno acopp' a tutt' quant'.
Selma
"Non si capisce", urlavano sicuri,
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino."
"questo Troisi se ne resti al Sud!"
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Holliwood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m'ha mai parlato della pizza,
e non m'ha mai suonato il mandolino."
Leggendo questo post il regista e attore toscano aggiungerebbe gli albanesi tra gli indiani e gli americani degli Oscar. E' sempre un'emozione forte quando della nostra famiglia entra a far parte qualcuno che vive fuori dai confini italiani. Vuol dire che il messaggio universale di Massimo continua a fare breccia nei cuori di tutto il mondo. Ed in questo caso Selma ha colto ciò che più rischia di perdersi, quando per la maggiore vanno pseudo artisti napoletani che speculano sui luoghi comuni partenopei invece di veicolare la vera, unica, inestimabile essenza di Napoli. Italiano e dialetto napoletano a parte, Selma ha imparato da Massimo sì i problemi della città, ma "presentati in un modo totalmente diverso da quello degli altri sketch oppure dei commenti in televisione". Grazie a Massimo conosce la Napoli che sperava e pensava esistesse davvero. Perché esiste, anche se ce la stanno facendo dimenticare. Ed è questa la Napoli che da napoletano voglio venga veicolata in Italia e all'estero, senza parlare di pizza e senza far suonare il mandolino; e se nessun artista o presunto tale è capace di farlo ben venga continuare a proporre e a riguardare i film e le apparizioni di Massimo Troisi.
Grazie Selma
Cristiano
Quel giorno là, (per fortuna) c’era “lo smistamento”,
così Mario, che non avevo mai visto prima, e Saverio, che invece conoscevo già,
decisero di prendere un’altra strada. Una strada che, senza rendermi conto
all’inizio, portò via anche me… Ed è cosi che conobbi lui. Un attore fuori dagli schemi, fuori dal comune, fuori da
ogni scuola che possa mai esistere. Film dopo film, mi sono finalmente tolta un
dubbio che avevo avuto da tempo sugli attori comici e mi sono accertata del
fatto che comico ci puoi solo nascere, non c’è una scuola. Poi ho anche trovato
questa frase in un filmato, pronunciata da Alberto Sordi non casualmente,
perché in quel filmato davanti a lui c’era proprio Massimo.
Sono albanese e vivo in
Albania, quindi di solito non ho un contatto diretto con la lingua
italiana. Figuriamoci con il napoletano, dialetto che avevo sempre visto come troppo
difficile da comprendere, anche se mi aveva sempre incuriosita così come tutta la città
di Napoli. Grazie a Massimo capii il perchè. Conobbi il dialetto (senza
difficoltà, avendo lui come maestro), l’arte napoletana, la gente, l’umorismo,
la gioia e mi appassionai subito. Conobbi anche i problemi, ma presentati in un
modo totalmente diverso da quello degli altri sketch oppure dei commenti in
televisione. Grazie a questo Pulcinella degli anni '80-’90, conobbi quella Napoli
che spontaneamente avevo sempre desiderato e pensato che esistesse. Massimo è uno di quelli che nascono una volta in 100 anni
o forse anche di più. Massimo è uno di quelli veri, quelli puri, che non
nascondono nulla. È quello sempre in
imbarazzo, quello che pensa di non essere capace di spiegarsi, quello che trova
un po' troppo complicato parlare alle donne, quello che non ha fiducia in sé
stesso, quello che pensa di non avere mai una risposta, quello che c’ha un
mondo tutto suo ed ha paura che questo mondo non attragga nessuno. Ma la
verità, caro Massimo, è che quel tuo mondo ci ha attratti a tal punto che
facciamo fatica ad accettare la realtà di oggi, specialmente quella del teatro
e della cinematografia.
Un abbraccio,
Selma