Con l'inizio di "Un sacco bello" e "Bianco, Rosso e Verdone", con l'inizio di Troisi,
se vogliamo anche in maniera molto diversa con Benigni, e molto molto
diversa con Nuti - perché Nuti soprattutto faceva altre cose - inizia un
periodo di commedia fatta dai cosiddetti "nuovi comici", dove i
personaggi principali non erano più quelli della commedia matrice anni
'60, post boom economico, che rimorchiano, mettono le corna, "Il
sorpasso", le cose, i signori... no, non è più così: sono dei perdenti.
Quindi tutti i miei personaggi di "Un sacco bello" e di "Bianco, Rosso e
Verdone" sono dei personaggi imbranati verso la vita e verso
soprattutto la figura femminile. Questo discorso poi andrà avanti con
"Borotalco", con "Acqua e sapone", che è una favola carina, con "Io e
mia sorella", dove praticamente la figura dell'uomo italiano cambia
radicalmente. Non è più quella di colui che ha lo scettro in mano e che
si circonda di un mare di donne piacenti, lolite,
fatali, penso a Catherine Spaak, penso a Stefania Sandrelli, penso a
Claudia Cardinale in certi film... no, siamo noi di fronte ad una donna
che, grazie all'esperienza del femminismo, aveva cambiato le regole del
gioco e noi avevamo di fronte a noi come una specie di personaggio
emblematico, di fronte al quale c'era soggezione. Quindi questo abbiamo
raccontato, secondo me, soprattutto nei primi anni degli anni '80 e
soprattutto abbiamo fatto una grande opera, secondo me: abbiamo salvato
il cinema dalla chiusura definitiva; perché negli anni '80, nessuno se
lo ricorda, erano solo sale a luci rosse, c'era una crisi economica
spaventosa; e - modestamente - il mio lavoro, quello di Massimo,
quello di Nuti, quello di Benigni, quello di Nichetti all'inizio, e di
altri, tenne in piedi in qualche maniera la situazione che per fortuna
poi cambiò in meglio.
Carlo Verdone
al Con-Vivere Carrara Festival 2011
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