Oggi parliamo dell'ultimo libro edito riguardante Massimo Troisi, una raccolta di saggi curata dagli amici Salvatore Aulicino e Salvatore Iorio. Lo faremo alla nostra maniera, senza dilungarci troppo ma con schiettezza, col cuore sempre rivolto alla nostra passione ma con la maggior obiettività possibile, esponendo il nostro pensiero personale. Segnalando le cose migliori, più preziose...e quelle un pò meno.
Iniziativa lodevole quest'antologia "Per Massimo Troisi. Saggi, ricordi, riletture", ancor più lodevole il tipo di presentazione itinerante che i due curatori stanno portando in giro, che si amplia in vere e proprie serate dedicate a Massimo con diversi interventi interessanti di persone legate a lui direttamente o indirettamente.
Il libro si apre con la prefazione di Enrico Giacomelli, che definisce i film troisiani "lenti, zoppicanti e poco cinematografici". Ritorna probabilmente la querelle sulla fissità della macchina da presa, ritorna l'equivoco di non considerare il piano fisso come la migliore soluzione tecnica per il cinema comico. Probabilmente solo "Ricominico da tre", e a tratti "Scusate il ritardo", sono film chiaramente contaminati da una matrice teatrale e quindi "poco cinematografici". Successivamente Massimo trova il coraggio di sperimentare e cercare un proprio stile registico, certo senza risultati felliniani ma non "zoppicando". Molto discutibile anche l'affermazione che "il teatro ha per natura un ritmo non realistico", e di conseguenza anche il cinema troisiano; a noi risulta invece abbia un ritmo molto più vicino alla vita vera, con le pause, i silenzi di tutti i giorni, senza l'intervento del montaggio, con i continui cambi di ambientazione e un'estensione temporale notevole.
Delizioso il testo (e anche la musica) della canzone "E po' fa male 'o core", dedicata a Massimo da Gianfranco Sansone, ascoltata dal vivo al Premio Troisi 2009. Struggente il verso finale "Si mò staje 'mmiez' 'e rrose/ Puortece pure a me"...
Patricia Bianchi interviene con un saggio che coglie sapientemente il meccanismo dei lazzi comici di Troisi e l'ispirazione di quest'ultimo all'immenso Peppino De Filippo, mai ricordato abbastanza. Alberto Castellano propone il suggestivo accostamento con Eduardo ne "Il postino" attraverso la faccia malinconica della comicità. Interessantissima l'analisi sulla scelta dialettale di Troisi effettuata da Nicola De Blasi, che spiega perché a suo parere Massimo veniva compreso in tutta Italia. Mimica e contesto a parte, "l'incertezza dell'eloquio induce l'interlocutore ad un atteggiamento collaborativo". Non lo capiva solo chi non voleva capirlo, insomma (il Gian Luigi Rondi di turno...).
Ad Antonio Farese il merito di rispondere brillantemente ad un'affermazione del compianto Mario Monicelli, il quale definiva Massimo l'attore italiano più sopravvalutato. Certo che lui, figlio di un noto giornalista e protagonista di una carriera in discesa pur con indiscutibili doti cinematografiche, aveva l'imbarazzo della scelta a rispondere con uno Scamarcio o un Accorsi e giù di lì.
Mario Franco ci racconta il ruolo e la dimensione dell'isola all'interno de "Il postino", e successivamente i silenzi e l'afasia di Massimo; Pasquale Iaccio la sua unicità e inclassificabilità, Tiziana Paladini il suo Pulcinella, estraendo un brano dal suo libro "Cuore e anima". Affascinante l'analisi linguistica di Carolina Stromboli, che individua nel parlato spontaneo (escludendo "Il postino") la cifra peculiare dei dialoghi dei film troisiani.
Facciamo nostre le parole di Lello Arena, che rivaluta il regista Troisi e si impegna a far sentire la mancanza atroce di Massimo ancora oggi, insostituibile e attualissimo. Per Giulio Baffi sarebbe piaciuto molto a Viviani, con la sua lingua innovativa e musicale, e gli sarebbe piaciuto tornare al teatro (se fosse riuscito a battere la pigrizia). Preziosa la testimonianza del grande Renato Barbieri, ci ha lasciati invece un attimo perplessi quella di Alfredo Cozzolino. A leggere le sue parole non avremmo quasi motivo di rimpiangere Massimo, bensì di consolarci pensando piuttosto al fatto che le battute e le trovate più esilaranti dei suoi film sono nate da situazioni che lui ha vissuto, che in "Ricomincio da tre" è "confluita più la sua vita che quella di Massimo", che senza di lui "Il postino" non sarebbe mai stato girato.
Per Roberto De Simone Troisi era nato per scrivere sempre e comunque, con quel suo linguaggio personale conturbante e che sapeva rapire raccontando l'accaduto più banale del quotidiano. Andrea Esposito rapporta l'introspezione e la precarietà esistenziale di Massimo alla sua malattia già presente in età infantile; Nico Mucci ci parla della sua professionalità, del suo lavoro scrupoloso, della sua mezz'ora di ginnastica facciale prima di entrare in scena.
Chiudono il libro i saggi sui singoli film. Tecnicamente preciso e dettagliato quello di Valentina Abussi su "Ricomincio da tre", che rivela la matrice teatrale del film nelle scenografie e nelle luci. Salvatore Ferraro si chiede se "Morto Troisi, viva Troisi!" sia solo una burla o una triste previsione. Difficile stabilirlo, probabilmente la verità è nel mezzo, convivendo Massimo con la malattia ma comunque conducendo una vita normale negli anni '80 (epoca di assidua attività calcistica con la nazionale attori, da lui organizzata dopo Pasolini). Per Antonio Varriale "Scusate il ritardo" riunisce efficacemente il comico al sentimentale, Massimiliano Gaudiosi osserva che in "Non ci resta che piangere" è solo Massimo a ritagliarsi divertenti monologhi (ma nelle scene eliminate del film ce n'erano diversi anche con Benigni protagonista). Salvatore Iorio cura il paragrafo su "Le vie del Signore sono finite", film per lui non del tutto riuscito. Piccola imprecisione: il protagonista Camillo non racconta mai di essere rimasto infermo in seguito al salvataggio eroico di un anziano durante un incendio, ma dice ciò a proposito del suo amico Orlando. Lo stesso Iorio ritiene la scena dell'aggressione ai due da parte dei fascisti limitata tecnicamente, inefficace e squilibrata. Personalmente la stessa sequenza mi ha colpito positivamente fin dalla prima visione, suscitando forte emozione in me e rendendo bene la tragicità dell'accaduto, con una macchina a mano frenetica e un montaggio serrato. Episodio quasi unico all'interno del cinema troisiano, per quanto riguarda questi toni drammatici. Manuela Nastri cerca tratti comuni dei personaggi troisiani nei film con Scola e in "Hotel Colonial", mentre Salvatore Aulicino analizza "Il postino" non senza qualche altra piccola imprecisione (l'autore perdonerà la mia pignoleria da appassionato:) ; il romanzo di Skàrmeta non ha un titolo omonimo al film ("Ardiente Paciencia" in cileno, "Il postino di Neruda" nella edizione italiana), Neruda non parla di tramonto quando consiglia a Mario di camminare sulla spiaggia per cercare l'ispirazione di nuove metafore, lo stesso postino non registra i suoni dell'isola in compagnia del figlio in quanto quest'ultimo nascerà soltanto dopo la sua morte. Infine, nelle immagini della registrazione di questi suoni non c'entra l'alternanza bianco e nero/colore, riservata unicamente alla rappresentazione della morte di Mario durante un comizio comunista.
Un libro che merita sicuramente di essere presente nella libreria di un appassionato troisiano, che ha il merito indiscusso di raccogliere pareri e punti di vista autorevoli e a volte acuti sugli aspetti peculiari del suo cinema, che altrimenti vivrebbero isolati e senza una cornice adeguata. Molte penne sono sicuramente di grandi competenti del settore, quello che manca, pur trattandosi di un testo piuttosto tecnico e accademico, è una voce mossa dalla passione vera che alimenta ancora oggi tante persone, il punto di vista emozionale di chi magari non ha studiato cinema o non ha conosciuto Massimo ma fa della sua arte un culto e una filosofia quotidiana. Magari, per la prossima iniziativa, sarebbe un'idea dare spazio anche ai troisiani incalliti, scrupolosi e sentimentali, arricchendo così il risultato finale, in una tentativo di compensazione tra critica, tecnica e cuore.
Cristiano Esposito
Il volume, edito da Laceno/Quaderni di Cinemasud (Avellino), è ordinabile nelle migliori librerie. Chiunque sia interessato all'acquisto (176 pp., euro 12), se vuole, può comunque scrivere direttamente ai curatori (salaulicino@libero.it; siorio1@aliceposta.it).
ISBN 978-88-6320-074-4
ISBN 978-88-6320-074-4
Disponibile presso:
- Edicola/Libreria 'La Baia del Fumetto' - Piazza E. De Nicola 3 - Torre Annunziata (Na)
- Cartolibreria 'Le C'art' - Via Maresca 8 - Torre Annunziata (Na)
- Libreria 'Perditempo' - Via San Pietro a Majella 8 - Napoli
- Libreria 'Neapolis' - Via San Gregorio Armeno 4 - Napoli
- Libreria 'Vesuvio Libri' - Via Cavalli di Bronzo 24 - San Giorgio a Cremano (Na)
e ordinabile presso le migliori librerie.
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