Tullio De Piscopo
Massimo Troisi, non dico è stato, ma è la maschera, dopo gli anni '60, del palcoscenico napoletano, perchè dopo Totò, De Filippo, Nino Taranto, c'è subito Troisi, questa maschera moderna, che ha fatto veramente conoscere l'umorismo moderno napoletano, in un dialetto strettissimo, come usava fare lui, in tutta Europa. Io il primo film suo lo vidi al nord dell'Italia e la gente era veramente impazzita per questa sua maschera, perchè lui aveva, ripeto, una maschera incredibile. Abbiamo iniziato, si può dire, assieme, perchè eravamo nella stessa agenzia teatrale, dove c'era anche Pippo Baudo, io facevo la parte musicale, loro con il trio della Smorfia, assieme ad altri artisti di cabaret, la parte teatrale, con l'agenzia Gentile e Marangoni. Ho un ricordo di lui sempre bello e vivo per tutte le cose che abbiamo trascorso assieme. Ho il ricordo sempre impresso di quando ebbi la notizia della sua scomparsa alla fine di un concerto pomeridiano al Lirico di Milano, in taxi mentre andavo a casa e mi diede questa notizia il giornalista dell'Ansa, ed io rimasi impietrito.
Massimo Troisi, non dico è stato, ma è la maschera, dopo gli anni '60, del palcoscenico napoletano, perchè dopo Totò, De Filippo, Nino Taranto, c'è subito Troisi, questa maschera moderna, che ha fatto veramente conoscere l'umorismo moderno napoletano, in un dialetto strettissimo, come usava fare lui, in tutta Europa. Io il primo film suo lo vidi al nord dell'Italia e la gente era veramente impazzita per questa sua maschera, perchè lui aveva, ripeto, una maschera incredibile. Abbiamo iniziato, si può dire, assieme, perchè eravamo nella stessa agenzia teatrale, dove c'era anche Pippo Baudo, io facevo la parte musicale, loro con il trio della Smorfia, assieme ad altri artisti di cabaret, la parte teatrale, con l'agenzia Gentile e Marangoni. Ho un ricordo di lui sempre bello e vivo per tutte le cose che abbiamo trascorso assieme. Ho il ricordo sempre impresso di quando ebbi la notizia della sua scomparsa alla fine di un concerto pomeridiano al Lirico di Milano, in taxi mentre andavo a casa e mi diede questa notizia il giornalista dell'Ansa, ed io rimasi impietrito.
Enzo Gragnaniello
Troisi, innanzitutto, rappresentava la poesia, con la sua persona, con il suo viso, con le sue espressioni, con il suono della sua voce, come si muoveva, la sua gentilezza, non è stato mai volgare, è questa è una cosa importante, perchè i napoletani mettono sempre qualcosa di volgare, quando uno è insicuro si butta sul volgare, a volte nemmeno facendolo apposta, lui non ne aveva bisogno, era bello così com'era. Mi ricordo sempre la sua bella immagine d'artista. Un aneddoto molto simpatico, mi ricordo, tempo fa, ci incontrammo per la prima volta in RAI, e lui prima ancora che io lo salutassi, mi salutò dicendomi: "Ehi, Enzo, cumm stai?", trasmettendomi una forte familiarità, dimostrando una forte sensibilità. Son quelle cose che uno sente dentro, e quella è una cosa che mi è rimasta molto impressa, e io l'ho abbracciato come uno che conoscevo da tanti anni, e questa è una cosa bella, quando le persone sono artisti veri, sono semplici, se devono salutare una persona la salutano senza etichetta, e lui allora era già famoso per il film "Ricomincio da tre", quindi io lo conoscevo e forse lui non mi conosceva tanto bene come lo conoscevo io, però è stato lui a salutarmi, ripeto, come se ci conoscessimo da tanti anni. Poi l'abbiamo visto sempre, in tutte le interviste, nei film, è sempre stato una persona simpatica e gentile, e traspariva la sua poesia nel suo modo di parlare, con la sua gentilezza, questa è la base di tutto. Questo è quello che ricordo di lui, un'immagine bellissima!
Troisi, innanzitutto, rappresentava la poesia, con la sua persona, con il suo viso, con le sue espressioni, con il suono della sua voce, come si muoveva, la sua gentilezza, non è stato mai volgare, è questa è una cosa importante, perchè i napoletani mettono sempre qualcosa di volgare, quando uno è insicuro si butta sul volgare, a volte nemmeno facendolo apposta, lui non ne aveva bisogno, era bello così com'era. Mi ricordo sempre la sua bella immagine d'artista. Un aneddoto molto simpatico, mi ricordo, tempo fa, ci incontrammo per la prima volta in RAI, e lui prima ancora che io lo salutassi, mi salutò dicendomi: "Ehi, Enzo, cumm stai?", trasmettendomi una forte familiarità, dimostrando una forte sensibilità. Son quelle cose che uno sente dentro, e quella è una cosa che mi è rimasta molto impressa, e io l'ho abbracciato come uno che conoscevo da tanti anni, e questa è una cosa bella, quando le persone sono artisti veri, sono semplici, se devono salutare una persona la salutano senza etichetta, e lui allora era già famoso per il film "Ricomincio da tre", quindi io lo conoscevo e forse lui non mi conosceva tanto bene come lo conoscevo io, però è stato lui a salutarmi, ripeto, come se ci conoscessimo da tanti anni. Poi l'abbiamo visto sempre, in tutte le interviste, nei film, è sempre stato una persona simpatica e gentile, e traspariva la sua poesia nel suo modo di parlare, con la sua gentilezza, questa è la base di tutto. Questo è quello che ricordo di lui, un'immagine bellissima!
Federico Salvatore
Come sintetizzo in pochissime parole la grandezza e quanto Napoli deve a Massimo Troisi? Ci vorrebbero fiumi di parole, non quelle sanremesi. Io sono un collezionista di Pulcinella, studio Pulcinella, però mi interessa la parte antropologica di Pulcinella, ed ho trovato delle affinità nell'anima di Massimo Troisi con Pulcinella, probabilmente anche nel mio, perché faccio questo lavoro. Massimo è Pulcinella senza maschera. A parte che Pulcinella è stato, nel pieno del suo vigore, della sua vita centrale, è stato censurato, e ha operato lo stesso senza maschera. Per me Troisi rappresenta il Pulcinella che porta. Poichè Pulcinella è stato internazionale, Pulcinella è stato francese, Pulcinella è stato inglese, Pulcinella ha superato il Volturno. Massimo ha fatto la stessa cosa, l'unico napoletano con la napoletanità che ha superato il Volturno, quindi per me rappresenta un'ultima possibilità che abbiamo avuto, da un punto di vista teatrale e cinematografico, di superare, di uscire dallo stereotipo della napoletanità, fine a se stessa. Napoli è una fucina di attori, di cantanti, ...però restano quà, perché purtroppo siamo legati ad una tradizione che va superata. Io ho presentato un brano che si chiama "Il passatista", perché mi piace fare dei progetti per il passato, voglio conservare quello che ho ottenuto, però Massimo ha dimostrato che il napoletano può uscire da questa napoletanità. Ora tu puoi interpretare come vuoi, io posso dire che il messaggio che ho ricevuto da Massimo, è stata questa voglia di andare oltre, di non rimanere ghettizzati, nel vero senso della parola, nella città di Napoli.
Come sintetizzo in pochissime parole la grandezza e quanto Napoli deve a Massimo Troisi? Ci vorrebbero fiumi di parole, non quelle sanremesi. Io sono un collezionista di Pulcinella, studio Pulcinella, però mi interessa la parte antropologica di Pulcinella, ed ho trovato delle affinità nell'anima di Massimo Troisi con Pulcinella, probabilmente anche nel mio, perché faccio questo lavoro. Massimo è Pulcinella senza maschera. A parte che Pulcinella è stato, nel pieno del suo vigore, della sua vita centrale, è stato censurato, e ha operato lo stesso senza maschera. Per me Troisi rappresenta il Pulcinella che porta. Poichè Pulcinella è stato internazionale, Pulcinella è stato francese, Pulcinella è stato inglese, Pulcinella ha superato il Volturno. Massimo ha fatto la stessa cosa, l'unico napoletano con la napoletanità che ha superato il Volturno, quindi per me rappresenta un'ultima possibilità che abbiamo avuto, da un punto di vista teatrale e cinematografico, di superare, di uscire dallo stereotipo della napoletanità, fine a se stessa. Napoli è una fucina di attori, di cantanti, ...però restano quà, perché purtroppo siamo legati ad una tradizione che va superata. Io ho presentato un brano che si chiama "Il passatista", perché mi piace fare dei progetti per il passato, voglio conservare quello che ho ottenuto, però Massimo ha dimostrato che il napoletano può uscire da questa napoletanità. Ora tu puoi interpretare come vuoi, io posso dire che il messaggio che ho ricevuto da Massimo, è stata questa voglia di andare oltre, di non rimanere ghettizzati, nel vero senso della parola, nella città di Napoli.
Corrado Sfogli (Nuova Compagnia di Canto Popolare)
Il pensiero che possiamo avere noi della Nuova Compagnia di Canto Popolare su Massimo Troisi è che rappresentava e rappresenta ancora oggi, come la Nuova Compagnia di Canto Popolare, un'immagine assolutamente meno stereotipata e comune di Napoli. E' un poeta, molto spirituale, e quindi molto vicino all'immagine della Compagnia. Lui non ha mai portato l'immagine del comico stravaccato, oppure quello che doveva per forza far ridere, la sua comicità era una comicità interna, profonda, da poeta. Lo stesso penso sia la Compagnia. La Compagnia non ha mai portato all'esterno della città, cioè nel mondo, un discorso folklorico stereotipato di luoghi comuni, è sempre stata sempre al di fuori di certi schemi e di certi parametri di cui purtroppo la città di Napoli ancora vive, e continua a vivere.
Il pensiero che possiamo avere noi della Nuova Compagnia di Canto Popolare su Massimo Troisi è che rappresentava e rappresenta ancora oggi, come la Nuova Compagnia di Canto Popolare, un'immagine assolutamente meno stereotipata e comune di Napoli. E' un poeta, molto spirituale, e quindi molto vicino all'immagine della Compagnia. Lui non ha mai portato l'immagine del comico stravaccato, oppure quello che doveva per forza far ridere, la sua comicità era una comicità interna, profonda, da poeta. Lo stesso penso sia la Compagnia. La Compagnia non ha mai portato all'esterno della città, cioè nel mondo, un discorso folklorico stereotipato di luoghi comuni, è sempre stata sempre al di fuori di certi schemi e di certi parametri di cui purtroppo la città di Napoli ancora vive, e continua a vivere.